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Home Forum | La Fantascienza e gli altri generi... | Urania Mondadori | Discussione: I libri di Maxpullo 2009 «prec succ»
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  Autore  Discussione: I libri di Maxpullo 2009  (letto 76348 volte)
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Re:I libri di Maxpullo 2009
« Rispondi #180 data: 29 Agosto 2009, 09:15:12 »
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Resurrezioni

A volte basta un niente per rovinare un buon libro, a volte invece basta l'ultima pagina per rendere speciale una storia che sembra abbastanza scontata e che invece non lo è affatto perchè il colpo di scena finale fornisce una rilettura completamente diversa di tutti gli avvenimenti.
Il macabro "Morti e sepolti" di Chelsea Quinn Yarbro, urania 913, è di quei libri che non si dimenticano e che rimangono impressi non tanto per la storia in se, quanto per il geniale colpo di scena che l'autrice ha saputo dare nel finale: un lampo rivelatorio che getta una luce diversa su tutta la vicenda e che risolleva le sorti di un romanzo altrimenti destinato a rimanere nel dimenticatoio assieme ad altri mediocri horror che trattano il tema degli zombie.

       Il tema del voodoo e della possibilità di ridare vita ai defunti è alla base di questo pregevole romanzo di Chelsea Quinn Yarbo, che, una volta tanto, abbandona il consueto ruolo di ideatrice di carneficine e ci propone una storia macabra, grottesca e raccapricciante, ma fortunatamente priva di descrizioni particolarmente cruente.
Il mistero che sembra avvolgere la cittadina dall'improbabile nome di "Potter's bluff", fa letteralmente perdere il sonno allo sceriffo Daniel Gillis: una serie di delitti inspiegabilmente atroci e la misteriosa sparizione dei relativi cadaveri gli fanno dapprima ipotizzare che la città sia vittima delle perversioni di un gruppo di necrofili, ma poi, via via che gli indizi si fanno più consistenti, essi lo faranno giungere alla conclusione che forse, in realtà, la spiegazione sia ben peggiore.

Il finale del libro, davvero degna de "il sesto senso", riserva poi una sorpresa inimmaginabile che stravolge quasi completamente il senso dell'indagine dello sceriffo e ci porta anche a riflettere su quanto superficiali e scontati possano essere i rapporti che ci legano con le altre persone coinvolte nella nostra quotidianità.
Un libro amaro e per molti versi crudele, ma che porta avanti la sua tesi in modo magistrale, senza lasciare nulla al caso e che, oltre ad essere un thriller ad alta tensione, è anche uno degli horror migliori che potrà mai capitarvi di leggere.
Dal libro, come peraltro annunciato dalla quarta di copertina dell'edizione urania, nel 1981 è stato tratto l'omonimo film per la regia di Gary Sherman, che ne rispecchia la trama abbastanza fedelmente, ma che si perde un po' nel finale perchè non riesce a ricreare la stessa atmosfera del romanzo. Consiglio a tutti di vedere il film solo dopo aver letto il libro altrimenti si rimarrà con l'impressione di aver visto una mediocre storia di zombie un po' all'acqua di rose, senza cadaveri purulenti e senza effetti speciali raccapriccianti.
« Ultima modifica: 02 Settembre 2009, 14:24:07 di maxpullo » Loggato
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Re:I libri di Maxpullo 2009
« Rispondi #181 data: 30 Agosto 2009, 23:48:06 »
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Rielaborazione onirica - prima parte

