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Home Forum | La Fantascienza e gli altri generi... | Urania Mondadori | Discussione: I libri di Maxpullo «prec succ»
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  Autore  Discussione: I libri di Maxpullo  (letto 37103 volte)
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I libri di Maxpullo
« data: 20 Marzo 2012, 22:26:31 »
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Un nuovo inizio

Domani inizia la primavera e se i Maya hanno ragione questa sarà anche l'ultima primavera che vederemo prima che... prima che... insomma... non si sa! C'è chi dice che torneranno antichi dei (i Grandi Anziani di Lovecraft?), c'è chi dice che il Sole manderà una vampa fortissima e distruggerà la vita sulla Terra e c'è chi dice che arriverà una nuova era glaciale... insomma, si, ognuno ha una sua teoria, ma nessuno sa concertezza quello che dovrebbe davvero accadere il 20/12/2012 a parte il fatto che se poi non succede nulla tutto il mondo si troverà in forte ritardo per i regali di Natale.
Maya a parte, pensavo tra me e me: è vero che ci sono Silvia e Arianna che tra un gioco e una pappa portano via tempo, è vero che ogni tanto devo far finta di lavorare e che ogni tanto devo fingere di essere un webmaster () ed è vero pure che tra letture, commenti e rubriche varie il tempo di scrivere altro è poco.
Però è anche vero che qui c'è una nobile tradizione di sfondoni da mandare avanti, un po' per passione, un po' per gioco, un po' per fare da contraltare alle voci dei saccenti che fanno da contorno ai generi letterari di cui siamo appassionati. Si, insomma, tra tanti commentatori "seri" che hanno studiato ed approfondito la materia e sulla base della loro competenza scrivono recensioni, saggi e trattati degni di menzione, avverto il bisogno di qualcuno che ancora questa materia la sta "imparando" e che cerchi di comunicare agli altri le sue idee su ciò che ha letto, per un sano e salutare confronto tra semplici appassionati.
La novità sarà che questa nuova edizione della rubrica sarà anche l'ultima nel senso che, Maya permettendo, essa proseguirà indefinitamente senza l'indicazione dell'anno, mentre, per il resto, rimarrà tutto invariato con gli aneddoti, le schede multiple e soprattutto con la certezza che nulla di quanto verrà qui detto avrà il colore, il sapore e la consistenza dell'oro colato.
Buona primavera, buone allergie e soprattutto buone letture!
(in barba ai Maya)

PS
Il "riassunto delle puntate precedenti" lo trovate QUI.
« Ultima modifica: 01 Aprile 2014, 20:25:58 di maxpullo » Loggato
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Re:I libri di Maxpullo
« Rispondi #1 data: 20 Marzo 2012, 22:34:06 »
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Citazione da: maxpullo il 20 Marzo 2012, 22:26:31

Un nuovo inizio

Domani inizia la primavera e se i Maya hanno ragione questa sarà anche l'ultima primavera che vederemo prima che...
Monti venga nominato Presidente del Mondo a vita...
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Re:I libri di Maxpullo
« Rispondi #2 data: 21 Marzo 2012, 09:12:00 »
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Quindi ricominciano i "Libri"? Che bello!!   
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Re:I libri di Maxpullo
« Rispondi #3 data: 21 Marzo 2012, 09:29:01 »
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Mi mancavano !!  
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Re:I libri di Maxpullo
« Rispondi #4 data: 21 Marzo 2012, 09:35:18 »
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grande, MaxPullo è tentacolare quasi quanto il sommo Trifide
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Re:I libri di Maxpullo
« Rispondi #5 data: 21 Marzo 2012, 11:15:19 »
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... Che BELLA notizia!!... Meno male, per l'articolo 18 che se ne va, i Libri di Maxpullo che ritornano!!
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Re:I libri di Maxpullo
« Rispondi #6 data: 21 Marzo 2012, 12:33:59 »
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La primavera a Moderan

La primavera è da sempre la stagione della rinascita e, nell'immaginario collettivo, è associata con l'idea della vita che si rinnova dopo la morte/dissoluzione del periodo invernale: è il periodo dei nuovi amori, dei fiori che sbocciano (e ahimè dei pollini che graziosamente si spandono nell'aria per la gioia degli allergici) e delle giornate che si allungano, promessa di una estate ormai prossima dai tramonti colorati e dalle dolci serate.
Ma la poesia della primavera non è per tutti: esiste almeno un luogo della fantascienza nel quale la primavera non arriva mai, o meglio ci arriva, ma non ha alcun significato; questo luogo è Moderan, la desolata distopia nata dalla mente di David R. Bunch nel 1971 e tradotta in Italia nella collana Galassia ai numeri 192 e 194.

