Area Sito

 
Urania

Cambia Area DB:

» HELP HomePage «
» Forum
» Cerca
 
  

Database

 
» Database Collane UM
» Autori
» Tags
» Novità
» Le Interviste di UM!
» Wanted !!!
» Scambio/Vendita
» La Compagnia del Ciclo
» Giudizi/Commenti
 
  

Utenti OnLine

 
Visitatore Visitatori(227)
 
  

Classifiche

 


 
  

URANIA Mondadori

 

 
  

Le figlie di URANIA

 

 
  

Ricerca Libri

 
Inserisci i dati:
Numero:
Titolo:
Tit.Orig.:
Autore:
Editore:
Trama:
Relazione:
 
  

Links utili

 
 
  

Contatti

 
Amici di UraniaMania
Lo Staff di
Urania Mania
Lo Staff onorario di
Urania Mania
 
  
 

Bigalassia - La Tribuna

 
 
Codice:10075      
 
Piace a 0 utenti
Non piace a 0 utenti
Media: 0.00
 
N. Volume:   40
Titolo:   Tempo di streghe - L'eternità e i mostri
Autore:   James E. GUNN (ps. di James Edwin GUNN) e Vittorio CATANI
   Traduzione: Vittorio CURTONI
 
Data Pubbl.:   Marzo 1978 ISBN:    non presente
Titolo e/o Data Orig.:   The Witching Hour, 1970
Note:   Supplemento a Galassia n.229
 
Genere:   Libri->Fantascienza
 
Categoria:   FANTASTICO Rilegatura:   Brossura
Tipologia:   Principali Dimensioni:   124 x 184
Contenuto:   Antologia  N. pagine:   164
 
 
  Ultima modifica scheda: Fantobelix 01/09/2018-21:59:49
 
   
 

 
 
Tempo di streghe
Di James Gunn, autore che gode d'ampia notorietà in America nonostante la relativa scarsità della sua produzione, il lettore italiano ricorderà senz'altro Il rosso fiume dell'eternità e Questo mondo inespugnabile: opere entrambe piuttosto interessanti e impegnate, Tempo di streghe, l'antologia che qui presentiamo, ci rivela un altro aspetto dello scrittore: aspetto, se vogliamo, più occasionale e tendente al puro divertimento, ma non per questo trascurabile, (E sarà opportuno notare come i tre racconti che compongono il fascicolo siano originariamente comparsi, tra il 1953 e il ‘54, su riviste specializzate americane) Diciamo subito, a scanso d'eventuali equivoci, che il difetto maggiore di questi lavori (ad eccezione di Un bel pezzo di birra) consiste proprio nell'essere nati come racconti professionali: sicché, ad esempio, la Favola della bella strega e dell'intrepido detective si trova a giocare continuamente con gli stessi elementi, col rischio di produrre una certa noia (e senz'altro una misura più contenuta ne avrebbe aumentata l'agilità interna); e, allo stesso modo, Strega a malincuore soffre d'un'estrema chiusura d'ambienti e d'una chiaramente individuabile staticità di personaggi. Il discorso vale anche per il linguaggio, che proprio per voler essere troppo piano e normale, quotidiano, ingenera alla lunga piattezza e monotonia (non in quantità tali, comunque, da impedire al lettore una buona dose di divertimento). Per contrasto, Un bel pezzo di birra, veloce, movimentato, con un'idea originale, spicca senz'altro sugli altri due e resta, nel suo genere, un piccolo capolavoro. Accanto ai difetti, ovviamente, i pregi. Che saranno soprattutto da ricercarsi, a nostro parere, nel ritratto della società americana che balza fuori da questi racconti. Diciamo meglio: certe costanti strutturali, di natura prevalentemente socio/sessuale, che emergono continuamente dalla pagina di Gunn. Non sarà un caso, ad esempio, che le caratteristiche fisiche delle tre ragazze dei racconti siano sempre le stesse (statura leggermente bassa, occhi azzurri, etc.): o che il protagonista si senta alla fine, in un modo o nell'altro, regolarmente costretto a sposare la strega di turno. Non vorremmo parere troppo tendenziosi ma ci pare di vedere in tutto ciò (nonché nell'ambiguo rapporto, a sfondo essenzialmente sado/masochistico, che, sempre, si instaura tra il maschio e la femmina) una rappresentazione pressoché tangibile delle paure e dei desideri dell'uomo americano. Da una parte, dunque, la desiderabilità della donna, e con ciò s'intenda anche l'inconscia tensione all'annullamento col ritorno al grembo materno; dall'altra la paura della svirilizzazione, dell'insorgere del matriarcato, e quindi complessi di castrazione et similia (significativa, tra l'altro, l'associazione donna/magia, che qui ritorna regolarmente: scivolamento ad uno stato archetipo del pensiero e della società, ovvero puro e semplice timore del diverso essere femminile, della sua sostanziale estraneità all'essere maschile, con tutte le conseguenze che ciò comporta?). Vorremmo dunque proporre per questo testo, al di là e anche contro la patina di superficie che tende a farlo apparire semplice prodotto di consumo, un'interpretazione socio/psicoanalitica: e ritrovare, per continuare il discorso, nelle tre donne una rappresentazione quanto mai esatta e circostanziata di ciò che Jung chiama anima (e cioè l'archetipo femminile presente nel maschio). E ancora, per azzardare un'altra idea, interpretare l'istanza razionalistica di fondo (atea, tra l'altro, a ben guardare) come un tentativo, conscio, di ribellarsi alle immagini prodotte dall'inconscio; in altre parole, il desiderio di rimettere ordine dove ordine non esiste, Queste sono solo alcune indicazioni di massima, che la stessa ristrettezza di spazio non ci consente d'ampliare. Vorremmo tuttavia, per concludere, affermare la necessità d'un approccio alla sf non più limitato ad empiriche e sostanzialmente immotivate osservazioni personali, ma saldamente basato su una metodologia scientifica, secondo le indicazioni delle più recenti teorie estetiche; onde si possa sviluppare un discorso continuo, omogeneo, e generale, senza pericolose oscillazioni di tono.

