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Codice:10026      
 
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N. Volume:   26
Titolo:   Mondo senza sonno - Joyleg
Autore:   Diane GILLON, Meir GILLON, W. MOORE (ps. di Ward MOORE) e A. DAVISON (ps. di Avram DAVIDSON)
   Traduzione: Gianni MONTANARI, Riccardo VALLA e Gaetano Luigi STAFFILANO
 
Data Pubbl.:   1 Aprile 1975 ISBN:    non presente
Titolo e/o Data Orig.:   The Unsleep, 1961 - Joyleg, 1962
Note:   Supplemento a Galassia n.208
 
Genere:   Libri->Fantascienza
 
Categoria:   FANTASTICO Rilegatura:   Brossura
Tipologia:   Principali Dimensioni:   124 x 184
Contenuto:   Antologia  N. pagine:   348
 
 
  Ultima modifica scheda: Mr.Chicago 30/10/2020-16:10:55
 
   
 

 
 
Mondo senza sonno
L'Inghilterra, patria di Fielding e di De Foe, è stata in ogni tempo feconda di cosiddetti narratori borghesi, cioé di quegli scrittori che volgevano la loro attenzione agli aspetti caratteristici di una certa classe sociale — la più importante, in quel paese — situata a mezza strada fra i due estremi. Anche l'unica rivoluzione della loro storia, quella capeggiata da Cromwell, è stata in un certo senso una rivoluzione borghese. E dramma borghese possiamo benissimo definire questo romanzo di Diane e Meir Gillon. È la storia raccontata dai due diversi punti di vista, di una coppia inglese all'avvento di quella che si preannuncia come la più importante scoperta della scienza umana. La Svegliarina, ovvero la droga che distrugge il sonno, permettendo a tutti di sfruttare completamente le ventiquattro ore di ogni giorno di vita. Peter e Francesca Gregory sono felici nel loro mondo ormai del tutto automatizzato e privo di problemi; la vita scorre serena, e perfino i caratteri dei cittadini sono studiati e riportati su un apposito grafico dal quale nessuno si può discostare. Ma ecco profilarsi all'orizzonte la Svegliarina, e la tentazione insinuarsi in seno alla famiglia. Il mondo intero sembra conquistato dalle infinite possibilità che essa offre, e lentamente la vita di tutti i giorni si trasforma, diventa un incessante carosello che non concede un attimo di sosta. Come opporsi al giudizio degli amici, dei colleghi, dell'umanità stessa? L'uomo solo non è più nulla nella gigantesca trottola che fa girare tutti gli abitanti della Terra e si trova a dover scegliere fra il passato e il futuro, anche se si tratta di un passato che gli ha dato tutto, dalla moglie alle cose più minute. Il romanzo non scivola mai nella tragedia, neppure nei suoi rari momenti duri, e questo ci aiuta ancora di più ad affezionarci alla piccola coppia di coniugi inglesi travolti dalla bufera. In fondo, è una storia d'amore. Un amore contrastato e battagliero, ricco di spunti felici e di momenti che mettono a dura prova la fedeltà di Peter e Francesca, ma sempre pervaso da una sottile acquiescenza. Peter non è un uomo eccezionale, e il suo romanzo sarà ben lontano dall'essere un capolavoro; Francesca è una donna fragile, bisognosa di protezione, la moglie adatta per Peter. Insieme formano una coppia molto comune e perfettamente inquadrata nel loro tempo. Tempo che, dobbiamo ammetterlo, a parte alcuni nuovi gadget tecnologici e certe particolarità dell'ambientazione, si rivela molto simile al nostro. Se concediamo all'umanità altri venti o trenta anni dì pace, non ci troveremo in un mondo molto diverso da quello in cui vivono i coniugi Gregory. E di questo approfittano i coniugi Gillon per lanciare alcune frecciate precise alle più caratteristiche istituzioni britanniche. La famiglia reale, il parlamento, l'intero mondo burocratico e amministrativo si salvano a stento. Un'unica cosa ci ha lasciati indecisi: che fine avrà fatto il dottor Boulton?

Joyleg
Ward Moore e Avram Davidson non costituiscono una delle coppie fisse della fantascienza: in realtà questo ‘Joyleg' è l'unica opera che hanno scritto insieme. Eppure i due autori hanno molte caratteristiche in comune: entrambi fanno parte di quella generazione di fantascientisti che ha incominciato a scrivere all'inizio degli anni ‘50; entrambi sono scrittori che puntano soprattutto alla qualità e che alle azioni e alle avventure violente preferiscono la ricostruzione degli ambienti e dei caratteri; tutt'e due hanno raccolto le lodi della critica, ma tutt'e due hanno una produzione piuttosto esigua, e per questo è facile dimenticarli quando si fa la rassegna dei grandi della fantascienza. Dei due, Avram Davidson è quello che conta più opere al suo attivo, soprattutto racconti. stato per diversi anni direttore della rivista ‘Fantasy and Science Fiction,' è un personaggio dalla cultura enciclopedica al pari di Asimov e de Camp, è un ottimo critico, e alcuni suoi celebri racconti sono stati pubblicati anche in Italia su Galaxy: ‘La bicicletta da corsa rossa,' ‘La società degli Indiani di legno'. La sua più recente opera, ‘The Phoenix and the Mirror' è stata molto apprezzata per la perfetta ricostruzione della Roma classica in chiave fantastica: un mondo magico e semistorico, virgiliano ma visto con gli occhi della leggenda medievale. L'altro autore, Ward Moore, è soprattutto noto per ‘Lot', per qualche racconto come ‘La misura dell'uomo', e per il romanzo ‘Anniversario fatale', in cui compariva la descrizione di come sarebbero oggi gli Stati Uniti se il Sud avesse vinto la Guerra di Secessione. Nell'uno e nell'altro autore troviamo lo stesso gusto per la ricerca erudita sul passato, lo stesso piacere di riscriverlo a propria discrezione, e dall'unione di questa loro caratteristica è nato ‘Joyleg', storia di un viaggio nel tempo compiuto con il mezzo più laborioso. Ma più che un romanzo, ‘Joyleg' è una rappresentazione comica e un poco pazza, in cui troviamo beffa, satira e commedia di costume: a folly, come lo definiscono gli stessi autori. Lo scenario è una sottoamerica contemporanea in cui affluiscono parlamentari e senatori, plenipotenziari e grandi figure del passato, con il passo di una sceneggiatura teatrale. Non la solita America delle commedie cinematografiche, e neanche l'America della critica violenta contro le istituzioni, ma un'America minore, intermedia tra le due, composta in parti uguali di personaggi che rammentano il Simak migliore e di personaggi che sembrano tratti dalla Dogpatch dei fumetti di Al Capp, che collabora a fornirei un gustoso ritratto delle straordinarie differenze che intercorrono tra la storia e la politica quali sono davvero e quali ci giungono attraverso il filtro delle cronache e delle ricostruzioni.