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Home Forum | La Fantascienza e gli altri generi... | Urania Mondadori | Discussione: I Libri di Maxpullo 2010 «prec succ»
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  Autore  Discussione: I Libri di Maxpullo 2010  (letto 150669 volte)
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Re:I Libri di Maxpullo 2010
« Rispondi #90 data: 16 Aprile 2010, 23:03:36 »
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Creature aliene e invasioni: una carrellata iniziale

In questa rubrica ho già presentato due raccolte di mostruosità: la discreta antologia "Mostra di mostri", Urania 795 e la pessima raccolta "Mostri" curata da Ellen Datlow, Estate Horror 1993. Si tratta di due antologie per certi versi molto legate alle concezione tradizionale dell'horror e le creature presentate non si discostano, se non per poche eccezioni, dai classici clichè propri di questo genere come licantropi, vampiri, demoni e umani molto molto perversi e crudeli.
Di tutt'altro tenore risulta, invece, la raccolta "Mostri del cielo e della terra", Urania 1155, che presenta un pregevole e variegato bestiario di creature mostruose ma inconsuete.

   I racconti di questa antologia hanno tutti il prezioso dono della brevità e questo fa si che i più brutti o insignificanti non abbiano il tempo di irritare più di tanto, mentre i più belli lasciano invece quell'ottima impressione di un fugace lampo di genio che spesso rimane nella memoria anche a distanza di anni.
Poco importa quindi se ci sono storie prive di senso o insipide come "La pelle dipinta" di P'u Sung Ling, "Il mostro e la vergine" di Roger Zelazny o "Perdere la faccia" di Lafcadio Hearn e se alcuni racconti come "Non nominiamo mai zia Nora" di Frederik Pohl o "Dopo la caduta di King Kong" di Philip Josè Farmer lascino un po' il tempo che trovano e siano sostanzialmente nulla di speciale anche se originali.
A risollevare le sorti della raccolta basterebbe già da solo un racconto come "La sirena" di Ray Bradbury, semplicemente perfetto grazie alla sua atmosfera in grado di conciliare l'orrore ispirato dalla creatura marina che emerge dagli abissi con la malinconia della sua condizione di sopravvissuto.
Ma se a questa perla di Bradbury si affiancano i pluriristampati "Mordono" di Anthony Boucher e "Al largo di Phillipsport" di P. Schuyler Miller, il primo con delle creature che dire raccapriccianti è dire poco ed il secondo con una memorabile battaglia tra creature abissali, l'antologia acquista allora un valore ancora maggiore e diventa difficile da dimenticare.

A completare questa straordinaria raccolta ci sono poi nientemeno che maestri del calibro di Philip Kindred Dick, che con il suo "Sacrificabile" ci svela i retroscena di una battaglia di cui siamo inconsapevoli pedine, Theodore Sturgeon, che con il suo spaventoso "L'orsacchiotto del professore" ci racconta un incubo lungo una vita e Robert Sheckley, che con "Il dottor Zombie ed i suoi piccoli amici pelosi",  abbandona per una volta tanto il suo ironico umorismo e ci presenta una storia in cui bisogna decidere se i veri mostri siano gli sfortunati ibridi pelosi creati per soppiantare la razza umana oppure il loro creatore.
Chiude i giochi il poetico e affascinante "Y come Yeti" di William Sambrot, a ricordarci come a volte i mostri vadano anche protetti e tutelati nel loro isolamento.
Una raccolta davvero buona che conserva il suo fascino anche a distanza di anni e che è davvero il miglior modo possibile per iniziare una carrellata di creature mostruose.
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Re:I Libri di Maxpullo 2010
« Rispondi #91 data: 23 Aprile 2010, 17:01:33 »
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Creature aliene e invasioni: micidiali alchimie

Non sempre gli "alieni" protagonisti delle storie di fantascienza sono creature extraterrestri e non sempre la loro genesi è del tutto sconosciuta. Già nel 1908, George Daulton, nel suo "La trappola mortale" ipotizzava la nascita di una creatura mostruosa nel sottosuolo di Chicago per effetto di una serie di incredibili reazioni chimiche.
E se il romanzo di Daulton non rimase negli annali della fantascienza e non divenne un cult del genere, esso aprì, tuttavia, la strada ad una sorta di "filone" sull'argomento di cui fanno parte i due romanzi che intendo presentare quest'oggi.
Sto parlando del celeberrimo "Dalle fogne di Chicago", Urania 708 e del meno famoso ma stupendo "Ciò che uscì dal lago Michigan", Urania 754.