Mi capita a volte di fare sogni strani: una volta, ad esempio, ho fatto un sogno lunghissimo, vividissimo e molto articolato in cui con mio padre fuggivamo in una jungla inseguiti dai nazisti e finiva che, per salvarci, ero costretto ad uccidere un tedesco sparandogli con il mitra perchè mio padre aveva parlato a voce alta e ci aveva fatto scoprire... ma molte altre volte mi capita di fare sogni che rielaborano in modo assai bizzarro le letture fatte prima di addormentarmi.
Proprio ieri notte, infatti, ho fatto un sogno stranissimo che può essere stato indotto solo dalla lettura de "L'algoritmo bianco" di Dario Tonani, Urania 1544, letto questa estate, bizzarramente sovrapposto con qualche minimo aspetto de "La morte viene col vento" di John Blackburn, Urania 547, finito di leggere due giorni fa.
Non ricordo come la "visione" abbia avuto inizio, ma, nel sogno ero sulle tracce di una pericolosa hacker di nome Rosa Steinberg e, mentre mi trovavo per strada a camminare assieme ad una moltitudine di persone notavo che tutte avevano un fastidioso problema con la voce che andava e veniva. "E' colpa del vento" - ho subito pensato in sogno e, quasi ad averlo invocato, è arrivata una folata di vento che aveva un profumo strano. Istintivamente ho coperto la bocca, ma era troppo tardi: dopo pochi istanti è iniziato un solletico alla gola ed anche la mia voce ha cominciato ad andare e venire.
Secondo la sconvolgente logica dei sogni, nello stesso momento in cui iniziava lo strano fenomeno ho avuto la lucida consapevolezza di quello che era successo: il vento aveva trasportato una "blatta" in grado di interferire con le funzioni della parola e se non trovavo subito un antivirus adatto non sarei più riuscito a parlare...
Poi mi sono svegliato nel letto della casa al mare con il naso un po' chiuso per l'allergia e la gola che bruciava un po': mi sono spruzzato l'antistaminico nelle narici, ho abbassato un poco la serranda ed ho ripreso il sonno lieto di non dover fare i conti nè con le "blatte" dell'Agoverso di Tonani, nè con le spore di Blackburn ed ancora più lieto perchè il mio subconscio mi aveva suggerito una idea magnifica per presentare due letture (che non hanno nulla a che spartire l'una con l'altra) in una singolarissima "scheda multipla", davvero unica nel suo genere.
« Ultima modifica: 30 Agosto 2009, 23:51:38 di maxpullo » Loggato
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Re:I libri di Maxpullo 2009
« Rispondi #182 data: 30 Agosto 2009, 23:48:48 »
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Rielaborazione onirica - seconda parte

I due romanzi presentati da Tonani ne "L'algoritmo bianco" sono una miniera di spunti davvero felici e originali: è vero, infatti, che già Roberto Genovesi nel suo celebre "Inferi on net" aveva ipotizzato una evoluzione tecnologica umana verso innesti di silicio, immaginando un mondo dove la realtà fisica e quella virtuale si compenetrassero, ma l'agoverso immaginato da Dario Tonani rappresenta un mondo completamente nuovo, con le sue proprie leggi ed i suoi propri crimini e misfatti, nonchè un mondo virtuale perfettamente in grado di interagire con quello reale.

    L'agoverso non è infatti solo è una rete di connessione peer-to-peer tra individui potenziati (i corticali), ma è una sorta di universo a se che è anche la cosa che più si avvicina all'idea stessa di immaginario collettivo: in questo universo gli uomini che ne fanno parte si scambiano file che sono la rappresentazione della vita vissuta, di ricordi e di sensazioni, attraverso una sorta di telepatia tecnologica.
Ma purtroppo, come in tutte le cose umane, anche nell'agoverso c'è il rovescio della medaglia: questa realtà parallela infatti diviene non solo il mezzo per una nuova forma di comunicazione e di vita, ma diviene anche il teatro di nuove forme di crimine, nonchè veicolo per la diffusione di nuove micidiali forme di contagio denominate blatte: virus informatici in grado di danneggiare seriamente le funzioni vitali dei corticali e di compromettere l'organismo della vittima.
Nella Milano invasa dai rifiuti e dallo smog, quasi paragonabile per ripugnanza alla Calcutta descritta da Dan Simmons ne "Il canto di Kali", i nuovi rappresentanti dell'evoluzione umana, i corticali, devono quindi difendersi non soltanto dai pericoli fisici, ma anche e soprattutto da quelli informatici, tenendo aggiornati i filtri ed i firewall dei propri innesti silicei.

