Il maestro delle ombre ci riporta ancora una volta dopo Il tribunale delle anime in una Roma dove è un apposito consiglio a giudicare gli spiriti, sia quelli virtuosi che quelli dannati. Ma qualcosa si nasconde nell’ombra e i penitenzieri hanno il compito di scovare quello che sfugge agli occhi dei detective più bravi. Con le confessioni dei peccati più gravi, già a partire dalla Roma di Innocenzo IV, si parlava di Santa Penitenzieria Apostolica, un luogo terribilmente dannato in cui degli uomini si ergevano a giudici delle anime. Ecco, vediamo che la Penitenzieria si continua ad occupare di cose indicibili che solo nelle tenebre si possono sussurrare e con ormai la certezza di essere per sempre condannati o forse morti. Da questi luoghi oscuri partono le ricerche dei detective di Donato Carrisi, che usano i giudici delle anime sulle scene del crimine, per raccogliere testimonianze, per intimorire, per riconoscere qualcuno in precedenza dannato. Loro vanno e vengono e nessuno si accorge di loro, tranne qualcuno, che è rimasto nell’ombra ad osservarli, a capire il loro maledetto compito, ma nessuno può sfuggirli. Casi irrisolti diventano così questioni morali dove cardinali e investigatori sembrano quasi avere lo stesso compito in un confine tra male e bene molto sottile, quasi invisibile. Ma a chi va il compito di giudicare? Spetta davvero a qualcuno su questa terra? Ci risponde Carrisi in Il maestro delle ombre.
|