Il primo, e forse l'unico, detective secondo i canoni fin de siècle. Esule dalla patria russa per amore, misantropo isolato nella torre di un maniero inglese decorata nel gusto, diremmo noi dannunziano, coltissimo e fragile, il principe si dedica a studi di orientalistica e misteriosofia. É un esteta decadente: e s'annoia. Soprattutto quando il suo «Watson» (questi racconti sono anche in concorrenza con Sherlock Holmes, da poco nato allora e già popolarissimo) gli propone casi da risolvere, per pura via d'intuizione e d'intelletto, e di preveggenza quasi magica. Di essi Zalesky trasceglie solo quei delitti che davvero rientrerebbero in una delle belle arti.
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