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Bigalassia - La Tribuna

 
 
Codice:10062      
 
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N. Volume:   13
Titolo:   Mr. Lars, sognatore d'armi - Follia per sette clan
Autore:   Philip K. DICK (ps. di Philip Kindred DICK)
   Traduzione: Autori VARI
 
Data Pubbl.:   Gennaio 1973 ISBN:    non presente
Titolo e/o Data Orig.:   The Zap Gun, 1967 Clans of the Alphane Moon, 1964 1968
Note:   Supplemento a Galassia n.181
 
Genere:   Libri->Fantascienza
 
Categoria:   FANTASTICO Rilegatura:   Brossura
Tipologia:   Principali Dimensioni:   124 x 184
Contenuto:   Antologia  N. pagine:   412
 
 
  Ultima modifica scheda: victory 22/06/2023-11:47:27
 
   
 

 
 
Mr. Lars, sognatore d'armi
Un tipico romanzo a intreccio, scritto con “humour" corrosivo e realizzato con la perfezione d'incastri d'un orologio. Con un linguaggio moderno, sempre in bilico tra il discorso diretto e l'allusivo, Philip K. Dick mescola gli elementi più convenzionali della science-fiction (l'invasione spaziale, i mondi paralleli, il viaggio nel tempo) a una messe particolarmente abbondante di idee nuove. In un mondo che rappresenta una esasperazione non tanto inverosimile di quello attuale, in cui due grandi blocchi politici giocano alternativamente alla guerra e all'amicizia, mantenendo artificiosamente le masse in una sorta di mobilitazione psicologica, esplode all'improvviso una situazione di emergenza. Personaggi straordinari, ma non certo eroici, ed anzi estremamente miserevoli, si agitano attraverso inflessibili quanto inefficaci organizzazioni di polizia, in un continuo va e vieni tra il mondo reale e un inconoscibile universo immaginario. Dick dissemina a piene mani, le più stravaganti possibilità di soluzione. Ma lascia il suo romanzo senza una vera conclusione. Chiuso un ciclo, esso può sempre ricominciare, con gli stessi personaggi, o con personaggi diversi, anche, se in un modo paradossale, equivalenti. Ma la migliore illustrazione di che cosa sia questo brillante e moderno romanzo, la possiamo avere, ancor prima d'iniziare la lettura, leggendo la lista dei personaggi principali: Lars, ovverosia Mr. Lars Powderdry (parola questa che significa « sbriciolabile » e dà un'idea delle incongrue qualità di questo eroe...) il miglior progettista di armi alla moda del Blocco Ovest; Vincent Klug, il pin grande creatore di giocattoli semoventi; Oral Giacomini, il disegnatore folle d'una serie di fumetti di science-fiction che ha in mano i destini del mondo e non lo sa; Surley G. Febbs, il cittadino medio tipo, che vuole trasformare i nemici in altrettanti scendiletto dagli occhi di vetro (e quando parla cosi, è sincero); Lilo Topchev, anch'essa progettista d'armi, e piuttosto proclive ad assassinare i rivali con pillole di droga... e ancora, marescialli, generali, fortezze - sotterranee, misteriose agenzie poliziesche, donne innamorate, commentatori televisivi, e l'intera popolazione del terrestre.

Follia per sette clan
Philip K. Dick, quarantaduenne, americano, è uno degli autori più noti di sf; e tra i più apprezzati dal, pubblico italiano, grazie soprattutto all'opera di Galassia che ha presentato gran parte dei suoi romanzi. Nel 1963 vinse il Premio Hugo col romanzo The Man in the Hig Castie (La Svastica sul Sole - SFBC); e la critica non ha mai mancato di riaffermargli di continuo la propria fiducia. Se Dick ha un difetto, è forse quello di essere troppo prolifico: scrive, per quello che siamo riusciti ad accertare, una media di tre/quattro romanzi l'anno, oltre ad un numero imprecisato di racconti. I risultati, di conseguenza, non sono sempre eccellenti; spesso si avverte nelle sue opere l'eco di idee e situazioni già sfruttate, fenomeno evidentemente inevitabile con una produzione tanto abbondante (è il caso, ad esempio, di Counter-Clock World, e anche del più recente e discusso Ubik). Comunque Dick è indubbiamente un grosso autore: partito da posizioni relativamente tradizionali, ha costruito poco per volta un mondo tutto suo personale, altamente inimitabile; e ha introdotto nella narrativa di sf alcuni “ media" ormai comunemente accettati (tipico esempio sono i “Simulacri “, portati forse alle loro estreme conseguenze nel suo ultimo, eccellente romanzo: A. Lincoln, Simulacrum). Questo Clans of the Alphane Moon è un po' la summa di una certa parte della sua produzione. Scritto col solito, magistrale stile di Dick (una prosa lenta, massiccia, fredda ma estremamente riflessiva, capace di contenere nelle sue strutture una miriade incredibile di fatti), è la rappresentazione di un mondo di psicopatici, diviso in sette livelli differenti a seconda dei vari gradi della loro malattia. Tutte le società che Dick ha descritto hanno sempre avuto in sé il germe della follia; e i suoi personaggi, agitati sempre da problemi e moventi mai completamente razionalizzabili, erano il simbolo della nevrosi contemporanea. I protagonisti di Clans of the Alphane Moon sono tutti, chi più chi meno, tendenzialmente schizofrenici: da Chuck Rittersdorf, continuamente in cerca di una stabilità impossibile; a sua moglie, psichiatra dalle strane tendenze; a Lord Running Clam (il cui nome, alla lettera, significa “ Signor Conchiglia-Che-Corre “), tanto gentile e compassato; a Bunny Hentman, incapace di dirigere la sua vita nella direzione prestabilita; a Gabriel Baines, il personaggio più comico e insieme patetico di tutta l'opera, violentato fin nel profondo, ma sempre pronto a risorgere con indifferenza; a tutti gli altri. Un romanzo in cui i fatti s'intrecciano, pur nella loro lentezza, con velocità talora spaventosa; in cui i destini di tutti sono legati in maniera tanto aggrovigliata da non poter più essere ad un certo punto divisi; in cui l'azione, piroettando su se stessa, continua a mordersi la coda senza mai arrivare ad un punto fermo. Un tipico romanzo alla Dick, quindi; ma con qualcosa di più, proprio per la sua strutturazione demenziale, finalmente chiarificatrice di certe idee espresse in precedenza dall'autore. Un'ultima nota: in sede di traduzione abbiamo preferito conservare, nei limiti del possibile, le abbreviazioni che Dick spessissimo usa. Questo per non togliere niente del sapore originario al libro, che finisce così nell'inserirsi anche in un discorso di rinnovamento della lingua, oltre che dei contenuti.