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Home Forum | La Fantascienza e gli altri generi... | Urania Mondadori | Discussione: I libri di Maxpullo 2011 «prec succ»
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  Autore  Discussione: I libri di Maxpullo 2011  (letto 18443 volte)
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Re:I libri di Maxpullo 2011
« Rispondi #75 data: 09 Maggio 2011, 13:44:31 »
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Mondi di donne: introduzione

La seconda scheda multipla di quest'anno la voglio dedicare ad una serie di romanzi di Urania che, in un modo o nell'altro, ci presentano avventure e storie alla cui base c'è la predominanza di quell'elemento femminile che Eymerich tanto disprezzava.
Bisogna però da subito intendersi sullo scopo che si prefigge questa scheda che non ha affatto la pretesa di trattare l'argomento relativo alla figura della donna nella fantascienza, ma bensì quello di presentare una serie di titoli accumunati da una caratteristica saliente: quella di immaginare storie, pianeti e situazioni sociali in cui la donna abbia il predominio sull'uomo e detenga di fatto il potere sociale.
Con una facile battuta mi verrebbe quasi da dire che "più fantascienza di così non si può", perchè non posso far a meno di osservare che, per quanto la nostra civilissima società occidentale pretenda di aver raggiunto quell'uguaglianza tra i sessi che la distingue, ad esempio, dal mondo islamico, nessuno potrà negare che questa pretesa è ben lungi dall'essere una realtà di fatto e che, ancora oggi in pieno XXI secolo, la donna sia una figura che ancora stenta a trovare la sua giusta collocazione in una società che più patriarcale di così non potrebbe essere.
Se sia stato il fatto di nascere dopo l'uomo, da una sua costola, oppure il fatto di esser stata strumento del diavolo per la cacciata dall'eden non è dato saperlo, ma la colpa che le donne si portano dietro è talmente grave che ancora oggi non riescono ad espiarla e, oltre a partorire con dolore, sono spesso costrette a rinunciare a questa loro prerogativa per riuscire a trovare un lavoro che sia degno di tale nome. Ed allora, offese, dileggiate, schiacciate ed oppresse da una società che è sempre più espressione del maschio, le donne si consolano pensando che questa distinzione dei ruoli è, in fondo, una legge di natura.
Ma la bellezza della fantascienza è anche quella di riuscire ad immaginare l'impossibile ed allora chi può dirci che i mondi di donne nati dalla fantasia di Poul Anderson, Mack Reynolds e degli altri autori non possano un giorno diventare una realtà?
Pur se con mille imbarazzi ed ingenuità le storie che saranno presentate in questa scheda multipla, anche se spesso sono filtrate attraverso la lente distorta del maschilismo, ci rappresentano dei mondi assolutamente possibili, delle società matriarcali che ci dimostrano, anche in modo convincente, come il predominio dell'uomo non sia affatto una cosa scontata.
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Re:I libri di Maxpullo 2011
« Rispondi #76 data: 09 Maggio 2011, 14:14:57 »
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Mondi di donne: il mito delle amazzoni, parte prima

Il mito delle amazzoni, le donne guerriere della mitologia greca, è forse uno dei clichè più sfruttati dagli autori di SF per riuscire a descrivere un tipo di società completamente matriarcale, anche se la rielaborazione del mito attraverso l'immancabile filtro maschilistico, finisce quasi sempre per produrre un genere di società che ha profonde deficienze perchè vìola una sorta di ordine costituito oppure finisce per riproporre in maniera speculare ed a ruoli invertiti gli stessi problemi della società patriarcale.
Il primo romanzo di questa breve rassegna sui "mondi di donne", non può essere altro che il celeberrimo classico "Le amazzoni" di Poul Anderson, Urania 563, di cui riporto il mio breve commento.

    Questo è un romanzo davvero simpatico e di facile lettura.
Pur senza essere un capolavoro, esso ci trasporta alla scoperta di un pianeta sconosciuto, posto su una rotta che normalmente viene evitata dalle astronavi per la presenza di non meglio identificati "gorghi".
Su questo pianeta, il giovane protagonista, scoprirà una civiltà composta di sole donne, discendenti di una colonia dimenticata (molto simile a quelle incontrate dagli eroi di Arthur Bertram Chandler) e vittima di un naufragio, le quali, sebbene tramandino di generazione in generazione il mito dell'Uomo, non hanno elementi noti per riuscire a riconoscerlo oggettivamente.
Tra imbarazzanti equivoci e le prime avvisaglie di un sentimento che le ragazze del pianeta trovano relativamente nuovo e difficile da comprendere, tra battaglie per il mantenimento dello status-quo o la conquista di un nuovo modus vivendi, l'avventura scorre agevolmente e senza intoppi fino al finale che in verità appare un po' scontato anche se niente affatto banale.
Ma, nonostante alcune ingenuità dovute al tempo trascorso dalla prima pubblicazione ed una certa sottile vena di maschilismo, il romanzo contiene a mio avviso alcuni spunti interessanti e non privi di un certo fascino, tanto per le simpatiche "scenette" delle ragazze che analizzano le proprie sensazioni di fronte al nuovo venuto, non riuscendo a mettere a fuoco le cause del loro disagio, quanto per l'analisi sociologica che, sebbene sbrigativa e semplicistica, appare certamente logica e plausibile, riuscendo ad immaginare l'istituzione e l'evoluzione di una società composta di sole donne che deve fare di necessità virtù per garantire la propria sopravvivenza in attesa che le leggende sull'Uomo divengano realtà...