  

A Moderan, mondo di plastica e metallo in cui si realizza per la prima volta l'umana follia di rendere eterna la propria imperfezione, la primavera è solo una consuetudine sul calendario, il momento in cui i progettisti hanno fissato l'incomprenibile rito dello sboccio di fiori metallici e della liberazione di uccelli colorati altrettanto metallici. Ed io che a Moderan ci sono stato per tre intense giornate grazie ai due volumi in questione, vi riporto di seguito le mie impressioni di "uomo in carne ed ossa".

Cos'è che ci rende umani? E' la nostra carne la sede della nostra coscienza? E se una nuova esigenza, una nuova tecnologia, rendesse possibile sostituire gran parte del nostro corpo con parti metalliche, permettendoci di sopravvivere indefinitamente saremmo ancora uomini?
Questi gli interrogativi che Bunch ci propone tra le righe di un romanzo che non esiterei a definire "sperimentale" per il suo linguaggio e per la sua forma, ma anche terribilmente efficace per i suoi contenuti e per le riflessioni che induce.
Per lunghi tratti durante la lettura può subentrare la noia perchè l'operazione di riduzione in forma di romanzo di una serie di racconti a tema non sempre si rivela efficacissima ed alcune scelte linguistiche sono piuttosto spiazzanti, ma, a lungo andare, ci si abitua alla forma discorsiva, ai neologismi ed al flusso di coscienza e ci si accorge di stare vivendo una esperienza pressochè unica.
L'opera di Bunch può essere considerata una distopia satirica che ironizza sull'indole guerresca dell'uomo e sulla sua innata aggressività, ma, come tutti i capolavori, finisce per trascendere questa banale catalogazione, regalandoci spunti di vera poesia ed immagini indimenticabili come quella delle macchine che battono il terreno per ricoprirlo di plastica o quella dell'arrivo del protagonista nella sua roccaforte o, ancora, quella della schiusa delle "capsule del tempo" che emergono dal terreno con i bambini che l'umanità ha tentato di salvare prima della sua fine, condannandoli ad un destino beffardo e atroce nel nuovo ordine mondiale.
Consiglio a tutti di leggerlo per intero prima di emettere un giudizio e soprattutto di leggere anche la seconda parte perchè se inizialmente si può rimanere spiazzati e perplessi, alla lunga si viene conquistati.

Nella seconda parte del racconto di Bunch, il mondo di Moderan arriva alla sua spettacolare, scontatissima conclusione, arricchendosi di una serie di immagini e pensieri assolutamente indimenticabili come la bambina che porta la bambola-bomba al padre per ucciderlo, il profeta che si fa "ricrescere le mani" per rinforzare con un miracolo le sue parole, i fiori e gli uccelli meccanici (supremo sfregio alla bellezza del ciclo morte/rinascita della natura) che diventano una sorta di rito vuoto di cui nessuno può più comprendere il senso o come i turbamenti ed i conflitti interiori del protagonista nei confronti di concetti dimenticati come l'amore, il Natale e la compassione.
La forza insita nella crudele immagine di un mondo basato sull'odio e sulla guerra, nato come naturale evoluzione della civiltà umana, colpisce e sconcerta con forza ancora maggiore rispetto alla prima parte: la distopia immaginata da Bunch finisce per apparire un incubo senza fine in cui gli stessi protagonisti, svuotati da qualsiasi umanità e da qualsiasi scopo, si riducono a semplici automi programmati per odiare e comportarsi in modo crudele per combattere la loro vera nemica, la noia.
E l'amara satira di Bunch non può che chiudersi in un unico modo: il suo mondo-incubo è destinato ad implodere sotto la spinta dei suoi stessi errori ed i suoi fautori sono destinati ad una sconfitta di cui non riescono quasi a rendersi conto tanto sono ormai disumanizzati.