Nonostante la ricchezza delle trovate e gli spunti felici, non ho potuto apprezzare in pieno i due scritti in parte perchè non sono amante del genere poliziesco ed in parte perchè ho avuto l'impressione che le ottime idee venissero "sciupate" per costruire una storia di gangster e killer che si inseguono per le strade di Milano per rubarsi i virus da poter piazzare sul mercato: il grande difetto che ho riscontrato, cioè, è quello di aver lasciato che l'intero costrutto dell'agoverso, vero protagonista delle due storie, anzichè essere descritto e sviluppato come avrebbe dovuto, sia stato lasciato sullo sfondo, ed emerga solo qua e là dai dialoghi e le azioni che si susseguono con ritmo serrato.
Mi è rimasta l'impressione di un capolavoro incompiuto, di un lampo di genio che per ora è rimasto sullo sfondo, imprigionato nella trama di due storielle piccine piccine, ma che comunque, nel bene e nel male, potrà essere nuovamente sfruttato in futuro dall'autore per nuove storie ambientate in questa allucinante Milano che ci aspetta.
« Ultima modifica: 02 Settembre 2009, 14:24:51 di maxpullo » Loggato
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Re:I libri di Maxpullo 2009
« Rispondi #183 data: 30 Agosto 2009, 23:49:09 »
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Rielaborazione onirica - terza parte

Davvero eccellente l'atmosfera di mistero e di horror che "La morte viene col vento" riesce a creare sin dalle prime pagine.

    Con un "tocco" molto cinematografico, chiudendo ogni paragrafo con un colpo di scena e non rivelando mai le fattezze del "mostro", John Blackburn riesce a costruire una suspense da premio oscar ed a confezionare uno di quei romanzi che non si dimenticano, rimanendo impressi anche dopo anni dalla prima lettura.
Purtroppo, nonostante l'ottimo sviluppo della trama e lo stile eccellente, il romanzo non è riuscito a convincermi sino in fondo, quasi certamente a causa della poca originalità della storia in se. Il mostruoso contagio che minaccia il mondo e la tremenda mutazione che ne deriva, i folli studi nazisti che sono alla sua origine e la fortunosa indagine per risalire allo scienziato responsabile hanno, infatti, il sapore dell'artificio e non risultano del tutto convincienti.
La lovecraftiana reticenza, poi, a descrivere gli effetti della mutazione e le mostruose creature che ne derivano, mentre inizialmente serve a costruire una certa tensione, a lungo andare risulta controproducente e fa perdere vigore ad una storia narrata magistralmente, facendo si che il finale risulti banale e deludente.

Senza dubbio un buonissimo romanzo, davvero ben scritto, ma che con alcune accortezze in più poteva essere un capolavoro.

Prima di chiudere la scheda permettetemi di farvi un'ultima raccomandazione: se vi viene la curiosità di leggere i due libri non fatelo prima di andare a letto o almeno non leggeteli uno dopo l'altro.
« Ultima modifica: 02 Settembre 2009, 14:25:12 di maxpullo » Loggato
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Cletus

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Re:I libri di Maxpullo 2009
« Rispondi #184 data: 31 Agosto 2009, 17:03:11 »
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Citazione da: maxpullo il 30 Agosto 2009, 23:48:48

Rielaborazione onirica - seconda parte

  
     L'agoverso non è infatti solo è una rete di connessione peer-to-peer tra individui potenziati (i corticali), ma è una sorta di universo a se che è anche la cosa che più si avvicina all'idea stessa di immaginario collettivo: in questo universo gli uomini che ne fanno parte si scambiano file che sono la rappresentazione della vita vissuta, di ricordi e di sensazioni, attraverso una sorta di telepatia tecnologica.
Ma purtroppo, come in tutte le cose umane, anche nell'agoverso c'è il rovescio della medaglia: questa realtà parallela infatti diviene non solo il mezzo per una nuova forma di comunicazione e di vita, ma diviene anche il teatro di nuove forme di crimine, nonchè veicolo per la diffusione di nuove micidiali forme di contagio denominate blatte: virus informatici in grado di danneggiare seriamente le funzioni vitali dei corticali e di compromettere l'organismo della vittima.