Un romanzo buono e pieno di ottimi spunti, che, purtroppo, vengono sfruttati in modo rapido e semplicistico, facendo si che questo classico rimanga in definitiva solo ed esclusivamente un libro di intrattenimento, testimonianza di un'era avventurosa della prima fantascienza e destinato a non sopravvivere più di tanto al trascorrere del tempo.
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Re:I libri di Maxpullo 2011
« Rispondi #77 data: 14 Maggio 2011, 09:27:22 »
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Mondi di donne: il mito delle amazzoni, parte seconda

Che le amazzoni abbiano lasciato il loro segno nella fantascienza è fuor di dubbio, ma ci sono stati autori che, diversamente da Poul Anderson, hanno saputo rivisitare il mito in maniera alquanto originale ed interessante.

     Il risultato più insolito al proposito è, a mio avviso, rappresentato dall'omonimo romanzo "Le amazzoni" di Samuel Kimball Merwin Jr, Urania 76, di cui riporto il breve commento.

Bisogna ammettere che questo romanzo risente un po' degli anni trascorsi soprattutto a causa del linguaggio e di alcune espressioni che fanno sorridere nonchè per un vago senso di ingenuità che pervade un po' tutti i dialoghi ed i rapporti tra i personaggi; ma l'originalità della storia, il suo ritmo incalzante ed il colpo di scena finale che getta una luce nuova ed intrigante su tutta la vicenda ne fanno, nonostante tutto, una lettura ancora valida ed avvincente.
I personaggi molto ben caratterizzati e l'incipit che rapisce subito l'attenzione del lettore sono i principali punti di forza di un libro che, pur senza essere un capolavoro, rappresenta una rivisitazione interessante e nient'affatto banale dell'antico mito delle Amazzoni.
Ci sono forse poche trovate e quasi nessun vero spunto fantascientifico, ma questo rimane comunque un libro affascinante che fa passare il tempo e che merita senza dubbio più della sufficienza.

La storia immaginta da Merwin Jr è a metà strada tra il mito, il giallo (noir) e la fantascienza e, anche se non è un capolavoro indimenticabile, possiede due pregi fondamentali: il primo è quello di non annoiare mai il lettore e di mantenere una buona suspense fino alla fine, il secondo è quello di rivisitare il mito delle amazzoni alla luce di interessanti e plausibili premesse scientifiche.

Di tutt'altra pasta invece è il romanzo "Il segreto delle Amazzoni" di Mack Reynolds, Urania 471, in cui il mito è solo il pretesto funzionale allo svolgimento di una trama abbastanza inconcludente.

          Dopo aver letto "Genoa - Texcoco: zero a zero" e "Ed egli maledisse lo scandalo", mi aspettavo qualcosa in più da questo romanzo di Reynolds.
Gli spunti sulla società matriarcale, in f r amezzati da gustose rievocazioni sulla storia e sul mito delle amazzoni dell'antichità, risultano assai interessanti e costituiscono il vero succo della vicenda, ma la storia, assai banale, rende purtroppo la lettura abbastanza deludente anche se non mancano azione e colpi di scena.
Il terribile segreto evocato dalla quarta di copertina, "un segreto cosmico che non fa sorridere affatto", ci appare piuttosto come un miserrimo complotto interplanetario che di terribile non ha proprio nulla se non il fatto di essere rivelato a pezzi e bocconi con molta arte e maestria di scrittura, ma nulla di più.
Ottima la prima parte con molta storia, leggenda e molte intelligenti riflessioni sull'economia e sulla società umana, che probabilmente è il maggior pregio di tutti i romanzi di Reynolds, abbastanza deludente invece la seconda parte, quella con le rivelazioni ed i colpi di scena che, invece di sorprendere mi ha fatto quasi esclamare "tutto qui?".
La discreta la caratterizzazione dei personaggi, l'ottimo ritmo ed i gustosi dialoghi rendono la lettura facile e gradevole e fanno risultare il libro molto migliore di quanto non sarebbe.
Discreto ma niente di più.