E se questa "eternità" concepita da Bunch è davvero una possibilità di evoluzione insita nel nostro futuro, siamo davvero ancora spaventati da quello che potrebbe succedere alla fine di questo 2012 così carico di minacce?
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Re:I libri di Maxpullo
« Rispondi #7 data: 21 Marzo 2012, 18:10:26 »
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Re:I libri di Maxpullo
« Rispondi #8 data: 31 Marzo 2012, 17:51:31 »
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Di streghe e di ombre

In questo assolato sabato che prelude alla Pasqua volevo parlarvi di due libri che ho letto di recente.
Innanzitutto vi dirò subito che parliamo di due numeri di Galassia, una collana che ha avuto il difetto (o il merito) di attrarmi in età adulta, dopo la nascita di Silvia e Arianna, quando ormai la mia vita collezionistica aveva subito una brusca svolta e l'idea di possederne tutti i numeri non mi sfiora nemmeno.
Il fascino che emana da questi volumetti, tuttavia, è molto forte e mi procura le stesse sensazioni che mi davano i primi Urania, quando in gioventù componevo compulsivamente mancoliste su mancoliste di titoli che mi interessavano e da cercare prima o poi: oggi faccio quasi la stessa cosa, ma con una consapevolezza diversa, perchè il collezionismo è fatto di fasi e periodi e non mi sento di escludere che nel futuro, quando Silvia e Arianna saranno cresciute, mi metterò magari compulsivamente a cercare tutti i numeri mancanti.
Tornando ai libri in questione vi dirò un altra cosa: mi sono particolarmente cari perchè entrambi provenienti dalla collezione di Ernesto Vegetti con tanto di numerello nel retrocopertina corrispondente all'id del volume all'interno del catalogo.
E vi dirò anche di più: uno dei due ha la stessa piega in copertina che ha la scansione del volume inserito sia su Urania Mania che sul catalogo.
Basterebbe già questo a farmi emozionare, ma io sono stato ancora più fortunato: entrambi i libri sono capolavori e vi voglio provare a spiegare perchè.

     Il primo dei due romanzi è "Striscia, ombra!" di Abraham Merrit, Galassia 227, un romanzo straordinario e davvero sopra le righe.
Merrit fa, in qualche maniera, il verso a Lovecraft, ma lo fa in modo assolutamente originale al punto che solo chi conosce bene l'intera produzione del grande visionario di Providence può ravvisare questa assonanza di stile.
Leggendo questo romanzo ho avuto le stesse sensazioni che mi hanno dato capolavori come "La maschera di Innsmouth", "Il richiamo di Chtulhu", "I topi nel muro", ma senza che nessun elemento di questi racconti fosse presente nel testo di Merrit: la spiegazione? Merrit è riuscito a scrivere una storia in piena autonomia prendendo in prestito solo alcuni elementi dello stile di Lovecraft, come i paesagi tetri, l'orrore nascosto tra le pieghe della realtà quotidiana, le suggestioni ipnotiche, i riti malvagi per l'evocazione di antiche e malvage divinità pagane.
Diversamente dagli altri epigoni di Lovecraft che si sono limitati ad appropriarsi delle sue immagini (Fritz Leiber su tutti), Merrit ha saputo far tesoro dell'esperienza di HPL rielaborandone forma e contenuti e sviluppando un qualcosa di completamente diverso anche se assonante (un po' come fece anche Robert Bloch).
Tutta la trama, sino alla conclusione della storia, sembra svolgersi su due diversi livelli senza alcuna coordinata per riuscire a capire quale sia la giusta interpretazione degli eventi che si verificano.

Un livello è quello dell'incubo e del puro orrore espresso dal mistero delle ombre e dalla stregoneria, elementi questi che sembrerebbero inquadrare il romanzo nella narrativa horror; l'altro livello, invece, è quello razionale, quello delle memorie ataviche che viaggiano nel genoma e che sono trasmesse al sangue dei discendenti e dell'ipnotismo che è in grado di risvegliare queste memorie, un piano narrativo che, fornendo spiegazioni "razionali" ai fenomeni di cui il protagonista è testimone, contribuisce a dare spessore alla vicenda, ad aumentarne il fascino ed a rendere non più così certa l'attribuzione al genere horror.
Anacronismi a parte (telegrammi e lettere al posto di sms ed email), questo - per me - è un capolavoro.

