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Home Forum | La Fantascienza e gli altri generi... | Urania Mondadori | Discussione: I libri di Maxpullo 2011 «prec succ»
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  Autore  Discussione: I libri di Maxpullo 2011  (letto 18416 volte)
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Re:I libri di Maxpullo 2011
« Rispondi #60 data: 23 Marzo 2011, 07:44:37 »
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Citazione da: marben il 22 Marzo 2011, 22:17:36


Si certo, del resto sono intervenuto già parecchie volte..mi riferivo al fatto di aver collegato un libro alla mia vicenda biografica, che è più nel tuo stile che non nel mio.



Vuol dire che ti ho contagiato...
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Re:I libri di Maxpullo 2011
« Rispondi #61 data: 23 Marzo 2011, 09:05:20 »
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Citazione da: marben il 22 Marzo 2011, 23:00:36

  



  



Citazione da: maxpullo il 23 Marzo 2011, 07:43:50

Con Dick può succedere di rimanere spiazzati, soprattutto perchè non sempre le sue trame sono "lineari".


Si, come ho scritto può anche darsi che l'abbia letto in un periodo poco propizio (poco prima del periodo degli esami ). Di sicuro prima o poi lo rileggerò, e di sicuro leggerò Ubik in un futuro che non sia troppo remoto
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Re:I libri di Maxpullo 2011
« Rispondi #62 data: 24 Marzo 2011, 12:46:23 »
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Caro Maxpullo, già con il tuo commento a novembre mi avevi fatto venir voglia e quindi mi sono anticipato con il libro già pronto sullo scaffale...Modalità "autobio on": anche per me "L'uomo dei giochi a premi" è stato il primo libro di Dick che ho letto, seguito da Ubik...
Noto con piacere che il lieto evento non ti ha "distratto" troppo dalle letture!!
« Ultima modifica: 24 Marzo 2011, 12:46:40 di AgenteD » Loggato
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Re:I libri di Maxpullo 2011
« Rispondi #63 data: 25 Marzo 2011, 23:50:22 »
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Il fascino del grottesco - parte seconda

In una delle prime schede dello scorso anno presentai in termini più o meno entusiastici i due romanzi di Lonsdale pubblicati su Urania che, assai intelligentemente, parodiavano i cosidetti B-Movies. Nonostante il linguaggio e la "forza" di alcune situazioni descritte, i due romanzi sul Drive-in si erano rivelati per me una piacevolissima sorpresa ed altrettanto sorprendente è stato ritrovare "La notte del Drive-in" addirittura nell'elenco dei 100 miglior titoli di SF di sempre pubblicato in un articolo su Delos che, per quanto arbitrario, non era comunque del tutto da buttare.
Nello stesso articolo si trova anche un altro volume che, altrettanto grottesco ed altrettanto "forte" per le situazioni che descrive, non ha mancato di colpire la mia attenzione quando l'ho letto qualche settimana fa. Sto parlando di "Condominium" di James Graham Ballard, Urania 707, di cui riporto il commento.

    Questo libro è l'esempio migliore possibile di come uno scrittore di razza possa raccontare di tutto, riuscendo ad avvincere e convincere anche senza avere granchè da raccontare.
Il titanico condominio nato dalla fantasia di Ballard non ha in verità nessun motivo reale per trasformarsi nel teatro di guerra e follia che ci viene presentato sin dalle primissime battute del libro e nessuna spiegazione viene data per giustificare, almeno in parte, il progressivo inarrestabile degrado del comportamento dei suoi occupanti: Ballard si limita a mettersi alla finestra (e noi con lui) ed a documentare freddamente e spassionatamente il progredire di una follia che nemmeno la Nebbia di Herbert sarebbe riuscita a provocare.
Eppure, come i personaggi del romanzo si sentono quasi soffocare nel mondo esterno al condominio e non vedono l'ora di tornare la sera nel loro ambiente per dar vita a nuove nottate di guerriglia e violenza, così io, ogni sera, non vedevo l'ora di riprendere il libro, per leggere avidamente le sue pagine.
Riuscire ad analizzare i motivi del fascino magnetico di questo capolavoro, il primo romanzo di Ballard che mi sia davvero piaciuto da cima a fondo, non è una impresa facile: da una parte c'è la formidabile comicità ispirata dalle descrizioni della follia dilagante tra i condomini e del loro delirante comportamento, ma da un'altra c'è senza dubbio la grande capacità dell'autore nel riuscire a descrivere fatti e situazioni drammatiche in un modo tale che sembra quasi di leggere una poesia d'amore.
Ma il motivo di fondo è probabilmente quello più scomodo da ammettere: in una società che impone regole di vita strettissime e comportamenti governati da una certa qual rigidità, si può rimanere attoniti (per non dire affascinati) di fronte ad un modello di comportamento che abbatte quasi del tutto le convenzioni cui siamo abituati, quasi un tornare bambini e poter fare di tutto senza curarsi delle conseguenze.
Un capolavoro su cui riflettere.

