Horace Verbois, instancabile sognatore, parte per il "Congresso Internazionale dei Sognatori" che si svolge a Ginevra, dove spera che venga finalmente esaminato lo statuto e la funzione dei sognatori sulla Terra. Ma a questo congresso non arriverà mai. Il sogno è un padrone imperioso e lo trascina giù nelle viscere della Terra, dove i discendenti di Adimo, screditato gemello di Adamo, reggono i destini umani secondo precisi criteri di caos. Tornato sulla Terra — dove una Parigi deserta percorsa da un autobus pazzo, piazze gremite da ombre in rivolta, l'aspetto delle strade, della campagna, le azioni degli uomini testimoniano le facinorose trame dei subterrestri — Horace scopre finalmente il proprio compito: ritrovare, seguendo le labili tracce di una bocca disegnata sul marciapiede, o di geroglifici composti da oggetti della toilette femminile, la donna che gli è apparsa riflessa in un vetro, e alla quale dedicherà d'ora in poi ogni fatica e ogni desiderio. Dietro a una fantasia fresca, felice e solo apparentemente scatenata, si nasconde un'ironica visione di molti aspetti e molti avvenimenti del nostro tempo. Come suggerisce l'introduzione di Ornella Volta, lo stesso Congresso dei Sognatori è un'allusione ai congressi surrealisti, cui Alexandrian ha assistito negli ultimi anni, fino a staccarsene definitivamente nel giorno in cui si accorse che scopo dei surrealisti è "sognare in comune". Alexandrian è convinto del carattere individuale e trasformatore del sogno — trasformatore perché individuale: se infatti non si può cambiare la vita — e Alexandrian non pensa che si possa — si può invece cambiare l'interpretazione della vita. Questo pensiero corre in filigrana per tutto il libro fino alla sua inattesa conclusione che di colpo ripropone tutta la vicenda in una luce nuova. Sarane Alexandrian è nato a Bagdad da madre francese e padre armeno nel 1927. Nel '34 si trasferisce a Parigi, dove vive tuttora.
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