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Bigalassia - La Tribuna

 
 
Codice:10065      
 
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N. Volume:   18
Titolo:   Guerra finale - Cancro 2000
Autore:   K. M. O'DONNELL (ps. di Barry Nathaniel MALZBERG) e Gonner JONES
   Traduzione: Luigi RANDA e Vittorio VARACCA
 
Data Pubbl.:   1 Febbraio 1974 ISBN:    non presente
Titolo e/o Data Orig.:   Final War and Other Fantasies, 1969 The Dome, 1968
Note:   Supplemento a Galassia n.194
 
Genere:   Libri->Fantascienza
 
Categoria:   FANTASTICO Rilegatura:   Brossura
Tipologia:   Principali Dimensioni:   124 x 184
Contenuto:   Antologia  N. pagine:   328
 
 
  Ultima modifica scheda: victory 22/06/2023-11:51:21
 
   
 

 
 
Guerra finale
Il maggiore pregio di questa raccolta di racconti è la sua assoluta originalità. Lo stile è insolito, vivido e brillante, con immagini inconsueta non sempre immediatamente percepibili, decisamente al di fuori dai canoni della science-fiction americana e inglese, o meglio al di fuori dai canoni classici, perché basterebbe fare un raffronto tra questi racconti e la nuova narrativa inglese, quella che compare su New Worlds, tanto per intenderci, per scoprire un nuovo filone fantascientifico-letterario che non è più appannaggio esclusivo di qualche isolato autore. Mentre però nel caso degli autori inglesi si hanno per il momento ancora troppi autori che si limitano ad imitare il loro grande maestro Ballard, ma c'è qualche, eccezione come l'ottimo Thomas Disch, O'Donnell non imita nessuno, è alla testa, non alla coda della sua corrente. Una raccolta di racconti come la presente non sarebbe mai stata pubblicata solo dieci anni fa, e tanto meno dalla Ace Books, la casa americana che più strettamente si attiene ai canoni classici, ma oggi i tempi sono mutati, si è sentita l'esigenza di racconti diversi, impressionistici direi, ed. ecco allora questo libro eccezionale che tenta un'autentica rivoluzione nella stilistica della science-fiction. Un altro aspetto che colpisce immediatamente in questo libro è la presenza insistente e ricorrente di un sottofondo politico più o meno scoperto. Anche questa può essere considerata un'innovazione piuttosto recente. Prova della bontà di questi testi è che il romanzo breve che dà il titolo alla raccolta è stato in lizza per il premio Nebula, che viene assegnato dagli autori di sf all'opera giudicata da loro migliore nell'annata, ed è stato vicinissimo ad agguantarlo. Un risultato eccezionale se si considera che l'autore non è certo dei più noti in questo campo, perché la dozzina di libri che ha finora scritti non rientrano nella sf. Non ci resta che augurare a K.M. O'Donnell di intensificare ancora di più la sua produzione per dare a noi nuovi gioielli e cercare di portarsi via la prossima volta il Premio Nebula che già gli sarebbe spettato fin d'ora.

Cancro 2000
“Giorno verrà…“, e magari sarà proprio quello di Cancro 2000. Speriamo di no, ma nel frattempo conviene prepararci con la lettura di questo romanzo. Gonner Jones è un autore, nuovo, ma non certo da trascurare. Il critico dell' “Observer" lo ha paragonato al Ray Bradbury di Fahrenheit 451 e, a parte l'ineguagliabile stile immaginifico del grande Ray, non ha tutta i torti Anche per Jones la cultura è morta, ed in maniera ancora più definitiva: non ci sono i pompieri distruttori di libri, come in Bradbury, perché di libri non ce sono praticamente più. La popolazione, è completamente sotto controllo, mentale e fisico, ed i pochi resistenti vengo spietatamente cacciati dalla polizia di stato. Anche per Jones, come per Bradbury, la speranza è solo una fiammella tenue, ma inestinguibile. Ed anche Jones crea un'indimenticabile figura da antieroe estremamente umano nelle sue debolezze, nelle sue crisi e nelle sue puntigliose ribellioni, che lo portano ad una grandezza non desiderata e da lui stesso considerata equivoca. In più, Jones non si lascia sfuggire l'occasione di lanciare sassi, a volte addirittura macigni, in tutte le finestre inglesi più in vista. Nessuno si salva: la monarchia, la nobiltà, la tanto decantata democrazia britannica, la pruderie ipocrita. E' un'ulteriore conferma della vena della SF inglese, che, non dimentichiamolo, ha prodotto, a parte il recente discusso e discutibile Ballard, scrittori del calibro di Clarlk e Aldiss, solo per citarne alcuni. Vorrei aggiungere per concludere e per rendere giustizia a certe deliziose sfumature dell'Autore, parzialmente inapprezzabili dal lettore italiano, due annotazioni: nel testo originale c'è un intraducibile gioco di parole tra Domesday (il Giorno della Volta) e “Doomsday" (il Giorno del Giudizio Universale); inoltre, il tono degli opuscoli, che il protagonista legge nella biblioteca sotterranea, è una garbata quanto mordente satira dello stile declamatorio degli improvvisati oratori domenicali allo Speaker's corner di Hyde Park, a Londra.