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Home Forum | La Fantascienza e gli altri generi... | Urania Mondadori | Discussione: I libri di Maxpullo 2009 «prec succ»
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  Autore  Discussione: I libri di Maxpullo 2009  (letto 76357 volte)
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Re:I libri di Maxpullo 2009
« Rispondi #30 data: 06 Febbraio 2009, 12:49:29 »
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Una simpatica curiosità...

Calmi calmi, stavolta non è una recensione: ho letto il romanzo troppo tempo fa per permettermi la leggerezza di un commento, ma volevo segnalarvi, a titolo di mera curiosità, che esiste un libro che ha avuto il potere di far letteralmente "sballare" i tipografi della Mondadori in almeno due circostanze distinte.
Il libro è "Morte dell'erba", straziante catastrofe targata John Christopher, nonchè volume funestato da non meglio definibili "stranezze" editoriali.
Innanzitutto l'urania 476; copertina: in basso a destra leggiamo "ristampa" ed il volume è targato "I capolavori", mentre in realtà il titolo non era mai apparso in precedenza e doveva quindi essere etichettato come "I romanzi" senza alcuna voce ristampa.
Passiamo poi alla gettonatissima edizione di "Urania collezione", numero 043, bello, perfetto come tutti gli altri, ma... un momento! Guardate la costa! Manca lo zero...
Ecco le evidenze di quanto affermo


Certo sono peccatucci veniali, molto meno gravi di quanto non sia stato fatto in altre occasioni, ma resta comunque quantomeno curioso che siano stati fatti sul medesimo libro! Non trovate?
« Ultima modifica: 06 Febbraio 2009, 18:15:57 di maxpullo » Loggato
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Re:I libri di Maxpullo 2009
« Rispondi #31 data: 07 Febbraio 2009, 10:52:33 »
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Essere se stessi

Ormai dovrebbe essere abbastanza chiaro a tutti: scrivo questa rubrica in piena autonomia, accetto suggerimenti per la lettura, ma non posso certamente costringermi ad apprezzare un libro, nemmeno se la maggior parte degli altri UMini lo considera un capolavoro. Anche se in determinate circostanze è sembrato che potessi fare un passetto indietro su un giudizio, non è mai stato "per quieto vivere", ma solo perchè non ero davvero convinto del mio, anche perchè so benissimo che nella lettura di un libro entrano numerosi altri fattori quali lo stress, le gioe ed i dolori che ne hanno accompagnato la lettura ed un giudizio può ribaltarsi semplicemente rileggendo le stesse pagine con diversa attenzione.
Nell'accingermi a rileggere "Cristalli sognanti" di Theodore Sturgeon, urania 11, ho quindi fatto letteralmente "il vuoto" nella mia mente ed ho ripreso in mano il volume dopo anni dalla prima lettura, senza alcun pregiudizio di sorta, sentendomi pronto anche ad accogliere questo augusto e riverito classico nella folta schiera dei miei preferiti.

    Per dovere di cronaca, questo fu il sintetico ma già chiarissimo commento inserito il giorno dell'acquisto del numero 11 sulla base delle impressioni della prima lettura del numero 321bis.

Non avevo letto nulla di Sturgeon sinora e, se questo è il suo capolavoro, sinceramente, non mi sento troppo incoraggiato a leggere altro. Intendiamoci il libro è bello e d'effetto, ma per capolavoro si intende davvero ben altro.
Il racconto ha il pregio di avere una trama assai originale e di avere alcuni spunti molto belli e poetici, ma ha anche il difetto di essere di una ingenuità sconvolgente e soprattutto di lasciare il lettore senza alcuna ipotesi/spiegazione circa l'origine dei cristalli. Visto che i veri protagonisti del romanzo sono loro, qualche paginetta in più forse era meglio dedicargliela...
Aumento la mia valutazione di questo volume solo per premiare la splendida copertina di Caesar.

Nonostante gli anni, quindi, evidentemente mi ricordavo abbastanza bene, perchè queste mie parole mi sembrano assai calzanti ed equilibrate, anche se poi, intervenendo a (s)proposito, in altre sezioni del forum esageratamente ebbi l'ardire di dichiarare che il libro non fosse "nulla di speciale".

