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Home Forum | La Fantascienza e gli altri generi... | Urania Mondadori | Discussione: I libri di Maxpullo «prec succ»
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  Autore  Discussione: I libri di Maxpullo  (letto 37152 volte)
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Re:I libri di Maxpullo
« Rispondi #90 data: 16 Settembre 2013, 15:57:44 »
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Visioni di morte

L'entusiasmo per la lettura de "L'occhio del Purgatorio" si è forse un po' attenuato nel finale del libro, ma è indubbio che l'opera di Spitz rappresenti una interessante intrepretazione del concetto di scienza fantastica e sia una delle letture forse meno "scontate" e più "impegnative" dell'ultimo periodo.



Un incubo ad occhi aperti. La fantascienza (nel senso più ampio del termine) asservita ad una strana storia, cupa e drammatica per l'argomento trattato, ma anche ironica e scherzosa per come l'autore lo tratta; un viaggio strano ed inquietante a ritmo accelerato verso il destino che accumuna tutti i mortali, una escursione nel mondo dell'ignoto vista con "occhi" privilegiati (privilegiati?).
Molto buona la caratterizzazione del protagonista, molto efficace il flusso di coscienza con cui la vicenda si dipana, riuscitissima la descrizione dei fenomeni cui è vittima e molto efficace la spiegazione che ne viene data: fin quasi alla fine il romanzo è un indiscutibile capolavoro.
Solo il finale rovina un po' le cose con l'introduzione delle "idee" che appare un po' fiacca e forzosa, ma, a ben riflettere, era difficile riuscire a chiudere una storia così ed il fatto che l'autore non si sia fatto incantare dalle facili sirene del "lieto fine" va a suo completo merito.
Un libro davvero molto buono che potrebbe far storcere il naso ai puristi della SF classica e d'avventura, ma che è invece imprescindibile per chi ama la FS in ogni sua accezione.


E da ieri ho dato il via ad una nuova avventura: "Legami di sangue" di Octavia E. Butler
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Re:I libri di Maxpullo
« Rispondi #91 data: 18 Settembre 2013, 13:50:09 »
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Via col tempo

Non conoscevo ancora Octavia E. Butler; appena terminato il suo bellissimo romanzo "Legami di sangue" sono andato a vedere se per caso non avesse vinto qualche premio, perchè a mio avviso ne meritava e sono stato contento di vedere che di riconscimenti ne ha avuti prima della sua scomparsa nel 2006.
Solo in un secondo momento mi sono accorto che nel commento che ho appena scritto ho citato tra autori: Silverberg, Ballard e Matheson e ci tengo a precisare il perchè. Di questi tre probabilmente solo il primo - Silverberg - ha una vera e propria attinenza con "Legami di sangue" e mi riferisco soprattutto al Silverberg tortuoso de "Il paradosso del passato", con il tema dei viaggi temporali e del pericolo di "pasticciare" con il proprio passato e con i propri antenati; l'accostamento con Ballard è meno spontaneo ed è dovuto al fatto che i balzi temporali dell'eroina del romanzo della Butler, mi hanno fatto tornare in mente la stupefacente giostra temporale de "Il tempo si guasta", dandomi un vero e proprio brivido di piacere. L'accostamento con Matheson, invece, deriva dal fatto che la Butler non si spreca troppo nel dare una spiegazione a quanto accade ai suoi protagonisti, esattamente come il buon vecchio Richard aveva fatto nel suo "Appuntamento nel tempo".
Chiarito il perchè di questi tre accostamenti, prima di inserire il commento, ci tengo a precisare ancora una cosa: per quanto basati sugli elementi specifici che ho spiegato, questi tre accostamenti rendono in maniera efficacissima tutto il mio entusiasmo di fronte a questo romanzo e sono il miglior termine di paragone per poterne misurare il valore.