E se quindi dovesse capitarvi di sentirvi irritati perchè il cane del vostro vicino abbaia durante la notte, o perchè l'ascensore si blocca sistematicamente durante il week-end, o perchè il citofono fischia, o perchè l'autoclave si guasta o anche semplicemente perchè non vi piace il modo in cui non vengono rispettate le linee che delimitano i posti auto, non preoccupatevi: leggete questo geniale e grottesco romanzo di Ballard e scoprirete che un modo di risolvere per il meglio le piccole beghe della vita condominiale esiste sempre.
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Re:I libri di Maxpullo 2011
« Rispondi #64 data: 30 Marzo 2011, 19:26:31 »
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Due occasioni sprecate... davvero?

Nel mio ambizioso programma di "riscoperta" dei classici della fantascienza, intrapreso per questo 2011, mi sono imbattuto in diversi romanzi che hanno in parte deluso le mie aspettative, ma due di questi in particolare li ho trovati davvero difficili da valutare, in primis perchè opera di autori considerati tra i massimi del genere e secondariamente perchè le entrambe le storie avevano degli spunti felicissimi che gli autori non sono, a mio avviso, riusciti a sfruttare.
Di seguito il mio commento ad entrambi i libri.

    Nonostante tutto il mio amore e la mia ammirazione per Robert Anson Heinlein e nonostante questo libro me lo avesse in qualche modo indicato mia figlia Silvia, ho trovato il suo "I figli di Matusalemme", Urania 584, un romanzo abbastanza datato e noioso al punto da annullare quasi del tutto le felici premesse iniziali.
La cosa più evidente, a mio avviso, è la quasi completa mancanza di un messaggio: le peregrinazioni di questi pseudo-immortali per l'universo, infatti, sembrano trascinarsi abbastanza stancamente senza un vero capo nè una vera coda, senza contare che tutta la trama appare un po' forzata, sin dalle prime battute con la rocambolesca fuga dal pianeta ed anche tutta la questione dell'accettazione della diversità da parte della razza umana è sfiorata solo superficialmente.
Mi sento di salvare solo l'idea centrale della storia con il gruppo di longevi divisi dall'umanità a causa del loro segreto, ma mi sarei aspettato una trama completamente diversa, magari che esplorasse un po' più approfonditamente la storia delle famiglie nel corso dei secoli, con un intreccio simile a quello de "I signori del tempo" di Tucker.
Forse il problema è proprio quello di aver in parte deluso le mie aspettative, ma senza dubbio non mi sento di considerare questo libro all'altezza di tutti i capolavori che Heinlein ha saputo regalarci nel corso della sua carriera.
Probabilmente leggendo le altre storie del ciclo di Lazarus Long (o anche una edizione meno soggetta a tagli) potrei anche arrivare ad appassionarmi all'argomento, ma questo libro, letto singolarmente, così com'è, rimane un romanzo discreto ma nulla di più.
     
