John Talbot è sposato e ha un figlio. Ha ereditato una piccola galleria d'arte ed è autore di quattro libri. Moralista, di intelligenza brillante ma dal carattere estremamente riservato, John inizia la sua narrazione con la confessione di un delitto, le cui ragioni si annidano nel passato. Ai tempi della scuola, John fu l'oggetto dell'interesse quasi morboso di un altro ragazzo, James Tunstall, chiassoso, prepotente, quasi il suo opposto sotto ogni punto di vista, con il quale si venne a creare un rapporto di odio e dipendenza psicologica che sembrava essersi interrotto con il dividersi dei destini di entrambi. Ma a un certo punto James riappare nella vita di John e sembra deciso a non lasciarlo più andare. E i vecchi tormenti tornano a perseguitare il protagonista fino al gesto estremo. Apprezzato e stimato da Arnold Bennett e Joseph Conrad, Walpole scrisse questo suo ultimo romanzo agli inizi della Seconda guerra mondiale, dedicandolo all'amico Henry James. L'assassino e la sua vittima è un'opera macabra dalla sapiente tensione psicologica tipica del thriller, che affonda le sue radici nell'eterna ambivalenza del rapporto vittima carnefice, mentre sullo sfondo si muovono gli eventi drammatici della grande storia con l'avanzata di Hitler. L'assassino e la sua vittima descrive un abisso quotidiano, una psicologia da incubo, ma soprattutto la capacità del Male di entrare nelle pieghe dell'anima anche del più virtuoso degli uomini.
[Dall'edizione ELLIOTT del 2015 - L'assassino e la sua vittima]
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Raccontare la trama di questo romanzo sarebbe un dispetto fatto al lettore e gli toglierebbe il piacere di capirla, interpretarla a poco a poco da sé. Eppure non è, come si usa dire, un romanzo «aperto». Il racconto è inesorabile, il circolo si chiude perfettamente. Ma, come nel Giro di Vite di Henry James, cui il libro è dedicato, chi legge è costretto a domandarsi alla fine chi sia stata la vera vittima, quale figura domini realmente il campo, in altre parole: chi sia l'uccisore e l'ucciso. L'antefatto è un rapporto infantile, di collegio, tra due ragazzi di natura opposta, stridente. Da una parte il timido, introverso, morbosamente pudico e appassionato John Talbot. Dall'altra l'indelicato, gioviale e corpulento Jimmie Tunstall. Jimmie ostenta subito una protettiva amicizia nei confronti dello scontroso John che lo ricambia con ripugnanza invincibile. Ma altrettanto invincibile sembra il destino che li mette sempre a confronto, a discutere se quel che li lega, anche poi nella vita adulta, sia l'odio, come crede John, o un'esasperata amicizia, come sostiene Jimmie: la loro disparità, o una segreta somiglianza. I termini si rovesciano continuamente; non vi è ragione o torto, bontà o cattiveria, nobiltà o infamia: il vero protagonista è il male che, chiuso in un vaso insufficiente, trabocca ora sull'uno ora sull'altro, e cambia continuamente aspetto ai fatti e alle azioni. «L'intera meccanica del racconto, - dice R. J. Wilcock nella sua introduzione - si presenta fragorosamente animata da una unica crescente ansietà dello spirito: il terrore di diventare puramente e soltanto ciò che c'è in noi di più abominevole.» E l'impudente Jimmie dice perfino: «Stevenson una volta ci ha scritto un racconto su questa faccenda. Ma qui noi non siamo il Dr. Jekyll e Mr. Hide. Quello era solo un racconto. Questa è una cosa reale - un'alleanza reale.» Quella realtà maggiore, che il personaggio di Walpole rivendica, nasce dal rifiuto sdegnoso di ogni psicologismo, di ogni interpretazione umana e naturale della vicenda: il male, per Walpole, viene da fuori, penetra nell'uomo, ne fa il proprio giocattolo: l'animo umano è il fragile contenitore di forze che non possiede. Se si pensa che, durante l'ultima parte della vicenda, Hitler invade l'Europa, non si può non vedere in questa visione dell'autore di L'uccisore e l'ucciso, l'analisi agghiacciante di un mondo che cominciava a disintegrarsi.
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