Dopo la seconda lettura, posso confermare di non sentirmi proprio del tutto coinvolto nella magica atmosfera da fiaba che l'autore ha costruito: non per partito preso, ma perchè ho riscontrato alcune ingenuità, forzature e mancanze che lo rendono ai miei occhi un capolavoro mancato.
L'idea stessa dei cristalli e della loro interazione con il mondo circostante mi pare un po' forzata: diamo per assodato che queste creature inconcepibilmente "aliene" dall'umanità siano giunte sul nostro pianeta o siano state da esso generate, diamo anche per scontata la loro capacità di creare, mediante i loro sogni, esseri umani pefetti o mostruosamente deformi oppure quella di riuscire a "plasmare" la forma di esseri già creati, diamo infine per buono che i loro scopi siano talmente alieni dai nostri da risultare incomprensibili ai nostri occhi, ma riusciamo proprio a convincerci che simili esseri possano non essere mai notati da alcuno e vengano sistematicamente scambiati per semplici ciottoli?
E' ovvio che questa considerazione da sola non vale a bocciare un libro ben scritto e pieno di eccellenti spunti, ma purtroppo a mio avviso Sturgeon si è soffermato troppo su valori, poesia e sentimenti, ed ha perso di vista quella che era stata la sua felicissima intuizione iniziale: una specie del tutto aliena dall'uomo con poteri assolutamente inconcepibili in grado di dare vita a sogni bellissimi o a spaventosi incubi. Non so se nelle due edizioni Urania siano stati fatti dei tagli sostanziali al racconto, ma io senza dubbio avrei gradito un po' di pagine in più su questi misteriosi e fantastici cristalli, sulla loro civiltà e sulla loro interazione con il mondo esterno. Il romanzo lascia, a mio avviso, troppo spazio alla fantasia del lettore e non sfrutta appieno questa felice intuizione: con simili vicini, infatti, è facile immaginare che l'evoluzione sulla Terra possa aver ricevuto qualche "spintarella", ma era questa l'intenzione di Sturgeon quando ha scritto il romanzo? Il suo scopo era darci l'impressione di un mondo governato da questi misteriosi cristalli, nascosti artefici di mutazioni ed estinzioni, oppure queste sono idee e spunti che vengono a me sulla base di quanto da lui ipotizzato? Purtroppo l'impressione di "incompletezza" che ne ricavo è talmente forte che non mi consente di apprezzare integralmente questo libro.
Tutto sommato la mia impressione è positiva: l'ho trovato infatti un bel romanzo, di gradevole e facile lettura, ma sinceramente gli manca qualcosa e proprio non mi sento di accumunarlo ad altri libri dello stesso periodo quali "Le sabbie di Marte", "L'orrenda invasione" o "Anni senza fine" che affronteranno forse tematiche meno impegnative, ma che risultano sviluppare appieno le loro tesi.
« Ultima modifica: 07 Febbraio 2009, 14:44:31 di maxpullo » Loggato
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Re:I libri di Maxpullo 2009
« Rispondi #32 data: 13 Febbraio 2009, 23:04:39 »
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L'artista del brivido: nebbia

E' difficile riuscire ad immaginare che una sola semplice parola sia in grado di far paura, ma se questa parola viene usata da un vero maestro dell'horror per tessere una delle più angosciose, terribili e assurde trame mai presentate nella collana, allora non ci si deve stupire più di tanto e quel singolo vocabolo può benissimo assurgere a simbolo di catastrofico presagio.
La parola in questione è "Nebbia", azzeccatissimo titolo dell'urania 702 di James Herbert, un titolo misterioso e inquietante, perfetto come l'immagine in copertina di un Thole davvero all'apice della sua bravura, ed in grado da solo di introdurre il clima di orrore e di mistero di uno dei migliori libri in assoluto mai apparsi nella serie.

           In questo classico del genere fanta-horror, il bravissimo Herbert ci conduce per mano in un regno di pura follia in cui la quotidianità della campagna inglese prima e della città di Londra poi vengono sconvolte per mano di un nemico insidiosissimo ed implacabile.
L'incipit del romanzo è di quelli che non si dimenticano; già nelle primissime pagine la placida routine di un paesino del Whiltshire, viene bruscamente interrotta da una terribile e inspiegabile catastrofe: un crepaccio si apre all'improvviso lungo la via principale, inghiottendo persone, automobili e case. Dal crepaccio inizia quindi a fuoriuscire una misteriosa nebbia giallastra che lentamente si espande per la campagna circostante.
L'avanzata della nebbia è accompagnata da inspiegabili casi di follia individuale e collettiva: persone solitamente equilibrate e tranquille iniziano a compiere atti assurdi o si macchiano di crimini bestiali in un crescendo di orrore che arriva a sconvolgere le strade stesse della capitale.
Il paragone avanzato nella quarta di copertina con i Trifidi è perfettamente calzante: al pari delle mostruosità vegetali nate dalla fantasia di Wyndham, infatti, questa impalpabile e malaticcia nebbia creata da Herbert è opera dell'uomo e, allo stesso modo in cui è l'errore umano a dare il via all' "orrenda invasione", l'incuria e l'irresponsabilità umane sono ora i fattori che scatenano questo nuovo flagello.

