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Home Forum | La Fantascienza e gli altri generi... | Urania Mondadori | Discussione: I libri di Maxpullo 2011 «prec succ»
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  Autore  Discussione: I libri di Maxpullo 2011  (letto 18423 volte)
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Re:I libri di Maxpullo 2011
« Rispondi #105 data: 16 Luglio 2011, 10:19:26 »
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Un libro particolarmente sfortunato

Riprendendo in parte l'argomento di un recente post aperto in questo forum riguardo il formato dei volumi e l'abitudine di metterli in tasca per portarli in giro, volevo raccontarvi la curiosa storia di un volume particolarmente sfortunato della mia collezione.
Il volume in questione è "Notte di luce", Urania Collezione numero 052, che, lettura a parte, ne ha subite talmente tante che praticamente è servito per il collaudo della robustezza del volume tipo della collana.
Le sue vicissitudini ebbero inizio il giorno in cui il libro, complice un trasloco di libreria, si volle segnalare alla mia attenzione decidendo di non rimanere incolonnato nella pila che tenevo tra le braccia e di cadere rovinosamente a terra: a nulla valsero i tentativi di rallentare la sua caduta ed alla fine il libro potè sfoggiare, a ricordo della disavventura, una maestosa "orecchia" che andava dalla quarta di copertina quasi a metà volume, una orecchia che ha resistito indomita anche a mesi e mesi di pressa tra gli altri volumi...
Il giorno che decisi di leggerlo, memore della disavventura, ebbi naturalmente molte precauzioni e quando lo misi in tasca (se si chiamano libri pocket un motivo ci sarà no?), giuro che lo feci con molta cautela, badando bene che non si facessero altre orecchie. Anzi, ricordo che lo misi proprio dalla parte dell'orecchia, così stando pigiato nella tasca avrebbe magari recuperato la propria forma originale. Grande fu quindi la mia sorpresa quando scoprii una stupenda, nuova orecchia, dal lato che era rimasto fuori dalla tasca...
E poi, chissà per quale misterioso motivo lo stesso librò finì per trovarsi nella traiettoria di caduta di una nube di goccioline di latte proprio il giorno che il biberon della Chicco decise che non ce la poteva più fare a trattenere il suo contenuto mentre veniva agitato...
Insomma: una sequenza di incidenti degna del miglior Peter Sellers ha fatto si che questo libro meritasse una presentazione speciale anche se la sua giusta collocazione, dato il contenuto, sarebbe stata all'interno della scheda "Fantascienza e religione".
Di seguito il commento.

  Come in quasi tutti i libri di Farmer che mi è capitato di leggere (ad eccezione del fantastico "Venere sulla conchiglia") anche questo necessita di un qualche sforzo di volontà prima di essere pienamente digerito ed apprezzato.
Le prime due storie "Notte di luce" e "Un viaggio di pochi chilometri", infatti, mi hanno completamente spiazzato, soprattutto la prima, perchè iniziano benissimo con pathos, mistero ed una ambientazione soprendentemente efficace per poi perdersi nei mendri di storie apparentemente senza capo nè coda.
Ma interrompere la lettura dopo questi due parziali flop sarebbe un errore perchè è proprio nelle storie successive che Farmer improvvisamente "risuscita" e ci regala tre piccoli capolavori uno di fila all'altro.
"Prometeo" è, infatti, uno dei racconti di SF più belli e toccanti che abbia mai letto: un racconto intenso tutto volto a riscoprire una storia vecchia ormai di secoli, quella di Gesù, ed a dare un senso nuovo al mistero che da sempre avvolge la figura del Cristo.
"Il giusto atteggiamento" ed "Il Padre del pianeta", sono due bellissimi racconti di avventura e fanta-religione che, pur senza arrivare alle vette sublimi del racconto precedente, raccontano come a volte i contatti con entità aliene possano essere fonte di errate interpretazioni o tragici equivoci: particolarmente bella, coinvolgente e ricca di mistero risulta la descrizione del pianeta del secondo racconto, anche se il finale è un po' deludente e scontato.
L'ultimo racconto "Notte di luce II" rappresenta una sostanziale evoluzione rispetto al racconto di apertura e racconta una storia molto più intricata, interessante e godibile, ma ha il difetto di esser troppo legata a non meglio identificati episodi "precedenti" per essere davvero buona.