Una storia alla Silverberg - direi - il Silverberg degli anni d'oro naturalmente... ricca di emozioni, colpi di scena, paradossi e raccontata davvero molto bene, al punto che la definirei quasi una sorta di "Via col vento" della SF.
L'unico difetto (se di difetto vogliamo parlare) sta nel fatto che l'autrice, probabilmente troppo focalizzata a trattare il drammatico tema della schiavitù, trascura di dare qualche spiegazione per i ballardiani "salti temporali" della sua eroina (e di chi le si trova accanto) ed è un peccato perchè con qualche particolare (anche di fantasia) in più la storia sarebbe stata praticamente perfetta. La teoria dei "legami di sangue" regge fino ad un certo punto e ci si ritrova a dover accettare il fenomeno più per fede che per logica (un po' come accade in "Appuntamento nel tempo" di Matheson)
La psicologia dei personaggi (anche quelli secondari) è trattata in maniera seria ed approfondita al punto che essi appaiono davvero vivi ed è facile immedesimarsi in loro; il tema centrale, quello della schivitù, poi è trattato con intelligenza e sensibilità, senza mai cadere nel facile tranello della sterile denuncia.
Insomma, pur con qualche lacuna non esiterei a definire questo romanzo una vera e propria "perla rara" che, sfruttando temi e situazioni proprie della fantascienza, tenta di proporsi anche come una lettura più seria ed "impegnata".
Una gradita sorpresa da parte di una autrice che non conoscevo ancora e da parte di un libro che non aveva mai mancato di incuriosirmi ma che sino ad oggi non avevo mai voluto leggere.
Ottimo.


E adesso, un libro da poco caricato nell'ereader e che avevo sempre voluto leggere: "Le pietre di Nomuru", di L.S. De camp e C.C. De Camp, (2*DeCamp)
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Re:I libri di Maxpullo
« Rispondi #92 data: 25 Settembre 2013, 13:36:02 »
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Sulle orme di Indiana Jones

Prendete un archeologo belloccio e con il vizietto di tradurre in rima quello che gli accade, aggiungeteci una ex-moglie (naturalmente bella) la cui fiducia è stata tradita ma che in fondo in fondo è ancora... "presa", prendete il rivale per eccellenza che sia antagonista dell'archeologo sia sul lavoro che nel privato; prendeteli e collocateli sullo sfondo di un pianeta non troppo progredito popolato da rettiloidi conservatori e da veri e propri dinosauri, stabilite l'oggetto di una contesa, un'area di scavi archeologici, ed avrete tutti gli elementi per poter comprendere ed apprezzare "Le pietre di Nomuru", discreto romanzo di fs avventurosa che ammicca simpaticamente alla serie di Indiana Jones e che va letto esclusivamente come storia di pura evasione.




Un discreto romanzo di fantascienza d'avventura che colpisce anzitutto per il ritmo incalzante e per la capacità degli autori di far vivere ai propri protagonisti situazioni imbarazzanti nel modo più naturale e spontaneo possibile.
E' proprio la caratterizzazione dei personaggi la cosa più riuscita, perchè il pianeta (e la sua storia) rimangono relegati sullo sfondo, senza divenire mai realmente parte della vicenda (come invece accade nei romanzi di Jack Vance): per quanto stereotipati e "caricati", i due protagonisti ci appaiono simpatici e credibili, al punto che si perdona il loro lento scivolare verso il clichè della coppia scoppiata che si riconcilia.
Il finale smielato rovina gran parte dell'effetto ed una certa noia che subentra soprattutto verso il finale non contribuisce certo a far salire la valutazione di un libro di puro intrattenimento che si legge e si dimentica con facilità.
Discreto ma nulla di più

E adesso mi cimento nuovamente con Farmer: "Una questione di razza" ha vinto il ballottaggio con "Pavana" di Keith Roberts ed è la mia attuale e-lettura.
A presto
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Re:I libri di Maxpullo
« Rispondi #93 data: 29 Settembre 2013, 11:29:32 »
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Prima del mondo del fiume

