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N. Volume:   98
Titolo:   La camera d'isolamento
Autore:   Fredric NEUMAN
   Traduzione: Maria Grazia PRESTINI
 
Data Pubbl.:   Marzo 1981 ISBN:    non presente
Titolo e/o Data Orig.:   The Seclusion Room, 1978
Note:  
 
Genere:   Libri->Gialli
 
Categoria:   NON FANTASTICO Rilegatura:   Brossura
Tipologia:   Principali Dimensioni:   129 x 196
Contenuto:   Romanzo  N. pagine:   304
 
 
  Ultima modifica scheda: Algernon 28/03/2016-09:53:49
 
   
 

 
 
Abe Redden fu oltremodo sorpreso quando trovò Seymour Ratner morto nella camera d'isolamento. Era pur vero che prima o poi tutti gli ospiti dei Quattro Olmi, una clinica privata per malattie mentali, avevano espresso il desiderio di strozzare Seymour: stava facendo impazzire tutti quanti, compreso Redden, il suo medico curante. Seymour non faceva che lamentarsi che qualcuno ce l'aveva con lui; tuttavia non si dovrebbe morire in una camera d'isolamento, la camera «di sicurezza» nella quale non c'è assolutamente nulla. In quel caso, per giunta, nessuno avrebbe potuto entrare o uscire dalla stanza dal momento che il buco della serratura era stato ostruito con del fil di ferro. Si poteva anche escludere che Seymour si fosse ucciso da solo, giacché fuori della porta c'era un inserviente incaricato di guardarlo a vista per tutta la notte e, fatto più importante, Seymour era più vivo e vitale di qualsiasi altra persona in quella clinica: sembrava impossibile che potesse morire. Ciò nonostante Seymour era stato trovato morto, impiccato a un brandello di stoffa, proprio nella camera d'isolamento. Le sue ultime parole: «Mi hanno ucciso». Entra in scena l'ispettore Moore. Nel corso delle indagini scopre una catena di lettere minatorie, altre due morti «accidentali» piuttosto sospette, parecchi casi di violenza carnale e la più incredibile accozzaglia di indiziati che possa esistere sulla faccia della terra. Fra loro una donna convinta che la mafia la colpisca con misteriose radiazioni, un individuo ridotto in uno stato di totale inettitudine dal suo labile contatto con la realtà, il suo tirapiedi che tende a confondere gli esseri umani con i rotoli di carta igienica, un tipo che parla solo un linguaggio misterioso, un giovane che crede che i poliziotti comunichino grattandosi il deretano, un alcolizzato, uno stupratore, un ministro protestante catatonico, una madre che sevizia i figli. Una buona metà di costoro fa parte non dei degenti, bensì dello staff terapeutico della clinica. Per giunta l'indiziato numero uno è un tipo scontroso, arruffato e scarmigliato di nome Abraham Redden che ha già avuto «grane» con la legge, ma che è anche un medico molto bravo e dedito al suo lavoro. Questi elementi mescolati insieme sfociano in un racconto di intrigo e di assassinio veloce, scapigliato, dall'umorismo amaro, ambientato in un luogo nel quale i canoni correnti di normalità non si applicano, nel quale nulla è mai «normale». Ma soprattutto è un ritratto convincente di un essere umano che cerca di capire le sue responsabilità nei riguardi degli altri esseri umani; una descrizione straordinaria di quella follia che è oggigiorno la moderna istituzione manicomiale.