Tutto sommato un buon libro, con molte idee interessanti che fanno riflettere sulle contraddizioni che sono alla base del rapporto tra l'uomo ed il divino e che minano la credibilità di un po' tutte le religioni umane.
Semplicemente fantastica, poi, la copertina di Brambilla, una delle migliori della sua produzione, mentre ho trovato inspiegabile la mancanza di un indice delle storie.
E proprio a proposito della copertina devo ammettere che, nonostante tutte le vicissitudini, il volume conserva ancora inspiegabilmente quell'aria di "nuovo" che aveva al momento dell'acquisto e ciò depone grandemente a favore della qualità del prodotto editoriale. Certo non resisterebbe ad una analisi accurata da parte di un esperto, ma a me piace tenerlo così, anche perchè le sue (quasi invisibili) "cicatrici" mi ricordano quello che ha passato.
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Re:I libri di Maxpullo 2011
« Rispondi #106 data: 16 Luglio 2011, 10:36:33 »
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Un "netstat" al mare...

Amici di UM, è tempo di "rompere il silenzio" (e non solo quello)... la prossima settimana il Maxpullo andrà in ferie ed anche se sarà impegnato in biberon, pappe e passeggiate (apri passeggino, chiudi passegino, etc), promette solennemente di scrivere un po' di articoletti di quelli suoi, anche se un po' meno "aneddotosi" di quelli cui vi ha abituato in passato.
Purtroppo la "stagione lavorativa" avrà diversi strascichi e tra rilasci di software e call conference, il tempo per lo svago si ridurrà un pochino (da cui il titolo di questo post che per la gioia dei sistemisti fa riferimento al celeberrimo comando unix/winzozz per vedere le connessioni in ingresso ed in uscita da un computer).
E poi, naturalmente, dovrò trovare il tempo per leggere.
Per adesso sono impastoiato nel prolisso "Shadrak nella fornace" del prolisso Silverberg; ammetto che qualche tagliuzzo qua e là avrebbe giovato al volume e mi avrebbe pure risparmiato la fatica di "scivolare con gli occhi nella pagina" per saltare un po' di righe, ma non posso dirlo sennò dhr, darkyo e bibliotecario si arrabbiano e vengono a trovarmi al mare per farmi la pelle...
Però tre volumi quest'estate voglio leggermeli di santa pace e guai se qualcuno (che non sia Silvia o Arianna) viene a disturbarmi mentre leggo!
E parliamo di.

  (Evangelisti)

  (Vance)

(Dick)

Tutti e tre gli autori sono indissolubilmente legati alle emozioni di estate passate e, dato che sono un romanticone, volevo provare a rivivere le medesime emozioni...
Per adesso è tutto, passo, chiudo (il pc) ed apro (Shadrak )
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Re:I libri di Maxpullo 2011
« Rispondi #107 data: 16 Luglio 2011, 11:00:08 »
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'azz l'ultimo Eymerich te lo lasci per l'estate?

Mi raccomando di scrivere una bella recensione di Durdane, mi serve!

Ah, non c'era bisogno di scrivere che era di Vance...non per altro, ma si vede dalla copertina   
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Re:I libri di Maxpullo 2011
« Rispondi #108 data: 16 Luglio 2011, 11:30:25 »
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Citazione da: maxpullo il 16 Luglio 2011, 10:36:33

ammetto che qualche tagliuzzo qua e là avrebbe giovato al volume e mi avrebbe pure risparmiato la fatica di "scivolare con gli occhi nella pagina" per saltare un po' di righe, ma non posso dirlo sennò dhr, darkyo e bibliotecario si arrabbiano e vengono a trovarmi al mare per farmi la pelle...


Alt! Canc! gli altri due menzionati NO, ma io sono A FAVORE delle traduzioni sintetiche e creative!
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Re:I libri di Maxpullo 2011
« Rispondi #109 data: 16 Luglio 2011, 12:26:24 »
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Citazione da: dhr il 16 Luglio 2011, 11:30:25


Citazione da: maxpullo il 16 Luglio 2011, 10:36:33

ammetto che qualche tagliuzzo qua e là avrebbe giovato al volume e mi avrebbe pure risparmiato la fatica di "scivolare con gli occhi nella pagina" per saltare un po' di righe, ma non posso dirlo sennò dhr, darkyo e bibliotecario si arrabbiano e vengono a trovarmi al mare per farmi la pelle...