Philip José Farmer è, dai tempi di "Venere sulla conchiglia" (1974) uno dei miei autori preferiti: mi ha regalato tantissime emozioni con storie come "Notte di luce" (1966), "Cristo marziano" (1978) e soprattutto "Gli amanti di Siddo" (1961), eppure ultimamente non riesce sempre a convincermi.
La lettura dei primi cinque romanzi del mondo del fiume, come già detto di recente, mi aveva lasciato uno strano senso di insoddisfazione e spinto prepotentemente verso letture meno impegnative; la lettura de "Una questione di razza" (1965), invece mi ha convinto che probabilmente alcuni degli scritti del Farmer "più giovane" (come pure il mediocre "L'inferno a rovescio", 1964) non sono proprio nelle mie corde. Una curiosità: sia "L'inferno a rovescio" che "Una questione di razza" sembrano romanzi precursori del ciclo del fiume nel senso che hanno con quest'ultimo molti punti di contatto (il mondo lontano popolato da creature mitologiche, gli umani "rapiti" da una misteriosa razza aliena per i suoi reconditi scopi, i segreti dell'aldilà) e probabilmente il mio problema sta proprio in questo genere di storie dalle cui fantasmagoriche premesse finisco poi per rimanere quasi sistematicamente deluso nel momento in cui vengono privilegiate l'azione e l'avventura in luogo della riflessione e della speculazione.


La colonia perduta di Roanoke, sirene, satiri, una misteriosa razza aliena che rapisce uomini per portarli su un pianeta lontano: le idee felici e gli spunti certo non mancano a questo romanzo di Farmer... manca però tutto il resto!
In primis manca la storia: le peregrinazioni stile fantasy del protagonista e della sua mal assortita compagnia sembrano in effetti non avere uno scopo preciso, manca poi un percorso di crescita dei personaggi che appaiono legati alle loro convinzioni e sono in definitiva troppo deboli per farsi motori del cambiamento della loro società ed anche sul presunto messaggio etico sul razzismo mi vengono forti dubbi su quale esattamente esso sia o come lo si debba interpretare.
Gli Arra ed i loro nemici rimangono inspiegabilmente sullo sfondo e non viene data alcuna spiegazione sui loro scopi effettivi.
Insomma: una accozzaglia di idee, tanta azione, ma a stringere mi sono ritrovato a leggere un libro confuso il cui messaggio mi rimane oscuro.
Un libro che lascia il tempo che trova e la cui valutazione finale (5,5) è dovuta esclusivamente alla profonda stima che ho dell'autore.


Per Farmer ci saranno altre occasioni, io, invece, proseguo le mie letture con un autore che non mi ha mai fatto particolarmente impazzire e con un libro di cui ho ricordi molto confusi: sto parlando di Fritz Leiber e del suo "Scacco al tempo", recentemente apparso su Urania Collezione.
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Re:I libri di Maxpullo
« Rispondi #94 data: 29 Settembre 2013, 17:25:01 »
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Citazione da: maxpullo il 29 Settembre 2013, 11:29:32


Per Farmer ci saranno altre occasioni, io, invece, proseguo le mie letture con un autore che non mi ha mai fatto particolarmente impazzire e con un libro di cui ho ricordi molto confusi: sto parlando di Fritz Leiber e del suo "Scacco al tempo", recentemente apparso su Urania Collezione.



Ciao Max,
..."i ricordi molto confusi" fanno il paio con un inizio della storia non proprio chiarissimo, ma... tieni duro... Io l'ho letto recentemente e il romanzo mi ha molto colpito. Attendo con grande curiosità il tuo parere!

Giovanni

P.S. Concordo con il tuo giudizio su "L'occhio del purgatorio": secondo me un capolavoro in sé, non solo di fantascienza...
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Re:I libri di Maxpullo
« Rispondi #95 data: 30 Settembre 2013, 09:43:30 »
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Citazione da: AgenteD il 29 Settembre 2013, 17:25:01


Citazione da: maxpullo il 29 Settembre 2013, 11:29:32


...proseguo le mie letture con un autore che non mi ha mai fatto particolarmente impazzire e con un libro di cui ho ricordi molto confusi: sto parlando di Fritz Leiber e del suo "Scacco al tempo", recentemente apparso su Urania Collezione.



Ciao Max,
..."i ricordi molto confusi" fanno il paio con un inizio della storia non proprio chiarissimo, ma... tieni duro... Io l'ho letto recentemente e il romanzo mi ha molto colpito. Attendo con grande curiosità il tuo parere!