    Il secondo libro è invece "Tempo di streghe" di James Edwin Gunn, Galassia 164 (notare la piega in copertina), un volume che si è rivelato davvero una bella sorpresa da parte di un autore che proprio non conoscevo.
I primi due racconti mi hanno tenuto avvinto in una sorta di incantesimo, semplicemente meravigliosi per come sono scritti, per le storie che raccontano e per i sentimenti che suscitano.
Non sono racconti dell'orrore e non sono racconti di fantascienza, almeno non del tutto, ma hanno lo stesso sapore delle favole che senti raccontare da bambino, storie che con il loro svolgersi, con la loro maliziosa semplicità ti rimangono impresse come un marchio indelebile e che dopo che le hai lette ti viene subito voglia di rileggerle daccapo.
Lodevole il tentativo di razionalizzazione della magia attraverso la matematica e di riuscire a ricondurre il sovrannaturale ed i poteri magici nel rassicurante alveo della scienza, ma questo tentativo rimane del tutto inutile, un particolare assolutamente secondario, nascosto tra le pieghe di due storie ironiche, divertenti e sensuali che vanno dritte al cuore.
L'ultimo racconto è un po' troppo frenetico e scontato, ma ha comunque un suo fascino e non rovina più di tanto l'atmosfera idilliaca creata dai primi due.
Una antologia di genere indefinibile, ma allo stesso tempo un capolavoro.

E vi dirò un ultima cosa: questi due libri sono assolutamente straordinari e non meritavano davvero di giacere sotto la coltre di oblio che una editoria miope gli ha gettato addosso, preferendo ristampare (anche più volte) opere - a mio avviso - assai meno meritevoli.
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Re:I libri di Maxpullo
« Rispondi #9 data: 03 Aprile 2012, 11:54:23 »
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Sangue, uragani e cicli interrotti

Incuriosito da alcune osservazioni del nostro attiliosfunel, di recente, mi sono cimentato nella lettura di due romanzi di Serge Brussolo, rimanendone molto colpito.
Quello che mi ha sorpreso di più delle due letture sono state la potenza della capacità espressiva di Brussolo, in grado di creare immagini vividissime del suo pensiero e la sua innata capacità di creare dal nulla mondi allucinanti e da incubo, ma anche perfettamente plausibili, verosimili e coerenti con l'immagine della realtà che conosciamo.
Il primo impatto, con il romanzo "Terra di Uragani", Urania 1094, è stato un po' spiazzante, anche a causa delle erronee informazioni sul romanzo fornite dalla redazione dell'epoca ("nil sub sole novi", potremmo dire). E questo è il mio commento al libro scritto di getto subito dopo la lettura.