Ciao Maxpullo,

vedo solo ora. Come avrai visto, pur di entrare nella tua celebre rubrica ti ho indotto l'incubo della blatta. E' bastato sfogliare le pagine del libro per liberare nell'aria una quantità tossica sufficiente... Scherzi a parte, ho metabolizzato il tuo commento. E ti ringrazio.

Cletus
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Re:I libri di Maxpullo 2009
« Rispondi #185 data: 31 Agosto 2009, 23:14:13 »
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Citazione da: Cletus il 31 Agosto 2009, 17:03:11

Ciao Maxpullo,

vedo solo ora. Come avrai visto, pur di entrare nella tua celebre rubrica ti ho indotto l'incubo della blatta. E' bastato sfogliare le pagine del libro per liberare nell'aria una quantità tossica sufficiente... Scherzi a parte, ho metabolizzato il tuo commento. E ti ringrazio.

Cletus


Figurati se non lo leggevo: sono un tuo fan e mi aspetto grandi cose da Infect@ II !
A presto
Max
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Re:I libri di Maxpullo 2009
« Rispondi #186 data: 02 Settembre 2009, 14:08:07 »
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Ritornare a casa

A volte mi soffermo a riflettere sulla strada che ogni urania della mia collezione ha fatto prima di giungere nella sua attuale collocazione in libreria, sui traslochi che ha dovuto subire e sulla fantastica possibilità che, un giorno, per una strana coincidenza si ritrovi magari a "passare" in un posto dove è già stato.
Questa estate, forse proprio per assecondare questa fantasticheria, ho aiutato l'urania 698, "Ed egli maledisse lo scandalo" di Mack Reynolds, a ritornare, anche se solo per due settimane, nella sua casa di "origine", quella di Torvaianica dove divideva uno stipetto assieme a "Andrew il disturbatore", "Messaggio da Cassiopea", "I topi meccanici" ed altri titoli... non so il libro abbia gradito questo ritorno nei "luoghi natii", ma certamente per me è stata l'occasione di rileggere un romanzo che mi è sempre piaciuto e che proprio non potevo più attendere di inserire in questa rassegna.

     Sebbene la quarta di copertina ci avverta che questo è un romanzo "insolito", è praticamente impossibile non essere sconcertati dalla tangibile stranezza e dal clima di irrealtà che scaturisce già dopo la lettura delle sue prime pagine.
Le maledizioni del predicatore dall'improbabile nome di Ezechiele Giosuè Tubber contro la vanità delle donne e contro gli svaghi dell'era moderna, i sussurri dei suoi adepti circa il fantomatico "potere" di cui egli farebbe talvolta uso, vengono utilizzate da Mack Reynolds per constuire una delle trame più strane e sensazionali che si siano mai viste sulle pagine di un libro e per condurre una intelligente e brillante satira del moderno mondo consumistico.
Attraverso le parole del predicatore e attraverso la sua ideologia, il messaggio trasmesso dall'autore è semplice e lineare: l'economia del mondo occidentale in generale e degli Stati Uniti in particolare dipendono dalla capacità di creare e indurre bisogni consumistici sempre più spinti e che per favorire la crescita economica di questa realtà (e di impedirne un pericoloso ristagno) è necessario che la gente sia spinta ad acquistare ed a spendere, anche oltre le sue reali necessità e capacità.

