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Home Forum | La Fantascienza e gli altri generi... | Urania Mondadori | Discussione: I libri di Maxpullo 2009 «prec succ»
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  Autore  Discussione: I libri di Maxpullo 2009  (letto 76302 volte)
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Re:I libri di Maxpullo 2009
« Rispondi #60 data: 07 Aprile 2009, 19:57:17 »
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Citazione da: attiliosfunel il 07 Aprile 2009, 00:14:16

A me già il primo Area 51 aveva fatto schifo dopo poche pagine...


allora puoi risparmiarti tranquillamente di leggere il secondo
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Re:I libri di Maxpullo 2009
« Rispondi #61 data: 07 Aprile 2009, 20:38:55 »
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Citazione:
Comunque per buona pace di tutti rimuovo la "notizia" senza alcun problema



Che hai rimosso? Che mi sono persa? Aho!!!!
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Re:I libri di Maxpullo 2009
« Rispondi #62 data: 08 Aprile 2009, 11:24:14 »
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Citazione da: gretana il 07 Aprile 2009, 20:38:55


Che hai rimosso? Che mi sono persa? Aho!!!!


Visto che la scrivevo io... nulla di importante


Era solo l'annuncio dell'ultima scheda, quella sul rivoltante "estate horror" che trovi alla pagina precedente di questo thread
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Re:I libri di Maxpullo 2009
« Rispondi #63 data: 08 Aprile 2009, 19:53:17 »
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Geniale Sheckley - libro secondo

Andare in giro sui mezzi pubblici con la gente che spintona, sballottato di qua e di là e con le lunghe attese delle coincidenze alla banchina, può essere una esperienza poco piacevole, ma il rimedio è semplice anche se di breve durata: portate con voi un libro di Sheckley, meglio ancora se questo libro è proprio "Il matrimonio alchimistico di Alistair Crompton", Urania 757.
L'effetto è rapidissimo: la pelle del viso si distende meglio che se usaste delle creme antiruga e per buona parte del tragitto sghignazzerete come mentecatti e conserverete un vago sorriso un po' ebete e compiaciuto anche per diverse ore dopo la lettura, non facendo più caso a quello che avviene attorno a voi. Terminata la mia tre giorni sui bus di Roma, non posso che riportare qui il mio commento a caldo dopo la sua rilettura.

     Geniale, folle, esilarante, questo libro si legge e si rilegge anche a distanza di anni che è un vero piacere e, come tutti i libri di Sheckley, si presta a più livelli di lettura.
Da una parte ci sono le spassose trovate che accompagnano la surreale missione dello schizofrenico protagonista alla ricerca delle sue personalità perdute per poter ricomporre il suo vero carattere, da un'altra, molto sottilmente, troviamo una geniale satira verso l'uomo moderno, le sue nevrosi, le sue idiosincrasie e le sue contraddizioni.
Il metodico Alistair Crompton, il molle e raffinato Loomis, il sanguigno, colerico omicida Dan Stack e l'ascetico Baron Finch, pur essendo archetipi caratteriali componenti la personalita di un singolo individuo, sfaccettature cioè di una realtà più complessa, scopriranno, a loro spese e proprio nell'ultimissima riga, che la loro integrazione non solo non è facile, ma forse non è neppure conveniente sotto tutti i punti di vista. Per quanto semplicistica ed incompleta possa apparire la loro esistenza, infatti, essi vivono secondo il loro istinto, senza i dubbi, le sfide e le incertezze che caratterizzano la vita quotidiana.

Si può dire che la loro grottesca avventura, caratterizzata, come in altri libri di Sheckley, da trovate tanto folli quanto divertenti e da surreali rimbalzi nella "metascrittura" in cui personaggi e comparse tentano di modificare la trama a loro piacimento, alla fine rappresenti quasi un gustoso viaggio nella mente umana, capace di creare e dare vita ogni microsecondo ad interi universi, ma talvolta incapace di decidere sulle priorità del vivere quotidiano. Per me è un libro eccezionale.
E se poi vorrete seguire il mio consiglio e portarlo con voi sulla metro, mi raccomando fate attenzione: ricordatevi ogni tanto di sbirciare a che stazione siete arrivati o perderete la vostra fermata.
« Ultima modifica: 08 Aprile 2009, 19:55:52 di maxpullo » Loggato
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Re:I libri di Maxpullo 2009
« Rispondi #64 data: 09 Aprile 2009, 13:30:59 »
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L'altra faccia della vendetta: -5

