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Home Forum | La Fantascienza e gli altri generi... | La Fantascienza in Generale | Discussione: Leopardi nello spazio «prec succ»
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  Autore  Discussione: Leopardi nello spazio  (letto 904 volte)
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Leopardi nello spazio
« data: 14 Gennaio 2010, 20:55:37 »
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Pantere e altre belve, nello spazio ce ne sempre state: dagli animali feroci che Ariosto collocava sulla Luna, ai leoni a molte zampe descritti da Edgar Rice Burroughs su Marte (in entrambi i casi, con contorno di vezzose fanciulle discinte).
Qui però Leopardi è il poeta Giacomo, che nelle sue “Operette morali”, scritte tra il 1824 e il 1832, offre un notevole campionario di SF vintage. Condendo il tutto con una notevole dose di humour, nonostante la disperazione che pervade l'opera.
In breve...

__Storia del genere umano: storia alternativa delle origini dell'umanità.
__Dialogo di Ercole e di Atlante: i due giganti giocano a palla usando la Terra come palla.
__Proposta di premi...: si bandisce un concorso per costruire 3 cyborg. I primi due dovranno essere leali e affidabili come i robot di Asimov. Il terzo dovrà esercitare le funzioni di una donna (una brava mogliettina, non una e-doll, però Leopardi usa un tono ironico che non lascia presagire nulla di buono).
__Dialogo di un folletto e di uno gnomo: appartiene al genere catastrofista, il mondo dopo l'estinzione dell'umanità.
__Dialogo della Terra e della Luna
__Dialogo di un fisico e di un metafisico: come allungare artificialmente la durata della vita umana.
__Dialogo di Federico Ruysch e delle sue mummie: tra l'altro, si citano i vampiri.
__Frammento apocrifo...: ipotesi SF sulla fine del pianeta Terra.
__Il Copernico: non solo la rivoluzione copernicana, ma una visione fantastica e anticipatrice.


p.s. Quanto alla SF (ottima e abbondante) nelle opere di Giovanni Pascoli, cfr. il romanzo inedito "Il Divino Sequel".
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Re:Leopardi nello spazio
« Rispondi #1 data: 15 Gennaio 2010, 08:37:46 »
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Per non aprire un altro thread, inserisco qui uno scrittore che può essere considerato un “moderno Leopardi” per aver trattato spesso i temi del dolore, dell'angoscia, del male, eppure tutt'altro che privo di humour: Dino Buzzati.
Nei “Sessanta racconti”, scritti tra il 1942 e il 1958, troviamo:

__Sette piani: horror clinico.
__L'uccisione del drago: i draghi in sé appartengono al genere fantasy, ma non sottilizziamo.
__Una goccia: un racconto alla Matheson, dove nella quotidianità irrompe qualcosa di inquietante.
__Il re a Horm el-Hagar: il sempre misterioso Egitto.
__La fine del mondo
__Qualcosa era successo: altro caso di SF psicologica e surreale.
__I topi: atmosfere sul tipo dei “Ratti nel muro” di Lovecraft.
__Appuntamento con Einstein: a dargli appuntamento è il diavolo.
__All'idrogeno: la bomba H viene recapitata direttamente a casa (cfr. Al Qaeda??).
__24 marzo 1958: versione SF del Paradiso di Dante.
__Rigoletto: SF in ambiente militare.
__Non aspettavano altro: puro horror in stile Robert Howard e Lovecraft.
__Il disco si posò: gustoso omaggio SF a Guareschi, con Don Camillo (qui chiamato don Pietro) che incontra gli extraterrestri.
__L'incantesimo della natura: la Luna precipita contro la Terra.
__L'invincibile: SF militarista in chiave ironica.
__Occhio per occhio: versione SF della “Metamorfosi” di Kafka.
__La parola proibita: cfr. “1984” di Orwell.
__La peste motoria: una malattia che attacca le automobili, con parodia dei “Promessi sposi”.
__La corazzata “Tod”.