    La premessa fondamentale al mio commento su "Il paradosso del passato" di Robert Silverberg, Urania Classici numero 211, è che io adoro le storie di viaggi nel tempo.
Nonostante questo, tuttavia, ho fatto fatica ad apprezzare questo libro ed anche se la sua lettura è stata rapida e per certi versi coinvlgente, non posso dirmi del tutto soddisfatto.
L'errore fondamentale che accumuna l'autore del libro al suo protagonista è senza dubbio l'eccesso di fiducia: la presunzione di conoscere l'argomento viaggi nel tempo in ogni suo aspetto, infatti, induce Silverberg a ritirarsi dalla scena dopo un ottimo inizio di romanzo ed a lasciare letteralmente carta bianca al suo "becero" personaggio che, a sua volta, dopo aver tentato di convincerci che l'unico scopo dei viaggi nel tempo sia il turismo sessuale (meglio se accompagnato da una sorta di morbosa attrazione verso la possibilità di accoppiarsi con i propri antenati) commette l'errore di sottovalutare le insidie dei paradossi, finendo per autodistruggersi.
Il grande torto di questo romanzo è proprio quello di aver ridotto l'affascinante possibilità dei viaggi nel passato al soddisfacimento dei propri impulsi sessuali: tutti i personaggi, infatti, dalle guide temporali ai visitatori, ambiscono solo alla copula e le visite a scopo culturale durante i grandi eventi della storia divengono il pretesto per un surreale caleidoscopio di accoppiamenti che coinvolgono regine ed imperatrici nemmeno si trattasse di prostitute professioniste.
Alla fine mi rimane l'impressione di un romanzo costruito bene, pieno di trovate intelligenti ed originali ma gestito in modo troppo approssimativo e semplicistico, con un personaggio grossolano, volgare e fracassone che con le sue azioni distrugge sistematicamente quanto di buono prodotto dal suo creatore sino a quel momento.
Peccato perchè poteva essere un buon libro.

Ma queste naturalmente sono solo le mie personali opinioni su due classici di due autori che hanno fatto la storia della fantascienza: lascio quindi a voi lettori di questa rubrica (e dei suddetti classici) il compito di completare, integrare, confermare o smentire le mie impressioni.
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Re:I libri di Maxpullo 2011
« Rispondi #65 data: 30 Marzo 2011, 19:37:24 »
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Concordo, si tratta di due opere minori e giovanili. Il romanzo di Heinlein è stato scritto circa 70 anni fa, e più che altro si ricorda perchè vi fa la prima apparizione il personaggio di Lazarus Long, più volte poi ripreso da Robert Branson (ah no, è quello dell'altro universo) Anson Heinlein nel corso della sua carriera.
« Ultima modifica: 30 Marzo 2011, 19:37:47 di marben » Loggato
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Re:I libri di Maxpullo 2011
« Rispondi #66 data: 13 Aprile 2011, 11:22:45 »
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Androidi e pecore

E' vero che da quando mi sono messo in testa di fare il curatore (oltre che il papà) ho sempre meno tempo per pubblicare recensioni e per curare un po' questa rubrica, ma stavolta l'occasione è troppo ghiotta per non sfruttarla: il numero 016 de "I capolavori di Maxpullo" pubblicato proprio ieri sera mi consente di realizzare una sinergia sinora mai sperimentata tra le due rubriche, premettendomi di esporre il mio personale giudizio (come sempre) proprio sull'ultimo romanzo pubblicato nella mia collana ideale.
Non escludo che in futuro la cosa possa ripetersi, anzi cercherò in qualche maniera di favorirla laddove possibile, ma è per me un onore che questo primo "tag team" tra le due rubriche riguardi un capolavoro assoluto come quello che è uscito dalla penna (macchina da scrivere?) di Philip Kindred Dick con il curioso titolo di "Do Androids Dream Of Electric Sheep?".
Solo riguardo il titolo si potrebbe scrivere un trattato, ma mi limiterò ad osservare come il romanzo sia probabilmente quello apparso con più titoli in assoluto tra le diverse edizioni: si va dalla traduzione letterale "Gli androidi sognano percore elettiche?", alle varianti "Il cacciatore di androidi" con o senza l'articolo, per finire con quelli che hanno sfruttato l'onda lunga del film ed hanno messo direttamente "Bladerunner" (che pare derivi da un romanzodi Nourse).
Di seguito vi riporto il mio breve commento dopo la lettura dell'edizione Galassia 152, quasi certamente uno dei volumi più rari e preziosi della collana in questione che ho recuperato a prezzo ragionevole dopo una trattativa serrata con un esoso venditore su ebay.