Le caratteristiche salienti del romanzo "Dalle fogne di Chicago" di Theodore Lockard Thomas e Kate Wilhelm sono la sua brevità ed il suo ritmo incalzante: l'intera drammatica vicenda si consuma nell'arco di meno di una giornata e si può bene affermare che, tranne il terribile "clone", non vi siano protagonisti veri e propri o personaggi ben caratterizzati.
A tratti ho avuto l'impressione che l'intento degli autori fosse non tanto quello di costruire un vero e proprio romanzo secondo i canoni propri della letteratura d'intrattenimento, quanto piuttosto quello di scrivere una sorta di "articolo" a sfondo ecologista, che denunciasse in modo originale e sconvolgente i rischi derivanti dall'inquinamento.
Il clone, l'orrenda mostruosità che, con plasticità ripugnante, assorbe esseri umani, cibanosene per replicare le sue cellule, sebbene "alieno" nel senso etimologico del termine, non proviene infatti dallo spazio profondo, ma è figlio dell'inquinamento fognario di Chicago e la sua implacabile energia distruttiva non deriva da una brama di conquista o da sete di potere, quanto piuttosto da un banale istinto di sopravvivenza che, attraverso la fame, lo spinge a cercare continuamente nutrimento.
Nonostante siano passati più di quarant'anni dalla sua prima apparizione "il clone", ci appare sempre attuale e spaventoso, perchè, nel suo spietato agire e nelle sue flaccide fattezze, incarna l'esatto archetipo lovecraftiano di ciò che non dovrebbe esistere, di uno scherzo della natura che, pur considerando improbabile, non ci sentiamo a cuor leggero di escludere. E non è quindi un caso se questo mostruoso ameboide, al pari dei trifidi di Wyndham e del Robot del "Pianeta probito", sia diventato una delle icone della fantascienza di tutti i tempi.
L'unica critica che mi sento di muovere nei confronti di questo classicissimo fanta-thriller è il finale un po' banale e scontato: dopo una strenua e vana lotta durata più di cento pagine, la feroce aggressività del clone si spegne quasi da sola, dopo aver lasciato una scia di morte, sgomento e distruzione assolutamente immotivate, alla cui origine c'è un misterioso e improbabile crogiolo di sostanze chimiche disperse nelle fognature della città.
Forse c'era anche un intento satirico, ma proprio non riesco a coglierlo e l'irritazione per aver sciupato un capolavoro mi impedisce di dare un valutazione più alta.
A titolo di curiosità devo dire che sono sempre rimasto affascinato dalla splendida ragazza raffigurata nella copertina di Thole che appare nelle due ristampe del romanzo nella collana principale (numeri 708 e 436) anche se non sono mai riuscito a spiegarmi la sua "rotazione" tra una edizione e l'altra.
         
    "Ciò che uscì dal lago Michigan" di Roger Lovin, pur avendo diversi punti di contatto sia con il celebre "Dalle fogne di Chicago" che con il meno celebre "Phantoms!", si discosta sensibilmente da entrambi per l'assoluta originalità della trama.
Anche qui, infatti, c'è una creatura ameboide misteriosa, un mostro "affamato" da distruggere o da cui essere distrutti, eppure anche se questa orrida creatura condivide la genesi casuale del clone di Thomas e Wilhelm e la ferocia del "milleforme" di Koontz, essa è tuttavia destinata ad evolversi in un modo assolutamente impossibile da prevedere e non necessariamente malvagio.
L'eccellente caratterizzazione dei personaggi, i dialoghi a tratti spassosi con battute al fulmicotone, le interessanti digressioni pseudo-scientifiche sulla teoria dell'evoluzione della vita e l'alternarsi dei punti di vista tra gli uomini e la creatura rendono questo romanzo assolutamente unico nel suo genere.
Un vero capolavoro nonostante lo squallore della copertina.