E' davvero difficile non riconoscere in questo messaggio una attualità che sconcerta e spaventa, quasi impossibile non fare un confronto tra queste parole scritte a metà degli anni '60 con quelle quasi quotidianamente pronunciate da tutti i presidenti e governatori delle nazioni del mondo occidentale durante l'attuale periodo di crisi economica: per uscire dalla crisi e ridare slancio all'economia bisogna spendere ed acquistare ed ogni consumatore è costantemente invitato a compiere il suo dovere.
La bravura di Reynolds sta nel riuscire a veicolare questo messaggio tra le righe di un romanzo assolutamente straordinario che forse non rientra nei canoni classici delle storie di fantascienza, ma che resta una storia fantastica e piena di ironia, che sorprende, insegna e diverte dalla prima all'ultima pagina.
Poco importa poi se non venga data alcuna spiegazione del misterioso "potere" e se il finale sia un po' deludente: nonostante questi difetti, questo rimane un romanzo straordinario e attualissimo, un vero classico che consiglio a tutti di leggere prima o poi.
« Ultima modifica: 02 Settembre 2009, 14:25:43 di maxpullo » Loggato
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Re:I libri di Maxpullo 2009
« Rispondi #187 data: 03 Settembre 2009, 12:39:32 »
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Dalle fogne di Calcutta

"Vi sono luoghi troppo malvagi perchè sia consentito loro di esistere. Vi sono città troppo maligne per essere tollerate". Con questa frase inizia "Il canto di Kali", urania 1288, del celeberrimo Dan Simmons, in una delle sue rare apparizioni nelle pagine della collana, ed io dopo la lettura mi sento di ribattere dicendo: "Ma vi sono anche libri troppo insulsi perchè meritino di esser letti".

    Nonostante abbia visitato un villaggio nubiano in Egitto e sia stato portato in un felice tour in un mercato de Il Cairo, non ho potuto reprimere un moto di disgusto nel leggere la descrizione della città di Calcutta e, fermo restando che ognuno è libero di esprimere le sue credenze e la sua cultura, non posso che dirmi felice e soddisfatto di non esser nato lì e di non esser costretto ad andarci.
Ma la cosa peggiore del libro di Simmons non è l'atmosfera di graveolento putridume che emana dalla città, nè l'evocazione della sozzeria infetta che la pervade; quello che fa rabbia è leggere una storia senza capo nè coda e sprecare una giornata intera di lettura inseguendo un mistero che alla fine non viene spiegato e che sembra solo una scusa per propinare crudeltà gratuite e veicolare immagini disgustose.

Il libro merita senza dubbio un sette più per lo stile narrativo e per la capacità di Simmons di creare suspense e colpi di scena, ma merita un quattro per la trama da mediocre thriller che non ha assolutamente nulla di fantascientifico e ben poche tracce di soprannaturale delle quali probabilmente neppure lo stesso autore riuscirebbe a spiegare il perchè della loro presenza visto che sono molto poco funzionali alla storia.
Serve aggiungere che non mi è piaciuto?
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Re:I libri di Maxpullo 2009
« Rispondi #188 data: 06 Settembre 2009, 23:12:59 »
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I libro della Trifidata