    Bisogna innanzitutto dire che il romanzo di Dick non ha quasi nulla a che vedere con il film di Ridley Scott: mentre "Bladerunner", infatti, a parte qualche scena particolarmente felice e memorabile, è rimasto nei miei ricordi come un film lento e sonnacchioso, figlio dei suoi tempi, il romanzo si presenta, invece, agile e scoppiettante nonchè pieno di sfumature e sottintesi che obiettivamente era impossibile riuscire a rendere sul grande schermo.
Il vero argomento di questo libro non è nè l'intelligenza artificiale e nè l'ennesima riflessione sull'eterno conflitto tra l'uomo e ciò che gli è irrimediabilmente diverso; entrambi questi elementi, infatti, sebbene presenti, rappresentano solo una minima parte di quello che, a mio avviso, era il vero messaggio dell'autore e cioè la limpida e indiscutibile analisi di ciò che distingue l'uomo dagli altri predatori e cioè l'empatia.
Come capita di sovente nella gran parte dei romanzi di Dick, alla lettura della storia in se, stavolta insolitamente ricca di azione, si accompagna una serie di riflessioni che finiscono per avvincere e conquistare forse più di quanto non faccia ciò che si sta effettivamente leggendo.
L'evoluzione dei sentimenti del cacciatore e delle sue prede, infatti, non sono mai banali e le sottili riflessioni sull'empatia e sulla possibilità di riuscire a comprendere l'altro risultano talmente affascinanti ed originali che non si può fare a meno di leggere il libro tutto d'un fiato e, dopo la lettura, continuare a pensarci.
Gli androidi di Dick escono fuori come figure molto meno ideali e poetiche di quanto non faccia lo smielato film di Scott e dovendo stabilire chi sia la vera vittima e chi il vero carnefice, ci si accorgerà che i ruoli proposti dall'autore sono tutt'altro che scontati e che, come sempre, quello che conta al termine della lettura, non è tanto l'aver compreso il messaggio costruito, impacchettato dall'autore e consegnato al lettore come verità assoluta, quanto piuttosto l'aver intrapreso un viaggio letterario in grado di cambiare la propria visione del mondo e dei rapporti tra l'uomo e le altre creature, naturali o artificiali che siano. Un capolavoro assoluto.

Ad onor del vero, prima che gli estimatori di Ridley Scott mi sommergano di proteste e minacce, devo dire che sinora ho visto "Bladerunner" due volte ma sempre e comunque diversi anni fa: la prima volta è stata in occasione di un pranzo domenicale con i parenti che sbuffavano e chiedevano di cambiare film, la seconda, invece, da solo con i parenti fuori dalle scatole. Sebbene debba dire di esser rimasto colpito da alcune scene tra cui, ovviamente quella famosissima della morte di Roy Batty sul tetto durante la notte di pioggia, accompaganta dalla celebre poesiola "ho visto cose che voi umani...", onestamente non mi ricordo di aver visto un gran capolavoro, certamente non un lavoro impressionante come invece è il romanzo.
Ma i gusti cambiano e tra le prossime "visioni" casalinghe c'è proprio la "replica" di "Bladerunner"... poi vi saprò dire... anche se ovviamente le enormi differenze tra la trama del libro e la sceneggiatura del film faranno sempre e comunque pendere l'ago della mia preferenza verso il libro.
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Re:I libri di Maxpullo 2011
« Rispondi #67 data: 16 Aprile 2011, 15:06:55 »
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Gli estranei: non più umano

Per concludere questa mini-rassegna di estranei manca ancora un ultimo tassello: dopo gli alieni mascherati da uomini dei romanzi di Tevis e Holly, dopo l'ibrido uomo-alieno del romanzo di Moudy e dopo il "misterioso" protagonista del romanzo di Davies, manca ancora la storia dell'uomo che in qualche modo "rinuncia" alla propria umanità per diventare qualcos'altro.
Questa storia è esattamente quella che Charles Bernard Gilford ci racconta nel bellissimo Urania 905, "L'uomo liquido", di cui riporto il commento.