     Rimango davvero perplesso e non riesco proprio a capire che valutazione dare a questo romanzo: potrebbe essere un capolavoro assoluto oppure una pesante presa per i fondelli a seconda dello stato d'animo del lettore.
Personaggi disturbati e scenari molto ballardiani sono i meriti principali di questo libro, cui aggiungerei senz'altro la sua brevità perchè se un finale non ci deve essere allora è meglio che non ci sia arrivati a pagina 130 piuttosto che menarla fino a pagina 250 come (purtroppo) a volte accade.
La cosa che sconcerta, irrita ed infastidisce di più è che non c'è un finale vero e proprio: dopo pagine e pagine di interrogativi sulla natura della terra di uragani e sui suoi misteri, la storia si interrompe in maniera brusca e non vale nemmeno invocare ipotetiche "condensazioni" o tagli perchè solo un demente avrebbe potuto fare un lavoro simile ad un romanzo... ho avuto un po' la stessa impressione di "incompiutezza" che mi aveva lasciato "Titano" di John Varley, ma con una sottile differenza: "Titano" è un capolavoro sino alle ultime 10 pagine dove diventa criminalmente materia da corriere dei piccoli, mentre "Terra di uragani" è un capolavoro sino alla fine che viene interrotto bruscamente ed in modo "strano", come se l'autore avesse voluto improvvisamente cambiare il soggetto dell'opera oppure rivelare all'improvviso al lettore che tutta la trama sin lì costruita non verteva affatto sul pianeta e sui suoi misteri quanto piuttosto sulla vicenda dei tre protagonisti che in effetti, drammaticamente si conclude.
Insomma: questo è un romanzo di avventura e di esplorarione come in effetti sembrerebbe per il 90% della lettura oppure è un romanzo poetico, intimistico e di follia "alla Ballard" come sembrerebbe rivelare l'ultimissimo paragrafo? E se c'è davvero un mistero da scoprire nel mondo di Santal - viene da domandarsi - è un mistero conoscibile ed indagabile dall'uomo oppure è un qualcosa di superiore alle sue forze, qualcosa cioè destinato a vanificare ogni sforzo conoscitivo come fa l'oceano di "Solaris"?
In conclusione, la follia del finale mi da al contempo le stesse sensazioni che mi danno da un lato le opere di Ballard, dall'altro quelle di Lem e, quando un romanzo riesce a suscitare sensazioni e ricordi di questa portata allora forse non merita di essere "stroncato" così come mi suggerirebbe di fare la mia parte razionale.
Sia come sia occorrerà leggere altri lavori di Brussolo per capire quale sia la verità...

Lo spiazzamento in realtà, ora ne sono consapevole, è semplicemente dovuto al fatto che "Terra di uragani" è l'inizio di un ciclo mai completato: lascio agli altri la discussione sull'opportunità di pubblicare un romanzo così senza i suoi seguiti; a me rimane l'impressione di scarsa serietà, per un malcostume che si protrae nel corso degli anni, che investe la responsabilità di più di un curatore e che fa parte della storia della collana; tutto questo a prescindere da quelle che possano essere le motivazioni editoriali/economiche che si celano dietro aberrazioni come questa.
Tornando a Brussolo, ben diversa è stata la seconda impressione, dopo la lettura di "Sonno di sangue", Urania 1104, di cui riporto il commento a caldo.

     Disgustoso, ripugnante, per lunghi tratti da voltastomaco per le descrizioni fin troppo dettagliate di squartamenti e pratiche cannibalistiche assai sui generis. Ma al contempo anche potente, visionario, poetico, onirico.
Questo è un romanzo a suo modo affascinante in cui Brussolo riesce a ricavare la poesia dal sangue e dalle atrocità di un mondo feroce e assurdo, governato da leggi inspiegabili ed alla fine inspiegate.
L'unica pecca del romanzo, a mio avviso, è proprio quella di esser poco sviluppato dal punto di vista della storia e della trama e di far cioè troppo affidamento sulla potenza e sulla vividezza delle immagini che evoca nella mente del lettore.
Così sui due piedi, avendo letto solo due romanzi di Brussolo, mi viene sempre più facile accostarlo a Ballard, ma con forse qualcosa in più di quest'ultimo: anche Ballard, infatti, creava trame inconsistenti ma assolutamente poetiche, però aveva il difetto (che sinora non ho ravvisato in Brussolo) di riuscire ad annoiare nei suoi lunghi romanzi senza capo nè coda, cosa che con Brussolo non succede; in parte perchè le sue storie (almeno quelle lette sinora) sono di una brevità allucinante e spesso mancanti proprio di un finale vero e proprio, in parte perchè egli più che sulla psicologia malata dei suoi personaggi sembra concentrarsi sull'ambiente in cui essi operano, creando, con la sola fantasia, interi ecosistemi di follia e di mistero.
Tornando al romanzo in questione, nonstante le descrizioni e le evidenti lacune della trama, ho avuto l'impressione di trovarmi tra le mani un capolavoro pregiato, un vero e proprio pezzo di letteratura con la "L" maiuscola e la valutazione è di conseguenza. Ottimo

Insomma, forse è un po' presto per poter dare un giudizio finale sull'autore, ma, per quanto ho potuto capire da queste due esperienze di lettura, penso di aver conosciuto un nuovo "poeta della fantascienza", tutto da scoprire, sperando di non incappare in altre sorprese opportunamente confezionate da Urania.
Per chi poi fosse curioso di conoscere i dettagli di questo nuovo "ciclo mozzato", ecco a voi alcune informazioni tratte (su suggerimento di attiliosfunel) dal portale "noosfere.org".