Come accennato altrove, il capolavoro SF di Buzzati è il romanzo “Il grande ritratto” del 1960. L'ingegnere Ismani viene assunto dall'Esercito per un progetto top secret. Accetta, e viene trasferito su una base nascosta tra le montagne, dove sorge una strana, enorme cittadella. La cittadella in realtà è un computer in grado di pensare. Ma si scopre che il capo progettista Endriade non si è affatto limitato a creare una generica Intelligenza artificiale: ha voluto ridare vita alla sua prima moglie Laura, morta in un incidente. E qui succede la catastrofe, perché “Laura” si sente donna, imprigionata dentro un mostruoso corpo di metallo e cemento. Questo la fa impazzire, e...
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Re:Leopardi nello spazio
« Rispondi #2 data: 22 Gennaio 2010, 22:18:43 »
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Nel "Libro delle pipe" - sic! supergulp! - Dino Buzzati fa un giochetto straordinario: dà una spiegazione fantascientifica di un fenomeno horror. L'operazione non è stata fatta molto spesso; il caso più famoso forse rimane "Il Figlio della Notte" di Jack Williamson, dove si assegna una causa SF alle trasformazioni dei licantropi.

Nel caso di Buzzati, il punto di partenza è decisamente umoristico: qual è l'origine dei "fantasmi delle pipe"? Tra le varie "soluzioni" proposte compare quella di un certo prof. Murray, il quale chiama in causa anelli-vortici, attrazioni molecolari, pulviscolo cosmico ecc.
Se non altro, è interessante la commistione di generi.
Ma soprattutto, la cosa diventa meno umoristica se si osserva la sequenza delle ipotesi fatte per spiegare l'esistenza di quei fantasmi: 1) mitologia egiziana, 2) psicanalisi, 3) fantascienza, che è appunto Murray, 4) suicidio, che è l'ipotesi dell'autore.

Così, in breve, Buzzati ripercorre la storia della civiltà occidentale, dalle origini ai giorni nostri, dall'Egitto a Freud a Urania... il fatto però che l'ultima parola spetti al suicidio ricollega questa "divertente" pagina buzzatiana alla tragica filosofia di vita espressa da Leopardi nelle "Operette morali", come ultima risorsa dell'uomo contemporaneo di fronte a un universo indifferente.
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Re:Leopardi nello spazio
« Rispondi #3 data: 22 Gennaio 2010, 22:30:04 »
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p.s. Queste cose, D.B. le scrisse quasi vent'anni prima della nascita di Urania. Anche l'epoca d'oro del cinema SF era ancora un bel po' in là da venire.
Diverso il caso del romanzo "Il grande ritratto", del 1960, quindi dopo che erano già trascorsi tutti i gloriosi anni '50.
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Re:Leopardi nello spazio
« Rispondi #4 data: 28 Gennaio 2010, 14:55:29 »
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Citazione:
Il capolavoro SF di Buzzati è il romanzo “Il grande ritratto” del 1960. L'ingegnere Ismani viene assunto dall'Esercito per un progetto top secret. Accetta, e viene trasferito su una base nascosta tra le montagne, dove sorge una strana, enorme cittadella. La cittadella in realtà è un computer in grado di pensare. Ma si scopre che il capo progettista Endriade non si è affatto limitato a creare una generica Intelligenza artificiale: ha voluto ridare vita alla sua prima moglie Laura, morta in un incidente. E qui succede la catastrofe, perché “Laura” si sente donna, imprigionata dentro un mostruoso corpo di metallo e cemento. Questo la fa impazzire, e...


... E dice:

"Le gambe. Le gambe mie dove sono? Erano belle. Gli uomini, per la strada, si voltavano a guardarle. Io non capisco più, io non sono più la stessa. Cos'è successo? Mi hanno legata. Mi hanno imprigionata. Il sangue. Come mai non sento battere il sangue nelle vene? Morta? Sono morta? Ho nella testa tante cose, tanti numeri, un'infinità di spaventosi numeri, toglietemi questi orrendi numeri dalla testa che mi fanno impazzire! La testa. Dove sono i miei capelli? Lasciate almeno che possa muovere le labbra. In fotografia le mie labbra riuscivano così bene. Labbra voluttuose, avevo. Me lo dicevano tutti. Oh quella schifosa donna che mi si è appoggiata addosso stamattina. Aveva due bei seni, però. Quasi belli come i miei. I miei? Ah il corpo, io non me lo sento più. Mi par di essere di pietra, lunga e dura, mi hanno messo una camicia di ferro, oh lasciatemi tornare a casa!"
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