Alt! Canc! gli altri due menzionati NO, ma io sono A FAVORE delle traduzioni sintetiche e creative!



Domando venia (quel tubicino dove scorre il sanghie)...
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Re:I libri di Maxpullo 2011
« Rispondi #110 data: 16 Luglio 2011, 13:16:54 »
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Citazione da: maxpullo il 16 Luglio 2011, 10:36:33

Per adesso sono impastoiato nel prolisso "Shadrak nella fornace" del prolisso Silverberg; ammetto che qualche tagliuzzo qua e là avrebbe giovato al volume e mi avrebbe pure risparmiato la fatica di "scivolare con gli occhi nella pagina" per saltare un po' di righe, ma non posso dirlo sennò dhr, darkyo e bibliotecario si arrabbiano e vengono a trovarmi al mare per farmi la pelle...

Beccato!

No, dai, scherzo.
Talvolta anche io mi sono trovato a desiderare di dare (io personalmente!) una bella sfrondata a pagine mortalmente lunghe/noiose/inutili.

Ma non SILVERBERG, diavolo!

E di certo non SHADRAK!!!

  
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Re:I libri di Maxpullo 2011
« Rispondi #111 data: 16 Luglio 2011, 20:00:39 »
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Citazione da: PabloE il 16 Luglio 2011, 11:00:08

'azz l'ultimo Eymerich te lo lasci per l'estate?

Mi raccomando di scrivere una bella recensione di Durdane, mi serve!

Ah, non c'era bisogno di scrivere che era di Vance...non per altro, ma si vede dalla copertina   



Eymerich è per me una lettura prettamente estiva da quando l'estate di 2 anni fa ebbi una sorta di folgorazione con "Cherudek".
Era il 15 Agosto 2009 ed i parenti erano appena andati via dopo il tradizionale pranzo su un terrazzo più soleggiato del solito.
Anche se si era verso le 17.00 il sole era caldissimo ed io, dopo aver lavato i piatti, mi accinsi a prendere in mano quel romanzo dalla copertina tanto inquietante...
E poi, senza alcun preavviso, il cielo divenne cupo e nel giro di mezz'ora la natura era in pieno travaglio con una sorta di vento soprannaturale che spazzava quello stesso terrazzo su cui nemmeno qualche ora prima stavamo sudando mentre si mangiava il cocomero.
Ricordo che chiudemmo tutte le finestre e che, mentre il vento ululava forte la sua rabbia e la maxpulla giocava ad un videogame, io divoravo affascinato la storia di San Malvasio e della inquietante città di cui era patrono.
Ho ancora i brividi al ricordo e da allora Eymerich è la lettura più estiva che io possa immaginare
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Re:I libri di Maxpullo 2011
« Rispondi #112 data: 04 Agosto 2011, 17:39:53 »
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Le discussioni bizantine

Il mio punto di vista sulla critica storica è perfettamente descritto dalla frase con cui interruppi la mia professoressa di Storia del liceo durante una sua lezione. Ricordo che alzai la mano mentre ci stava spiegando che la storia occidentale avrebbe potuto essere completamente diversa se Carlo Martello non avesse fermato i mori a Poitiers e che, ottenuta la parola esclamai: "Ma queste non sono solo discussioni bizantine? Che senso ha discutere di fatti che non si sono mai verificati?". Con grande costernazione lei dapprima fu costretta a spiegare ai compagni cosa fosse una "discussione bizantina" e poi tentò di spiegare a me l'importanza di questi ragionamenti e dell'analisi di come avrebbe potuto essere la nostra società ed il nostro presente se gli eventi della storia fossero andati diversamente, ma io rimasi del mio parere. Nel corso degli anni il mio punto di vista è cambiato e naturalmente si è evoluto rispetto a quello del liceale scarsamente interessato alla lezione, soprattutto per merito della fantascienza che mi ha aperto gli occhi sui concetti di mondo parallelo e di realtà alternativa.
Ma tutte queste riflessioni non sono spontanee: il ricordo di quell'episodio ed il ripensare a quanto ero in errore a considerare quei temi delle "discussioni bizantine" deriva dalla recente lettura de "La svastica sul Sole" di Philip K. Dick, ucronia per eccellenza, che prende spunto dall'analisi di cosa sarebbe potuto accadere se gli Alleati avessero perduto la Seconda Guerra Mondiale.