Come già ne "l'orrenda tana", Herbert in questo romanzo non fa alcun riferimento al sovrannaturale. A dare i brividi lungo la schiena è sufficiente la lucida, fatale, logica progressione degli avvenimenti: non ci sono fantasmi o cadaveri rianimati, ma semplicemente un esperimento a scopo militare sfuggito di mano, una catastrofe assolutamente plausibile nella sua sconvolgente assurda semplicità, tanto realistica da far molta più paura di qualsiasi mostro la nostra fantasia riesca a concepire.
La vera forza di questo romanzo, tuttavia, non è solo nel suo macabro realismo, ma anche e soprattutto nel fatto che la bravura di Herbert è riuscita stavolta a "pizzicare" una corda molto sensibile dell'animo umano, portando il lettore ad immaginare quanto sottile e labile sia il confine che separa la ragione dalla pazzia ed a catapultarlo in un abisso di puro pessimismo materialistico. Per quanti sforzi, infatti, l'uomo faccia per contrastare i suoi istinti e la sua intrinseca bestialità, per quanto possa speculare sull'esistenza dell'anima e sulla sua salvezza, egli è e rimane un essere legato alla sua biologia e potrà quindi sempre intervenire un fattore esterno in grado di sconvolgere gli equilibri e distruggere il suo spirito: se la morte di alcune cellule, la mancanza di un enzima, il blocco di una semplice reazione chimica, possono trasformare un individuo in una belva assetata di sangue, allora non c'è redenzione e l'universo ci appare d'un tratto privato di gran parte della sua bellezza.
Differentemente dal capolavoro di Wyndham, questo romanzo si chiude con la piena vittoria dell'uomo e la completa distruzione del nemico, ma è una vittoria che lascia l'amaro in bocca: mentre "il giorno dei Trifidi" si chiude nell'attesa di speranza di una nuova alba per l'umanità, la "nebbia", pur sparendo, lascia un incolmabile vuoto e la sensazione che qualcosa, anche per i sopravvissuti all'incubo, sia andato perduto irrimediabilmente.
Un libro così straordinario, sebbene a fosche tinte e macchiato come sempre da qualche descrizione un po' troppo cruda, merita una vetrina speciale; ed è per questo motivo che, per la prima volta in questa rubrica, lo presento con il suo vero titolo, con quella parola che, una volta letto il romanzo, rimarrà indissolubilmente legata ad una sensazione di paura.
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Re:I libri di Maxpullo 2009
« Rispondi #33 data: 15 Febbraio 2009, 11:22:48 »
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Vampiri: introduzione

Quella del vampiro è una figura antica, antichissima, i cui riferimenti si possono trovare, sotto diverse forme, nel folklore di quasi tutti i continenti.
I vampiri, come tramandato dalla tradizione, sono morti che tornano dalla tomba per succhiare ai viventi l'essenza vitale. Questa essenza è spesso identificata con il sangue, ma non mancano esempi di miti in cui il vampiro si ciba della carne, del respiro o addirittura del seme umano.
Il primo riferimento scritto alla figura del vampiro risale all'epoca babilonese e consiste in una formula magica che serve a proteggere dai demoni succhia sangue, ma un po' tutte le civiltà antiche, da quella ebraica a quella greca e romana svilupparono il mito in modo autonomo, dando alla figura diversi nomi e caratteristiche, ma tutti riconducibili ad una unica matrice e ad elementi comuni.
Nella mitologia ebraica il capostipite della razza dei vampiri è rappresentato dalla figura biblica del demone Lilith, che secondo alcune interpretazioni della Bibbia, fu moglie di Adamo prima che venisse creata Eva.
La storia della figura del vampiro, quindi, è lunga almeno quanto quella della razza umana ed il suo mito è talmente radicato nell'immaginario collettivo, e spesso nelle tradizioni delle diverse culture umane, da renderlo praticamente indistinguibile dalla realtà oggettiva e storica.
La proliferazione di storie e miti con basi diverse ma con inquietanti elementi comuni ci fanno, infatti, supporre che la leggenda del vampiro celi forse un qualche fondo di verità e che esista o sia esistita una razza di nostri lontani "cugini" con costumi alimentari molto particolari ed orrendi.
Come già per la figura del licantropo, anche quella del vampiro, per il suo morboso fascino intrinseco, ben si presta a passare il confine tra diversi generi letterari: il genere horror rimane la sua collocazione più naturale, per via dello spontaneo raccapriccio che scaturisce dall'idea del morto che risorge per tormentare ed uccidere i vivi, ma alcuni aspetti del vampiro lo rendono un eccellente candidato anche per altri generi letterari come quello erotico e la fantascienza.
E' proprio la fantascienza il genere che più di tutti contribuisce a "razionalizzare" la figura del vampiro, facendo ipotesi circa la sua orrenda genesi non necessariamente riconducibil ad interventi soprannaturali: malattie del sangue, mutazioni, razze aliene in grado di "assorbire" le nostre energie vitali, il vampiro nella letteratura fantascientifica assume una veste nuova, meno orribile e paurosa forse, ma non per questo meno affascinante.
Ed è a questa inquietante e controversa figura mitologica, letteraria, nonchè cinematografica, che voglio dedicare questa terza scheda multipla del 2009, presentando una serie di romanzi e racconti in cui scrittori di horror e fantascienza hanno analizzato il mito, spesso affrontando il tema delle sue origini in modo interessante ed originale.
Agli interessati che vogliano approfondire autonomamente la storia letteraria del vampiro nel corso dei secoli consiglio la lettura dell'esaustiva scheda di wikipedia, nonchè il volume "Storie di Vampiri", Grandi tascabili economici, serie Mammut della Newton e Compton, ricchissima antologia a tema, a cura di Gianni Pilo e Sebastiano Fusco, piena di tantissimi riferimenti storici, letterari e cinematografici.
Gli altri si dovranno accontentare di quello che raccoglierò nella presente scheda.
« Ultima modifica: 15 Febbraio 2009, 11:25:59 di maxpullo » Loggato
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Re:I libri di Maxpullo 2009
« Rispondi #34 data: 15 Febbraio 2009, 12:26:13 »
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Vampiri: come nasce una leggenda

Il più bizzarro ed originale libro sui vampiri che mi sia mai capitato di leggere è senza dubbio "Io sono leggenda" di Richard Matheson, urania 1292.
Ristampato in più edizioni tanto dalla Mondadori che da altre case editrici, il romanzo vanta anche ben tre riduzioni cinematografiche e, dopo il Dracula di Bram Stoker, è probabilmente la più famosa, letta e recensita storia di vampiri mai scritta. Ed è proprio a causa della sua "fama" che con questo libro ho avuto sempre un rapporto assai ambiguo, fedelmente testimoniato dal mio commento "a caldo" che, per una volta, risulta abbastanza esaustivo.