Tra tutti gli insegnamenti evangelici, quello che probabilmente troviamo più difficile da seguire è il concetto di "porgere l'altra guancia".
Da sempre, infatti, l'uomo è abituato a restituire colpo su colpo e, anche se non può farlo nell'immediato, si troverà a covare nascostamente la sua rabbia attendendo il momento giusto per sfogarla contro chi gli fece torto e vendicarsi.
"La vendetta", si dice, "è un piatto che deve essere gustato freddo" e chi nutre rancori o propositi vendicativi ben lo sa: si può attendere un'ora, un giorno, qualche mese o anche decenni, pregustando il momento in cui il conto verrà presentato.
Molte volte però le cose non vanno come vorremmo e, nel momento decisivo, a volte, ci si può accorgere che più lunga è l'attesa, più forte e irragionevole è l'odio che si nutre e più grande sarà la delusione di constatare che quel sentimento che prima ci riempiva l'anima, ti lascia svuotato e privo di ogni residua energia. Cercare vendetta ad ogni costo può rovinare un'esistenza ed il singolo attimo in cui il "piatto freddo" viene gustato può non ripagare del tutto il tempo trascorso nell'attesa.
Forse per i piccoli e meschini uomini, abituati sin da piccoli a seguire la "legge del taglione" ed a ricambiare i torti subiti con ugual moneta, sarà molto più difficile perdonare che vendicarsi, ma nessuno potrà mai dire di non essere stato avvisato!
E se volete un esempio del perchè la vendetta sia un sentimento sterile e spesso pericoloso non avete che da leggere il ciclo de "I principi demoni" del grande Jack Vance, avventura di larghissimo respiro in cui il protagonista, Kirth Gersen è sulle tracce dei 5 più feroci e crudeli criminali della galassia conosciuta, i famigerati "Principi demoni", rei di aver sterminato la sua famiglia e reso schiavo il suo pianeta natale.
Il piccolo Kirth, unico superstite assieme al nonno della abominevole strage, verrà allevato da quest'ultimo, all'unico scopo di compiere vendetta e nei 5 romanzi che compongono la saga, cui dedicherò altrettante schede della rubrica, saremo al suo fianco per vivere una avventura magnifica e pericolosa, ma anche ricca di significato e di interrogativi.
Per motivi puramente personali ho scelto di commentare i libri singolarmente utilizzando l'edizione Mondadori de "I classici di Urania", ma per chi non trovasse comodo disperdere le proprie energie rintracciando i 5 volumi, consiglio di cercare quelli apparsi nella collana Cosmo Oro della editrice Nord che riporto qui sotto.

         
Cosmo Oro 45, I Principi Demoni Cosmo Oro 56, Gli ultimi Principi

Senza nulla togliere all'edizione urania sono certamente più compatti e senza dubbio più belli nella veste editoriale.
« Ultima modifica: 09 Aprile 2009, 13:40:43 di maxpullo » Loggato
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Re:I libri di Maxpullo 2009
« Rispondi #65 data: 09 Aprile 2009, 22:50:07 »
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"Il matrimonio alchimistico di Alistair Crompton",

Il mio primo Urania   cioè..quello comperato da sola senza aspettare che mia suocera mi passasse i suoi   Comperato a Firenze durante il primo giringiro in Vespa con lo sposo...che bei ricordi
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Re:I libri di Maxpullo 2009
« Rispondi #66 data: 10 Aprile 2009, 14:39:00 »
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L'altra faccia della vendetta: -4

Anche se nella collana dei Classici di Urania, al numero 290, il primo capitolo della saga di Jack Vance è intitolato semplicemente "I principi demoni", senza alcun sottotitolo, il romanzo di apertura del ciclo si intitola in realtà "Il re stellare"; i motivi di questo titolo non possono essere qui rivelati perchè toglierebbero parte del gusto della lettura per cui mi "limito" a riportare il mio commento al libro assieme alle prime impressioni di lettura, doverosamente riferite all'altro grande ciclo di vance dedicato al pianeta Tschai.