    Leggere questo inconsueto romanzo di Dick da un po' la stessa sensazione che si prova dal barbiere a guardare il gioco degli specchi contrapposti che riflettono la stessa immagine all'infinito.
Nel mondo in cui le forze Alleate hanno vinto la seconda Guerra Mondiale (il nostro), l'ucronia è rappresentata dal romanzo di Dick che racconta di un universo parallelo in cui invece hanno trionfato quelle dell'Asse; ma in questo stesso universo l'ucronia è, a sua volta, rappresentata dal libro proibito "La cavalletta non si alzerà più", che descrive un mondo simile ma non identico al nostro, un mondo ipotetico in cui gli Alleati hanno vinto ma che non è l'esatta copia del nostro universo.
Non è difficile, da qui, riuscire ad immaginare una successione infinita di universi che si riflettono l'uno sull'altro avendo come superficie riflettente dell'uno nei confronti dell'altro un romanzo di fantascienza che rovescia l'esito della Seconda Guerra Mondiale: una serie di universi che gradualmente sfumano all'infinito differendo l'uno dall'altro per alcuni particolari, senza possibilità di averne due identici.
La genialità del romanzo di Dick, al di là dello spunto eccezionale e della magistrale descrizione della vita americana sotto la dominazione dell'Asse Nazista-Nipponico, è proprio questa: riuscire a dare una idea dell'infinito e delle realtà parallele tanto potente da essere praticamente autoesplicativa.
Purtroppo, tuttavia, il libro risente (più di altri) della particolarissima tendenza di Dick a non seguire uno stile narrativo descrittivo ed a non raccontare una trama con un inizio ed una fine, ma piuttosto a fornire una serie di elementi su cui il lettore è chiamato a dare una sua propria interpretazione.
E' facile quindi che i lettori non abituati a questo genere di narrazione (tipico di storie come "Le tre stimmate di Palmer Eldritch" o anche lo stesso "Ubik") possano smarrirsi nel gioco degli specchi, rimanendo intrappolati in una selva di immagini suggestive si, ma prive di un significato in se stesse e finire quindi per considerare il romanzo come un puro nonsense privo di trama.

A me personalmente il libro è piaciuto moltissimo, ma penso che uno spunto del genere avrebbe meritato maggiore approfondimento e che forse questa volta Dick avrebbe potuto fare qualcosina in più per arricchire la trama e magari tentare di creare una trama più "abituale" come del resto era capacissimo di fare (vedi "Il cacciatore di androidi" e "L'uomo dei giochi a premio"). Insomma un ottimo romanzo, ma che mi da tanto la sensazione di occasione sprecata.

Questo è naturalmente solo il mio parere ed ognuno di noi è libero di esprimerne uno diverso. Sono stato colpito, tuttavia, dal commento di un utente di questo sito, il quale, esprimendo una valutazione completamente negativa sul libro in questione, lo ha fatto in maniera talmente curiosa ed originale (oserei dire brillante) che è arrivato ad ipotizzare un universo in cui Dick non abbia scritto "La svastica sul Sole"... ebbene in questo caso mi sento di dire che siamo fortunati ad essere in questa realtà, perchè qui il libro c'è, con tutti i suoi pregi ed i suoi difetti, a raccontarci una storia forse un po' confusa, ma anche e soprattutto a farci aprire gli occhi sull'essenza stessa della realtà ed a farci comprendere, una volta di più, che non solo solo "discussioni bizantine".
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Re:I libri di Maxpullo 2011
« Rispondi #113 data: 04 Agosto 2011, 21:14:05 »
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Citazione da: maxpullo il 04 Agosto 2011, 17:39:53

"Ma queste non sono solo discussioni bizantine? Che senso ha discutere di fatti che non si sono mai verificati?".