Ragazzi che emozione! Conoscere in un colpo solo celebrità come Lucky, Gort, Ernesto Vegetti, Dario Tonani, Ghilgamesh, Bibliotecario, Mago, la Trifidessa... e ancora Ansible, Npano, Eremita, Stilgar, Joecool, Gretana, Nimue... e poi rivedere Sua Maestà Trifidica in tutto il suo splendore ed essere ammesso a condividere alcuni dei più importanti segreti della sua Tana... e poter riabbracciare, dopo più di un anno, grandissimi come Vinmar, Tarteri, Freesmo, Waferdi, Vecchio47, Doralys, Jommy Cross, Renato... insomma, una di quelle cose che vorresti non finissero mai, perchè ti senti davvero a casa, tra amici. In conclusione della "tre giorni" trifidica di questo inizio Settembre, rimane quel velo di tristezza che lasciano tutte le cose belle quando finiscono, stemperato tuttavia dalla considerazione che questo sito rimane un eccellente punto fermo di ritrovo, un po' per "accorciare" le distanze che ci separano e un po' per ridurre la nostalgia delle belle giornate trascorse assieme.
Troppi e troppo sinceri i complimenti ricevuti per questa mia rubrica (e che io immodestamente accetto ) da parte di tutti gli amici, per non voler dedicare almeno una scheda all'evento, perchè, in fondo, la lettura de "L'indagine" di Stanislaw Lem, Classici Urania 153, rimarrà per sempre legata al ricordo della trifidata appena trascorsa e dei volti di tutte le persone conosciute nell'occasione. E posso ritenermi fortunato di aver scelto un bel libro come compagno di viaggio: non solo la tristezza del ritorno è stata mitigata, ma il ricordo dell'evento sarà anche più bello. Di seguito il commento ancora fresco di stampa.

     Interessante, riflessivo, profondo. Questi sono i tre aggettivi che meglio descrivono questo complesso romanzo di Lem, un romanzo che inizialmente sembra ricalcare i clichè dell'horror soprannaturale, ma che via via si fa più complesso e "filosofico", sino a giungere ad una amara riflessione sulle capacità di indagine dell'uomo di fronte all'ignoto.
Certamente meno elaborato e meno spettacolare rispetto al capolavoro "Solaris", "L'indagine", pur partendo da premesse del tutto diverse, sembra arrivare alle medesime conclusioni dell'altro romanzo: nonstante il sincero impegno e la miglior volontà possibile, ogni indagine umana che tenti di svelare ciò che esula dal "senso comune" è destinata a naufragare ed a concludersi in una sterile raccolta di dati.
Come la "solaristica" rappresenta di fatto la pietra tombale delle esperienze conoscitive umane rispetto all'oceano senziente descritto in "Solaris", così i dati raccolti dall'agente Gregory, chiamato ad indagare sul mistero dei cadaveri che scompaiono, rappresentano, di fatto, una sorta di beffardo epitaffio sull'esito dell'indagine che egli conduce: elementi indecifrabili che portano ad una spiegazione che non può essere data perchè coinvolge aspetti delle leggi della natura talmente "alieni" dal senso comune da risultare praticamente inaccettabili.

I vani trattati sull'oceano di Solaris, le sterili descrizioni delle sue infinite capacità imitative con tutta la loro analitica inutilità soffocano ogni tentativo di comunicazione con esso e fanno sì che i suoi scopi, le sue intenzioni e le sue emozioni rimangano un mistero per gli scienziati umani che lo studiano; allo stesso modo il raccapricciante fenomeno dei cadaveri che apparentemente si rianimano e scompaiono, pur potendo essere descritto attraverso allucinanti ed inesplicabili leggi matematiche che sembrano coinvolgere orari, temperature, aree geografiche e statistiche sull'incidenza delle morti per cancro, rimane, di fatto, inconoscibile, un mistero della natura che, come l'oceano alieno, si rifiuta di rivelare all'uomo i suoi scopi e le sue motivazioni.
Il finale, nella sua sconvolgente crudezza, ci rivela quella che è l'amara considerazione dell'autore: di fronte a ciò che non può essere indagato e conosciuto la mente umana "si ritira", preferendo una rassicurante, ancorchè banale, spiegazione del fenomeno e, laddove le circostanze sembrerebbero smentire questa semplice spiegazione, si preferisce sorvolare ed ignorare i fatti, pur di mettere una pietra sopra a quello che è un fastidioso rompicapo.
Pur essendo un libro faticoso da leggere e pur non riuscendo a classificarlo in modo corretto, essendo un vero pout-pourri di generi, lo considero ugualmente uno dei più bei romanzi letti quest'anno: un interessante e gustoso trattato di filosofia nascosto tra le righe di un thriller/horror/poliziesco/fantascientifico.

