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URANIA MANIA - Urania Mondadori e altre collane - Collezionisti di Urania, Fantascienza, Fantasy, Gialli e Fumetti
In ogni caso non potevo evitarti nessuno dei due... come non posso evitarti Vance...
Però con James Herbert bisognerà andarci piano perchè non tutte le sue apparizioni sono SF...
Almeno Vance è uno scrittore, non mi è tanto congeniale però è uno scrittore. Herber (James) è un rispettabile autore soprattutto horror. L'altro Herbert mi fa venire l'allergia. Ci sono vari suoi romanzi estranei al ciclo di Dune che hanno trame non malvage, però come scrive male..
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Re:I Capolavori di Maxpullo « Rispondi #157 data: 08 Luglio 2011, 16:11:00 »
033 - Naufragio sul pianeta Tschai - Jack VANCE (1968) 034 - Le insidie di Tschai - Jack VANCE (1969)
Il ciclo del pianeta Tschai di Jack Vance è talmente bello, avvincente ed avventuroso che nemmeno i più acerrimi detrattori di questo grande interprete della fantascienza riescono a stroncarlo. Il segreto della longevità di questa eccellente quadrilogia è il fatto che l'autore è riuscito a raccontare una storia piena di fascino e colpi di scena senza dare alcun riferimento nè spaziale nè temporale: il pianeta Tschai con la sua particolarissima configurazione socio-politica non ha una collocazione precisa nell'universo e le avventure del celebre naufrago Adam Reith, costretto suo malgrado a doverci sopravvivere fino alla fuga, non danno alcun appiglio (in termini di armi, tecnologia o idee) per consentire l'inquadramento in una qualsiasi epoca passata, presente o futura. La saga di Tschai merita una collocazione di primo piano in qualsiasi collana che si riprometta di presentare classici e capolavori della fantascienza ed è per questo che in questa collana non poteva assolutamente mancare. Accompagnati dunque dalle stupende copertine di Karel Thole e dalle didascalie apparse rispettivamente nell'edizione Urania Classici ed Urania, ecco a voi i primi due capitoli di questa straordinaria avventura raccontata da Jack Vance.
L'astronave di Adam Reith naufraga sul lontano pianeta Tschai: solo e indifeso, il terrestre comincia il suo viaggio tra le violente, imprevedibili, mostruose civiltà di un mondo la cui principale specialità è la guerra. E arriva cosi nella città dei Chasch, esseri orrendi e barbari da cui dipende la sua vita... Comincia con questo romanzo il ciclo del pianeta Tschai, la più celebre odissea nello spazio della sf d'avventura.
Il pianeta Tschai è quello che i nostri uomini politici chiamerebbero un mondo pluralistico. Le razze e sotto-razze sono innumerevoli, gli incroci, gli ibridismi, le degenerazioni, le mutazioni non si contano; un precario equilibrio si è stabilito tra società diversissime, che vanno dalla più raffinata tecnologia al nomadismo, da condizioni barbariche a rigide gerarchie di tipo medioevate. Adam Reith, il naufrago terrestre, continua la sua lunga marcia per questo formicolante labirinto, dove un gesto, una parola sbagliata, possono significare la morte. Ma per lui non si tratta soltanto di sopravvivere giorno per giorno, né di imparare e scoprire, come Marco Polo. Il suo scopo, cui resta disperatamente attaccato a ogni nuova svolta avventurosa, è quello di procurarsi con ogni mezzo un'astronave e ripartire per la Terra.
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E nel prossimo numero lasceremo temporaneamente in sospeso le avventure di Adam Reith e lasceremo la parola a Fritz Leiber che ci darà la sua interessantissima versione dell'eterno conflitto tra il bene ed il male. Con l'occasione avremo anche modo di parlare di un episodio davvero unico nella storia di una collana a noi molto vicina, un episodio di cui non si potrà mai parlare abbastanza.