Leggendo queste due storie, accumunate non solo dalle modalità della genesi del mostro, ma anche dalla località di ambientazione, viene da chiedersi in che misura esse siano state ispirate dal romanzo di Daulton del 1908. Gli interessati possono provare a rintracciare questo "originale" nella raccolta "Scendendo. Romanzi e racconti di fantascienza sotterranea" edita da Mondadori nel 1977. La storia di Daulton è la seconda della raccolta ed è qui presentata con l'evocativo titolo di "Nelle fogne di Chicago".
Ingenuamente verrebbe spontaneo anche porsi la domanda "perchè Chicago?", ma, visto che la cosa si presta a facili battute (c'è addirittura una canzone di Elio-e-le-storie-tese che parla della ridente cittadina dell'Illinois), preferiamo lasciare che rimanga un mistero... magari è un "tributo" alla storia di Daulton... chissà...
« Ultima modifica: 23 Aprile 2010, 17:20:53 di maxpullo » Loggato
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Re:I Libri di Maxpullo 2010
« Rispondi #92 data: 23 Aprile 2010, 18:24:41 »
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Citazione da: maxpullo il 23 Aprile 2010, 17:01:33

Il clone, l'orrenda mostruosità che, con plasticità ripugnante, assorbe esseri umani, cibanosene per replicare le sue cellule, sebbene "alieno" nel senso etimologico del termine, non proviene infatti dallo spazio profondo, ma è figlio dell'inquinamento fognario di Chicago e la sua implacabile energia distruttiva non deriva da una brama di conquista o da sete di potere, quanto piuttosto da un banale istinto di sopravvivenza che, attraverso la fame, lo spinge a cercare continuamente nutrimento.



idea poi "clonata" dall'albo Dal profondo di Dylan Dog. Anzi, Tiziano Sclavi se l'è "riciclata" varie volte, si vede che gli piace.
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Re:I Libri di Maxpullo 2010
« Rispondi #93 data: 24 Aprile 2010, 12:17:33 »
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Catastrofi: via col vento!

Avete presente il film "Via col vento"? In fondo si tratta di un film sentimentale ambientato sullo sfondo di uno degli eventi più strazianti della storia americana: la guerra civile. Nel film gli eventi bellici sono appunto relegati a fare da "fondale", per quel tanto che serve a creare l'atmosfera in cui si muovono gli attori ed a stabilire dei limiti alla loro azione, ma la guerra in se è mai la vera protagonista della vicenda.
Allo stesso modo nel libro "Crociera nella catastrofe" di Dennis Feltham Jones, Urania 929, la catastrofe ambientale, nonostante le eccellenti premesse iniziali, rimane relegata sullo sfondo di una vicenda essenzialmente sentimentale.

   La catastrofe descritta in questo romanzo è senza dubbio la più originale che sia mai stata concepita in una storia di fantascienza, ed al contempo è anche sicuramente una delle più verosimili. Ma la vera forza di questa storia è rappresentata dal suo incipit. Raramente, infatti, in un libro si riesce a creare un'atmosfera di assoluto terrore come quella che prelude alle prime manifestazioni nell'oceano Pacifico di SARAH, fenomeno apocalittico per il quale la definizione migliore è probabilmente quella data in quarta di copertina e cioè "un disastro per metà sismico e per metà chimico".
Dopo sole 23 pagine la storia non solo è decollata, ma è già a pieno regime e la catastrofe incombe, indifferente nella sua potenza alle umane faccende, mentre l'inadeguatezza dei mezzi umani di fronte al fenomeno, traspare in maniera assoluta attraverso le emozioni, lo stupore ed i sussulti del protagonista.
Le descrizioni iniziali del fenomeno, quelle dell'epica traversata dell'oceano Pacifico e l'atmosfera di sospensione che grava sull'equipaggio in attesa degli giganteschi tsunami provocati dall'esaurirsi di SARAH, sono dei pezzi di bravura che da soli valgono la lettura di questo libro.
Purtroppo però la catastrofe costituisce solo una parte della trama: l'autore, infatti, anzichè indugiare nelle descrizioni del fenomeno e delle sue conseguenze a livello planetario, sembra quasi "distrarsi" e preferisce spostare l'attenzione sulle vicende dei quattro protagonisti, impegnati tanto in una sorta di "crociera" che li allontana dalla zona più colpita quanto in un walzer delle coppie dagli esiti imprevedibili.