PS
Chi eventualmente non sapesse cosa è una "trifidata" (o peggio chi sia il Trifide) è vivamente pregato di correre ai ripari consultando il link "http://www.trifide.it/"
« Ultima modifica: 07 Settembre 2009, 08:50:30 di maxpullo » Loggato
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« Rispondi #189 data: 07 Settembre 2009, 14:50:14 »
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A briglia sciolta

Lo ammetto: il mio rapporto con l'autore inglese Brian Wilson Aldiss non è mai stato dei migliori. Ogni volta che mi è capitato di leggere un suo libro mi sono venuti i brividi per quanto era insulso o scritto male, ma questa estate, complice forse anche l'imminente partenza per le vacanze estive ho avuto modo di fare la pace con lui e di apprezzare, anche se non proprio sino in fondo, un suo romanzo.
Mi riferisco a "Il lungo meriggio della Terra", pubblicato sui classici di Urania al numero 260: una storia che pecca di un clamoroso eccesso di fantasia e che però per la sua ingenua avventurosità ci riporta quasi a quelli che furono albori della fantascienza e delle storie di uno dei più illustri precursori di questo genere: Jules Verne.

     Si può affermare senza timore di smentita che questo libro superi così abbondantemente il limite concesso ad una storia di fantasia al punto che, dopo pochissime pagine, smette di essere un libro di fantascienza per divenire una favola vera e propria. Quando si constata definitivamente che le trovate dell'autore non hanno il benchè minimo appiglio biologico, nè la più pallida ombra di verosimiglianza o di attendibilità, si hanno due strade: o si ripone il volume in libreria e lo si bolla con un votaccio oppure si prosegue la lettura senza più alcuna remora per la pura curiosità di scoprire fino a che punto la fantasia umana possa essere spinta senza alcun freno. Io, nonostante la forte tentazione di abbandonare, ho scelto la seconda strada e devo dire che se lo si legge senza troppi pregiudizi, questo non è affatto un brutto libro.
Certo ce ne vuole già molta di fantasia per immaginare che in un lontano futuro, la rotazione della Terra si arresti e che creature vegetali si evolvano ad imitazione degli altri ordini di esseri viventi come insetti, uccelli e mammiferi, ma credo che neppure nei racconti del barone di Munchausen si sia mai parlato di escursioni tra la Terra e la Luna lungo ragnatele tessute da piante evolutesi a guisa di aracnidi.

Eppure, la linearità della trama e l'epica sfida alla natura di una umanità sull'orlo dell'estinzione, nonostante il folle alternarsi dei personaggi sulla scena, frenetico quasi al punto di rendere difficile individuare un protagonista, conquistano il lettore pagina dopo pagina e lo portano a concentrarsi più sull'avventura descritta che non sulle probabilità che un simile futuro possa essere o meno plausibile, sino al punto che il romanzo inizia a scorrere piacevolmente.
E' vero che a volte la realtà supera l'immaginazione e che l'immagine di un rinoceronte sovrapposta a quella di un Triceratopo o di uno Stiracosauro può rivelarci che la natura ha oscuri disegni in serbo e che è sempre pronta a giocare scherzi ai biologi umani riuscendo a mischiare le carte delle loro classificazioni attraverso il misterioso gioco dell'evoluzione, ma credo anche che per riuscire nell'impresa di superare quanto descritto da Aldiss in questo romanzo, la realtà dovrebbe davvero fare i salti mortali.
Nonostante tutte le sue follie e le sue ingenuità, tuttavia, proprio non mi sento davvero di stroncare questo classico e, tutto sommato, mi ritengo soddisfatto della lettura.
« Ultima modifica: 07 Settembre 2009, 14:51:29 di maxpullo » Loggato
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« Rispondi #190 data: 08 Settembre 2009, 14:05:20 »
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Fantascienza "preistorica"

Tra i libri letti questa estate nella piacevole frescura del terrazzo della casa al mare ce ne è stato uno che mi ha colpito più per la sua veneranda vetustà che per le tematiche trattate, ma che, tuttavia, nonostante gli anni trascorsi, è ancora sufficientemente leggibile anche se forse mi viene da dire che avrebbe avuto bisogno di qualche piccolo, magico "ritocco" prima della pubblicazione.
Mi riferisco a "Gli invasori" di Alun Llewellyn, pubblicato sui Classici di Urania al numero 245, ben 63 anni dopo la sua stesura.