I filosofi contemporanei definiscono questi argomenti controfattuali...e mi pare che così ricominciamo a fare un po' sul serio..
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Re:I libri di Maxpullo 2011
« Rispondi #114 data: 12 Agosto 2011, 00:08:49 »
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Tre passi con Zelazny - parte prima

Chi segue questa rubrica da un po' di anni ha già avuto modo di conoscere il mio difficile rapporto con Roger Zelazny, un rapporto viziato in origine dalla lettura di romanzi completamente ridicoli come "Terra di mutazioni" o "Strada senza fine" oppure confusi e grotteschi come "Un bivio nel passato".
Sempre i lettori assidui hanno avuto modo di conoscere il mio tentativo di "recupero" della narrativa di questo autore, passato attraverso la lettura di lavori discreti come "La pista dell'orrore" o buoni come "Signore della luce", un tentativo intrapreso per poter avere una visione più ampia del suo bizzarro stile e per poter esprimere un giudizio più equo sulla sua produzione.
La recente lettura (in successione) di "Signore dei sogni", "Creature della luce e delle tenebre" e di "Io, l'immortale", è servita a farmi conoscere meglio degli aspetti della sua narrativa che mi erano rimasti sconosciuti e potrei definire queste tre letture come tre piccoli passi di avvicinamento ad un giudizio critico più maturo ed elaborato, che non fosse quello espresso dal rag. Fantozzi al proposito della "Corazzata Potemkin".
E questa nuova scheda serve appunto a raccontare questo percorso, iniziando dal primo passo, forse quello fondamentale per farmi vedere il buon Roger sotto una luce diversa, la lettura di "Signore dei sogni", Galassia 148.

    Esprimere un giudizio su questo romanzo, universalmente considerato come uno dei capolavori di Zelazny, è piuttosto difficile; di primo acchitto l'aggettivo più calzante che riesco a trovare è "insolito".
Volendone dare una valutazione piuttosto riduttiva si potrebbe dire che la sua trama è piuttosto scarna e poco articolata e che, di fatto, esso si limita a raccontare la cronaca del fallimento di una terapia psicanalitica o, meglio, la cronaca del fallimento di un esperimento rischioso che sfugge di mano al protagonista, incapace di controllare il suo interesse tanto scientifico quanto umano per una sua graziosa paziente.
Ma se ci limitassimo a questo faremmo un grave torto all'intelligenza dell'autore che ha saputo invece nascondere nelle maglie di una trama così apparentemente semplice e scontata numerosi concetti psicanalitici, resi non soltanto attraverso i continui riferimento a Freud e Jung, ma anche attraverso le parole ed i comportamenti dei personaggi.
Altro motivo di pregio del libro è rappresentato dal linguaggio attraverso cui l'autore riesce a descrivere in modo pressochè perfetto i sogni vissuti dai protagonisti ed a rendere quasi tangibile tutta l'assurda coerenza del contesto onirico in cui si trovano a vivere, sino alla drammatica conclusione.
Per alcuni aspetti, principalmente per la possibilità di condividere le esperienze oniriche di altri soggetti, mi ha ricordato il film "The cell", un fanta-thriller per niente malvagio visto tempo fa in cui una insolita Jennifer Lopez nei panni di una detective era costretta ad entrare nell'inconscio di un serial-killer per scoprire dove teneva prigioniere le sue vittime: nel film i passaggi dal sogno alla realtà sono altrettanto repentini come nel romanzo di Zelazny e del resto è proprio così, nessuno si accorge mai davvero del passaggio dal sonno alla veglia...

Insomma, forse l'autore avrebbe potuto approfondire un po' di più la psicologia dei suoi personaggi, arricchire un po' di più la trama, sviluppare meglio l'argomento dei cani mutanti, ma tutto sommato anche così questo rimane un bel libro, coinvolgente, che si legge tutto d'un fiato e che induce tante riflessioni sull'animo dell'uomo, sulla sua psicologia, sui suoi obiettivi, sulla sua solitudine.
Un libro più che buono, un romanzo da leggere e da conservare.

(... continua ...)
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Re:I libri di Maxpullo 2011
« Rispondi #115 data: 12 Agosto 2011, 10:32:04 »
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Bravo Max! Sempre ottime le tue recensioni, in questo caso di un romanzo che 20 anni fa mi piacque assai, e che forse, spronato dalle tue parole, rileggerò (un giorno....)
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Re:I libri di Maxpullo 2011
« Rispondi #116 data: 12 Agosto 2011, 11:40:23 »
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Citazione da: maxpullo il 04 Agosto 2011, 17:39:53

qui il libro c'è, con tutti i suoi pregi ed i suoi difetti, a raccontarci una storia forse un po' confusa, ma anche e soprattutto a farci aprire gli occhi sull'essenza stessa della realtà ed a farci comprendere, una volta di più, che non solo solo "discussioni bizantine".