Nonostante i personaggi siano ben caratterizzati e sembrino molto umani, non sono riuscito a reprimere una sorta di "fastidio" proprio per il fatto che le premesse inziali siano state in parte tradite e che la storia, sebbene di una lunghezza considerevole, esplori solo marginalmente gli effetti della catastrofe sul mondo intero, dando l'impressione di ridursi quasi ad un romanzo sentimentale proiettato sullo sfondo della catastrofe, proprio come una sorta di "Via col vento" della fantascienza.
Alcune cose poi mi hanno fatto sorridere e riflettere: mi ha colpito il fatto che i quattro protagonisti, a bordo di uno yacht nel Pacifico e diretto dagli Stati Uniti all'Australia riescano non solo a captare radio Pechino ma anche ad intenderne i discorsi, dai contenuti inequivocabilmente "rossi" e "anticapitalisti", segno che negli anni '70 il clima di "Guerra fredda" era ancora tangibile.
Senza dubbio un ottimo romanzo, ma gli manca qualcosa per essere un capolavoro.

Da segnalare, infine, una piccola "chicca" proprio nel retrocopertina: lo yacht protagonista di questa straordinaria crociera viene erroneamente chiamato con il nome di "Myflower", mentre nella storia la barca si chiama in realtà "Mayfly"... un semplice errore di battitura oppure una svista attribuibile al fatto che il titolo originale del libro è "Don't pick the Flowers"?
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Re:I Libri di Maxpullo 2010
« Rispondi #94 data: 04 Maggio 2010, 14:51:54 »
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Creature aliene e invasioni: nemici invisibili

Esistono romanzi che, pur deludendo, rimangono impressi nella memoria perchè hanno un qualcosa, magari solo un particolare, che li rende speciali.
Quasi tutti i romanzi di Murray Leinster che mi è capitato di leggere hanno questa caratteristica: pur non essendo sempre dei capolavori e pur avendo delle trame assai semplici o al limite del banale, hanno sempre un qualcosa che li distingue e che fa si che vengano ricordati anche a distanza di anni.
Due sono, a mio avviso, le principali doti di Leinster. La prima è la sua capacità di riuscire a saper creare rapidamente la giusta atmosfera per gustare una storia (si pensi, ad esempio, all'incipit de "L'orrore di Gow Island"), la seconda è rappresentata, invece, dalla sua grande fantasia nel riuscire ad immaginare creature mostruose, alcune delle quali davvero mirabili e degne di ben figurare in un immaginario catalogo di tutti i mostri "cult" mai inventati dalla fantascienza.
Tenete quindi bene a mente il nome di Murray Leinster, perchè in questa scheda multipla dedicata alle creature aliene della fantascienza, il suo è un nome che sarà ripetuto molto spesso, iniziando proprio oggi con il suo celebre "Questo è un Gizmo", Urania 703.

  L'idea di fondo del romanzo è assai originale: i silenziosi, invisibili e letali Gizmo, entità gassose che si alimentano con i gas sviluppati dalla decomposizione degli esseri viventi, meritano davvero di essere annoverati a pieno titolo tra le creature più bizzarre e terrificanti di tutta la fantascienza, facendo si che questo romanzo rimanga un "cult", ovvero un classico intramontabile e che non si dimentica dopo la prima lettura e che ha il pregio di sembrare assai migliore di quanto in realtà sia.
Purtroppo, infatti, se l'idea è ottima, lo sviluppo della trama non lo è altrettanto: un ritmo forsennato, il mancato approfondimento sulla provenienza dei Gizmo e soprattutto la sconcertante banalità del finale, rovinano quello che avrebbe potuto essere uno dei capolavori assoluti della fantascienza di tutti i tempi.
La guerra tra gli uomini e i Gizmo, infatti, nonostante la repentina ascesa di questi ultimi si unisca alla naturale tendenza umana a non riuscire a concepire un nemico invisibile, anzichè portare ad una rovinosa catastrofe per il genere umano (o almeno ad un battaglia serrata), si conclude in meno di due pagine con una vittoria pressochè totale. Gli stessi protagonisti della vicenda appaiono piuttosto delle comparse e, nel laconico finale, vengono congedati (sarebbe meglio dire "liquidati") in meno di dieci righe.