   La vera forza di questo romanzo non è nello spunto fantascientifico, che ricalca il clichè dello scienziato che sperimenta una pericolosa scoperta su se stesso, ma bensì nella eccellente caratterizzazione dei personaggi e nello stile di narrazione davvero coinvolgente e ricco di pathos.
La bravura dell'autore, cioè, sta nel fatto che egli, anzichè soffermarsi nella descrizione della scoperta di Paul Vandrak e delle nuove straordinarie caratteristiche fisiche che gli derivano da essa, preferisce concentrarsi ad analizzare la drammaticità della situazione. E lo fa non soltanto dal punto di vista dello sfortunato protagonista, reso alieno, isolato e infine braccato dai suoi simili, ma anche dal punto di vista dei personaggi al contorno, costretti loro malgrado a vivere impotenti il dramma che si consuma.
I tormenti del padre di Paul e della ragazza che lo ama, la curiosità e la simpatia del suo unico amico, il ragazzino Billy Pearson, vengono fatti vivere al lettore quasi in prima persona, rendendolo spettatore attento e partecipe della tragica vicenda umana sino al suo inevitabile  epilogo, coinvolgendolo inconsapevolmente al punto che è molto difficile sottrarsi alla lettura anche per pochi minuti.
Un libro che, nonostante non brilli per l'originalità della trovata, rimane da sempre tra i miei preferiti e che non posso mancare di consigliare a tutti.

E adesso che questa breve rassegna ci ha fatto divertire ad immaginare che, a volte, dietro il volto di un uomo di successo può nascondersi un mostro, o che il nostro vicino di casa può essere in realtà la spia di un altro pianeta o addirittura una sorta di Dottor Jeckyll / Mister Hyde, siamo pronti a chiudere i libri ed a tornare al nostro vivere quotidiano in cui abbiamo la presunzione di saper riconoscere i nostri simili, pensando che "tanto è solo fantascienza", senza minimamente riuscire ad immaginare che proprio questa presunzione potrebbe essere la miglior arma di cui dispongono gli "estranei".
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Re:I libri di Maxpullo 2011
« Rispondi #68 data: 16 Aprile 2011, 15:54:49 »
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Citazione da: maxpullo il 16 Aprile 2011, 15:06:55

l'uomo che in qualche modo "rinuncia" alla propria umanità per diventare qualcos'altro.


Koda fratello orso... o District 9 ?
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Re:I libri di Maxpullo 2011
« Rispondi #69 data: 22 Aprile 2011, 12:17:04 »
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I libri di Maxpullo 2010 - la copertina...

Qualcuno mi faceva notare che l'ebook del 2010 non è completo senza la sua copertina: vabbè che l'inverno è finito, ma con le escursioni termiche notte/giorno di questa pazza primavera non vorrei che l'ebook prendesse freddo...
Ecco quindi qui, allegata a questo post, la copertina del volume dello scorso anno...

E di seguito la preview...





Poi, un bel giorno, sistemo tutti gli e-book... promesso!
 I_Libri_di_Maxpullo_-_2010-Cover.pdf
« Ultima modifica: 22 Aprile 2011, 12:21:32 di maxpullo »
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Re:I libri di Maxpullo 2011
« Rispondi #70 data: 22 Aprile 2011, 22:55:54 »
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Nostalgia... nostalgia?

Vi capita mai di avere "nostalgia" di un libro già letto? Magari addirittura letto da poco... a me sta succedendo proprio in questi giorni e, contro ogni prevedibile previsione, la nostalgia la sto provando per un libro di un autore di cui non ho mai realmente apprezzato nulla...
Sarò rimbambito ma ho una grande nostalgia di "Signore della luce" di Roger Zelazny, Urania Collezione numero 045.
Eppure dal commento che avevo inserito davvero nulla lasciava presagire questo sentiemento: leggete e giudicate voi stessi.