      Affascinante avventura vecchio stile in cui un eroe solitario alla "Kill Bill", allevato per combattere, è sulle tracce dei 5 più feroci criminali della galassia conosciuta, i cosidetti "Principi Demoni", rei di aver sterminato la sua famiglia.
L'immenso affresco dei mondi e della galassia, dipinti da Vance come teatro di questa "caccia", nonostante la sua infinita vastità, ci appare dapprima sicuramente più "scialbo" rispetto alla pluralistica "ricchezza" del pianeta Tschai, ma si va facendo via via più interessante e dettagliato a mano a mano che la narrazione prosegue. L'autore, anzichè presentare istituzioni, mondi, razze, protagonisti e regole di vita, inserendone le descrizioni nel testo, affida questo compito descrittivo a delle "citazioni" o "stralci" , poste all'inizio di ogni capitolo. Inizialmente questi brani hanno un effetto straniante e sembrano avulsi dalla vicenda narrata, ma poi via via assumono la connotazione fondamentale di dipingere particolari e dettagli funzionali a quanto accade attorno al protagonista e divengono formidabili ausili alla lettura.                           

La sensazione di difficoltà iniziale nella lettura sparisce non appena si comprende che si ha a che fare con un vero maestro della fantascienza d'avventura e ci si lascia condurre per mano attraverso questa vasta galassia di cui solo lui conosce le coordinate.
In questo primo capitolo, il protagonista, Kirth Gersen, è sulle tracce del primo dei 5 criminali, Attel Malagate, detto "il maligno", e la sua indagine, apparentemente senza speranze per la inspiegabile capacità "mimetica" dell'avversario, è destinata a concludersi con un pieno successo su un pianeta splendido, primitivo e non registrato sulle mappe, accumunabile ad un vero paradiso terrestre che Malagate vuole a tutti i costi possedere.
Le risorse di Gersen non si limitano solo alle sue capacità di combattente, ma egli, al pari del mitico Adam Reith, possiede una mente davvero fuori dal comune, in grado sciogliere enigmi, trovare risposte e sventare trappole apparentemente senza alcuna difficoltà: è anzi proprio questa eccessiva"facilità" nel risolvere le situazioni che rappresenta a mio avviso l'unica pecca di questo straordinario romanzo d'avvio della saga.
Lettur apiacevole e intrigante lo consiglio a tutti, indipendentemente dalfatto di aver già letto ed apprezzato il ciclo di Tschai.
« Ultima modifica: 10 Aprile 2009, 14:41:48 di maxpullo » Loggato
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Re:I libri di Maxpullo 2009
« Rispondi #67 data: 11 Aprile 2009, 16:56:41 »
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Quando la copertina non è tutto...

Era da un po' che tenevo in serbo questa storia, ma adesso ve la voglio proprio raccontare.
Se prendete tra le mani l'urania 544 e guardate la sua quarta di copertina, vi accorgerete che, anzichè riportare la presentazione del romanzo corrispondente e cioè "I mercanti dello spazio" di Pohl & Kornbluth, viene invece riportata la pubblicità del "VIII festival internazionale del film di fantascienza", assieme ad una serie di immagini di copertine del leggendario Karel Thole, i cui bozzetti erano evidentemente uno dei piatti forti della mostra.
Quando tra i libri di mia nonna trovai quel libro, anzichè leggerlo (non l'ho ancora fatto), rimasi colpito da quelle copertine e, senza neppure sapere che titolo avessero gli urania raffigurati, li inserii nella mia prima ideale mancolista di bambino. Oggi, senza battere ciglio potrei recitare "Lo stagno di Matlin e altri racconti", "La casa senza tempo", "B.E.S.T.I.A." e "Quando le macchine si fermeranno", ma allora non era affatto così semplice e mi sentivo molto stupido a cercare dei libri non conoscendo neppure il titolo... tra bancarelle varie tuttavia, con perseveranza e tenacia, li trovai tutti con l'unica eccezione de "La casa senza tempo" di Alfred Elton Van Vogt, Urania 420, per il quale, raro tra i rari, fu necessario l'intervento del Custode che me lo spedì nello stesso mitico pacco in cui trovarono posto il "Vento dal nulla" e "L'orrenda tana", due altri capisaldi delle mie infruttuose ricerce di tutta una vita.