E, dopo aver letto i tre romanzi presentati da Urania sull'argomento amazzoni, mi sento di dire che si tratta di tre libri assai diversi tra loro per argomento e spunti di riflessione che inducono sul mito: molto agile e leggero quello di Anderson, più articolato, scientifico e "cupo" quello di Merwin Jr e più "storico" e ricco di azione (anche se in parte deludente) quello di Reynolds.
La mia preferenza va senza dubbio al primo di questi tre romanzi che, pur tra mille difetti e ingenuità risulta alla fine avere un maggior grado di intrattenimento, ma anche gli altri due andrebbero letti per poter vedere le cose da un punto di vista meno "scontato".
« Ultima modifica: 14 Maggio 2011, 09:30:22 di maxpullo » Loggato
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Re:I libri di Maxpullo 2011
« Rispondi #78 data: 15 Maggio 2011, 19:31:31 »
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Mondi di donne: "Radio killed Vega invaders"

Nel libro di John Rackham "Pericolo da Vega", Urania 461, non c'è alcun riferimento al mito delle amazzoni, ma il mondo di donne da lui descritto si rivela per molti versi e per concezione straordinariamente simile a quello descritto nel romanzo "Le amazzoni" di Poul Anderson.

  Una trama grossomodo scontata in cui le sorti del conflitto, pur apparentemente disperate, non sembrano mai messe in discussione perchè la ruota della fortuna gira sempre dalla stessa parte ed una serie di grossolane ingenuità condite con un leggerissimo velo di maschilismo sono tra i principali difetti di questo romanzo.
Eppure, nonostante ciò, la storia è talmente scorrevole ed avvincente che questa straordinaria avventura si legge tutta d'un fiato ed alla fine se ne viene conquistati.
Poco importa se il misterioso nemico proveniente da Vega, apparentemente invincibile, si scopre essere in realtà vulnerabile ad una delle invenzioni più antiche e diffuse della Terra e ancor meno importa se un intero pianeta di donne sane, robuste ed intelligenti (anche se con scarse competenze tecniche) debba avere bisogno dell'aiuto di tre soli uomini per "scoprire l'acqua calda", ribellarsi e sfuggire alla dominazione nemica. Quello che davvero conta è che una volta aperto questo libro non lo si riesce più a chiudere e si viene costretti a seguire passo dopo passo le appassionati avventure dei tre naufraghi su un pianeta molto simile a quello immaginato da Poul Anderson nel suo celebre romanzo "Le amazzoni".
La caratterizzazione del protagonista attraverso i flashback iniziali che ripercorrono la sua storia familiare fino all'imbarco sulla nave da guerra risulta molto simpatica e indovinata, mentre la descrizione dei sentimenti delle donne del pianeta, la loro confusione, paura ed imbarazzo di fronte ai naufraghi, contribuiscono a rendere frizzante e gradevole la lettura. Nonostante tutto un buon libro.

Insomma, come già nel caso del romanzo di Anderson, questa è una storia ad alto grado di intrattenimento leggera e divertente che si legge veramente senza troppi problemi a patto di non soffermarsi troppo a riflettere sulla banalità e l'ingenuità di alcune trovate e situazioni.
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Re:I libri di Maxpullo 2011
« Rispondi #79 data: 21 Maggio 2011, 10:27:12 »
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L'altro Zelazny

Chi segue questa rubrica con assiduità ricorderà senz'altro il mio scambio di impressioni con ansible subito dopo la mia lettura/commento/recensione di "Strada senza fine". In quell'occasione misi alla scheda un titolo che velatamente alludeva all'incapacità di Zelazny di scrivere qualcosa di decoroso, poi, sulla scia delle indicazioni di chi conosceva l'autore meglio di me, riscrissi il titolo della scheda e mi ripromisi di leggere altri titoli prima di emettere giudizi, ma la scottatura era stata così forte che mi servì tempo prima di attuare il proposito.
Oggi, a quasi un anno di distanza da questo evento, dopo la lettura di "Signore della luce" che ha molto favorito la "riconcicliazione" con questo autore e prima di accingermi a leggere "Signore dei sogni", accompagnato da un pressochè unanime coro di consensi (con gli autorevoli pareri di ansible e marben in testa), mi ritrovo piacevolmente "spaccato a metà": da un lato la memoria di inenarrabili nefandeze mi frena, dall'altro una curiosità vorace mi spinge a leggere altri lavori di questo autore.
Mentre le pagine del libro che ho in lettura diminuiscono e mi avvicinano sempre più all'attesissimo "Signore dei sogni", ho però ancora una lettura di Zelazny da raccontare, una lettura che, subito dopo il colpo di "Strada senza fine", mi aveva in parte conquistato e che voglio riproporre oggi come sorta di buon auspicio a quello che seguirà... sto parlando de "La pista dell'orrore", Urania 492, di cui riporto il commento.

    Dopo aver letto "Terra di mutazioni", "Strada senza fine" e "Un bivio nel passato", mi pare quasi impossibile che Zelazny possa aver scritto dei capolavori, ma se lo dice qualcun altro allora mi voglio fidare: intanto però devo dire che questo romanzo è stata per me una vera sorpresa. Dall'idea che mi ero fatto di questo autore, infatti, mai avrei immaginato che potesse scrivere un libro che avesse un senso e seguisse un filo logico presentando una storia coerente con un capo e una coda.
E invece questo libro, non solo ha una trama, ma addirittura anche un significato: pur nella sua brevità, infatti, esso riesce ad appassionare perchè ci mostra il continuo processo di crescita del protagonista da fuorilegge ad eroe, mano mano che la sua impresa si avvicina a conclusione.
In verità Zelazny non si è sprecato più di tanto ad inventare creature e situazioni nel suo allucinante e devastato mondo post-atomico, ma riesce a coinvolgere il lettore nell'avventura quel tanto che basta per rendere il libro una lettura più che discreta e questo è già un notevole passo avanti rispetto ad altre letture di recente memoria.