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Re:I Capolavori di Maxpullo « Rispondi #158 data: 21 Luglio 2011, 22:53:42 »
035 - L'alba delle tenebre -Fritz LEIBER (1943)
Per i collezionisti di Urania il numero 35 è un numero particolare, un numero indissolubilmente legato all'unico caso accertato, in tutta la storia della collana, di censura nei confronti di un volume. Che tutte le copie dell'annunciato romanzo di Fritz Leiber "L'era di Satana" siano state distrutte per ordine di Arnoldo Mondadori in persona è un fatto noto e per certi versi documentato: gli interessati potranno, tra l'altro, gustarsi la simpatica ricostruzione (con tanto di processo) che il Custode propone sulla fantabancarella in un suo celebre articolo. Quello che mi preme in questa sede non è discutere ulteriormente sull'evento quanto, piuttosto, tentare di "recuperare" parte del senso e del "sapore" di quel numero perduto, ponendo l'accento su alcuni aspetti dell'episodio apparentemente trascurati. Sebbene, infatti, i pareri degli appassionati sulla vicenda si dividano tra chi non vuole nemmeno sentir parlare dell'ipotesi che qualche copia del volume sia scampata al macero e chi invece (come me) si sente salire la febbre al solo pensiero di questa eventualità, è per me fuori di dubbio che il sistematico ritiro e distuzione di quello che doveva essere il numero 35 della collana Urania abbia avuto come conseguenza una perdita irreparabile per la storia della fantascienza italiana. E se pensiamo che quei primi numeri di Urania, tagliati, riassunti e poco più che condensati del testo originale, hanno ormai un valore esclusivamente collezionistico, si può facilmente intuire che non mi riferisco certo al romanzo di Leiber, tra l'altro ristampato negli anni successivi in diverse altre collane, ma piuttosto alla copertina del volume, che un certo Caesar, allora in grandissima forma, aveva disegnato per quel numero. I più informati, infatti, raccontano che l'allora copertinista di Urania disegnava i suoi bozzetti basandosi su alcuni elementi del romanzo che gli venivano riportati e che l'originale non veniva mai conservato dopo la stampa. La domanda che, allora, io mi pongo è la seguente: andò veramente perduta la copertina de "L'era di Satana"? La domanda non può ovviamente avere una risposta univoca, ma ognuno di noi è libero di dare la sua. Personalmente sono poco propenso a credere all'esistenza di "archivi segreti" dei bozzetti di Caesar e mi piace piuttosto immaginare che Caesar stesso abbia riproposto la sua copertina in una delle uscite successive o piuttosto che la sua mente abbia trattenuto degli "elementi" di quella sua opera e glieli abbia fatti riproporre in copertine successive. Solo con questa ipotesi, infatti, riesco a spiegarmi le straordinarie "assonanze" che ci sono tra la trama del romanzo di Leiber e la copertina dell'Urania numero 68, "I vampiri della morte" di Jerry Sohl. Nessun elemento del romanzo di Sohl infatti lascia intuire quale possa essere il senso di quell'esserino che compare sotto le vesti del personaggio in primo piano: lo stesso aspetto "vampirico" del personaggio stesso potrebbe essere volutamente fuorviante e nessuno può escludere che l'uniforme del tizio possa essere in realtà una sorta di "tonaca" e che l'animaletto che gli si stringe addosso possa essere piuttosto uno dei misteriosi simbionti che compaiono nel romanzo di Leiber. Al proposito lascio qui traccia della descrizione della creaturina.
Un artiglio scintillante le strappò il vestito all'altezza della vita... dall'interno. Vi fu un rapido sommovimento sotto la stoffa, poi, contorcendosi, qualcosa uscì dalla fessura e spiccò un balzo. Qualcosa di peloso, grande come un gatto, ma più simile a una scimmia e incredibilmente magro
Altro elemento a mio avviso fuorviante è il tizio vestito da scheletro che campeggia sullo sfondo: piuttosto che un richiamo alla parola "morte" nel titolo del romanzo di Sohl, io ci vedo una perfetta rappresentazione dell'Uomo nero protagonista del romanzo di Leiber. Ed il volo di razzi sullo sfondo nel cielo infuocato, infine, anche se evoca benissimo lo spettro dell'olocausto atomico raccontato da Sohl potrebbe essere una altrettanto valida rappresentazione della titanica battaglia tra le forze del bene e quelle del male raccontata da Leiber. E' la mia fantasia a farmi vedere quello che non c'è? Sono le copertine di Caesar, volutamente ambigue, a far sorgere analogie che in realtà non ci sono? E continua così la sequenza di domande che ovviamente (come quella posta in precedenza) non ammettono risposta univoca. L'unica risposta che possiamo dare è quella che più ci piace ed a me personalmente piace pensare ad un Caesar che volontariamente o inconsciamente finisce per "contaminare" un nuovo lavoro a lui commissionato con elementi di un lavoro più vecchio, un lavoro ormai scomparso da ogni luogo che non fosse la sua propria testa. Questo numero 035 quindi vuole essere non solo un omaggio a Fritz Leiber che ci ha donato una delle storie più intriganti della fantascienza, una storia che ridisegna in modo assai ambiguo i concetti stessi di Bene e di Male, proponendo affascinanti rovesciamenti di valori, ma anche e soprattutto un omaggio al grande Caesar, un pittore che con i suoi disegni ha contribuito alla diffusione della fantascienza in Italia, con un tentativo di dare una risposta affascinante e suggestiva al mistero che si cela dietro la copertina dell'urania scomparso. Ecco quindi a voi la mia personale ricostruzione di quel numero perduto con la quarta di copertina dell'edizione Cosmo Oro, opportunamente tagliata in ossequio alla politica di Urania degli anni '50.