Ma il naturale sconcerto per questo finale piuttosto bruttarello è mitigato dalla sensazione di aver scoperto una incredibile, micidiale nuova genìa di avversari dell'umanità, che non hanno nulla da invidiare ai Trifidi, al Clone, alla Nebbia di James Herbert, ai Visitors o agli Chtorr.
Nonostante i difetti, tuttavia, questo romanzo dal titolo accattivante e dalla bizzarra, appropriatissima, copertina, che ha il pregio di rendere visibile ciò che non lo è, è il miglior esempio possibile di come la fantasia umana non abbia limiti e di come le alienità più atroci non necessariamente si manifestino esclusivamente negli stadi solido e liquido della materia.
Un libro che sorprende per la sua semplicità, ma che poi non si dimentica.
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Re:I Libri di Maxpullo 2010
« Rispondi #95 data: 07 Maggio 2010, 12:02:55 »
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Editoriale: quello "speciale" su Ballard...

Annunciamo ai signori lettori che, per motivi tecnici, l'annunciata scheda speciale sui racconti di Ballard non andrà in onda su questi schermi.
Causa reperimento dell'introvabile volume "I segreti di Vermillion Sands", infatti, e della necessità di integrare numerose altre opere come "Incubo a quattro dimensioni", "Condominium" e "La foresta di cristallo", essa verrà presentata come scheda critica generale sulla narrativa di questo straordinario autore e pubblicata esclusivamente nell'appendice del pdf che raccoglierà le schede di questo 2010, come già accaduto lo scorso anno per lo speciale su Nicolas Eymerich.
In alternativa, a breve, presenteremo delle nuove schede sui filoni del fantamore, delle creature aliene e delle catastrofi...
Ci scusiamo per il disagio (qualunque sia la natura di questo disagio)
« Ultima modifica: 07 Maggio 2010, 12:05:23 di maxpullo » Loggato
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Re:I Libri di Maxpullo 2010
« Rispondi #96 data: 09 Maggio 2010, 14:30:06 »
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Creature aliene e invasioni: minacce dal mare - parte prima

L'oceano, con le sue sconfinate distese d'acqua, ha da sempre rappresentato una sfida per l'umanità. Il senso di mistero e di vastità che esso ispira, la pratica impossibilità di riconoscere in anticipo le potenziali insidie che esso cela sotto la sua superficie, lo rendono da sempre il teatro ideale per ogni sorta di storie d'avventura ed anche la fantascienza non è stata immune alle suggestioni di quello che è probabilmente il luogo più misterioso e meno conosciuto del nostro pianeta.
Dal leggendario Kraken della mitologia nordica, al serpente di mare, passando per lo squalo bianco sino a Godzilla ed allo stesso Chtulhu, il mare è stato da sempre il nascondiglio ideale per ogni genere di creatura mostruosa, nonchè base logistica ottimale per una serie di tentativi di invasione, più o meno riusciti.
Il capostpite di questo genere di storie d'invasione è stato senza dubbio John Wyndham, che con il suo celebre "Il risveglio dell'abisso", Urania 307bis, è stato il primo a dar corpo all'ancestrale terrore dell'uomo, creatura terrestre, di venire sommerso dall'acqua.

    Nonostante l'originalità dell'idea di base devo ammettere che questo romanzo mi ha sempre convinto assai poco.
Molto simile a "Il giorno dei Trifidi", questo libro di Wyndham, ne condivide sicuramente la drammaticità; ed anche la strenua lotta degli uomini contro le inconcepibili e misteriose creature abissali che vogliono il predominio sul pianeta ricorda molto da vicino l'epopea dei superstiti contro i mostri vegetali. Tuttavia in questo romanzo tutto appare un po' troppo fiacco e l'idea iniziale, seppure ottima, si perde strada facendo.
Con trepidazione assistiamo all'aggressione all'umanità da parte di misteriosi esseri il cui habitat naturale è rappresentato dalle profondità abissali: dapprima essi si limitano a togliere all'uomo il predominio sul mare, affondando navi e rendendo insidiosi i trasporti, poi l'azione si sposta sulla terraferma e titanici macchinari iniziano a far strage di uomini per fini misteriosi. E' l'abisso che si risveglia e, anche quando gli attacchi sembrano finalmente respinti, c'è chi crede, a ragione, che la lotta per la sopravvivenza non sia finita.
L'accento principale del romanzo, più che sulla battaglia, sembra posto sulla cieca ottusità dei governi della Terra, incapaci di reagire in modo efficace all'assalto e soprattutto colpevoli di sottovalutare l'entità del pericolo e di ignorare la profetica voce del professor Bocker, unico scienziato in tutto il pianeta a rendersi conto della gravità della situazione.
La terza fase dell'attacco è la più tremenda ed anche quella che fa guadagnare diversi punti al romanzo: le creature abissali, infatti, come arma estrema ricorreranno allo scioglimento dei ghiacciai ed il conseguente innalzamento dei mari, previsto dall'inascoltato professor Bocker (nemo propheta in patria), coglierà tutti impreparati e metterà l'umanità sull'orlo della rovina.