    Come il "Vento dal nulla" anche il libro di Van Vogt fu una grossa delusione, (anche se non si giunse neppure vicino alla vetta d'irritazione provata per il finale del romanzo di Ballard): buona l'idea iniziale, ma pessimo lo sviluppo della trama e soprattutto confusissima un po' tutta la vicenda.
Credo che il mio commento già inserito sia più che sufficiente a descrivere il mio stato d'animo dopo la rilettura del romanzo avvenuta ormai quasi un anno fa.

Romanzo letto diversi anni fa, già non mi aveva entusiasmato alla prima lettura. Molto intricato, al punto da rasentare la confusione, ho fatto davvero fatica a leggerlo sino in fondo. L'idea è buona ed affascinante ed alcune descrizioni sono davvero suggestive, ma il taglio da "giallo"non rende davvero giustizia alla storia.
Da segnalare per questa ristampa una delle migliori copertine mai realizzate da Thole!
Nel complesso però poco più che sufficiente.

Davvero tutto qui: una copertina bella come ce ne sono poche per un libro assai mediocre e che non merita proprio di essere annoverato tra le cose migliori di Urania.
Proprio un peccato
« Ultima modifica: 11 Aprile 2009, 17:04:30 di maxpullo » Loggato
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Re:I libri di Maxpullo 2009
« Rispondi #68 data: 13 Aprile 2009, 19:28:14 »
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L'altra faccia della vendetta: -3

Il secondo capitolo della saga dei principi demoni di Jack Vance, pubblicato con il titolo de "I principi demoni 2: macchina per uccidere" al numero 294 della collana dei Classici Urania, è anche il volume che repentinamente segna il "decollo" della vicenda; infatti, superatele iniziali perplessità dovute allo stile di narrazione inconsueto, familiarizzato con i modi ed il carattere del protagonista e recepita la inconsueta vastità dello scenario in cui egli si muove, è quasi impossibile non lasciarsi travolgere dalla narrazione e non gustarsi sino in fondo le peripezie e le trovate che caratterizzano tutta l'avventura.

    Kirth Gersen, il vendicatore, l'eroe protagonista di questa avvincente saga, in questo secondo capitolo è sulle tracce di Kokor Hekkus, soprannominato "la macchina per uccidere", secondo nome della lista dei 5 più pericolosi criminali della galassia, rei di averster minato la sua famiglia.
Rispetto al primo romanzo c'è sicuramente più azione e, se è vero che Attel Malagate era abilissimo nel nascondere la sua identità, si può ben dire tuttavia che anche l'attuale avversario non sia affatto da meno, tanto è vero che verrà smascherato solo nelle ultimissime pagine.
L'ingegnosità di Gersen, la sua tenacia, la sua preparazione e soprattutto la sua incrollabile determinazione nel proposito di vendetta, unico scopo della sua esistenza, gli permetteranno di affrontare le prove più terribili e di risolvere l'enigma, celato tra le righe di una antica filastrocca, del nascondiglio di Hekkus e della sua vera identità.

In questo secondo romanzo prosegue anche l'immenso e fantasmagorico affresco della galassia dipinto da Vance come sfondo della vicenda e si viene introdotti nell'assurda ma assai realistica realtà dell'Interchange: una sorta di "zona franca" in cui i rapitori portano le loro vittime ed attendono il pagamento del relativo riscatto ed in cui parenti ed amici dei rapiti hanno l'occasione di ritrovare e riscattare immediatamente i loro cari.
Per la prima volta vediamo affiorare nel protagonista dei dubbi sulla sua missione, non tanto sulla sua legittimità, quanto piuttosto sul fatto che il perseguimento della vendetta ad ogni costo lo allontana dalla possibilità di una vita normale: l'incontro con la bellissima Alusz Iphigenia, vittima prescelta di Hekkus, contribuisce a dare al romanzo una sfumatura di romanticismo ed a farci intravedere un Gersen più umano e meno spietato ed a farcelo sicuramente apprezzare di più.
Davvero un ottimo romanzo.
« Ultima modifica: 13 Aprile 2009, 19:30:04 di maxpullo » Loggato
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Re:I libri di Maxpullo 2009
« Rispondi #69 data: 14 Aprile 2009, 22:14:02 »
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L'altra faccia della vendetta: -2