Il ciclo completo è "La Planète des ouragans" e si compone dei seguenti libri, tutti del 1985 e di conseguenza TUTTI BEN NOTI alla redazione del 1989:
- Rempart des naufrageurs, 1985 - tradotto nell'Urania 1094, "Terra di uragani"
- La Petite fille et le doberman, 1985
- Naufrage sur une chaise électrique, 1985
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Re:I libri di Maxpullo
« Rispondi #10 data: 03 Aprile 2012, 12:45:43 »
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Ciao Max. Grazie delle ottime recensioni di un autore purtroppo non capito da noi. Da quello che ricordo nella posta uranica dell'epoca, i numeri di Brussolo facevano precipitare le vendite. Quindi, se fosse rimasto, credo che anche Montanari avrebbe dovuto prima o poi smettere di pubblicarlo (forse è stato cassato proprio per avere insistito con Brussolo, chi lo sa!).

Altri romanzi consigliati:
- La collera delle tenebre: visionario al massimo, anche se col solito finale strappato
- I seminatori di abissi: letto nel lontanissimo 1987, quindi non pretendete che mi ricordi altro che il nome del protagonista, David Sarella. Però mi pare fosse il più consistente tra tutti anche come trama.
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Re:I libri di Maxpullo
« Rispondi #11 data: 03 Aprile 2012, 13:11:56 »
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Citazione da: attiliosfunel il 03 Aprile 2012, 12:45:43

Ciao Max. Grazie delle ottime recensioni di un autore purtroppo non capito da noi. Da quello che ricordo nella posta uranica dell'epoca, i numeri di Brussolo facevano precipitare le vendite. Quindi, se fosse rimasto, credo che anche Montanari avrebbe dovuto prima o poi smettere di pubblicarlo (forse è stato cassato proprio per avere insistito con Brussolo, chi lo sa!).

Altri romanzi consigliati:
- La collera delle tenebre: visionario al massimo, anche se col solito finale strappato
- I seminatori di abissi: letto nel lontanissimo 1987, quindi non pretendete che mi ricordi altro che il nome del protagonista, David Sarella. Però mi pare fosse il più consistente tra tutti anche come trama.



Al momento Brussolo lo metto tranquillamente tra i "letterati" del genere, cioè tra quegli autori che in qualche modo hanno prodotto "arte" e non solo "evasione".
A mio avviso in questo gruppo, per adesso, ci sono solamente i seguenti signori: Ballard, Lafferty e Lovecraft, in parte Dick e Young, pochissimo Zelazny (in pratica solo "Il signore dei sogni").
E quando faccio questi nomi non intendo dare valutazioni di merito o dire che sono i miei autori preferiti, semplicemente intendo dire che hanno fatto qualcosa di "diverso", anche rispetto ai grandi maestri del genere come Asimov, Brown, Heinlein, Clarke e compagnia... i signori sopra, a mio modesto parere, hanno prodotto dei libri che trascendono la letteratura d'evasione e che danno a volte le stesse emozioni che può dare la visione di un quadro o l'ascolto di una musica e che non stonerebbero nei programmi scolastici di letteratura.
Il mancato apprezzamento di Brussolo, almeno per quanto ho letto sinora, è indice di lettori che traggono emozioni dalla trama e dalla linearità del testo e che probabilmente non sono in grado di cogliere o apprezzare altri aspetti come la poesia o le immagini mentali che un testo riesce ad evocare.
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Re:I libri di Maxpullo
« Rispondi #12 data: 03 Aprile 2012, 17:02:24 »
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Citazione da: maxpullo il 03 Aprile 2012, 13:11:56