     Ho sempre detestato questo grande capolavoro di Matheson, principalmente per due motivi. Innazitutto perchè, di fatto, "rubava la piazza" a quello che considero il suo capolavoro assoluto "Io sono HelenDriscoll", secondariamente perchè non mi piaceva il modo in cui il mito e la leggenda del vampiro, che da sempre mi aveva affascinato, veniva ad essere in qualche misura "ridimensionata" e quasi "umanizzata".
L'avevo letto faticosamente, senza provare i brividi che mi sarei invece aspettato da un horror, senza appassionarmi troppo alla vicenda e, soprattutto, senza apprezzare il finale che mi appariva assai banale es contato. Per gli stessi motivi avevo evitato di vedere i due film tratti dal libro, "Occhi bianchi sul pianeta Terra" e "L'ultimo uomo sulla Terra", considerandoli indegni di figurare accanto al "Dracula di Bram Stoker" o a "Le notti Salem" di Stephen King. Poi mi è capitato di vedere il film con Will Smith e mi è venuta voglia di provare a "far pace" con questo grande libro.
Ebbene, dopo "Tre Millimetri al giorno" (guarda caso sempre di Matheson) mi è di nuovo capitato dileggere (divorare) un libro in meno di 24 ore!                           

Come se fosse un libro del tutto nuovo mi sono trovato al fianco di Robert Neville, a condividere la sua solitudine e la sua lotta senza speranze, la sua disperazione per i ricordi dolorosi e per la consapevolezza di essere forse l'ultimo essere "umano" rimasto sul pianeta.
Ho gioito con lui e poi pianto con lui per l'episodio del cane ed ho compreso e condiviso la sua scelta finale di assurgere a mito in un mondo in cui per lui e per gli eredi dell'uomo non c'è più posto.
Ora che il libro è chiuso trovo giusto ringraziarlo e dirgli che pace è fatta; tra le sue vittorie ora può annoverare anche questa: nessuno toglierà mai il posto di Helen Driscoll tra le mie preferenze, ma da oggi ci sarà un posticino anche per Robert Neville. Un capolavoro

Per me questo libro si può solo amare o odiare incondizionatamente, ma senza vie di mezzo: il finale può far storcere la bocca, la figura del vampiro può esser stata eccessivamente banalizzata riducendone la genesi all'azione di un microbo che uccide l'organismo pur lasciando attive alcune funzioni vitali, ma il suo ritmo serrato e soprattutto la profonda e convincente "umanità" del protagonista lo rendono un romanzo assolutamente sopra la le righe, da leggere almeno una volta nella vita.
« Ultima modifica: 15 Febbraio 2009, 16:56:30 di maxpullo » Loggato
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Re:I libri di Maxpullo 2009
« Rispondi #35 data: 19 Febbraio 2009, 23:40:43 »
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L'artista del brivido: Quarto Reich

Dopo averci sconvolto con la sua "Nebbia", commosso con la storia di "Fluke", raccapricciato con i segreti de "L'orrenda tana" e terrorizzato con i vendicativi spettri de "il superstite", James Herbert con "La reliquia", urania 862, riesce a regalarci ancora un ultimo terrificante incubo, forse il più orrendo perchè in un unico romanzo riesce a condensare non solo gli orrori del soprannaturale, ma anche a far rivivere l'assurda follia di uno dei periodi più bui della storia umana: quello del Nazismo.

    Un ex agente dei servizi segreti israeliani, Harry Steadman, si ritrova, suo malgrado, coinvolto in una allucinante vicenda di magia nera che trae le sue origini dal culto della "Santa lancia", l'arma che, secondo la tradizione cristiana, fu usata dal centurione Longino per trafiggere il costato del Cristo crocifisso.
Con una ricostruzione in cui mito, realtà e fantasia si mescolano in modo sapiente e assolutamente plausibile, Herbert riesce a creare una atmosfera allucinante e, passo dopo passo ci conduce alla scoperta di un tremendo complotto volto al rovesciamento dell'ordine mondiale ed alla costituzione del Quarto Reich.
La capacità di Herbert di costruire trame "cinematografiche" e la sua innata bravura nel riuscire a dosare i giusti elementi di horror e soprannaturale riescono a far vivere al lettore autentici brividi di paura ed a prepararlo per l'inconcepibile rivelazione finale, che svelerà il volto della corrotta e terribile mente che si cela dietro il complotto.