Il terzo libro della saga di Vance, pubblicato con il titolo "I principi demoni 3: il palazzo dell'amore" al numero 297 dei Classici Urania, ha segnato una battuta d'arresto nella lettura. Molto molto fiacco, il libro non mi ha convinto troppo e la lettura si è trascinata stancamente al punto che, prima di riprendere a leggere le avventure di Gersen nei successivi capitoli, ho dovuto fare una breve pausa.
La critica più seria che si può muovere a questo romanzo è quella di essere forse il più "artefatto" di tutto il ciclo: costretto a rispettare il canovaccio dei primi due libri, risulta molto meno movimentato e senza dubbio troppo scontato.

       Nonostante la maggior parte dell'azione risulti ambientata sulla vecchia Terra e sull'inimmaginabile Sarkovy, il "pianeta degli avvelenatori", la fantasia di Vance appare qui un po' appannata e l'entusiasmo della lettura, dopo i primi due emozionanti episodi della saga, si trascina stancamente pagina dopo pagina fino a spegnersi.
Anche il malvagio di turno, Viole Falushe, nativo della Terra, non ha lo smalto ed il carisma dei primi due Principi Demoni ed il suo "Palazzo dell'amore", covo di bellezza, decadenza e depravazione, non riesce a fare l'effetto che dovrebbe sul lettore.
La frettolosa uscita di Alusz Iphigenia immediatamente nei primi capitoli, poi, contribuisce a consolidare l'idea di una storia non del tutto esaltante e che non riesce ad esprimersi al meglio perchè forzatamente costretta ad aderire allo stesso identico canovaccio delle prime due.
Come al solito lo stile di narrazione è ottimo e le fortunose azioni alla "James Bond" del protagonista sono sempre sorprendenti e scoppiettanti, ma nonostante questo il romanzo risulta molto meno credibile e scorrevole dei primi due.

Intendiamoci: è senza dubbio un buon libro, ma, a mio modesto parere, nell'economia del ciclo risulta quello meno entusiasmante e serve solo a traghettare il protagonista di un altro passettino verso il suo obiettivo di vendetta.
Lo consiglio ai fanatici di Jack Vance ed, ovviamente, a coloro i quali abbiano intenzione di leggere tutto il ciclo nella sua interezza.
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Re:I libri di Maxpullo 2009
« Rispondi #70 data: 17 Aprile 2009, 12:21:10 »
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Il Brigadiere racconta...

A volte mi capita di evocare nella mia mente scene che sono sicuro essere derivate da racconti letti in gioventù; veri e propri lampi di immagini derivanti da racconti che spesso non riesco a focalizzare: a volte è una titanica creatura ricoperta di alghe che emerge dalle acque e che ricorda un po' il lovecraftiano Chtulhu, altre volte è l'orribile e sconvolgente immagine del volto di Anubi che emerge dalla nebbia per ghermire gli incauti che attraversano il suo territorio, altre volte infine è un immenso crostaceo degno del miglior Jules Verne oppure uno smisurato Tritone che mi fissa malevolo dalle profondità marine di una baia.
A volte fortunatamente non è trascorso troppo tempo dalla lettura ed allora mi capita di ricordare la stupenda antologia che raccoglieva tutte queste visioni assieme: sto parlando de "Le fantastorie del Brigadiere", raccolta di racconti di Sterling Edmund Lanier, pubblicata al numero 546 della collana.

La bellissima copertina di Thole mi indusse subito ad acquistare il volume non appena lo vidi alle bancarelle di Roma e, nonostante il titolo non mi invogliasse troppo alla lettura, scoprii in seguito che i racconti contenuti erano davvero belli e certamente degni dell'azzardato accostamento con Lovecraft proposto dalla quarta di copertina.
Il mio commento al libro, basato sulla prima lettura, ed inserito tempo fa era il seguente.