L'eternità e i mostri
Con questo volume, Galassia compie un nuovo esperimento nella direzione degli autori italiani. Si tratta d'una sorta d'antologia personale, composta d'un romanzo breve e tre racconti; lavori che Catani ha ordinati e rivisti su nostro invito, ottenendo un risultato globale d'estremo interesse. Vittorio Catani, trentaduenne, appassionato da sempre di sf, è uno dei pochi autori italiani che abbia continuato a scrivere anche nei momenti di maggiore chiusura del mercato, Segno, questo, di un'indiscutibile vocazione letteraria, e della precisa volontà di portare avanti il proprio discorso. Pubblicato a varie riprese su Accademia, si presenta finalmente ai nostri lettori con un fascicolo tutto suo. Breve eternità felice di Vikkor Thalimon, il romanzo breve, è un lavoro di vasto respiro, in cui s'intrecciano diversi temi: la lotta dell'uomo con se stesso e con l'ambiente, la caccia ad un emblematico animale, l'incomprensibile civiltà aliena. Tutto ciò, ed altri motivi ancora che il lettore scoprirà da sé, si fonde in una narrazione compatta, animata a tratti da squarci di sperimentazione linguistica, ravvivata da intelligentissime citazioni di testi (purtroppo) inesistenti, Catani, pur riprendendo situazioni e tematiche già affrontate da altri autori, è riuscito a compierne un'elaborazione del tutto personale: e per il notevolissimo uso del linguaggio, e per la creazione d'un senso tutto nuovo del mistero, che permane nell'opera anche a lettura ultimata, Diremo anzi che scavando oltre la superficie più esterna delle simbologie, addentrandoci a nostra volta in quella foresta così vasta e ossessionante, sarà proprio il mistero ad imporsi come caratteristica ultima della narrazione: il mistero del nostro essere uomini, del mondo che ci circonda, delle fantasie che ci assillano. E che questo sia principalmente un discorso in chiave antropologica ci pare dimostrato dall'interesse dello scrittore per la psicologia del protagonista, e per come vengono di continuo rintracciati i nessi tra l'ambiente e il suo modo d'agire. Saremmo tentati di allacciarci ai più recenti risultati dell'antropologia strutturalista, ma ci pare che i richiami interni del romanzo siano già abbastanza espliciti di per sé. Nei tre racconti che seguono, pur con la necessaria diversità d'intonazione, Catani riprende e sviluppa le conclusioni qui accennate. Particolarmente significativo I mostri: dove il mostro è appunto l'uomo, e il risultato tecnologico solo un mezzo per arrivare alla più perfetta delle alienazioni. Il discorso non è pessimista per partito preso, o per il semplice gusto d'essere tale: la continua documentazione, il realismo introspettivo, ci forniscono i dati più sinceri d'una ricerca onesta e aperta a tutti i possibili risultati. Nella sfera, una deliziosa variazione sul tema della preveggenza, ha l'atmosfera incantata di certe fantasie bradburyane; con un tocco bucolico tutto particolare, e l'inquietante ambiguità d'un fenomeno scientifico ancora misterioso. La vita di Marion, infine, trova la sua misura migliore nella coerenza stilistica, capace di nobilitare una trama non eccessivamente nuova (interessante, comunque, per il tentativo di fusione tra le strutture della sf e del giallo, sempre in chiave d'indagine umana). Resterebbe da parlare dello stile di Catani, ma ci è difficile classificarne oggettivamente i caratteri salienti. Qualche indicazione può essere fornita dalla scelta attentissima, a volte preziosa, dei vocaboli, con sfumature arcaicizzanti d'estrema suggestione; dalla polisemia impressa al testo dall'uso sfumato dei verbi e dei tempi, capaci d'immergere i fatti in una sfera remotissima o concretamente tangibile, a seconda dei casi; dalla stupefacente capacità di conciliare in perfetta armonia due tendenze (quella bucolico/sentimentale e quella scientifico/oggettiva) apparentemente contrastanti. Ma a questo punto il nostro compito s'esaurisce, e preferiamo affidarci all'opinione dei lettori, che dovrebbero senz'altro sentirsi stimolati dalla novità di questo nostro autore tanto interessante.