Se proprio vogliamo trovare qualche difetto a questa storia possiamo certamente riferirci alla sua eccessiva "ricchezza" di contenuti ed alla intrinseca difficoltà di riuscire ad inquadrarlo univocamente in un genere preciso: in una unica vicenda si intrecciano, infatti, elementi propri dei romanzi di spionaggio ed azione assieme a temi propri delle storie di horror; il riferimento poi a vicende storiche, miti e leggende, nonchè ad elementi di magia e soprannaturale, contribuiscono non solo a creare l'atmosfera di tensione che sottende tutta la storia, ma anche a sconvolgere definitivamente ogni tentativo di classificazione, cosa questa che può creare qualche sconcerto nel lettore.
Ma il fatto che a condurre il gioco sia un vero maestro del soprannaturale è una garanzia sufficiente a rassicurare che, per quanto intricata ed oscura la vicenda possa apparire, alla fine tutto sarà rivelato, e si scoprirà in che modo ogni singolo elemento contribuisca in modo utile alla definizione della trama.
E in questi tempi fortemente reazionari, di crisi dei valori sociali, di recrudescenza di istinti razzisti e di populismo da quattro soldi, ci sentiamo davvero di affermare che un redivivo Reichsfurer, anche senza ricorso alla magia, non troverebbe terreno fertile per far risorgere idee che non sono state del tutto estirpate? E ci sentiamo di escludere che questo mostro, soffiando sulle braci dell'odio e dell'incomprensione, non riesca a riaccendere il fuoco della follia che si cela sotto la cenere del falso buonsenso?
Un libro pauroso in tutti i sensi.
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Re:I libri di Maxpullo 2009
« Rispondi #36 data: 20 Febbraio 2009, 08:00:09 »
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Citazione da: maxpullo il 15 Febbraio 2009, 12:26:13

Poi mi è capitato di vedere il film con Will Smith e mi è venuta voglia di provare a "far pace" con questo grande libro


Ti consiglierei di far pace anche con L'Ultimo uomo sulla Terra, allora... delle tre trasposizioni è quella più riuscita secondo me...

cia'
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bye
--
Thx 1138
Fucktotum


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Re:I libri di Maxpullo 2009
« Rispondi #37 data: 20 Febbraio 2009, 12:07:29 »
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Bravo Thx!!! Altro che Will Smith!!!
Eur+Vincent Price+trama quasi uguale al libro!!!



F.
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Re:I libri di Maxpullo 2009
« Rispondi #38 data: 27 Febbraio 2009, 11:59:58 »
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Vampiri: pianeta cabalistico

Mia madre è stata sempre una accanita lettrice: letteratura italiana e straniera, narrativa, saggistica, autori greci e latini, ma anche romanzi di diversi generi; ovviamente, qualche piccola deviazione nel pianeta della fantascienza l'ha fatta anche lei, soprattutto quando era una ragazza e ricordo che mi ha sempre parlato di una serie di "urania" che aveva letto e che avrebbe ritrovato con piacere.
La ricerca di questi titoli, per me "mitici" perchè appartenenti ad un passato che allora mi sembrava lontanissimo, costituì uno dei periodi più belli della mia gioventù ed ho già detto come questo incantesimo fu poi spazzato dal "vento dal nulla". Penso che prima o poi, anzi molto presto, raggrupperò questi libri in unica scheda multipla, ma adesso ci tenevo a presentare subito uno di questi "cimeli", perchè, nonostante gli anni trascorsi, diverse ingenuità ed una difficoltà di lettura non indifferente per essere un romanzo della collana urania, "I vampiri di Bellatrix" di Charles Henneberg, urania 240, rappresenta uno dei capisaldi storici della mia collezione e penso che meriti di essere censito tra i romanzi di vampiri, tanto per ricordare che queste straordinarie creature dell'immaginario collettivo umano, non sempre sono cadaveri redivi che succhiano il sangue, ma possono essere rielaborati in modo più o meno originale in storie di vera fantascienza.

    Un pianeta così strano è difficile da incontrare in altri romanzi: ben più complesso di Tschai, il pianeta Gamma Bellatrix immaginato da Henneberg ospita quattro razze, che, in qualche modo, risultano affini con i quattro elementi della Cabala.
Gli Acquatici, una razza di tritoni, è la specie dominante che ha asservito le Pselle, razza dell'aria, e i Siliconi, una specie di esseri fatti di roccia che, al momento della morte, si sgretolano fino a disintegrarsi.
L'ultima razza presente sul pianeta, infine, è quella dei Pi-rhè, che come si intuisce dal nome, è legata al fuoco, ed è impegnata in una millenaria battaglia per la propria sopravvivenza proprio contro gli Acquatici.
In questo complesso, pluralistico e strano pianeta, con un inizio di romanzo un po' forzatamente rocambolesco, fa naufragio l'astronave da ricognizione terrestre dall'improbabile nome di RZ2 ed i membri dell'equipaggio scopriranno, alcuni a costo della loro stessa vita, che il pianeta cela nel suo interno segreti ben più orribili di una guerra tra le diverse razze che lo abitano.