In un futuro lontano, dopo una guerra atomica che ha ridotto la Terra a una sfera butterata di crateri, il mondo è dominato da una dittatura religiosa, la Gerarchia, che, forte di una scienza altamente avanzata tiene il popolo soggiogato in una squallida servitù della gleba. Fratel Jaries, giovane prete della Gerarchia, pieno di ideali di giustizia e di eguaglianza, vede che la sua religione non è altro che un cumulo di falsità e di ipocrisie, dietro cui si cela la brama di potere di una cerchia ristretta di persone appartenenti alla casta sacerdotale, e decide di ribellarsi contro l'iniqua tirannide. Ma la sua fuga improvvisa lo porterà nelle mani di un gruppo di sovversivi di dubbia natura: chi è in realtà l'Uomo Nero, chi è Satanasso, e "cosa" sono effettivamente gli animaletti misteriosi e strani, i cui volti hanno una bizzarra rassomiglianza con quelli umani? Il migliore romanzo sul tema della rivolta contro una dittatura teocratica. Una delle pietre miliari della storia della Fantascienza.
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Re:I Capolavori di Maxpullo « Rispondi #159 data: 23 Luglio 2011, 11:35:16 »
Re:I Capolavori di Maxpullo « Rispondi #161 data: 07 Agosto 2011, 22:29:44 »
036 - I tesori di Tschai - Jack Vance (1969)
L'annata delle pubblicazioni si chiude con il terzo volume della quadrilogia di Tschai, forse il più avvincente dei quattro capolavori targati Jack Vance. Poichè penso che ci sia poco da aggiungere all'edizione Urania di questo lavoro, ve lo presento senza troppi preamboli, accompagnato dalla bellissima copertina di Karel Thole e dalla quarta di copertina dell'Urania 567.
Nella Zona Nera alcuni si avventurano di notte, altri in pieno giorno. C'è chi si sente più sicuro in gruppo, e chi preferisce tentare da solo. Ciascuno ha una propria teoria. Quasi nessuno, una volta entrato, ritorna più a raccontare se fosse giusta. La Zona Nera è l'Eldorado di Tschai, un immenso territorio aspro e accidentato dove affiorano le pietre preziose - rosse, turchine, verdi, opalescenti - che sono la moneta comune a tutto il pianeta. E tra i disperati di ogni razza che rischiano la vita nella Zona Nera c'è anche Adam Reith, il terrestre. Anche lui vuole arricchire in fretta, ma solo perché questo è l'unico mezzo che gli permetterà, forse, di tornare sulla Terra. Tra lui e i tesori di Tschai ci sono soltanto piccole comitive di sportivi. Lo sport che praticano è la caccia all'uomo.
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E nel prossimo numero si conclude la saga di Adam Reith, ma prima... l'editoriale!
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Re:I Capolavori di Maxpullo « Rispondi #162 data: 11 Agosto 2011, 14:48:30 »
Editoriale - Il grande viaggio della fantascienza
Anche solo limitandosi ai grandi classici il serbatoio delle fantascienza appare provvidamente "infinito". Abbiamo appena finito di apprezzare capolavori come "Ubik", "Assurdo universo", "Jurassic Park", "La città labirinto" ed il ciclo di 2001 che subito lo straordinario viaggio di questa collana virtuale riprende con l'esplorazione di nuovi autori e di nuovi modi di interpretare il genere e le sue possibilità. Il nuovo ciclo di pubblicazioni si aprirà con il grande finale dell'avventura di Adam Reith sul pianeta Tschai e vedrà il gradito ritorno di autori come Dick, Bradbury, Heinlen ed Asimov con alcune delle loro storie migliori. A questi si affiancheranno due grandi nomi tra quelli ancora ancora mancanti nelle uscite collana: Van Vogt ed Haldeman, cui sarà dedicato l'ultimo numero della stagione. E non mancheranno neppure i soliti graditi "recuperi" di opere più o meno dimenticate. Tra le prime uscite, infatti, sarà presentato uno dei capolavori più bizzarri e suggestivi di tutti i tempi ed in seguito uscirà una antologia volta a consacrare l'opera di un autore molto interessante ma poco considerato dall'editoria italiana, Robert Franklyn Young. E se pensate che le sorprese siano finite qui vi sbagliate: in questa stagione arriverà uno dei cicli più folli, dissacranti e divertenti mai scritti... e se vi state chiedendo di cosa mai si tratti, sappiate pure che la risposta è "42"... Un anno, insomma, pieno di sorprese e di capolavori indimenticabili. Buone letture.
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marben
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Re:I Capolavori di Maxpullo « Rispondi #163 data: 11 Agosto 2011, 14:54:22 »