Se consideriamo il modo in cui lo ha scritto gli è riuscito fin troppo bene...all'inizio dei '60 Dick aveva praticamente abbandonato l'attività di scrittore e si era messo ad aiutare la moglie che aveva una gioielleria. Siccome non ne capiva niente di gioielli gli toccavano le mansioni più umili. Preso da frustrazione decise di rimettersi a scrivere ma non aveva nessuna scaletta per un romanzo, solo questa vaga idea dell'Asse che vince la guerra. Praticamente sedeva davanti alla macchina da scrivere andando a braccio e lasciando all'I-Ching la scelta quando non sapeva da che parte andare (almeno così ha sempre detto). Dick ha scritto romanzi ben più riusciti dal punto di vista strutturale, però l'idea di un mondo in cui i nazisti hanno vinto la guerra era un'idea assai potente e suggestiva che ha influenzato vari altri scrittori, tra i quali Philip Roth (che con la fs non c'entra niente) che ha scritto qualcosa di vagamente simile nel suo Il complotto contro l'America. Nel romanzo di Roth i nazisti non hanno vinto la guerra ma un filonazista (Charles Lindberg) è stato eletto presidente. Poi si scopre che Lindberg non era poi così cattivo perchè era ricattato da Hitler etc etc e il romanzo perde mordente. Tutto sommato meglio Dick, a dimostrazione (semmai ce ne fosse ancora bisogno) che i migliori scrittori di fs non hanno niente da invidiare ai più acclamati autori mainstream.
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« Rispondi #117 data: 13 Agosto 2011, 00:19:22 »
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Tre passi con Zelazny - parte seconda

Il secondo passo in questa mia traiettoria di avvicinamento a Zelazny può essere assimilato ad un brusco ed inatteso scivolone dentro una buca che non mi aspettavo: rinfrancato, infatti, dalla lettura di "Signore dei sogni", stimolato da una copertina che mi sembrava promettere grandi cose e da una trama in quarta di copertina affascinante ed evocativa, mi sono messo a leggere "Creature della luce e delle tenebre", numero 1 della collana SAGA, assolutamente impreparato a ricevere un altro duro colpo allo stomaco da parte di chi me ne aveva inferti già tanti...
Il mio sarcastico commento all'opera non ha davvero bisogno di ulteriori fronzoli per esprimere tutto il mio sdegno per questo colpo basso.

  Vorrei poter scrivere che non ho mai letto nulla di così insulso e privo di senso compiuto, ma sfortunatamente ho ancora memoria il vergognoso "Terra di mutazioni" per poter fare una simile affermazione.
Ed allora mi limiterò a dire che probabilmente sono una persona troppo limitata per riuscire a cogliere il senso di meraviglioso che le pagine di questo libro dovrebbero ispirare ad un ipotetico lettore: pagina dopo pagina, brano dopo brano, ho dovuto lottare con una prosa ricercata che non trasmetteva alcun contenuto e con frasi smozzicate che descrivevano personaggi assurdi e battaglie strabilianti di chi contro chi non saprei dire. Divinità egizie da prendere così per come sono e senza un minimo di spiegazione sulla loro esistenza si contendono il dominio su qualche cosa usando armi che conoscono solo loro e raccontandosi storie sempre più confuse su figli, padri, fratelli e non meglio identificate "Cose Che Urlano Nella Notte".
Insomma, forse magari è un libro bellissimo, un libro che ha fatto la storia della fantascienza, un libro per pochi eletti, ma la fantascienza deve essere di tutti, incluso chi, come me, ha grandi limitazioni di comprensione e quindi per me questo non è un romanzo, ma una collezione di brani slegati tra di loro, di dubbio valore estetico, che portano al nulla più assoluto.
Peccato perchè Zelazny stava iniziando a piacermi, ma questo romanzo è inferiore ad ogni aspettativa e come per altre letture anche qui ho avuto l'impressione di esser preso per i fondelli.
Assolutamente insufficiente.