Distorsioni spazio temporali, apparizioni, creature da incubo, non sono che la premessa alla rivelazione della tremenda e malvagia entità che vive sotto la superfice di Gamma Bellatrix e che proprio grazie alla presenza degli sfortunati astronauti potrebbe ora liberarsi come un flagello e conquistare l'universo.
Unica pecca del romanzo è la sua enorme difficoltà di lettura: lo sfasamento dei piani temporali, l'alternarsi dei punti di vista durante il corso stesso della narrazione rendono la lettura faticosa, spesso al punto che si è tentati di abbandonarla, ma se si superano queste difficoltà, il libro è destinato, proprio nelle ultime pagine a divenire più comprensibile e ad essere apprezzato per quello che è: una storia inconsueta ed affascinante che rielabora in modo sottile ed inconsueto il tema del vampirismo come capacità/attitudine a nutrirsi della vita e delle paure degli altri esseri.
Non è un capolavoro, ma conserva il suo fascino nonostante gli anni trascorsi e se vi capita tra le mani vi consiglio di leggerlo, ci metterete un po', ma vi piacerà.
« Ultima modifica: 27 Febbraio 2009, 18:54:35 di maxpullo » Loggato
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« Rispondi #39 data: 27 Febbraio 2009, 18:37:17 »
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I want to believe

Vi piacciono i romanzi sugli UFO? Siete appassionati di X-Files? Siete convinti che la CIA sappia più di quanto non dica? Il mistero di Atlantide vi appassiona?
Se a queste domande vi viene spontaneo rispondere affermativamente, allora "Area 51" di Robert Doherty, Urania 1334, è proprio il libro che fa per voi.
Allego il mio entusiastico commento inserito di getto, a termine lettura, proprio il giorno di S. Valentino di quest'anno.

     Assolutamente positivo il mio giudizio su questo romanzo assai interessante e dal buonissimo ritmo.
Molto simile per tema trattato ad X-files, questa intrigante storia di misteri alieni avvince il lettore pagina dopo pagina, costringendolo a divorare il volume alla ricerca della spiegazione finale che risulta perfettamente plausibile e per nulla deludente.
Personalmente adoro gli scritti che trattano di misteri dell'antichità e devo ammettere che qui la mia fantasia ha potuto spaziare come quasi mai è riuscita a fare in altri scritti. "Le montagne della follia" di Lovecraft ed "I giganti di pietra" di Wandrei sono due esempi di quella fantascienza a me tanto cara, che racconta di epoche preumane e di misteri con cui conviviamo ed a cui spesso tendiamo a nasconderci per paura di svelarli; ma "Area51" è forse qualcosa di più: i misteri ci sono, ma restano sullo sfondo a costruire tanto una storia proiettata a sondare i miti delle antiche civiltà quanto a costituire la plausibile premessa per una nuova ed insondabile minaccia che potrebbe un giorno presentarsi dal cosmo.

Dai deserti americani dove la CIA compie esperimenti poco chiari mentre torme di fanatici scrutano il cielo alla ricerca di UFO, sino ai miti della perduta Atlantide, dalla Grande Piramide all'isola di Pasqua, fino agli orribili segreti della base americana di Dulce, una fitta ragnatela di fatti apparentemente slegati, rivela una matrice comune e ci conferma ciò che ogni uomo sente come vero nel suo intimo: noi non siamo soli.
E la conclusione del libro ci prepara all'attesa di un seguito che speriamo sia altrettanto avvincente.
Un bel romanzo consigliato a tutti gli appassionati di UFO e misteri, ma che, sono certo, non mancherà di appassionare anche gli altri.
« Ultima modifica: 27 Febbraio 2009, 18:40:07 di maxpullo » Loggato
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Re:I libri di Maxpullo 2009
« Rispondi #40 data: 04 Marzo 2009, 12:35:34 »
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Cronaca di un capolavoro annunciato

Ci sono libri che "ti chiamano" e che vogliono essere letti ad ogni costo: quando nel 2003 vidi al cinema il film di Soderberg "Solaris", me ne innamorai e mi ripromisi di leggere quanto prima il libro da cui era tratto... mi ci sono voluti quasi 6 anni non per cattiva volontà, ma semplicemente perchè non riuscivo a trovarne una copia; con questo non voglio certo dire che fosse in cima ai miei pensieri o alle mie mancoliste, ma piuttosto che l'idea di trovarlo e leggerlo non mi ha mai abbandonato e, purtroppo, spulciando varie cedoliste, l'occhio correva sempre in cerca di quel titolo senza mai trovarlo.
Qualche mese fa, complice una clamorosa offertissima su ebay ho avuto modo di prendere l'intera collana di "Urania Collezione" e così, mentendo a me stesso di aver fatto un affare che solo a rivendere i primi numeri ci guadagno (è vero... ma chi avrà mai il coraggio di farlo???), sono entrato finalmente in possesso di una copia di "Solaris", di Stanislaw Lem, pubblicato al numero 24 di UC.
Diversamente da quanto accaduto per "Assurdo universo" e "Tre millimetri al giorno", verso cui mi ero accostato con diffidenza, ho preso tra le mani "Solaris" sapendo di accingermi a leggere un capolavoro e posso in tutta sincerità confermare che il libro è stato assolutamente all'altezza delle mie aspettative, come evidente dal commento lasciato a caldo a fine lettura.

       Di libri così belli  intensi ce ne sono davvero pochi.
Ricco, ricchissimo, Solaris è, a tratti, quasi più che un romanzo di fantascienza ed assomiglia quasi ad un trattato di filosofia che indaghi sul mistero dell'autocoscienza e del rapporto dell'uomo con la sua identità ed i fantasmi inconsci che si agitano nella sua mente.
Assolutamente originale e profonda l'idea di base del romanzo: questo oceano protoplasmatico concepito come un organismo vivente, in grado di pensare e di creare forme ed immagini traendole dalla mente di chi lo osserva o da concetti matematici, merita senza ombra di dubbio un posto di primo rilievo tra le "creature" mai immaginate nella fantascienza di tutti i tempi; una creatura così inconcepibilmente aliena da non essere neanche lontanamente assimilabile agli ordini di vita cui l'evoluzione terrestre ci ha abituato, eppure anche così straordinariamente reale, così ben descritta e così empatica, da risultare perfettamenteplausibile e vera.

