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Bigalassia - La Tribuna

 
 
Codice:10068      
 
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N. Volume:   27
Titolo:   Gli idioti in marcia - L'emozionometro
Autore:   C. M. KORNBLUTH (ps. di Cyril Michael KORNBLUTH) e Harold LIVINGSTON
   Traduzione: Roberta RAMBELLI (ps. di Jole RAMBELLI) e Gabriele TAMBURINI
 
Data Pubbl.:   1 Settembre 1975 ISBN:    non presente
Titolo e/o Data Orig.:   The Best Science Fiction Stories of C. M. Kornbluth, 1968 The Climacticon, 1960, 1968
Note:   Supplemento a Galassia n.209
 
Genere:   Libri->Fantascienza
 
Categoria:   FANTASTICO Rilegatura:   Brossura
Tipologia:   Principali Dimensioni:   124 x 184
Contenuto:   Antologia  N. pagine:   420
 
 
  Ultima modifica scheda: victory 22/06/2023-11:59:31
 
   
 

 
 
Gli idioti in marcia
Cyril M. Kornbluth è entrato ormai da tempo nella leggenda del circoscritto mondo fantascientifico; e come avviene spesso per un autore o per un'opera collocati d'imperio in questo settore, viene sottratto alla critica per essere consegnato all'agiografia. Visto nella prospettiva distorta del ricordo e della tradizionale pietas per i morti, Kornbluth è stato visto per ciò che non è, e in qualche caso è stato addirittura esaltato come l'apportatore dei più fervidi temi sociologici nella celebre produzione che lo vide abbinato per qualche tempo, e spesso con risultati straordinari, a Frederik Pohl. Tuttavia Kornbluth, nella sua produzione personale — cui pare non fosse estranea la moglie Mary — raggiunse frequentemente livelli di altissima tensione e di intelligente sarcasmo. Poliedrico e forse appunto per questo discontinuo, nei suoi racconti balza inquieto da una tematica all'altra, mai precostituendosi un filone suo proprio, e spesso contraddicendo se stesso con una disinvoltura che potrebbe apparire leggerezza se non la si potesse invece accettare nella sua più reale dimensione di ripensamento. È difficile dimenticare le prese di posizione, francamente irritanti, assunte in certi suoi romanzi nei quali un legittimo quanto viscerale odio per le dittature lo portava ad esaltare indiscriminatamente contro- misure non meno dittatoriali in nome della difesa della libertà. È difficile anche spiegarsi perché nel robusto, mordente racconto che apre questa sua antologia, si abbandoni a considerazioni abbastanza razzistiche, attribuendo la degenerazione intellettuale degli americani alle masse degli operai stranieri immigrati. Ma Kornbluth non va letto con la pretesa di scoprirne precisi lineamenti sociologico-politici, di scoprirlo come il paladino di una mentalità coerentemente progressista o come il fautore di concezioni retrive e reazionarie: va letto e accettato nella sua qualità di abilissimo story teller, di narratore che si diverte a inventare le sue vicende non meno di quanto i suoi lettori si divertano a recepirle. La gamma tematica è piuttosto vasta: dal motivo tipico del mostro nato per influsso di radiazioni atomiche all'originale quadro d'una società di sottosviluppati mentali che schiavizzavano pochi formidabili intellettuali; dalla classica storia dell'invasione marziana, inquadrata però in modo insolito, con una sorniona e soddisfatta panoramica sul mondo delle agenzie di stampa alla brillante e sottile saga spaziale strettamente dominata da anticonformistici motivi utilitari; dal quasi-non-più-fantascientifico ritratto del giovane genio monopolizzato da un esasperato colonnello del controspionaggio alla patetica descrizione del declino di artista in un mondo in cui si insinua un giovane brillante e senza scrupoli al gioco sottile degli inganni tessuti da un misterioso extraterreste. E in nessuno di questi racconti manca mai la molla di un interesse accattivante, il fascino di una fantasia brillante e inesauribile.

L'emozionometro
E' probabile che a molti dei nostri lettori questo Climacticon ricordi li famoso La Lampada de1 Sesso di Brian Aldiss. L'idea-base dei due romanzi pressoché identica: un apparecchio che permette di stabilire immediatamente le reazioni sessuali di un individuo nei confronti dell'altro, in Aldiss si trattava di una lampada inserita sulla fronte degli esseri umani; qui di un comodo congegno tascabile, alla portata di chiunque. La differenza reale sta semmai nei modi di svolgimento del tema: Aldiss scriveva una storia che, pur non priva di risvolti umoristici, aveva un background sostanzialmente pessimista e introverso; Livingston, un autore mainstream che c'è concesso una vacanza nel campo della science-fiction, ci dà una gustosissima commedia da godere dalla prima pagina all'ultima. Non vogliamo anticipare la trama dell'opera; diremo soltanto che il vero nucleo vitale da rintracciare nel ritratto dolce-amaro di una società industriale ancora basata sui modelli della self-made America. Pensiamo soltanto alla scena iniziale della c seduta d'ideazione : un affannoso rincorrersi di parole, d'idee stupide o genialmente folgoranti, il tutto all'insegna dell'ossequio alle leggi di mercato. Oggi, a quanto ci assicurano eminenti economisti come Galbraith o Sweeze, queste leggi non esistono più: la tecnostruttura ha fagocitato la componente umana dell'economia, e tende a sopravvivere solo per se stessa. In questa prospettiva Climacticon, che risale a diversi anni fa, resta anche un documento di costume; l'esemplificazione, per quanto grottesca e palesemente ironica, di una società ad uno stadio paleo-capitalistico dl sviluppo. Ma ritorniamo un momento all'idea centrale del romanzo. Il protagonista, che ha involontariamente messo in moto una rivoluzione sociale di portata enorme, si trova completamente coinvolto agli eventi; il pirotecnico (è il caso di dirlo) finale si risolve positivamente solo per una fortuita coincidenza di cui egli è totalmente all'oscuro. Una lezione di morale? Francamente non crediamo. Livingston è più occupato a far sorrider il lettore che a prospettargli insegnamenti etici. Resta comunque il fatto interessantissimo, da un punto di vista antropologico, della pubblicizzazione degli istinti erotici. A ben considerare le cose, è la sfera più intima e riservata delle emozioni umane che si trova allo scoperto; e non è difficile immaginare quali catastrofiche conseguenze risulterebbero da uno status quo del genere. Cosa ne direbbe Freud? Quali modifiche potrebbero subire le pulsioni libidiche, per usare un linguaggio tecnico, in un contesto che non oppone praticamente loro alcun ostacolo? Sarebbe meglio o peggio? Livingston, e anche Aldiss, rispondono picche; ma la discussione rimane aperta. Forse il nostro scetticismo dipende dall'aver accettato, consciamente o no, un certo tipo di morale perbenista che tende a nascondere i fatti, senza poterli ovviamente nullificare. Personalmente riteniamo che, almeno in campo sessuale, molti passi ancora debbano essere compiuti verso una sincerità genuina e non-ipocrita. Che poi allo scopo possa servire un aggeggio meccanico, forse non è molto esatto; ma se non altro avremmo scoperto le carte e messa liberamente in tavola la situazione. A dispetto di tutte le imposizioni e sopraffazioni che, oggi come oggi, pesano sulle spalle di chiunque; salvo poi tornare sulla scena in maniera esagerata e tendenziosa, con le conseguenze che tutti conosciamo.