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Discussione: Gli ultimi italiani di Urania (letto 1909 volte) |
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Gli ultimi italiani di Urania « data: 06 Settembre 2012, 11:21:46 » |
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Ciao a tutti, mi permetto di segnalarvi un mio intervento dal titolo "La fantascienza italiana di Urania degli ultimi anni", ospitato sul blog di Daniele Barbieri. Fa parte di un corposo Dossier sulla science fiction di casa nostra, curato da Mauro Antonio Miglieruolo, con contributi di numerosi critici, esperti e scrittori. Se voleste leggerlo, lo trovate qui. Mi piacerebbe che facesse da piattaforma per qualche riflessione più ampia. Buona giornata (e buona Trifidata a chi ci sarà!) Cletus
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Re:Gli ultimi italiani di Urania « Rispondi #1 data: 06 Settembre 2012, 19:41:52 » |
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Bell'articolo !
Certo questa noir-sf riflette in parte la crisi di valori e quella economica che stiamo vivendo, ed ha elementi di continuità col cyberpunk ma anche cose in comune con un certo cinema dark-avventuroso (da "Il corvo" a diversi supereoi in versione dark, fino a film come "The road" o "28 giorni dopo"). In passato nonostante la guerra fredda ed il pericolo nucleare la SF riusciva ad essere positiva e propositiva, oggi invece l'ottimismo non và più. Siamo tutti disillusi ? O magari non abbiamo valvole di sfogo o speranze nelle quali investire ? Durante la guerra fredda c'era comunque in atto un programma spaziale, anzi almeno 2, e si potevano nutrire particolari speranze, si poteva sognare su basi più o meno realistiche. Oggi forse manca qualcosa del genere. Non c'è molto in cui sperare, anzi, forse c'è solo una cosa nella quale possiamo sperare: L'Uomo (difficile... ma possibile). Non mi stupirebbe (e non mi dispiacerebbe) un ritorno ad una certa sf sociologica. D'altra parte non so quanto possa andare lontano questa tendenza al "noir-SF" (che poi ripropone elementi presenti nella sf dai tempi di "Abissi d'acciaio"), quanto effettivamente abbia da dire. Nell'articolo si parla di Ballard ma mi pare che, a parte il lavoro concettuale che sta dietro al romanzo e un certo pensiero di fondo dell'autore, i romanzi di cui si parla nell'articolo non hanno molto a che fare con i lavori dell'autore anglosassone.
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Re:Gli ultimi italiani di Urania « Rispondi #2 data: 14 Ottobre 2012, 21:25:51 » |
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Citazione da: Cletus il 06 Settembre 2012, 11:21:46 Ciao a tutti, mi permetto di segnalarvi un mio intervento dal titolo "La fantascienza italiana di Urania degli ultimi anni", ospitato sul blog di Daniele Barbieri. Fa parte di un corposo Dossier sulla science fiction di casa nostra, curato da Mauro Antonio Miglieruolo, con contributi di numerosi critici, esperti e scrittori.
Se voleste leggerlo, lo trovate qui. Mi piacerebbe che facesse da piattaforma per qualche riflessione più ampia.
Buona giornata (e buona Trifidata a chi ci sarà!) Cletus
| Articolo interessante. Devo dire che la forma da tempo non mi interessa più se non come espressione di verità della sostanza. Tanto la sostanza è buona (secondo me) tanto la forma ha la possibilità di veicolarla appropriatamente. Però la forma in sé può nascondere un vuoto, espresso con professionalità o, comunque, adeguato al codice culturale vigente ma sempre vuoto. Purtroppo questa serie di romanzi di italiani mi sembra un esercizio di stile, a volte riuscito, la maggior parte delle volte no. Sinceramente di fronte a certi romanzi mi sembra di leggere temi liceali e lo dico con dispiacere perché credevo nell sf italiana ma vedo che non ci siamo.