    Questo romanzo più di tutti gli altri libri che avevo avuto modo di leggere in passato mi ha definitivamente convinto che Zelazny non fa proprio per me.
Sebbene infatti, mi fossi accostato alla lettura con molta diffidenza dopo diverse delusioni del passato, devo dire che il libro ha saputo convincermi che esiste uno Zelazny in qualche modo "diverso" da quello che aveva prodotto micidiali abominii come "Strada senza fine" e "Terra di mutazioni"; ma questa "diversità" non è stata comunque sufficiente a farmi riconsiderare il mio giudizio complessivo sull'autore e nè a mitigare la noia che ha accompagnato gran parte della lettura, soprattutto nella seconda metà del libro.
L'idea di fondo è semplicemente geniale: far rivivere il fantasmagorico pantheon dell'induismo sotto l'egida della più pura fantascienza. Ed anche se le spiegazioni circa il funzionamento degli "Attributi" delle varie dività sono totalmente assenti, la trovata rimane assolutamente valida e godibile e rappresenta uno punti di forza del romanzo.
L'altro punto di forza, a mio avviso, è rappresentato dall'ampiezza di questo pantheon e dalla descrizione efficacissima del modo in cui la religione indù, attraverso una distorta applicazione della tecnologia, viene imposta al mondo come pretesto per dominarlo ed assoggettarlo al volere di pochi: la macchina per la lettura del pensiero e quella per la trasmigrazione delle anime in corpi diversi divengono gli strumenti per attuare la dottrina del karma e per consentire ai pochi che governano di mantenere il predominio sugli uomini comuni.
Ma se l'intuizione di Zelazny è eccezionale e molte delle descrizioni delle battaglie posseggono l'afflato lirico del poema e ricordano le grandi guerre de "Il signore degli anelli", tutta la meravigliosa costruzione si sfalda come d'improvviso per l'incapacità dell'autore di saper gestire in modo adeguato la narrazione.
Soffermandosi su storie a mio avviso secondarie e glissando rapidamente sugli eventi principali, disperdendo la narrazione in rivoli e rivoletti ed appesantendo il tutto con una prosa che talvolta rasenta l'incomprensibile, Zelazny finisce per mettere il sale al posto dello zucchero nell'impasto della torta, rovinandola in maniera irrimediabile.

Più volte mi è capitato, infatti, di non riuscire più a raccapezzarmi all'interno della storia sino a domandarmi di cosa si stesse realmente parlando e faticando per riuscire a riprendere il filo della narrazione e non nascondo che in molti punti la noia, in agguato durante tutta la seconda parte del libro, mi ha irrimediabilmente sopraffatto facendomi progressivamente disaffezionare alla lettura.
Tutto sommato non mi sento di bocciare questo romanzo, sia per la trovata iniziale che per i numerosi felicissimi spunti sparsi nel testo, ma non riesco proprio a digerire la prosa di Zelazny e rimango deluso nel veder rovinato quello che poteva davvero essere un capolavoro.

Rileggendolo attentamente non mi pare di scorgere sintomi di "amore a prima vista", anzi... eppure vi assicuro che se il libro non stesse in un altra casa e se io non fossi completamente preso dalla lettura del librone della quadrilogia di Clarke di "Odissea nello spazio" non esiterei a riprenderlo in mano. Ma forse è meglio così, forse è meglio rimanere con questo retrogusto di dolciastro che mi sprona a desiderare di leggere altre cose di un autore che avevo sempre disprezzato...
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Re:I libri di Maxpullo 2011
« Rispondi #71 data: 22 Aprile 2011, 23:28:56 »
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Signore della luce, benché non ci abbia capito molto, è uno dei miei preferiti... il motivo non mi è chiaro. Ha una trama arzigogolata (se ne ha una), i dialoghi sono astrusi. Eppure ha quel non so che che mi ha fatto tremendamente appassionare alla lettura, e mi ha lasciato soddisfatto anche dal punto di vista letterario una volta terminata. Vakkapì perchè!
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Re:I libri di Maxpullo 2011
« Rispondi #72 data: 23 Aprile 2011, 09:50:45 »
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È un libro che non ho più riletto da anni ma ne conservo un ricordo splendido. Zelazny, ad un certo punto della sua carriera, vuoi per soldi vuoi perchè si era fumato il cervello, ha scritto delle porcate inaudite. I libri (e ancor di più i racconti) che ha scritto nei suoi momenti "buoni" sono però eccezionali ed hanno quel "non so che" di cui parla attilios che io definirei "arte". Zelazny scriveva in modo magnifico, una stile brillante, ricercato ma al tempo stesso scorrevole e godibile. Un'altro libro che mi sento di consigliare a tutti è Signore dei sogni, uscito per la prima volta su Galassia 148 nel 1971 e poi riedito su Bigalassia, sul volume dei Massimi a lui dedicato e da ultimo nella collana di fs della Sellerio. Imperdibile l'antologia La montagna dell'infinito, edita in Futuro - Biblioteca di FS della Fanucci nel 1979.
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« Rispondi #73 data: 23 Aprile 2011, 09:55:44 »
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Citazione da: attiliosfunel il 22 Aprile 2011, 23:28:56


Signore della luce, benché non ci abbia capito molto, è uno dei miei preferiti... il motivo non mi è chiaro. Ha una trama arzigogolata (se ne ha una), i dialoghi sono astrusi. Eppure ha quel non so che che mi ha fatto tremendamente appassionare alla lettura, e mi ha lasciato soddisfatto anche dal punto di vista letterario una volta terminata. Vakkapì perchè!


