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Discussione: 20.001 leghe sotto i mari (letto 2354 volte) |
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dhr
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Re:20.001 leghe sotto i mari « Rispondi #15 data: 16 Gennaio 2011, 12:01:34 » |
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4. LA MASCHERA DELLA MORTE BLU
La Morte accompagna i protagonisti per tutte e 20.000 le leghe sotto i mari. Non solo, e non tanto, perché in varie occasioni si assiste a tragedie del mare, o si incontrano relitti di navi affondate con tutto l'equipaggio. La morte costituisce la nota di fondo dell'intera vicenda, a cominciare dal valore simbolico del mare stesso, che è per definizione il luogo "al di là del mondo terreno". Un mondo "altro", silenzioso, misterioso. Pacifico ma terribile. Il Nautilus è una bara che scivola in un paradiso inimmaginabile.
Anche in Viaggio al centro della Terra, al cap. 27, il giovane Axel finisce nelle tenebre, sottoterra, e "perde coscienza". Il suo risveglio sarà come una rinascita in un altro mondo.
Per rafforzare il concetto, in Ventimila leghe Verne inserisce due presagi sinistri all'inizio e alla fine della navigazione. Il primo, all'inizio, è la caccia sottomarina, che paradossalmente si conclude non con l'arpionamento di un pesce bensì di un albatro che volava a pelo d'acqua. Dalla Ballata del vecchio marinaio di Coleridge, sappiamo che uccidere un albatro porta male. Il secondo segno di malaugurio è la lotta con le piovre, verso la fine del romanzo. Anche il Pequod incontra una piovra gigante poco prima di imbattersi in Moby Dick; e il "secondo" Starbuck lo interpreta come un incontro infausto. Infatti.
Anzi, proprio dell'episodio delle piovre Verne dice che, per descriverlo adeguatamente, occorrerebbe "l'autore dei Lavoratori del mare", ossia Victor Hugo. In quel romanzo, il marinaio Gilliat sconfigge sì, da solo, la piovra... ma poco dopo si suicida, lasciandosi sommergere dal mare. Anche il capitano Nemo - come sospetta il professor Aronnax - è andato incontro al maelström per tentare il suicidio. Il Non-Uomo (Ne-homo, Nemo) non può fare altro che perdere la propria condizione umana.
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