Questo libro raccoglie i racconti migliori scritti sul tema dell'orrore a cominciare da quello di Mary Shelley, la moglie del poeta, che inventò un mostro confezionato da uno studente di nome Frankenstein. Leggendo quelle pagine, Byron si sgomentò fino al punto di uscire di casa lasciando in asso i suoi ospiti. L'esempio di Mary Shelley venne seguito da altre signore che, dopo aver dedicato i pomeriggi al ricamo e al rito del tè, intingevano la penna nel calamaio e, per evadere dal clima puritano dell'epoca, ricorrevano alla vera e propria costruzione di un certo tipo di mitologia, dove dominavano fantasmi, mostri e vampiri. Ecco far capolino il lupo mannaro, e riapparire la Gorgone Medusa, e persino la sadica ombra di Tiberio nelle grotte di Capri. Cessato il periodo vittoriano, l'argomento passa nelle mani di scrittrici di gran nome come Rose Macaulay, Shirley Jackson, Daphne du Maurier e Agatha Christie. Sulle prime, queste mostruosità sottilmente crudeli, e quasi nascoste tra i guanti di capretto, cespugli di rose e chiesette di campagna, lasciano il lettore esterrefatto. Ma come? Persone così rispettabili e così eleganti nei gesti nascondono curiosità diaboliche nella loro fantasia? Ma gli ci vuol poco a ricordare come le donne, in tutte le epoche della storia, siano sempre state maestre nell'inventare i più complicati giochi dell'orrore.
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