Ed è proprio la spaventosa sensazione che Zelazny ti stia prendendo in giro a stimolare oltremodo la voglia di stroncare definitivamente tutti suoi scritti e ad ispirare commenti particolarmente cattivi: una sensazione che purtroppo ho provato spesso già in diversi suoi libri...

(... continua ...)
« Ultima modifica: 13 Agosto 2011, 00:19:59 di maxpullo » Loggato
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Re:I libri di Maxpullo 2011
« Rispondi #118 data: 18 Agosto 2011, 14:08:39 »
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Tre passi con Zelazny - parte terza

Come facilmente intuibile, dopo un ruzzolone si è piuttosto cauti: ci si rialza e si sta attenti a non inciampare di nuovo.
Fuor di metafora, in termini libreschi, questa cautela si traduce in una lettura priva di qualsivoglia aspettativa, diffidando di ogni parola ed aspettandosi di scivolare nella farsa dopo ogni pagina.
Con questo stato d'animo mi sono accostato piuttosto di malavoglia ad "Io, l'immortale", Urania collezione 055, pronto ad interrompere per sempre ogni rapporto con il signor Zelazny alle prime avvisaglie di noia o peggio.
La cronaca di quest'ultimo, recentissimo, passo è fedelmente riportata nel mio commento al libro.

    Al consueto senso di smarrimento iniziale in cui non riuscivo a capire di cosa si stesse parlando ho contrapposto una ferrea forza di volontà ad andare sino in fondo e la consapevolezza che se tanti illustri predecessori hanno ben giudicato quest'opera avevo il dovere di tentarle tutte almeno per arrivare alla conclusione prima di emettere un giudizio.
Ho così deciso di sorvolare sulla prosa infiocchettata e pomposa di Zelazny, sulle evidentissime lacune di una storia che non ha un inizio o una fine ma solo un inspiegabile "durante" e soprattutto sui personaggi misteriosi e artefatti che si agitano sullo sfondo del nulla più assoluto compiendo azioni apparentemente prive di senso.
E devo ammettere che improvvisamente, appena ho smesso di cercare un nesso logico tra gli eventi descritti e di immaginare ipotesi sulle spiegazioni che l'autore non dava, ho finito per divertirmi: le descrizioni delle orrende creature forgiate dalle mutazioni provocate dalla catastrofe, quelle dei duelli e le immagini delle rovine dell'Egitto e della Grecia sono state davvero magnifiche e per qualche luminosa pagina credo di esser riuscito a scorgere quel volto di Zelazny, tanto apprezzato dai suoi fan, che sinora mi era stato precluso.
Poi purtroppo lo scialbo e deludente finale, con la familiare sensazione che l'autore ti stia prendendo per i fondelli, finisce per rovinare la magia di questa rivelazione ed il libro finisce per essere collocato per sempre tra quelli che possono esser letti senza particolari problemi, ma che se non li si legge non cambia davvero nulla.

Ed è proprio questo il mio giudizio finale sull'autore: a parte qualche opera riuscita meglio nel corso degli anni, tra cui l'ottimo "Signore dei sogni", ed i discreti "Signore della luce" e "La pista dell'orrore", non credo di poterlo assolutamente considerare tra i miei autori preferiti.
Il suo stile particolare (e contorto) rende di difficile interpretazione e lettura quasi ogni suo scritto in cui mi sia imbattuto, dandomi l'impressione di un autore dotato di una strabiliante fantasia e di un grandissimo genio, ma incapace poi di realizzare trame efficaci e di costruire storie di senso compiuto a partire dagli elementi prodotti dalla sua fervida immaginazione.
In più, una certa tendenza ad un qualcosa di affine all'umorismo ma che poi non sembra vero e proprio umorismo (sul tipo di quello di Sheckley o Adams per intendersi) finisce sempre per dare un senso ambiguo ai suoi romanzi: la domanda "Ma scherzava o faceva sul serio?" mi è rimasta lì in sospeso sul finale di moltissimi libri e non sapendo quale risposta dare mi sono sentito preso in giro.