Giovanni



"Scacco al tempo" ha i suoi limiti, per lo più a causa del poco tempo avuto a disposizione da Leiber che era fortemente pressato dall'editore ed anche a causa di una serie di modifiche "porno-soft" anch'esse volute dall'editore.
Per di più il contratto che Leiber aveva firmato non gli ha consentito di modificare il testo in seguito, solo nel '78 (mi pare...anno più anno meno...) è rientrato in possesso dei diritti ma a quel punto era davvero troppo tardi per intervenire sul testo e Leiber inserì solo una prefazione dove spiega tutte le vicissitudini di questo romanzo.
A parte questo il romanzo è davvero notevole, di forte impatto (come tutto ciò che ho letto di Leiber fino ad ora).
Ha un "impianto" che somiglia molto a quello de "Il grande tempo", 2 storie completamente diverse ma uno stesso modo di intendere il racconto.
Se non ti è piaciuto "Il grande tempo" probabilmente non gradirai molto nemmeno questo "Scacco al tempo".
Buona lettura !!
  
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Re:I libri di Maxpullo
« Rispondi #96 data: 30 Settembre 2013, 11:51:04 »
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Arne, per ora la lettura è appassionante: e ad essere onesti non c'è assolutamente confronto con "Il grande tempo" che personalmente (non volermene) continuo a considerare una delle peggiori opere di SF mai concepite.
Per la cronaca: ieri sera ho riletto dopo 27 anni (come passa il tempo!) la scena del "primo appuntamento" tra Carr e la ragazza spaventata e mi sono tornati alla mente i turbamenti adolescenziali della prima lettura per essermi trovato tra le mani contenuti così espliciti.


A rileggere oggi quelle pagine mi è venuto quasi da sorridere al pensiero di come ero sentito a quindici anni...


Per il momento, amarcord a parte, posso dire che la storia ha un che di ipnotico, di inquietante ma anche di sconvolgentemente realistico e che la prima impressione non solo è positiva ma addirittura mi sento di poter dire che questo potrebbe essere il miglior libro di Leiber che mi capita tra le mani... vediamo come prosegue e soprattutto come finisce...
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Re:I libri di Maxpullo
« Rispondi #97 data: 03 Ottobre 2013, 11:59:19 »
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Luci ed ombre di Fritz Leiber

Non ho mai avuto problemi a nasconderlo: Fritz Leiber non è tra i miei autori preferiti e, più di una volta, mi è capitato di trovarmi a "disagio" leggendo un suo scritto. Spesso questo disagio è derivato da una smaccata tendenza a "seguire" pedissequamente il suo maestro Lovecraft, arrivando talvolta a parafrasare letteralmente alcuni suoi scritti o ricalcandone scene e situazioni più tipiche senza aggiungere molto; altre volte invece il disagio è derivato dalla progressiva "rarefazione" dell'idea iniziale e dal senso di insoddisfazione derivante da un incompleto sviluppo della stessa. Di contro posso affermare che Leiber sia forse uno dei più "innovativi" ed immaginifici autori della SF di tutti i tempi, secondo solo a Dick per la maniera in cui riesce a mandare in frantumi l'illusione della realtà quotidiana.
Nella mia personale esperienza con l'autore colloco agli estremi "L'era di Satana" (che considero il suo capolavoro) e "Il grande tempo" (una delle opere che più mi hanno deluso) mentre le altre opere si collocano in un range intermedio di valutazioni che vanno dal discreto all'insufficiente, ma senza mai raggiungere vere eccellenze.
"Scacco al tempo", al di là dell'infelice scelta del titolo italiano che non ha alcuna attinenza con il contenuto del romanzo, non sfugge a questa norma: una idea molto valida che viene annacquata nel corso della narrazione fino ad arrivare ad una conclusione che non spiega nulla e che va accettata così com'è: troppo poco perchè io riesca a scorgere nell'autore e nel suo libro le meraviglie che vi vedono altri lettori.
Di seguito il commento.