Diciamo quindi che questa lettura è stata una sorta di passetto intermedio verso la riabilitazione: anche se nel commento non mi sono voluto sbilanciare più di tanto, viste le precedenti delusioni, si intravedono comunque già quegli sprazzi di sereno che la lettura di "Signore della luce" ha contribuito grandemente ad allargare.
Comunque vada la lettura di "Signore dei sogni", appassionante o deludente che sia, entro l'anno mi ripropongo di leggere anche "Io l'immortale" e "Creature della luce e delle tenebre": prima della fine di questa "triade" però terrò la bocca ben chiusa ed eviterò di emettere ancora giudizi frettolosi.
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Re:I libri di Maxpullo 2011
« Rispondi #80 data: 21 Maggio 2011, 12:58:21 »
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Citazione:
Comunque vada la lettura di "Signore dei sogni", appassionante o deludente che sia, entro l'anno mi ripropongo di leggere anche "Io l'immortale


A questo punto leggiti pure Metamorfosi cosmica.
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Re:I libri di Maxpullo 2011
« Rispondi #81 data: 21 Maggio 2011, 13:22:35 »
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Io sono partito con Zelazny dall'eccellente Massimo a lui dedicato, che ne ha fatto immediatamente uno dei miei preferiti. Ho poi letto altre robe qua e là (non male l'antologia Fuoco e gelo, con alcuni racconti davvero di classe), fino a che ho pescato (non dico come perché me ne vergogno) il mitico Fantacollana di Signore della luce con magistrale copertina di Thole, altro capolavoro. Il problema del Nostro è che a un certo punto si è tipo stufato di scrivere ma non dei soldi correlati, o ha deciso di prendere per il culo il mondo dell'editoria e i lettori arricchendosi allo stesso tempo grazie alla fama delle sue prime opere, oppure le opere le ha scritte suo figlio di dieci anni, o qualche altro tipo di crisi a me ignota. Insomma, è diventato, parafrsando Poe, un altro: un po' la fine fatta da Lucio Dalla o Antonello Venditti a partire dagli anni '80, se questo rende chiara l'idea.
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Re:I libri di Maxpullo 2011
« Rispondi #82 data: 21 Maggio 2011, 13:25:37 »
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Citazione da: marben il 21 Maggio 2011, 12:58:21


Citazione:
Comunque vada la lettura di "Signore dei sogni", appassionante o deludente che sia, entro l'anno mi ripropongo di leggere anche "Io l'immortale


A questo punto leggiti pure Metamorfosi cosmica.

Io ci aggiungerei anche almeno l'antologia del Nostro edita da Fanucci, anche se per me la cosa più bella scritta da Zelazny è "Per un respiro io indugio" romanzo breve che potete trovare su Robotica della Nord
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Re:I libri di Maxpullo 2011
« Rispondi #83 data: 21 Maggio 2011, 13:45:35 »
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Citazione da: tehom il 21 Maggio 2011, 13:25:37


Citazione da: marben il 21 Maggio 2011, 12:58:21


Citazione:
Comunque vada la lettura di "Signore dei sogni", appassionante o deludente che sia, entro l'anno mi ripropongo di leggere anche "Io l'immortale


A questo punto leggiti pure Metamorfosi cosmica.

Io ci aggiungerei anche almeno l'antologia del Nostro edita da Fanucci, anche se per me la cosa più bella scritta da Zelazny è "Per un respiro io indugio" romanzo breve che potete trovare su Robotica della Nord


La montagna dell'infinito era già stata suggerita come lettura indispensabile per conoscere il miglior Zelazny. Forse però lo avevo fatto in un messaggio privato a Max.
Per un respiro io indugio potrebbe in effetti essere la cosa migliore scritta dal nostro. Nonostante alcune porcate Zelazny rimane uno degli autori più importanti del periodo 60/70. Partito da una quasi imitazione di Bradbury (Una rosa per l'ecclesiaste) era arrivato poi ad un suo personalissimo mix di fantascienza anche piuttosto avventurosa e fantastico con molti riferimenti mitologici e religiosi ed ad uno stile letterario prezioso ma non lezioso (scusate la cacofonia). Devo dire che quando appresi della sua prematura dipartita mi dispiacque assai, nonostante le porcate che ci aveva propinato in certi momenti della sua carriera. Tutto perdonato Roger, insieme a Bradbury, Leiber e pochi altri sei stato il miglior stilista della fantascienza.
« Ultima modifica: 21 Maggio 2011, 14:19:43 di marben » Loggato
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Re:I libri di Maxpullo 2011
« Rispondi #84 data: 03 Giugno 2011, 23:31:38 »
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La più grande storia mai raccontata - prima parte