La soluzione finale al problema, quasi identica a quella de "La guerra dei mondi" di Wells, è davvero sconvolgente nella sua banalità.
A favore del romanzo depongono sicuramente sia l'originalità dell'idea di ambientare una minaccia nel più misterioso elemento delle Terra, nelle inesplorate e inabitabili profondità oceaniche, che la capacità dell'autore di risvegliare una delle più ataviche paure dell'uomo, quella del "diluvio universale", concependo già nel 1954 una trama che da corpo ad una delle più drammatiche paure "ecologiche" dei nostri giorni e cioè lo scioglimento delle calotte polari.
L'assenza di una descrizione dei misteriosi esseri non è tanto una mancanza quanto a mio avviso un pregio che alimenta il mistero di questa vicenda, ma l'eccessiva lunghezza di alcune sequenze e la banalità del finale rovinano l'effetto complessivo e rendono il romanzo molto inferiore alle attese.
« Ultima modifica: 09 Maggio 2010, 14:37:01 di maxpullo » Loggato
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Re:I Libri di Maxpullo 2010
« Rispondi #97 data: 09 Maggio 2010, 14:44:55 »
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Una delle mie scene preferite, in questo filone, resta quella della "pesca d'alto mare" nel vituperato Waterworld di Kevin Costner, che però meriterebbe di essere riabilitato per questa e alcune altre situazioni descritte.

Un classico: la lotta tra l'ittiosauro e il plesiosauro nel Viaggio al centro della Terra di Jules Verne.

Nei Lavoratori del mare di Victor Hugo il "mostro" è il mare, cfr. la sfida con il marinaio Gilliat.

Anche nei cartoni animati robotici giapponesi, molto spesso la minaccia aliena viene dall'oceano.

Invece per alieni acquatici ma buoni: The Abyss.
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Re:I Libri di Maxpullo 2010
« Rispondi #98 data: 11 Maggio 2010, 07:37:08 »
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L'ultimo grazioso nato dalle acque...

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« Rispondi #99 data: 11 Maggio 2010, 08:46:02 »
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Citazione da: dhr il 11 Maggio 2010, 07:37:08

L'ultimo grazioso nato dalle acque...




Visto questa estate: è un discreto film in bilico tra l'horror e lo splatter, ma a cui non manca una bella dose di umorismo che lo rende assai gradevole. Molto buoni gli effetti speciali, lo consiglio sicuramente
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« Rispondi #100 data: 13 Maggio 2010, 19:16:31 »
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Creature aliene e invasioni: minacce dal mare - parte seconda

Se John Wyndham è stato tra i primi ad immaginare una invasione proveniente dalle profondità dell'oceano, il solito Murray Leinster è stato invece quello che, a mio avviso, è riuscito a creare la storia più suggestiva sull'argomento.
Ogni volta che mi capita di rileggere il suo "L'incubo sul fondo", Urania 294, vengo letteralmente rapito: mi pare sempre quasi di essere lì sul battello assieme ai personaggi, cullato sulle onde di un mare splendido illuminato dai riflessi del sole, con delle apparecchiature che "ascoltano" i rumori provenienti dall'abisso e non posso fare a meno di rabbrividire quando i personaggi odono il profondo "muggito" trasmesso dagli altoparlanti.