Se definiamo "classico" un romanzo intramontabile, in grado di dare sensazioni e trasmettere emozioni sempre e comunque ad ogni cambio generazionale, un libro, insomma, per cui il trascorrere del tempo non intacca il suo fascino, allora, in questo senso, "Solaris" è un vero classico. Un capolavoro che si può apprezzare tanto per la capacità di Lem di farti "vedere" questo sconfinato misterioso oceano e di farti vivere l'emozione delle sue incomprensibili, plastiche e misteriose creazioni, quanto per le domande e gli interrogativi che esso pone e volutamente non risolve, interrogativi che esplorano il rapporto tra l'uomo, il suo pensiero e la sua idea di divinità.
Se una critica può esser mossa a questo libro, a mio avviso, è solo quella che in alcuni punti la lettura può risultare noiosa o faticosa: le descrizioni della "solaristica", la scienza che gli uomini hanno dedicato allo studio del pianeta e del suo abitante, sono piuttosto lunghe (per questo motivo, sono state praticamente, quasi del tutto, omesse nelle riduzioni cinematografiche del romanzo), anche se di contro risultano indispensabili per approfondire la conoscienza con questo ambiente alieno e funzionali a creare quell'atmosfera di mistero e di incapacità della scienza umana di arrivare ad una definitiva comprensione della mente di questa "creatura".
Possiamo limitarci ad ammirare le geometriche costruzioni che l'oceano di Solaris produce sulla sua superficie, possiamo stupirci ed emozionarci quando queste forme sembrano, in qualche modo, imitare quelle che l'oceano si trova di fronte, possiamo interrogarci sugli "scopi" di questa straordinaria creatura oppure ancora soffermarci a riflettere sulle implicazioni di questo straordinario "incontro", oppure, infine, speculare sulla velata critica della scienza umana, incapace di affrontare il dilemma dell'inconoscibile e dell'incomprensibile e di riuscire solo ad accumulare una mole spaventosa di dati inutili ed inconcludenti; possiamo certamente fare tutto questo assieme, ma sicuramente non possiamo non ammirare il genio che è riuscito a produrre questo capolavoro immortale.
Da leggere assolutamente
« Ultima modifica: 04 Marzo 2009, 12:40:48 di maxpullo » Loggato
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Re:I libri di Maxpullo 2009
« Rispondi #41 data: 09 Marzo 2009, 20:09:29 »
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In cerca dei "Nemici"

Può capitare che, a volte, un libro si segnali alla mia attenzione attraverso i modi più differenti e singolari: "I creatori di mostri" di Roberta Rambelli, Urania Collezione 51 è stato in grado di incuriosirmi al punto che non solo ne ho acquistata una copia prima ancora di decidermi per l'acquisto della collana completa, ma ho anche deciso di leggerlo subito, saltando a piè pari l'intera coda di lettura.
La prima curiosità verso questo libro mi è venuta da un recente post in cui ci si interrogava sull'opportunità di pubblicare autori come Roberta Rambelli e Sandro Sandrelli in una collana che si riproponeva di presentare il meglio del meglio della fantascienza di tutti i tempi accanto a titoli come "Solaris" o "Io, Robot", ma, dando uno sguardo ai commenti degli altri sul libro, mi è sembrata una buona idea acquistarlo per leggerlo quando ne avessi avuto il tempo; quando poi l'ho avuto tra le mani, tuttavia, osservando attentamente la bibliografia dell'autrice, mi sono accorto che Roberta Rambelli è il vero nome del misterioso Joe C. Carpati, autore de "I demoni di Antares", uno dei libri preferiti da mia madre e di cui ho sentito parlare sin da quando ho avuto il bene dell'intelletto (o quasi).
Questa doppia coincidenza ha fatto si che la curiosità salisse fino al punto che il libro è stato immediatamente aperto e divorato in pochissimi giorni, risultando davvero una piacevole scoperta.

      Ottimo racconto di fantascienza d'avventura: avvincente, scritto bene, con personaggi molto ben delineati e coinvolti in situazioni assai realistiche.
La semplice linearità della storia, l'avventurosa indagine dell'astronave Kappa, la sua esplorazione di un braccio sconosciuto della galassia alla ricerca della misteriosa e terribilefonte di allucinazioni che hanno il potere di far letteralmente impazzire i malcapitati che ne sono vittime, rendono la lettura assai piacevole e scorrevole.
Si rimane un po' sorpresi dalla quasi assoluta mancanza di alieni e creature mostruose ed anche la rivelazione finale dell'identità dei "Nemici" può essere, per certi versi, deludente, ma l'atmosfera che l'autrice riesce a creare pagina dopo pagina e soprattutto la sua capacità di articolare il romanzo chiudendo ogni capitolo con un colpo di scena, rendono il libro degno di esser letto.
Se vogliamo, per certi versi, il romanzo si può leggere anche come una sorta di sottile condanna alla guerra ed alla crudeltà umane: la volontà di dominare le altre razze, la smisurata ambizione di conquistare il cosmo e la mancanza di sentimenti di lealtà, pietà o anche semplicemente di correttezza nei confronti dei vinti ne escono sconfitte in modo definitivo e la mostruosa necropoli che accoglie il sonno eterno dei "Nemici", quasi paragonabile alla lovecraftiana "Città senza nome", assurge a simbolo di condanna e monito per le future civiltà a non cadere nel loro stesso errore.