La storia di 2001 (specialmente nella versione cinematografica, girata decenni prima delle magie della computergrafica) è, a mio modesto parere, la più grande creata in tutta la storia della fs.
(marben)

Da questa frase ho tratto finalmente l'ispirazione per iniziare a scrivere questa scheda multipla dedicata al ciclo di romanzi più famoso della fantascienza moderna, che inizia con quel "2001 Odissea nello spazio" dietro la cui genesi si cela il lavoro a quattro mani di due menti di prim'ordine: il regista Stanley Kubrick e lo scrittore Arthur Charles Clarke.
I motivi di questa collaborazione sono ben noti e documentati: Kubrick, infatti, contattò Clarke perché necessitava di un buon soggetto di fantascienza per un film che esprimesse il rapporto tra l'uomo e l'universo; scartando varie proposte alla fine Kubrick scelse il racconto "La sentinella". Toccò quindi a Clarke sviluppare la storia, ma egli lo fece anche con la stretta consulenza del regista al punto che i due autori si sentivano ogni giorno per portare avanti il progetto: in questo modo romanzo e film si svilupparono parallelamente, realizzando una collaborazione tra media differenti assolutamente unica e originale per l'epoca in cui fu attuata.
Trovo che quella di marben sia una frase particolarmente appropriata non solo perchè la condivido in pieno, ma anche perchè in qualche modo essa sembra riecheggiare il mio entusiastico commento al romanzo stesso che vi riporto qui di seguito.

           Senza alcun dubbio una delle storie più affascinanti di tutta la fantascienza: Clarke riesce in maniera magistrale ed originale non solo a spiegare l'evoluzione dell'intelligenza sulla Terra ed a raccontare una straordinaria avventura di esplorazione delle meraviglie e dei misteri del sistema solare, ma anche a dare, non so quanto volontariamente, una idea molto affascinante del divino.
I personaggi nati dal genio suo e di Kubrick, inoltre, grazie anche alla versione cinematografica della storia, sono entrati di diritto nell'immaginario colletivo, divenendo delle vere e proprie icone della fantascienza, conosciuti ed apprezzati anche dai non appassionati del genere.
Ma, al di là di questo, il motivo principale che mi ha fatto apprezzare, anzi letteralmente "godere", questa lettura è stata l'immensa impareggiabile capacità di Clarke di saper descrivere le meraviglie del cosmo e di riuscire a raccontare tanto bene il senso di smarrimento e di stupore provato da chi se le trova davanti; un pregio questo che caratterizza gran parte della sua produzione e che rende godibile e interessante ogni sua opera.
L'unico difetto di questo rormanzo è l'inconcepibile (ed incomprensibile) "svarione" finale per cui la Discovery si attesta attorno all'orbità di una luna di Saturno, anzichè di Giove come invece accade nel film: questa discrepanza, trascurabile ancorchè si legga solo il presente romanzo, diviene grave qualora si leggano le altre storie del "ciclo".
Al di là di questo, per me questo è uno dei classici fondamentali della fantascienza di tutti i tempi ed è anche un capolavoro immortale, da leggere e rileggere a volontà per tornare bambini e godere di una indimenticabile favola che parla del nostro pianeta, dei mondi a lui vicini e delle origini della civiltà umana.

Quello "svarione" cui mi riferisco (e che un po' rovina il senso del mio commento) è in realtà un "bug" perfettamente documentato e descritto dallo stesso Clarke nel capitolo "Mission to Jupiter" del libro "The lost worlds of 2001" e la cui motivazione è da ricercarsi nella particolarissima forma di collaborazione tra lui e Kubrick.
La storia originale, infatti, prevedeva che la destinazione della missione della Discovery fosse il pianeta Saturno, ma la difficoltà di realizzare la scenografia del pianeta con gli anelli indusse Kubrick a modificare la sceneggiatura, spostando l'azione su Giove, mentre Clarke preferì dapprima mantenere l'ambientazione originale per poi proseguire con il filone "gioviano" per le storie successive.
A dire il vero devo ringraziare il buon attiliosfunel che mi ha segnalato la cosa immediatamente dopo il mio "commento a caldo", ma anche io, come Clarke, ho preferito lasciare inalterato il mio scritto perchè anche io, come Clarke, amo raccontare e ricordare questo genere di aneddoti.
E visto che questa scheda è un nuovo "team up" con l'altra mia rubrica, per questa volta non citerò nessuna edizione particolare dei volumi del ciclo, ma farò riferimento ai volumi virtuali che usciranno tra "I capolavori di Maxpullo".