    L'idea di fondo del romanzo è molto simile a quella de "Il risveglio dell'abisso", ma mentre nel romanzo di Wyndham l'accento era posto sull'apocalittico conflitto con le misteriose creature sottomarine, il presente romanzo di Leinster si sofferma maggiormente sul mistero che avvolge gli strani fatti che avvengono nel mare delle Filippine ai margini della fossa oceanica di Luzon e l'effetto complessivo è senza dubbio migliore.
L'ambientazione nei mari esotici rende questa lettura particolarmente piacevole ed interessante e la capacità descrittiva del bravissimo Leinster fa si che la storia scorra letteralmente davanti agli occhi del lettore quasi fosse un film.
Il mistero degli strani fenomeni che avvengono presso la fossa oceanica, le inspiegabili pesche miracolose del peschereccio "Rubia", l'insolito via vai di meteoriti e bolidi che si inabissano nelle profondita marine e la sorprendente presenza di pesci abissali in fondali bassi tengono avvinto il lettore sin dalle primissime pagine e lo preparano alla terrificante emersione delle più titaniche e mostuose creature ospitate dagli abissi marini che si siano mai viste in un libro di fantascienza.
La copertina di Thole, ancorchè splendida nella sua potenza evocativa, riesce solo in parte a rendere giustizia ai misteriosi esseri che le leggende dei pescatori indicano semplicemente con il nome di "ellos", che spiano le attività degli inconsapevoli esseri umani dal fondo degli abissi e sulla cui identità possiamo solo fare congetture.
Il finale forse delude un po' le aspettative, ma il piacere della lettura è innegabile ed il giudizio non può che essere più che positivo.

Sarà la grande bravura di Leinster nel saper rendere quasi "visibili" le immagini che descrive, sarà la sua capacità di riuscire a creare una atmosfera di suggestione e mistero o sarà magari l'ambientazione oceanica e la presenza dei micidiali "kraken" a donare fascino alla storia, ma resta il fatto che questo romanzo, pur senza essere un capolavoro della fantascienza, rimane da sempre tra i miei Urania preferiti e ogni volta lo rileggo con lo stesso piacere della prima lettura.
Lo consiglio a tutti.
« Ultima modifica: 13 Maggio 2010, 19:20:49 di maxpullo » Loggato
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Arciere di Corte.
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« Rispondi #101 data: 13 Maggio 2010, 20:35:44 »
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Ecco.......mi manca   
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Non sto invecchiando, sto diventando vintage.
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Re:I Libri di Maxpullo 2010
« Rispondi #102 data: 14 Maggio 2010, 14:15:58 »
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Creature aliene e invasioni: minacce dal mare - parte terza

Non sempre gli "alieni" immaginati dalla fantascienza hanno fattezze mostruose o bizzarre e non sempre hanno provenienza extraterrestre: a volte basta davvero molto poco perchè delle creature innoque e amichevoli acquistino all'improvviso tutt'altra indole e basta ancor meno perchè ciò che riteniamo comune e conosciuto divenga improvvisamente "alieno".
Per lunghi anni un polveroso e spaginato romanzo di Arthur Bertam Chandler dal suggestivo titolo di "Dove sparivano le navi", Urania 612, è stato tra i miei preferiti e, pur senza rammentare granchè della trama, lo ricordavo quasi come fosse un capolavoro: una recente rilettura ha tolto gran parte del fascino dei ricordi, assai probabilmente attribuibile al fatto che la vicenda è ambientata sul mare, che è da sempre uno dei miei luoghi preferiti.

   Questo romanzo ha un solo grande difetto: almeno apparentemente non ha nè capo e nè coda.
Nonostante, infatti, l'incipt accattivante con il mistero delle navi scomparse e le simpatiche schermaglie dei due protagonisti, la storia appare subito poco convincente e nessuna spiegazione viene fornita nè subito e nè dopo per il fatto che i marsuini abbiano sviluppato l'intelligenza o la capacità di parola.
Ci sono solo tante ipotesi ma quasi nessuna meraviglia o stupore per un fatto che dovrebbe lasciare a bocca aperta ed essere il perno del romanzo e che invece passa insospettabilmente in secondo piano per fare posto ad una serie di avventure brillanti, divertenti e appassionanti, ma che hanno quasi certamente l'unica funzione di distogliere il lettore da una trovata di fondo che non c'è.
Al di là di questo la storia è molto coinvolgente e l'atmosfera dell'isola "assediata" dai mammiferi, il misterioso mare percorso da creature ostili e da impressionanti mostri marini si ricorda anche a distanza di anni e rappresenta il vero punto di forza di un romanzo che altrimenti sarebbe da dimenticare.
Altra nota dolente il finale: sembra mutuato da un B-movie, con la classica "sorpresa" che prelude ad un seguito che fortunatamente non c'è mai stato.