Una antologia di racconti davvero molto buona: letta alcuni anni fa ne conservo ancora un ottimo ricordo. Lanier è un maestro nel riuscire a tirar fuori l'orrore dalle situazioni apparentemente più banali e dalle cose più innocenti
Consigliata a tutti

Ebbene, vi assicuro che questo "Brigadier", corrispondente al nostro Generale di Brigata, dal nome di Donald Ffallowes è davvero bravo a raccontare storie ed a trasformare una semplice cena o una bevuta al bar con gli amici in una straordinaria avventura che, spessissimo, non è esente da veri e propri brividi di paura.
Ed anche se questo bravo narratore, alter ego di Lanier, fosse null'altro che un ciarlatano imbonitore, che le spara grosse e se pure le sue straordinarie avventure fossero esclusivamente frutto della sua fantasia, ai suoi racconti non si può proprio rimanere indifferenti ed il fascino magnetico delle sue storie non potrà mancare di catturare la vostra attenzione, evocando immagini che, anche a distanza di anni rimarranno impresse nella vostra memoria.
Il racconto che mi è piaciuto di più è senza dubbio "Safari" e la tremenda visione del "Kerit" in agguato nella nebbia è degna dei peggiori incubi, ma anche gli altri racconti hanno la loro buona dose di fascino, per una raccolta che prima o poi bisogna leggere.
« Ultima modifica: 24 Gennaio 2013, 17:35:22 di maxpullo » Loggato
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« Rispondi #71 data: 19 Aprile 2009, 17:03:09 »
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Vampiri: una teoria interessante

Come detto nell'introduzione, in molti casi, la fantascienza ha attinto felicemente al mito del vampiro per creare trame assai interessanti e provare a fornire una spiegazione fantastica per le leggende che da sempre alimentano l'umana fantasia.
Uno degli esempi più riusciti di questo connubio horror/mito/fantascienza è rappresentato senza dubbio dal romanzo "I vampiri dello spazio" di Colin Wilson, Urania 744, che ha l'indubbio pregio di riuscire a fornire una spiegazione pseudo-scientifica (o meglio "fanta"-scientifica ) abbastanza credibile del fenomeno del vampirismo, anche se il finale non è davvero dei migliori.

     Quando un libro riesce a creare un'atmosfera da capolavoro ed a costruire una trama interessante e coinvolgente per sciupare tutto nel finale è quasi sempre una grossa delusione, ma quando un libro riesce in poco più di 100 pagine a costruire una serie di eventi ed esperimenti tali per cui la teoria del vampirismo ci appare avere per la prima volta una plausibilissima spiegazione scientifica e poi, dopo aver rovinato tutto con un finale scialbo, si permette di prolungare l'agonia con un post-epilogo incomprensibile, allora l'arrabbiatura è forse anche  doppia...
Lasciando da parte ogni elemento sovrannaturale e paranormale, l'autore ci guida attraverso una serie di avvenimenti alla rivelazione di una nuova teoria sul fenomeno del "vampirismo": l'improvvisa apparizione di una gigantesca ed inconcepibile astronave, i cui occupanti umanoidi sembrano morti, e la stupefacente ed orribile catena di avvenimenti successivi, infatti, costituiscono il felice spunto iniziale per introdurre il concetto di "campo lambda", misura del campo di energia proprio di ogni creatura, e per lo sviluppo della teoria secondo cui tutti gli esseri viventi sono in grado di influenzarlo reciprocamente, prelevando energia dagli altri o cedendogliela a loro volta.

E' questo il felice spunto per spiegare in modo semplice ed efficace il concetto di "vampirismo", un aspetto latente insito in ogni individuo che determinate persone sviluppano in modo più o meno forte e che esseri alieni potrebbero addirittura aver adottato come metodo di vita.
Gli alieni occupanti dell'astronave, infatti, imprudentemente riportati sulla Terra a scopo di studio, riprendono improvvisamente vita e, nutrendosi dell'energia vitale dai malcapitati che gli si parano davanti riescono a far perdere le loro tracce, dando il via ad una trama sicuramente sopra le righe.
Ma purtroppo, come detto, il libro non mantiene le sue premesse sino in fondo e, dopo una caccia emozionante alla ricerca delle misteriose creature, condotta in modo brillante ancorchè inusuale, si conclude in un modo che ho trovato banale e deludente.
Nonostante questo, la valutazione finale rimane positiva, tanto per la teoria che viene costruita, quanto per l'affascinante descrizione iniziale dell'astronave aliena, che rimane impressa per l'atmosfera di sospensione e stupore che le sue dimensioni suscitano sia nel cuore degli astronauti che vi penetrano che in quello del lettore.
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« Rispondi #72 data: 20 Aprile 2009, 19:05:02 »
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Vampiri: i nostri "pastori"