Uno spunto felicissimo è, a mio avviso, la cosa migliore di quest'opera.
Va dato atto all'autore di aver tentato veramente di tutto per ricavarci sopra una storia sopra le righe mettendo in scena personaggi fuori dal comune (sul tipo di quelli de "Il verde millennio"), descrivendo scene oniriche memorabili ed aggiungendo un pizzico di pepe alle descrizioni hard.
Eppure, nonostante tutti i suoi buoni tentativi la storia, esattamente come accadeva ne "Il grande tempo", non decolla e, per tutta la lettura, si ha la butta sensazione di avere tra le mani un "raccontone allungato".
La meccanicità dell'universo, l'impossibilità della gente comune di uscire dagli schemi quotidiani (o di "ridestarsi") appare alla lunga pretestuosa e difficile da comprendere realmente in termini soggettivi soprattutto perchè il confine tra i due stati (la coscienza della vita contrapposta al determinismo del quotidiano) appare piuttosto labile, sfumato e semplicistico (basta dimenticare per rientrare nello schema, basta fare qualcosa di insolito per uscirne), senza contare tutti i paradossi che derivano dalla sua accettazione; uno su tutti quello degli oggetti di uso comune spostati che lasciano un non meglio precisato vuoto di cui la gente comune non si accorge (e se si togliesse sistematicamente il cibo dalla bocca di una persona questa morirebbe di fame pur avendo la sensazione di mangiare?).
Rimane infine un senso di insoddisfazione tremendo perchè Leiber prima distrugge la visione comune del mondo basata sul libero arbitrio e sull'autodeterminismo dell'uomo e poi non può (o non vuole) costruirne un'altra in alternativa, dando l'impressione di aver esaurito le idee.
Il romanzo è, IMHO, sicuramente migliore de "Il grande tempo" (ci voleva poco) e meritevole di menzione per originalità e descrizioni oniriche, ma fortemente carente da un punto di vista dello sviluppo dell'idea centrale.
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Re:I libri di Maxpullo
« Rispondi #98 data: 09 Ottobre 2013, 11:27:36 »
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Balletto ucronico

Leggi leggi prima o poi il capolavoro arriva. Erano mesi che giravo attorno a "Pavana" di Keith Roberts, ma non mi decidevo mai a prenderlo: cosa c'entra la Pavana che è un balletto di corte medievale con l'immagine di una locomotiva? L'assenza di commenti poi come andava interpretata? E poi, nel foglio degli imperdibili, ecco comparire la coppia ansible, marben tra gli sponsor che mi ha dato la spintarella definitiva a tentare la lettura.
Ottima idea.



Una sorpresa. Una rivelazione. Un libro che per la potenza della visione che evoca, per come l'autore riesce a condurre un argomento tanto complesso e per come è scritto, costruito e concepito non si dimentica facilmente.
Roberts immagina un universo alternativo in cui l'Inghilterra non è riuscita a fermare l'Invicible Armada ed è caduta sotto il dominio spagnolo e della Chiesa; il paragone immediato è con "La svastica sul sole di Dick", ma Roberts, diversamente da Dick non rimane imprigionato nel lovecraftiano gioco di specchi che si genera tra i due universi e riesce ad immaginare una storia alternativa suggestiva e realistica fino alla sua per nulla scontata conclusione.
Il modo in cui lo fa, intrecciando una vera e propria "danza" di personaggi assolutamente credibili e ben delineati che animano una serie di storie drammatiche e amarissime ha un qualcosa di geniale e l'afflato lirico del'ultimo racconto in particolare rende questo romanzo unico e speciale.
Le atmosfere medievali richiamano alla memoria le suggestioni di "Un cantico per Leibowitz", ma questo è un paragone valido solo fino ad un certo punto: l'immagine della chiesa proposta da Miller, infatti, è ben diversa da quella ambivalente proposta da Roberts, anche se in entrambi i romanzi essa è arbitro dei destini del mondo, custode di una sapienza dimenticata oppure troppo pericolosa per essere diffusa a tutti.
Un capolavoro della fantascienza e della letteratura.


E adesso un piacevole bivio: e-leggere finalmente qualcosa di cyberpunk con "La notte che bruciammo Chrome" oppure tornare per una breve parentesi al cartaceo con l'ultimo Urania di Ian Watson "Creatura del fuoco"? Entro la giornata l'ardua decisione.
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« Rispondi #99 data: 09 Ottobre 2013, 16:34:21 »
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Citazione da: maxpullo il 09 Ottobre 2013, 11:27:36

...
E adesso un piacevole bivio: e-leggere finalmente qualcosa di cyberpunk con "La notte che bruciammo Chrome" oppure tornare per una breve parentesi al cartaceo con l'ultimo Urania di Ian Watson "Creatura del fuoco"? Entro la giornata l'ardua decisione.