( ... continua ... )  
« Ultima modifica: 04 Giugno 2011, 07:17:54 di maxpullo » Loggato
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« Rispondi #85 data: 08 Giugno 2011, 22:26:01 »
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La più grande storia mai raccontata - seconda parte

Accade raramente che un sequel riesca ad eguagliare il successo del primo capitolo, eppure, a mio avviso, "2010 Odissea due" è un capolavoro addirittura superiore alla storia di cui è la naturale prosecuzione, così come il film che ne è stato tratto "2010, l'anno del contatto" è, per me, infinitamente migliore del tanto celebrato film di Kubrick.
Laddove, infatti, Kubrick ha cercato un po' troppo la perfezione scenica finendo per creare un film che risulta noioso per lunghi tratti, il meno celebre film di Peter Hyams tende a privilegiare maggiormente l'azione ed in un susseguirsi di colpi di scena riesce ad avvincermi ogni volta che lo vedo, proprio come se fosse la prima volta.
L'altro fattore che mi fa preferire il secondo capitolo della saga è rappresentato proprio dalla storia in se: mentre, infatti, 2001 era un racconto ricco di pathos, di "sense of wonder" e di mistero, 2010 possiede, ai miei occhi, il raro pregio di essere autoconclusivo e di raccontare una storia praticamente perfetta che spiega in modo meraviglioso tutti i quesiti rimasti aperti dal primo capitolo.
Di seguito il mio entusiastico commento al libro.

     A mio giudizio, non avendo ancora letto il ciclo di "Rama" e gli altri seguiti di 2001, questo è il miglior libro di Clarke in assoluto: migliore anche del primo romanzo di cui condivide tutto il fascino e la magia, ma che supera per la capacità di trasmettere emozioni.
Sin dalle prime battute non c'è un attimo di tregua per il lettore: dal fascino dell'operazione di recupero dell'astronave "Discovery", alle sorprese della vicenda dell'astronave "Tsien", fino alla riaccensione di Hal 9000 ed alla stupefacente sorpresa finale, passando per le magistrali apparizioni dello "spettro" di David Bowman, la trama procede serratissima, condotta da un maestro della fantascienza, all'apice della sua vena creativa.
Il romanzo è tra l'altro assai più fedele alla sceneggiatura del film diretto da Peter Hyams di quanto no lo fosse il primo capitolo rispetto al film di Kubrik. Ciò crea senza dubbio qualche "piccolo fastidio iniziale" per le discrepanze che ci sono tra la fine di 2001 e l'inizio del presente volume, ma il fatto è assolutamente trascurabile di fronte al meraviglioso kolossal che Clarke proietta davanti agli occhi della nostra mente.
Personalmente ho riscontrato un unico "difetto", anche se non è proprio corretto chiamarlo tale: la figura di Hal 9000 mi è parsa forse un po' opaca, sbiadita e meno efficace rispetto a quella che giganteggia nel lungometraggio, ma essere innamorati del film, delle sue battute e della sua poesia, non deve significare sminuitre uno dei libri più belli di fantascienza mai scritti. Tra l'altro nel volume non si riscontra quell'artefatto clima da "guerra fredda" che invece era una delle caratteristiche meno originali del film.
Ancora  una volta, comunque, Clarke riesce a sorprenderci, regalandoci una favola in cui non solo l'uomo non è più il protagonista assoluto del creato, ma in cui deve iniziare a fare i conti con un cosmo che gli può riservare più sorprese di quante riesca anche lontanamente ad immaginare.

E, visto che un solo romanzo non può bastare per contenere tutte queste sorprese, Clarke, da bravo scrittore, conclude il suo libro con una immagine particolarmente poetica degli Europeani, della loro nascente civiltà, che volutamente o incidentalmente richiama le pagine iniziali di 2001: sembra quasi che nel farlo egli stia idealmente chiudendo un cerchio, ma in realtà, proprio dalle ultimissime parole scopriamo che la figura che sta disegnando è invece una spirale, la cui traiettoria ci proietta verso nuove storie la cui bellezza possiamo solo vagamente intuire.
Ed alla fine della lettura o della visione del film non si può non esclamare: grazie Clarke!

( ... continua ... )
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Re:I libri di Maxpullo 2011
« Rispondi #86 data: 22 Giugno 2011, 19:28:18 »
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La più grande storia mai raccontata - terza parte

Se 2001 e 2010 hanno fatto un po' quasi la storia della fantascienza, i due seguiti della saga sono invece passati quasi in sordina, con pochissime edizioni e quasi nessuna recensione che valga la pena di leggere.
Eppure, nonostante già inizino ad avvertirsi i primi "scricchiolii" nella trama generale, devo dire che ho trovato "2061 Odissea tre" un libro molto piacevole ed avventuroso.

   Può forse stupire il fatto di ritrovare il dottor Heywood Floyd come ultracentenario protagonista di una serie di avventure mozzafiato, mentre non stupisce affatto la considerazione che l'umanità, progenie di Adamo ed Eva, veda nell'unico mondo che gli è stato proibito una sorta di sfida da raccogliere ad ogni costo: quello che però veramente va ammirato è la maestria con cui Clarke riesce a condurre un gioco difficilissimo, quello di creare una storia degna di esser letta e di riuscire a stupire anche dopo aver digerito i mirabili avvenimenti dei primi due capitoli.
Che ci sia riuscito è testimoniato dal mio entusiastico commento.