Come si è sviluppata l'intelligenza sulla Terra? E' stata davvero il prodotto dell'evoluzione oppure la sua rapidità potrebbe indicare l'intervento di un qualche fattore "esterno"?
A queste domande pone una inquietante risposta il romanzo "I vampiri della morte" di Jerry Sohl, pubblicato come urania 68 ed arricchito dalla fosca e macabra copertina di un Caesar davvero ispirato.
Devo dire che fu proprio la copertina che a suo tempo mi indusse ad acquistare il libro in una delle avventurose "razzie" alle bancarelle di Roma, anche se il suo fascino non è mai stato tale da indurmi ad aprirlo prima di pochi giorni fa.
Letto in meno di una giornata il libro mi è piaciuto principalmente per l'innovativa teoria "vampiresca" proposta dall'autore e mi limito a riportare il commento che mi pare abbastanza esaustivo.

    Davvero sorprendente questo brevissimo romanzo di Jerry Sohl di cui, sino ad oggi, non avevo mai letto nulla.
Non ci sono brividi di paura, nè macabre visioni di terrore perchè la storia da lui costruita non ne ha bisogno: questi misteriosi "vampiri" che da sempre accompagnano l'evoluzione umana non sono esseri sovrannaturali o morti viventi, ma "comunissimi alieni" in cerca di un tipo di "nutrimento" assai particolare. Gli effetti sull'uomo di questa bizzarra catena alimentare sono esattamente gli stessi, se non peggiori, di quelli nefasti dei classici vampiri delle storie horror, ma sono certamente più giustificabili e comprensibili nella logica universale della legge della sopravvivenza del più forte.
In alcuni punti si nota una certa romantica ingenuità e la trama, soprattutto nel finale, può apparire un po' stucchevole o all'acqua di rose, ma l'idea di fondo del romanzo è molto buona e queste inimmaginabili creature in grado di condizionare gli uomini apparendo nei loro sogni meritano un posto d'onore nella vastissima collezione di vampiri mai prodotti dall'immaginazione umana.

Un bel libro: breve, avvincente ed assolutamente fantascientifico nonostante l'accenno al tema "vampiresco".
Lo consiglio a tutti
« Ultima modifica: 20 Aprile 2009, 19:06:49 di maxpullo » Loggato
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Re:I libri di Maxpullo 2009
« Rispondi #73 data: 21 Aprile 2009, 12:12:24 »
Cita

L'altra faccia della vendetta: -1

Il quarto capitolo della saga di Vance, complice probabilmente la lunga pausa prima di riprendere la lettura, ha segnato un brusco rialzo dell'indice di gradimento e mi sento di affermare che "I principi demoni 4: la faccia", comparso come Urania classici 300, nonostante la nefanda copertina, sia probabilmente il migliore dei cinque romanzi.

       Questo libro della saga è davvero appassionante e coinvolgente, nella migliore tradizione delle opere di Jack Vance.
Sebbene il canovaccio della storia sia pressochè identico a quello delle puntate precedenti, stavolta, il metodo utilizzato da Kirth Gersen per incastrare il suo nemico, Lars Larque, il quarto principe demone, caratterizzato da un macabro e distorto senso dell'umorismo, è davvero inconsueto e divertente: la "scalata" azionaria per il controllo della sua società è infatti allo stesso tempo poco ortodosso e rocambolesco, ma anche molto avventuroso ed emozionante.
La corsa contro il tempo per accaparrarsi la maggioranza azionaria della società del suo nemico, culminata nella cruenta gara di "hadaul" è appassionante e conferisce alla vicenda quel tono avventuroso e dinamico che ci fa dimenticare quasi del tutto quanto la trama sia abbastanza scontata.