[...]
Al momento Brussolo lo metto tranquillamente tra i "letterati" del genere, cioè tra quegli autori che in qualche modo hanno prodotto "arte" e non solo "evasione".
A mio avviso in questo gruppo, per adesso, ci sono solamente i seguenti signori: Ballard, Lafferty e Lovecraft, in parte Dick e Young, pochissimo Zelazny (in pratica solo "Il signore dei sogni").
E quando faccio questi nomi non intendo dare valutazioni di merito o dire che sono i miei autori preferiti, semplicemente intendo dire che hanno fatto qualcosa di "diverso", anche rispetto ai grandi maestri del genere come Asimov, Brown, Heinlein, Clarke e compagnia... i signori sopra, a mio modesto parere, hanno prodotto dei libri che trascendono la letteratura d'evasione e che danno a volte le stesse emozioni che può dare la visione di un quadro o l'ascolto di una musica e che non stonerebbero nei programmi scolastici di letteratura.
Il mancato apprezzamento di Brussolo, almeno per quanto ho letto sinora, è indice di lettori che traggono emozioni dalla trama e dalla linearità del testo e che probabilmente non sono in grado di cogliere o apprezzare altri aspetti come la poesia o le immagini mentali che un testo riesce ad evocare.


Caro Maxpullo,
e allora Stanislaw Lem, Doris Lessing, Ray Bradbury, Kurt Vonnegut, Theodore Sturgeon dove li metti, tra gli artigiani della SF?
Secondo me dovresti allungare la tua lista...
Un saluto da ansible
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« Rispondi #13 data: 03 Aprile 2012, 18:32:17 »
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Citazione da: ansible il 03 Aprile 2012, 17:02:24



Caro Maxpullo,
e allora Stanislaw Lem, Doris Lessing, Ray Bradbury, Kurt Vonnegut, Theodore Sturgeon dove li metti, tra gli artigiani della SF?
Secondo me dovresti allungare la tua lista...
Un saluto da ansible



Ciao ansible,
io però parlavo di "immagini" e di "arte" (intesa poco chiaramente in senso visivo): Bradbury e Vonnegut erano due nomi che stavo per mettere in lista ma poi mi sono astenuto perchè loro più che altro sono stati forti per le "idee" e per i concetti che hanno esposto nelle loro opere piuttosto che per le immagini che ci hanno presentato. Hanno creato capolavori del pensiero, non dell'arte visiva. Per spiegarmi meglio è la stessa differenza che passa tra la visione di un quadro astratto e la lettura di una teoria filosofica convincente. E non parlo di "scrivere bene", ma di un certo tipo di prosa descrittiva o figurativa che crea panorami e visioni così come farebbe il pennello di un pittore.
La mia intenzione, cioè, era quella di citare scrittori nelle cui opere avevo trovato la stessa forza visionaria che avevo riscontrato in Brussolo (ed in Bunch), ma in effetti la tua osservazione è più che lecita perchè il concetto era piuttosto confuso ed ambiguo così come lo avevo espresso.
Poi, come ben sai, queste classificazioni lasciano un po' il tempo che trovano e non solo per la soggettività dei gusti, ma anche perchè ognuno interpreta gli scritti a modo suo ed in base alla sua personale esperienza: figurati che fino a qualche mese fa non mi sarei mai sognato di mettere Lafferty in una lista di "artisti", però adesso ogni volta che penso a lui mi vengono in mente l'immagine della valle che "si restringe", quella della bambina che si arrampica sulle rocce con movimenti simili all'acqua che zampilla e quella della grotta piena di "nonne" ed allora non posso proprio fare a meno di includerlo.
  
« Ultima modifica: 03 Aprile 2012, 19:22:45 di maxpullo » Loggato
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Re:I libri di Maxpullo
« Rispondi #14 data: 03 Aprile 2012, 20:43:54 »
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Citazione da: maxpullo il 03 Aprile 2012, 18:32:17


Ciao ansible,
[...] figurati che fino a qualche mese fa non mi sarei mai sognato di mettere Lafferty in una lista di "artisti", però adesso ogni volta che penso a lui mi vengono in mente l'immagine della valle che "si restringe", quella della bambina che si arrampica sulle rocce con movimenti simili all'acqua che zampilla e quella della grotta piena di "nonne" ed allora non posso proprio fare a meno di includerlo.
  

Su questo non posso proprio darti torto...
Un saluto da ansible
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