Se vuoi prenderti una scossa di adrenalina pura, ti consiglio "La notte che bruciammo Chrome" (guarda che il primo impatto lascia stralunati, è consigliabile una seconda lettura a distanza di tempo).
Anche perché l'alternativa, visti i primi commenti, non è molto appetibile...
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Re:I libri di Maxpullo
« Rispondi #100 data: 09 Ottobre 2013, 16:41:22 »
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Aihmé, Marco... ho già iniziato l'Urania cartaceo...
E sono anche già andato un po' in paranoia trovandomi di fronte uno stampato in due colonne in cui la colonna di sinistra racconta una cosa e quella di destra un'altra... affascinante espediente visivo o errore di stampa? Nel dubbio ho saltato tutto a piè pari.
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« Rispondi #101 data: 09 Ottobre 2013, 17:08:44 »
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Citazione da: maxpullo il 09 Ottobre 2013, 16:41:22

Aihmé, Marco... ho già iniziato l'Urania cartaceo...
E sono anche già andato un po' in paranoia trovandomi di fronte uno stampato in due colonne in cui la colonna di sinistra racconta una cosa e quella di destra un'altra... affascinante espediente visivo o errore di stampa? Nel dubbio ho saltato tutto a piè pari.
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...no Max, non è un errore...

La colonna di sinistra è il racconto (inventato) di Jack al suo editore, quella di destra riporta estratti della vita (reale) di John dai quali ha preso ispirazione per la storia inventata di Jack.
Ma in ogni caso è una parte assolutamente inutile ...
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Re:I libri di Maxpullo
« Rispondi #102 data: 16 Ottobre 2013, 23:06:19 »
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Cartaceo addio... o quasi


Libri o ebook? Personalmente non ho più alcun dubbio: dopo un anno di e-letture sono sempre più convinto che leggere libri cartacei sia una esperienza che appartiene definitivamente al mio passato e che continuare a stamparli sia uno spreco di risorse preziose, ma tant'è... ogni tanto è necessario riprendere in mano libri "veri" perchè non tutto è ancora disponibile in formato elettronico e (perchè no?) anche per constatare quanto sia cambiato il mio modo di leggere.
E' sconcertante vedere il dito che si muove da solo, in modo quasi automatico, e scorre sul foglio nel tentativo spontaneo di voltare la pagina come si fa con lo schermo dell'e-reader; ed è indicibile il fastidio che si prova nell'avere due pagine che ti penzolano davanti alla faccia o la spiacevole sensazione che muovendo le dita in un certo modo potrebbe crearsi un'orecchia sulla copertina o sulla pagina... ma è una esperienza che va fatta perchè altrimenti uno non si rende conto di come la novità di un anno abbia preso il sopravvento su una abitudine di anni ed anni e di come la tecnologia abbia saputo creare un modo di leggere quasi più naturale e spontaneo di quello tradizionale.
Certo, in futuro cercherò di selezionare meglio i volumi cartacei, perchè, in effetti, "Creatura del fuoco" di Ian Watson non era proprio il libro ideale per questo tentativo ed il mio commento vi spiega il perchè.



Horror? SF? Fantasy? Fantastico? Spesso ascrivere un libro ad un genere specifico è difficile... nel caso di questo "romanzo" di Watson, invece, farlo è decisamente inutile.
La storia non sta in piedi: la terapia delle vite passate si tiene con gli spilli, la storia del verme risulta confusa al limite del ridicolo e gli accenni a Raimondo Lullo appaiono posticci ed inutili; i personaggi sono al contempo caricaturali e sfuggenti, come non bene inquadrati e, ove ciò non bastasse, la narrazione scorre in maniera confusa a causa di uno stile approssimativo ed al limite del delirante con salti repentini che creano solo confusione.
Mi spiace che questo sia il primo libro di Watson che leggo: ora sarà più difficile convincermi che questo autore abbia mai scritto qualcosa di valido.
Inutile, non serve neppure come lettura di svago.