La semplicità del libro ed alcune sue ingenuità, per certi versi, me lo fanno idealmente accostare al tanto discusso "Missione su Jaimec" di Eric Frank Russell e, come in quel caso, mi sento di apprezzare il libro più per la sua capacità di intrattenere che non per il contenuto vero e proprio.
Lo consiglio comunque come lettura da gustare, facile, appassionante e divertente.
« Ultima modifica: 09 Marzo 2009, 20:12:00 di maxpullo » Loggato
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Re:I libri di Maxpullo 2009
« Rispondi #42 data: 17 Marzo 2009, 09:52:27 »
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Citazione da: maxpullo il 27 Febbraio 2009, 18:37:17


Se a queste domande vi viene spontaneo rispondere affermativamente, allora "Area 51" di Robert Doherty, Urania 1334, è proprio il libro che fa per voi.

E la conclusione del libro ci prepara all'attesa di un seguito che speriamo sia altrettanto avvincente.


Ovvero Urania 1364   "Area 51:  Minaccia dal cosmo"

Lo sto proprio iniziando in questi giorni
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Re:I libri di Maxpullo 2009
« Rispondi #43 data: 17 Marzo 2009, 10:58:46 »
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Citazione da: Thx 1138 il 17 Marzo 2009, 09:52:27

Ovvero Urania 1364   "Area 51:  Minaccia dal cosmo"

Lo sto proprio iniziando in questi giorni


Coincidenza! Dopo una brevissima pausa "gialla" (indotta forse dal colore della famosa pecora), ho iniziato a leggerlo proprio ieri notte: il seguito di Area 51 ha vinto il ballottaggio con "Dramocles" di Sheckley, il quarto de "I principi Demoni" di Vance e "Il pianeta Proibito" di W.J. Stuart... ma queste letture sono solo rimandate
Si avvicina a grandi falcate l'ora di Matheson... vorrei scrivere una scheda da "Shock" ma devo trovare il tempo per farlo
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Re:I libri di Maxpullo 2009
« Rispondi #44 data: 17 Marzo 2009, 23:09:56 »
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Vampiri: un libro a sorpresa

E mentre su ebay si consuma il dramma del febbrile accaparramento dell'antologia sui Vampiri di Ellen Datlow e gli amici UMini ingaggiano lotte fratricide all'ultimo euro per aggiungere un punticino alla loro classifica, io, che al momento sono tagliato fuori perchè non posso imbarcarmi in spese folli, mi sono accontentato di leggere l'insolita antologia "Vamps" di Norman Spinrad, Urania 1376 e devo dirvi che, come ripiego, non è stato affatto male.

    Antologia davvero bizzarra questa che alterna momenti geniali e profondi a qualche scivolone ed a temi propri dello "splatter" cinematografico (come nel secondo racconto)
Il racconto di apertura, sebbene dal finale un po' deludente, è senza dubbio il migliore: originalissima e divertente la disavventura del vampiro più famoso di tutti i tempi, alle prese con uno dei flagelli dei tempi moderni, quello della tossicodipendenza. Il conte Dracula, sbarcato negli States, si troverà a dover decidere se sia più impellente la sua atavica fame di sangue oppure la sua nuova feroce sete derivante dalla dipendenza: una situazione paradossale e assolutamente geniale dagli esiti imprevedibili.
Gli altri due racconti di vampiri sono altrettanto imprevedibili e originali, ma molto meno sorprendenti del primo.
Molto interessante anche il racconto conclusivo che, sebbene di argomento non vapiresco, non stona nel complesso dell'antologia e ci mostra un futuro, quasi alla Ballard, in cui l'America dell'era spaziale viene visitata da turisti africani che ne ammirano le maestose, inconcepibili ed incomprensibili rovine: il sottofondo di razzismo che permea il racconto rende il finale assolutamente inaspettato e poetico. Ancora una volta, come nelle storie di vampiri, mi sono trovato ad ammirare il genio di questo autore capace di concepire una storia di fantascienza di questa portata semplicemente sulla base della sua sensazione di turista davanti alla rovina dell'Acropoli e della Grecia Classica.

La narrazione è quasi sempre in prima persona: l'alternarsi dei punti divista dei diversi protagonisti ed il linguaggio molto discorsivo e farcito di termini dello slang, creano sempre la giusta atmosfera per apprezzare appieno la storia.
Satira, fantascienza, horror e poesia si mescolano in un modo che solo un grande autore riesce a fare; ogni racconto si legge facilmente ed ha lo stesso potere "magnetico" che si immagina proprio degli occhi dei vampiri e non si riesce a smettere di leggere finchè la storia non è finita.
Per me è stata una buona sorpresa e lo consiglio come lettura insolita e fuori dagli schemi
« Ultima modifica: 17 Marzo 2009, 23:13:08 di maxpullo » Loggato
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