La storica raccolta del prestigioso mensile di arte FMR (Franco Maria Ricci) è l'eredità lasciatami dallo zio Tonino. Da sempre, a voce, aveva stabilito che quei volumi sarebbero spettati al nipote & figlioccio Dario; ma solo adesso, dopo molti anni, è arrivata l'occasione di recuperarli.

Il n. 40 di FMR, marzo 1986, era interamente dedicato alla cometa di Halley. Con un gioiello di SF: ampi stralci della Pubblicazione completa delle Nuove Scoperte di Sir John Herschel nel cielo australe e nella Luna, un clamoroso falso storico che attribuiva al noto astronomo alcune eclatanti scoperte fantascientifiche sugli alieni della Luna. Herschel si affrettò a smentire, ma il libro ebbe un enorme successo.
La cosa più interessante dell'opera, più delle buffe creature descritte, è la complessità della società selenita. Sulla Luna infatti non esisterebbe una sola razza intelligente, ma almeno tre diverse specie, con complessi rapporti biologici e sociali tra l'una e l'altra. I Seleniti infatti compaiono in due varianti, una con ali tipo uccello (classificati come Andro-Seleniti) e una con ali tipo pipistrello (Vespertilli), più primitiva della prima; e poi altre creature ancora inferiori che vengono usate come schiave, chiamate Castori a causa della forma generale. A loro volta, tra i Vespertilli alcuni sono alleati dei Seleniti, altri sono in guerra con loro.
Eccone alcuni paragrafi. Si tratta della traduzione italiana realizzata nel 1836.

"Il Selenite non ha forse più di due piedi e otto pollici (statura media). Il suo corpo è flessibile, ed allungato; le sue articolazioni indicano vigore, le sue spalle vanno fornite di vaste ali, più lunghe ancora nella femmina (...). Così il Selenite ha arditissimo volo. Librasi sulle ali come un uccello da preda, e si mantiene sopra l'acqua trascorrendola con celerità.

Gli abbiamo più volte osservati in questi esercizj slanciarsi con un'incredibile rapidità, montare, discendere, passare attraverso le mille aperture di quella specie d'anfiteatro, poi seguendo i luoghi, piombare nel bacino dell'acqua, o stringersi in gran numero attorno alla fortezza, passando vicini nelle rapide loro evoluzioni alle acute punte delle loggie di osservazione (...). Non so se esista spettacolo più interessante di quello di enti intelligenti che adoprano tutta la loro destrezza, astuzia e potenza fisica e morale con uno scopo d'utilità pratica, senza grande pericolo per la loro persona; poiché la loro destrezza è tale, che le disgrazie in quei pericoloso esercizj ci parvero estremamente rare.

Eravamo così abbagliati dalla ricchezza e dallo splendore di tutti questi monumenti variatissimi, che non prima di alcuni giorni ci facemmo ad osservare che cosa si trovasse in fondo alle caverne immense da noi ravvisate, e vi scoprimmo alcun che di schifoso e ributtante. A misura che la profondità aumentava, le pareti delle roccie si faceano viscose e nere, e vi scorgevamo brulicare in fondo qua e là qualche cosa di inquieto e d'immondo, a cui non seppimo dar nome. Nulladimeno dopo aver superata la ripugnanza, scoprimmo, guardando più da vicino, immense macchine, che visibilmente moveansi con grande regolarità. (...) Talvolta il fondo di questi immensi burroni diveniva ad un tratto d'un rosso ardente come una fornace, ma subito dopo se ne alzava un fumo sì denso (...)"

La strada era spianata per La macchina del tempo   e I primi uomini sulla Luna di HG Wells.