Ottimo romanzo che sfrutta abilmente la fortunata scia di 2001 e 2010 per proporre una storia tutto sommato avvincente anche se con molto meno mordente rispetto ai due episodi precedenti.
Come di consueto, Clarke propone una trama ricca di avvenimenti e di quel "sense of wonder" che caratterizza gran parte della sua produzione, ma senza brillare in maniera particolare, riproponendo in una diversa ottica e ambientazione una situazione simile a quella narrata in "Polvere di luna".
Si rimane a bocca aperta di fronte allo spettacolo offerto dalla cometa di Halley e si resta senza fiato contemplando la maestosità del Monte Zeus o la sconvolgente ricchezza di vita organica nell'oceano del mondo "proibito" di Europa, ma, se si va a stringere il romanzo è davvero tutto qui, nella grande capacità di Clarke di saper descrivere le meraviglie del cosmo, al punto che, solo al termine della lettura, si scopre che si è fatto un passetto davvero minuscolo nel percorso di rivelazione del mistero che avvolge le entità note come il "monolito".
Il finale è molto rapido ed inoltre sfrutta un po' troppo parole, descrizioni ed immagini dei primi due romanzi, ma alla fine della lettura non si può non ammirare l'arte di un grande maestro dell'intrattenimento e soprattutto non si può non dare una ottima valutazione al suo libro.

Insomma, davvero un libro da leggere tutto d'un fiato per stupirsi una volta ancora del genio di questo grandissimo interprete della fantascienza.

( ... continua ... )
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Re:I libri di Maxpullo 2011
« Rispondi #87 data: 30 Giugno 2011, 21:59:39 »
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La più grande storia mai raccontata - quarta parte

Nel 1997 Clarke decise di "arricchire" la saga iniziata con "2001 Odissea nello spazio" di un nuovo capitolo.
Ho messo le virgolette perchè, a mio avviso, il volume conclusivo non rappresenta affatto un arricchimento della bella favola che Clarke ci aveva fatto conoscere con i primi tre romanzi, ma bensì un sequel inopinatamente pessimistico che finisce per rovinare la grandiosa maestosità dell'affresco cosmico sino a quel punto costruito.
La "rivelazione" della verità che si cela dietro la figura benigna del Grande fratello e sulla civiltà dei monoliti può rappresentare un vero chock per gli appassionati della serie e secondo me sarebbe stato assai meglio concludere il tutto con i deliziosi interrogativi posti alla fine di "2010 Odissea due", lasciando immutato tutto il mistero ed il sense-of-wonder dei primi due capitoli.
Tutta la mia delusione traspare evidentissima dal mio commento al libro.

Ci sono cose tristi che purtroppo devono succedere: per squallidi motivi di business anche Rocky Balboa ogni tanto deve ritornare sul ring a dimostrare quello che vale a distanza di decenni ed a questa assurda necessità non sfugge nemmeno il povero Clarke, costretto (voglio sperare suo malgrado) a distruggere con questo mestissimo ultimo capitolo, uno dei sogni più belli mai fatti dalla fantascienza sul futuro dell'umanità.
Già 2061 era ben lontano dalla maestosità di 2001 e 2010, ma almeno aveva il pregio di lasciare intatte le speranze ed i sogni per il futuro e di non raccontare una storia tanto insensata quanto inutile e crudele come questo 3001.
Sinceramente ho fatto fatica a mandar giù il colpo di scena iniziale, con il "fortuito recupero" di quelo che sarà protagonista del libro, ma alla fine sono riuscito a superare lo chock pregustando chissà quale rivelazione dovesse darci questo capitolo conclusivo.
Ma la scialba missione del "protagonista" sulla solita Europa, le medesime descrizioni che già erano apparse nei volumi precedenti e soprattutto il miserrimo e sciagurato finale mi hanno lasciato un velo di tristezza e delusione (che spero sbiadirà con il tempo), facendomi anche comprendere perchè questo capitolo conclusivo della saga abbia avuto, diversamente dai precedenti, pochissime edizioni.
Unica nota positiva è l'interessante riflessione sul rapporto tra uomo e religione che accompagna quasi tutta la lettura e che si conclude con il rapido "deicidio" che sfregia i capitoli finali.
Bisogna però intendersi: il giudizio è completamente negativo solo se il libro viene paragonato agli altri precedenti; se invece lo prendiamo come un romanzo a se stante, ignoriamo che interi paragrafi siano ripresi di sana pianta dai volumi precedenti e soprattutto se non accompagnamo la lettura a grandi aspettative, allora, come di consueto, sarà bello essere guidati da un Clarke forse un po' fuori forma, ma pur sempre scrittore di razza, alla scoperta di cosa il futuro ha in serbo per l'uomo. Ed il risultato sarà un libro senz'altro discreto.