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Re:Gli ultimi italiani di Urania « Rispondi #3 data: 15 Ottobre 2012, 15:23:54 » |
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Pur condividendo in linea di massima quanto hanno espresso coloro che mi hanno preceduto e approcciando l'argomento un po' alla larga, se me lo si consente, con la consapevolezza che parlando in generale non si può non parlare anche di Urania, penso che la fantascienza non possa essere confinata tra paletti o schemi ben precisi. Più volte è stata tentata l'operazione ma sempre con risultati negativi. Basta l'esempio dell'annovero di molte opere dei più grandi delle letterature di tutti i tempi senza limiti di confini nazionali. Molte di queste opere potrebbero appartenere al genere di cui parliamo e inoltre è necessario considerare anche un numero enorme di opere di autori minori in aggiunta ai primi evidenziati. E che dire della influenza dei tempi, delle mode, delle tendenze e degli umori delle società che evolvono. La verità è che la fantascienza sfugge ad ogni condizionamento e ad una classificazione ben precisa, sopportando soltanto la sua approssimativa divisione in branche e muovendosi in linea di massima con l'evoluzione della scienza e dei tempi, senza essere necessariamente legata ad essi. Ma allora qual è il collante, il propellente necessario? Credo abbia un solo nome: fantasia. Non per niente quest'ultimo lemma è strettamente connesso all'altro,"scienza". Non per niente la differenza sostanziale è che per parlare di fantascienza si può fare a meno di scienza, ma non di fantasia. Certo, se uno scrittore è un tecnico e uno studioso di una branca del sapere scientifico, può supportare quanto scrive con più dovizia di particolari, con più cognizione di causa, con impianti strutturali più raffinati e credibili. Ma questo supporto cognitivo teorico, da parte dell'autore, non è fondamentale. Credo che si possa fare della fantascienza con qualsiasi fatto anche insignificante che contorna il nostro vivere quotidiano; credo che si possa fare fantascienza anche senza scienza. Un esempio? Fate atterrare, per un guasto, una nave su un pianeta sconosciuto. Gli astronauti scendono "a terra" per esplorare. Da quel momento, se volete, potete fare a meno della vostra "scienza". Avete bisogno soltanto della fantasia; e più sfrenata e senza confini o pastoie è, meglio è. A me la fantascienza di qualsiasi genere o tipo, deve "prendere", "conquistare", "affascinare". Il "sense of wonder" un racconto o un romanzo, ce l'ha o non ce l'ha. Il racconto "La sentinella" di Brown, docet. Cordialità.
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La distinzione fra passato, presente e futuro è solo un'illusione, anche se ostinata. Albert Einstein |
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Re:Gli ultimi italiani di Urania « Rispondi #4 data: 15 Ottobre 2012, 18:17:28 » |
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In effetti è vero ciò che nell'intervento viene posto , il futuro i giovani di oggi lo stanno già vivendo, con tutte queste innovazioni tecnologiche che hanno a portata di mano, mp3, e-reader,ps, internet, per dirne alcune, ma poi tutto ciò che li circonda, è ovvio che non c'è più la ricerca della narrativa di fantascienza , come dice nell'intervento chi legge è più anziano di chi scrive, ovvio , noi quando avevamo 14 anni non avevamo nulla di tutto ciò e quindi il libri di fs quelli con i viaggi interstellari , del tempo , su altri mondi ci rapivano. Oggi questa sf italiana , cerca qualcosa di diverso per cercare di farsi largo. Condivido.
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Re:Gli ultimi italiani di Urania « Rispondi #5 data: 15 Ottobre 2012, 20:31:35 » |
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Concordo con quanto dici, Miles. Da sempre, generazione dopo generazione, i giovani hanno cercato di anticipare il futuro; a loro modo e con quanto avevano a disposizione. E quando c'era poco di tecnica e di cose che avevano, sognavano con i grandi scrittori che anticipavano molte delle realtà di oggi. Al giorno d'oggi con tutte le tecnologie a disposizione, anticipare il futuro, in bene o in male, per chi scrive fantascienza, dovrebbe essere, forse, in qualche modo semplificato. Purtroppo questo, gli stessi giovani, potranno verificarlo tra una cinquantina d'anni. A loro giovani non resta che essere emozionati o quanto meno invogliati a leggere. Non aspettano che questo dalla lettura. Trovare il modo per farlo è uno dei compiti o dei desideri degli autori dei testi. Per quanto riguarda il non più giovane abituato alla fantascienza, penso che qualora il libro sia quanto meno accattivante, credo sia sempre pronto alla lettura.
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« Ultima modifica: 15 Ottobre 2012, 23:20:53 di Den Heb » |
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La distinzione fra passato, presente e futuro è solo un'illusione, anche se ostinata. Albert Einstein |
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