Gli attribuisco una sufficienza piena solo perchè la storia, pur con tutti i suoi limiti, è avvincente ed avventurosa e per la splendida copertina di Thole, ma mi rimane il disappunto perchè con pochissimi accorgimenti in più questo poteva davvero essere un bel libro.

Al di là della valutazione, questo romanzo ha anche una sua storia che lo rende speciale per la mia collezione, anche se per motivi non proprio del tutto positivi. Ho notato, infatti, che, per la presenza di pubblicità e cartoncini vari, molti volumi della serie 600 di Urania tendono a "spaginarsi": la colla si secca e con un sonoro "crac" la rilegatura va a farsi benedire se non si sta attenti durante la lettura. Nel migliore dei casi ci si ritrova con un volume diviso a metà (quasi sempre in prossimità del santissimo cartoncino), danno questo facilmente ripristinabile con un filo sottilissimo di Vinavil e tanta pazienza, facendo attenzione a non incollare tra loro le pagine, ma, nel peggiore dei casi, può accadere invece che si stacchino interi blocchetti di pagine ed allora addio libro a meno di operazioni di recupero delicatissime e dall'esito incerto.
La mia prima copia del 612, nonostante tutti i tentativi di recupero apparteneva a quest'ultima categoria: praticamente un fascio di pagine tenute assieme dalla copertina a guisa di raccoglitore.
Le successive fasi di quella che ho denominato "Operazione LEM" (sistematica sostituzione delle copie più rovinate dei miei Urania) hanno portato solo sconforto e rassegnazione visto che le altre due copie del 612 che mi ero procurato tendevano a spaccarsi nel mezzo per colpa della pubblicità della "Scuola Radio Elettra". Solo il Custode, di recente, è riuscito a procurarmi una copia perfetta del volume, una copia che, tra l'altro, conserva la sua "elasticità" e può essere quindi maneggiata senza rischi come accade per quasi tutti gli altri Urania della libreria. Le altre copie, invece, sono finite tutte nello "stipo dei ricordi" che custodisce i miei vecchi Urania più rovinati ma da cui non potrei mai separarmi.
Insomma: questo per me è un volume ricco di "storia" che, pur senza essere nulla di speciale, ha da sempre un posto importante nella mia collezione.
« Ultima modifica: 14 Maggio 2010, 14:18:13 di maxpullo » Loggato
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Re:I Libri di Maxpullo 2010
« Rispondi #103 data: 14 Maggio 2010, 22:14:37 »
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Un intrigante repertorio di mostri acquatici viene offerto da una "disciplina affine" alla Fantascienza, vale a dire la Criptozoologia, che si occupa di animali misteriosi.
Oltre al kraken (che ormai, in qualità di calamaro gigante, fa parte della normale zoologia) e alla guest star Mostro di Loch Ness (su cui ne sappiamo ancora oggi esattamente come nel VI secolo, epoca dei primi avvistamenti) la Criptozoologia parla di:

Tatzelwurm - Alpi, Austria e Svizzera

Mokèlé-Mbèmbé - Congo

Mostro del Lago celestiale - Cina, provincia di Jilin

Buru - Himalaya

Bobo - Oceano Pacifico settentrionale

Mostro del Devil's Lake - Wisconsin

Ogopogo - lago Okanagan, Columbia britannica

Manipogo - lago Manitoba, Canada

Serpente di mare di Gloucester - coste del Massachusetts

El Cuero - lago Lacar, Cile

Bunyip - Australia

Alcuni sono i classici serpentoni o simil-Nessie, ma altri sono decisamente innovativi.
« Ultima modifica: 14 Maggio 2010, 22:20:44 di dhr » Loggato
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Re:I Libri di Maxpullo 2010
« Rispondi #104 data: 14 Maggio 2010, 23:26:47 »
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Citazione da: dhr il 14 Maggio 2010, 22:14:37

[...]

Ogopogo - lago Okanagan, Columbia britannica

[...]

Alcuni sono i classici serpentoni o simil-Nessie, ma altri sono decisamente innovativi.


Dell'Ogopogo, tra l'altro, abbiamo anche questa simpatica descrizione:

Sua madre era una balena
E suo padre un millepiedi
Un pezzetto di tedta
E quasi niente coda
Ogopogo era il suo nome

(The Ogopogo: The Funny Fox-Trot, Cumberland Clark, 1924)
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