Come in altre occasioni, le avventure del protagonista si tingono di rosa, ma la romantica infatuazione per la "methlen" Jerdian Chanset è destinata a finire ancora una volta in maniera sfortunata e, nuovamente, Gersen, nonostante tutte le sue risorse e nonostante la fortuna sia sempre spudoratamente al suo fianco, si trova a riflettere sulla sua vita e su quello a cui è costretto, suo malgrado, a rinunciare.
Ma le sue recriminazioni hanno la durata di una sola pagina: appena consumato il rito della vendetta nei confronti del suo antagonista, Gersen si ritrova improvvisamente a condividere la sua stessa condizione di reietto, di "diverso", e, con una felice intuizione, porterà a compimento l'ultima beffa del suo nemico Lars Larque, una sorpresa finale davvero gustosa che, da un lato, contribuisce a far comprendere il titolo del romanzo e, dall'altro, a fargli acquisire parecchi punti in più rispetto agli episodi precedenti.
Ottimo.
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Re:I libri di Maxpullo 2009
« Rispondi #74 data: 22 Aprile 2009, 23:16:56 »
Cita

L'altra faccia della vendetta: 0!

Tutto prima o poi deve finire ed a questa legge di natura non sfuggono nè la gloriosa collana dei classici di Urania, iniziata nell'Aprile dei 1977, nè la folle caccia di Kirth Gersen sul cui inizio non abbiamo in verità riferimenti temporali certi.
Entrambe le avventure, simbolicamente, trovano la loro conclusione simultaneamente, condividendo lo spazio editoriale del volume numero 309 della collana dal titolo "I principi demoni 5: il libro dei sogni".
E' un libro avventuroso, ma anche molto amaro e la malinconia della storia che termina si accompagna a quella della chiusura della serie solo in parte mitigata dalla nascita degli Urania collezione.
Di seguito il mio commento al libro già inserito nella scheda del volume.

     Buffo che questo volume concluda sia la saga idata da Jack Vance che la gloriosa collana de "I classici Urania", ma probabilmente la Mondadori non poteva fare una scelta più azzeccata, concludendo in un sol colpo due straordinarie avventure, una editoriale, l'altra più umana e volta ad analizzare il più umano ed insidioso dei sentimenti, quello della vendetta.
In questo capitolo conclusivo ci troviamo davanti un Kirth Gersen stanco, svuotato, che molto probabilmente intuisce che la sua missione sta per compiersi: tra lui e la vendetta completa, infatti, rimane ormai solo l'ombra dell'ultimo principe demone, lo scialbo e folle Howard Alan Treesong.
Ancora una volta la fortuna aiuta il protagonista che, in un modo sorprendentemente troppo facile, riesce a costruire una ingegnosa trappola in cui l'ultimo nemico non avrà possibilità di scampo.

Ma, al di là del solito canovaccio della caccia, dei primi contatti e della vendetta finale, questo libro si caratterizza soprattutto per il velo di triste malinconia che sottende tutta la vicenda.
L'umore di Gersen inizia a risentire della sua folle corsa per la galassia e dell'incertezza per il futuro che lo attende una volta compiuta l'impresa: i primi infruttuosi tentativi di far fuori l'ultimo nemico sono forse i curiosi modi in cui il suo inconscio reagisce al pericolo di un termine prematuro della stessa impresa, quasi che il compimento della vendetta fosse un evento da ritardare per non perdere di colpo lo scopo di tutta una vita.
Anche l'avversario, stavolta, non sembra all'altezza della situazione: nemmeno l'ombra della malvagità di Attel Malagate o di Kokor Hekkus e neppure lontanamente la misteriosa perversione di Viole Falushe o la straripante tracotanza di Lens Larque sfiorano il deludente Treesong. Egli ci appare piuttosto come un bambinetto capriccioso, vile e debole che, costruito un mondo di sogni ed una mitologia sua propria, si ribella al mondo circostante e cerca vendetta contro chi lo derise nei giorni dell'infanzia. La sua maniacale sete di potere sarà paradossalmente destinata ad infrangersi proprio per mano delle sue vittime e la sua fine patetica non farà altro che aggravare il fallimentare bilancio finale di Gersen, eroe senza macchia e senza paura, tenebroso e invincibile avventuriero, ma uomo apparentemente senza un futuro le cui uniche parole conclusive si limitano ad un eloquente "Sono finito".
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