Seconda volta in due giorni che sono assolutamente concorde con quanto scrivi

Straquoto !!!!

L'ho letto qualche anno fa, ma conservo un ricordo bellissimo.

Di Zelazny ho apprezzato anche "Io, l'immortale", che pero' ho trovato piu difficile da seguire rispetto a "Signore della luce".
Ho preso da poco "Creature della luce e delle tenebre"... spero in un altro lavoro all'altezza di "Signore della luce".

p.s. nella versione italiana quasi tutti i titoli di Zelazny sono molto...troppo simili a titoli di romanzi SF stra-famosi !!
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« Rispondi #74 data: 28 Aprile 2011, 14:39:40 »
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La "falce editoriale"

Come avevo già promesso durante la recensione de "Il cacciatore di androidi" di Dick, durante questo anno tenterò di sfruttare al massimo tutte le possibili occasioni di team-up tra le due rubriche.
In questa seconda occasione di sinergia, coincidente con l'uscita di "Gladiatore in legge" nella rubrica sorella, non solo vi voglio presentare un romanzo strano e coinvolgente anche se datato quale può essere "La corte degli automi", di Pohl e Kornbluth, Cosmo Ponzoni numero 191, ma voglio anche cogliere l'occasione per "rinverdire" un po' i fasti del thread sulle traduzioni tagliate, anche per evidenziare come questa spiacevole prassi non sia stata in passato prerogativa esclusiva della collana Urania.

    Il mio commento al volume è stringatissimo, ma, nella sua semplicità, riesce comunque ad esprimere tutto quanto avevo da dire.

Ero davvero curioso di leggere questo romanzo che compare praticamente in tutte le enciclopedie della fantascienza ed elenchi di classici e devo ammettere che, pur faticando a seguirne la trama nella tagliuzzatissima edizione in mio possesso, alla fine l'ho trovato un buon libro.
Quello che colpisce di più non è tanto la storia che si rivela avvincente e originale solo nel finale, quanto piuttosto l'affresco della società futura che i due autori riescono a dipingere, in modo talmente vivido che pare quasi di trovarsi proiettati negli squallidi bassifondi di Belly Rave, o negli immensi opprimenti uffici della G.M.L., al fianco del giovane protagonista, a combattere contro l'apparentemente invincibile establishment delle multinazionali di un non meglio precisato futuro, straordinariamente simili a quelle attuali.

Da un lato quindi c'è l'esser stati in qualche maniera conquistati dalla lettura e coinvolti in quello che è l'argomento principale del romanzo e cioè la lotta contro i centri del potere in una società futura che ha fatto della violenza e della brutalità i suoi valori cardine ed il voler mettere in qualche modo alla berlina i buffi e grotteschi "gerarchi" di questo orfine costituito, ma da un altro lato c'è tutto il leggittimo "fastidio" del lettore per aver "inciampato" in una storia che apparentemente salta di palo in frasca e che si fatica a seguire...

Solo dopo aver confrontato il numero di pagine del piccolo volume da edicola (121) con le molto più corpose edizioni della Nord e della Libra (260) sono riuscito a capire il perchè di questa apparente dicotomia tra forma e contenuto ed a comprendere che, assai probabilmente, la "falce editoriale" si era abbattuta implacabile sulla storia di Pohl e Kornbluth, rendendo a malapena leggibile una storia altrimenti interessante.
Questa lettura, forse ancor di più dell'allucinante abominio commesso ai danni di Simak con "Oltre l'invisibile" sulla collana Urania, mi ha definitivamente convinto che la "crociata contro i tagli" è assolutamente legittima e che, anche se in molti casi i tagli possono esser stati benefici (come nel caso de "Il figlio della notte" di Williamson), nella stragrande maggioranza dei casi essi sono stati senz'altro deleteri.
Se qualcuno possiede le diverse edizioni può divertirsi senz'altro a trovare dove e come l'edizione Ponzoni sia stata tagliata.
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