L'immagine delle divinità che giocano a dadi ("Terra di mutazioni"), quella dell'immortale che suo malgrado eredita la Terra ("Io, l'immortale") hanno la parvenza vera e propria di prese per i fondelli ai danni del lettore.
L'immagine delle divinità egizie che si combattono a suon di risurrezioni e di armi misteriose ("Creature della luce e delle tenebre") sembra invece quasi la battaglia tra due (o più) bambini che facciano a gara a chi inventa l'arma più potente per sopraffare la fantasia dell'altro.
Sinceramente penso che tutto questo sia inaccettabile in un autore che viene considerato un "classico" del genere.


Forse dovrei leggere qualche suo racconto breve per farmi una idea più completa, perchè non mi sento di escludere che, come nel caso di Ballard, anche Zelazny riesca a dare il meglio laddove si tratti solo di descrivere immagini e di dare sfogo alla sua fantasia piuttosto che nel creare trame complesse o nel dare spiegazioni anche vagamente fantascientifiche dei fenomeni descritti. Chissà...
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Re:I libri di Maxpullo 2011
« Rispondi #119 data: 24 Agosto 2011, 15:40:28 »
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Rapimento

L'estate ha deciso finalmente di farsi sentire, le temperature salgono, il mare si appiattisce e si suda, anche tanto.
Ma nonostante il caldo afoso che rende difficile anche un'operazione semplice come quella di sfogliare le pagine di un libro, io per due giorni ho riprovato quel rapimento che provavo da bambino a leggere storie come "La porta sull'estate", "I tesori di Tschai" e "Strisciava sulla sabbia", storie che m sono entrate nel cuore e che non ho mai dimenticato.
E la cosa più bella è che questo senso di "rapimento" è stato ispirato dal romanzo di un mio vecchio grande amore: Clifford Donald Simak, un autore di cui ritenevo (forse ingiustamente) di aver già letto tutte le cose migliori e che da lungo tempo non riusciva più a suscitarmi quel senso di meraviglia che mi avevano ispirato romanzi come "Mondi senza fine" e "L'ospite del senatore Horton".
Il romanzo in questione è "Infinito", Galassia numero 100, di cui riporto la recensione scritta di getto a fine lettura.

  L'aspirazione alla vita eterna è da sempre una costante nella storia umana; che questa prosecuzione della propria vita sia realizzata attraverso la memoria delle proprie opere, attraverso la propria discendenza, oppure attraverso la fede in una esistenza futura dopo la morte non ha importanza: quello che conta davvero è che l'uomo, diversamente dalle altre creature, ha da sempre immaginato la vita come un punto di passaggio, nutrendo le speranze più diverse su quello che avrebbe trovato dopo la morte.
Generalizzando potremmo dire che è proprio questa speranza a rendere l'uomo così diverso dalle altre creature e che è proprio questa speranza a consentirgli di andare avanti nella vita terrenza pur senza trovare risposte ai quesiti fondamentali che si è sempre posto: chi siamo? da dove veniamo? dove stiamo andando?
Simak è riuscito a cogliere tutte le possibili sfumature di questa speranza, a rielaborarle in maniera intelligente e non banale, nascondendole nelle pieghe di una storia semplice e meravigliosa ed a consegnarci una piccola grande perla della fantascienza, uno di quei libri "speciali" che ti rapiscono per quello che sanno raccontare e per la profonda sensazione di verità che traspare da ogni pagina.
Perchè richiamarli dal Paradiso? La frase dei Santoni che da il titolo al romanzo non è solo uno slogan contro chi ha la pretesa di promettere la vita eterna, ma è anche l'intelligente risposta, l'unica che possiamo ragionevolmente cercare di dare a questa nostra vita terrena ed a chi ci tenta con proposte che sovvertono ciò che sappiamo essere il vero senso della vita.

I personaggi, le storie che vivono e l'allucinante sfondo futuro in cui si muovono (forse peggiore di quello di "Fahrenheit 451" o di "Gladiatore in legge"), colpiscono il lettore e lo coinvolgono con una forza impressionante: Simak è riuscito a fare poesia sfruttando il sentimento più profondo e radicato nell'animo umano, l'aspirazione all'infinito, e, senza aver la pretesa di insegnarci nulla e senza nessun fine didattico, ci fa vedere (o rivedere) la bellezza che deriva dall'ordine del creato e dal ciclo stesso di vita/morte/rinascita. Un libro indimenticabile, tra i migliori che abbia mai letto.
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