La mia speranza è che nessuno scrittore di SF in futuro si senta in dovere di prendere l'eredità di Clarke, aggiungendo un ulteriore (inutile) capitolo alla saga.
Eppure, nonostante sia rimasto deluso da questo capitolo finale, continuo a pensare che il ciclo di "Odissea nello spazio" nella sua interezza, per le sue riflessioni sull'intelligenza e sull'universo, ma soprattutto per il senso di meraviglioso che riesce a suscitare, sia senza alcun dubbio una delle cose migliori mai prodotte sino ad oggi in ambito fantascientifico.
« Ultima modifica: 01 Luglio 2011, 00:01:28 di maxpullo » Loggato
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Re:I libri di Maxpullo 2011
« Rispondi #88 data: 30 Giugno 2011, 23:08:31 »
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Citazione da: maxpullo il 30 Giugno 2011, 21:59:39

La mia unica speranza è che nessuno scrittore di SF in futuro si senta in dovere di prendere l'eredità di Clarke, aggiungendo un ulteriore capitolo alla saga.


iogy, che ideona per l'ultimo racconto della ns. raccolta!
"2.001.000 - Odissea nello Spazio Riservato", mille avventure a bordo del Minimetrò!!!
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Re:I libri di Maxpullo 2011
« Rispondi #89 data: 05 Luglio 2011, 22:28:16 »
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Un libro esaltante

Anche se le mie giornate sono molto diverse da quelle degli scorsi anni per due motivi ben precisi che quasi tutti voi conoscete, ogni tanto mi capita ancora di dare uno sguardo qua e là nei libri in vendita e se scorgo un "vecchio amico" l'istinto del collezionista si rifà vivo ed il tentativo di accaparrarmelo mi porta anche a compiere alcune pazzie.
Se poi il vecchio amico in questione è anche un mio vecchio pallino come l'introvabile "Giù nella cattedrale" di Philip Kindred Dick, rarissimo Galassia 235, penso si possa pienamante giustificare anche il fatto che l'abbia preso ad un asta on-line finendo per pagarlo quasi quanto due scatole di latte in polvere dell'Humana.
Tenerlo per la prima volta tra le mani con la sua copertina rossa, con la plastica protettiva di cui il saggio venditore lo aveva dotato capendone il valore, mi ha dato quasi le stesse emozioni che mi aveva dato un altro cimelio, l'Urania 323bis, acquistato di getto in un'altra vita, ed il fatto che un caro amico collezionista, in visita alla mia libreria, lo abbia subito notato tra gli altri volumi mi ha riempito di vero orgoglio.
Confesso che avevo quasi paura a leggerlo, un po' per il timore di rovinarlo ed un po' per il timore che potesse deludermi, ma fortunatamente non è successa nè l'una, nè l'altra cosa.

         Definire "strano" un romanzo di Dick non è una cosa originale, ma è il primo aggettivo che mi viene in mente dopo la lettura di questo libro.
Imparentato certamente con le sue opere migliori, trovo che questo suo "Giù nella cattedrale" abbia diversi punti di contatto con "Le tre stimmate di Palmer Eldritch" (le riflessioni sul concetto di divinità immanente e l'inquietante figura del Glimmung), con "Ubik" (gli ossessivi ed insensati messaggi pubblicitari recitati radiofonicamente) e con entrambi questi capolavori (il concetto di "fusione" delle menti per vivere una sconcertante esperienza extra corporea).
Non è possibile dare una interpretazione univoca della trama perchè farlo significherebbe distruggere tutto o in parte il fascino di una avventura che sembra la meravigliosa trasposizione di una inimmaginabile impresa onirica: in meno di 200 pagine Dick, prendendo a pretesto una trama pseudo-fantascientifica, riesce a raccontarci dell'eterna lotta tra il bene ed il male, dell'eterno dilemma tra predestinazione e libero arbitrio, nonchè a rivisitare il concetto di divino più e più volte, presentandoci una creatura che, sebbene non onnipotente, è abbastanza potente da essere accumunabile ad un dio per le creature cui si manifesta.
Non mancano poi interessanti (e dissacranti) riflessioni sulle religioni umane e sulla figura del Cristo.
Insomma, un mix di tutte le idee, immagini e tematiche proprie del miglior Dick di sempre, opportunamente shakerate e condite con una storia interessante che cattura l'attenzione sin dalle prime pagine per un romanzo praticamente perfetto, inspiegabilmente ignorato dall'editoria italiana e addirittura dagli stessi fan di Dick.

E, vista la straordinaria congerie di emozioni legate all'acquisto ed alla lettura di questo romanzo, non potevo davvero aspettare la sua (prossima?) edizione nella collana "I capolavori di Maxpullo" per inserirlo in questa mia rubrica.
Attendendo il parere degli altri su questo volume più unico che raro, l'ho riposto nella mia libreria con la stessa cura che ho avuto per i primi Urania e per il 323bis.
Se vi capita tra le mani acquistatelo e leggetelo.
Ne vale la pena.  
« Ultima modifica: 05 Luglio 2011, 22:33:19 di maxpullo » Loggato
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