In futuro riprenderò altri libri cartacei e certamente leggerò qualcos'altro di Watson, ma per adesso preferisco tornare a godermi il mio Sony per assaggiare l'universo Cyberpunk con l'antologia "La notte che bruciammo Chrome".
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« Rispondi #103 data: 17 Ottobre 2013, 09:19:34 »
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Citazione da: maxpullo il 16 Ottobre 2013, 23:06:19





Mi spiace che questo sia il primo libro di Watson che leggo: ora sarà più difficile convincermi che questo autore abbia mai scritto qualcosa di valido.
Inutile, non serve neppure come lettura di svago.



Max, rispetto a questo "Creatura del fuoco" sono  perfettamente d'accordo con te, lettura tanto inutile quanto fastidiosa.
Però, per quanto possa valere il mio consiglio, ti dico: non demordere e se non altro prima di archiviare la pratica Watson leggi "Miracle Visitors" (La doppia faccia degli UFO; L'enigma dei Visitatori), romanzo molto particolare che merita una lettura.
A me è piaciuto anche "The Martian Inca" (Gli dei invisibili di Marte) ma visto che forse sono l'unico ad averlo apprezzato, qui su UM, evito di consigliartelo ...




P.S Sottoscrivo in pieno l'elogio all' e-reader
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« Rispondi #104 data: 18 Ottobre 2013, 20:43:29 »
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La notte che bruciai Chrome...

Era stata una annata di letture troppo bella... mi ero quasi dimenticato del fatto che i libri brutti esistono ed il doppio "passo falso" delle ultime scelte me lo ha ricordato.
Dopo il romanzo di Watson, l'antologia "La notte che bruciammo Chrome", "manifesto" del genere cyberpunk, era la cosa più sbagliata che potessi leggere: il libro infatti mi ha profondamente annoiato, proponendo una serie di racconti al limite del criptico, pervasi da un flusso di coscienza troppo spesso senza dialoghi e senza azione ed impegnato a narrare vicende non sempre comprensibili. Mi è bastata una nottata di letture per "bruciare" il libro e per farmi passare la voglia di legger subito altri libri del filone...



Leggere deve essere un piacere e non un faticoso lambiccarsi per arrivare a capire cosa l'autore intendesse dire ed un continuo ritornare indietro nei periodi letti per ricercare il senso recondito delle frasi.
Il primo racconto ha avuto il beneficio del dubbio visto che è stato anche tradotto in film e, al di là della storia confusa e contorta, riesce a creare una certa atmosfera alla "Bladerunner" che irretisce, ma già dal racconto eponimo ho avuto i primi problemi con una storia in cui non si capisce bene chi fa che cosa e perchè.
L'antologia si rilancia un poco con "Il continuum di Gernsback", anche se il progressivo scivolare del protagonista verso un universo alternativo rimane fine a se stesso, un po' alla Ballard per capirsi, senza che si arrivi da nessuna parte.
Ma le cose finiscono qui. "Frammenti di una rosa olografica" è poesia allo stato puro, ma è una poesia troppo alta e raffinata per le mie rozze orecchie e, non avendone capito il senso, non posso che sospendere il mio giudizio.
E con questo l'antologia si conclude, perchè gli altri racconti, letti letteralmente "volando" con gli occhi sul testo alla disperata ricerca di un punto dove il narratore cedesse spazio ad un qualche personaggio che facesse qualcosa di interessante, mi hanno suscitato solo una grande confusione che sarà derivata dal linguaggio, dalla mancanza di senso compiuto oppure, più semplicemente, dal fatto che mi mancano le giuste coordinate per riuscire a leggere ed apprezzare un genere nuovo ai miei occhi.
Mi riservo di rileggere qualcos'altro di cyberpunk più avanti e di provare a rileggere questi racconti con maggior impegno, ma già questa necessità cozza con le finalità di un genere come la fantascienza che dovrebbe essere di pura evasione.
Rimandato per adesso con insufficienza.


Era stata una annata di letture troppo bella... ma tra il libercolo di Watson e l'indecifrabile antologia di Gibson posso dire di esser tornato con i piedi per terra.
Adesso spero ne "I danzatori di Noyo" per ritrovare subito il piacere di leggere.
E l'inizio mi pare promettente...
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