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Il Pesanervi - Bompiani

 
 
Codice:12035      
 
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Titolo:   Il monaco
Autore:   M. G. LEWIS (ps. di Matthew Gregory LEWIS) e Antonin ARTAUD
   Traduzione: Giorgio AGAMBEN e Ginevra BOMPIANI
 
Data Pubbl.:   20 Gennaio 1967 ISBN:    non presente
Titolo e/o Data Orig.:   Le Moine, 1931 [The Monk: a Romance, 1796]
Note:   Con un'avvertenza di Antonin Artaud
 
Genere:   Libri->Horror
 
Categoria:   FANTASTICO Rilegatura:   Brossura
Tipologia:   Principali Dimensioni:   118 x 205
Contenuto:   Romanzo  N. pagine:   344
 
 
  Ultima modifica scheda: Mr.Chicago 11/11/2020-13:08:08
 
   
 

 
 
"Padre, io sono una donna!" Con questa confessione che un ambiguo novizio fa al superiore di un convento, si accende la miccia di un romanzo destinato a percorrere come un brivido di terrore tutta la cultura europea, dal romanticismo al surrealismo. Quando nel 1796, all'età di 19 anni. Matthew Gregory Lewis concentrò in una miscela perfetta spettri e magia nera, assassinio e incesto, religioso e demoniaco, stupro e innocenza (tutti gli elementi, insomma, naturali e soprannaturali del romanzo nero), non immaginava certo che il suo libro l'avrebbe reso tanto famoso da entrare a comporre il suo stesso nome, che divenne: Monk Lewis, Monaco Lewis. "Nello stesso istante in cui il meraviglioso, nella Radcliffe," scrive André Breton, "non osa più dire il proprio nome, lo si vede risorgere in Lewis allo stato vergine, scintillante di mille e mille fuochi". E il suo Ambrosio è il doppio inquietante di tutti i romanzi ottocenteschi, cosi come non c'è personaggio femminile, dalla Juliette di Sade alla Lucia di Manzoni, che non possa ritrovare la propria ombra nella triade femminile del Monaco: l'innocente Antonia, la perversa Matilde e l'appassionata Agnese. Ma Il Monaco non è soltanto uno dei capolavori del romanzo nero. Questo libro è stato scritto due volte: una prima volta come invenzione romanzesca, e una seconda come trascrizione di un'esperienza del soprannaturale vissuta giorno per giorno. Infatti, come un'immagine ossessiva, Il Monaco doveva affacciarsi ancora una volta all'orizzonte della cultura europea, nel 1930, quando Antonin Artaud prese a farne "non una traduzione, né un adattamento, ma una copia dal testo originale", ora tradotta per la prima volta in Italia. Questo incontro miracoloso doveva ridare al romanzo, attraverso parziali rifacimenti, tagli e invenzioni originali, la freschezza e la forza di un'opera nuova e attuale. E il fatto che in questo libro, nel quale moriva l'illusione illuministica e nasceva la grande paura moderna, abbia ritrovato se stesso, a distanza di più di un secolo, uno degli scrittori più geniali del nostro tempo, testimonia di una importanza che il pubblico e la cultura italiana devono ancora riconoscere.