     Diciamo la verità, ho preso questo classico tra le mani solo perchè incuriosito dalla quarta di copertina con il riferimento ai giganteschi sauri e per la formidabile copertina in rilievo con l'occhio del rettile che fissa malevolo, ma dopo le prime 70 pagine di delirio su improbabili religioni derivanti dal comunismo ero pronto a gettarlo via.
I libri in cui l'utopia comunista viene rielaborata satiricamente non si contano ed il fatto che una dottrina essenzialmente laica e pragmatica possa con il trascorere delle epoche tramutarsi in una fede fa sorridere, ma poi la considerazione che ogni libro è figlio della sua epoca ed il fatto che pagina dopo pagina, la costruzione dell'autore mi è apparsa via via più plausibile e non priva di un certo fascino, mi hanno indotto a proseguire comunque la lettura anche dopo l'indicibile definizione di una blasfema trinità comunista con Marx Padre, Lenin Figlio e Stalin Spirito Santo.
Devo dire che la capacità descrittiva dell'autore nel soffermarsi sull'atmosfera carica di minaccia delle colline circostanti il "monastero" e sulla vana attesa della carovana con le provviste invernali e soprattutto la sospensione del tempo, quasi un trattenere il fiato, che precede la comparsa dei mostruosi rettili sono dei veri pezzi di bravura che fanno vivere quasi in modo cinematografico le drammatiche sequenze della disperata fuga dei Tartari di fronte al terribile nemico. Un po' come quando in un film le scene che preludono l'azione sono mostrate al rallentatore e senza sonoro.
Solo le parole con cui vengono descritte le movenze dei rettili fanno dimenticare le ingenuità della trama e l'eccessiva prolissità del racconto e gli valgono ben più della piena sufficienza.

I protagonisti sono caratterizzati quanto basta per giustificare la loro presenza sulla scena e su tutta l'opera sembra aleggiare una sorta di messaggio morale secondo cui l'autore sembra convinto che il peggiore pericolo per l'uomo non siano affatto le terribili lucertole che lo insidiano, quanto piuttosto i suoi propri simili. I Tartari, infatti, vengono massacrati non già dai rettili, quanto piuttosto dai loro ospiti, preoccupati di perdere il potere acquisito per effetto dello sbilanciamento di forze; parimenti il capo delle milizie, anzichè proteggere ad ogni costo la sua gente approfitta della situazione per sottrarre il potere ai Padri religiosi e non esita a sacrificare persone pur di salvarsi dai sauri: insomma, anzichè far fronte comune contro il nemico, gli uomini, impegnati nelle loro meschine lotte di potere e di equilibri, scelgono costantemente la strada sbagliata e la punizione che ne ricevono appare giustificata.
Quasi sicuramente se questo romanzo fosse stato pubblicato nell'epoca in cui era curatore Monicelli molti brani sarebbero stati opportunamente tagliati o riassunti e tutto il romanzo avrebbe avuto una snellezza che avrebbe agevolato la lettura rendendolo forse un mezzo capolavoro. Riportato così integralmente, invece, è un libro un po' datato in equilibrio tra utopia politica, fantascienza e fantasy che si legge a tratti con un po' di noia, ma che certamente regala emozioni.
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Re:I libri di Maxpullo 2009
« Rispondi #191 data: 09 Settembre 2009, 15:59:12 »
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E altri racconti: il mistero svelato

Avete mai visto il film "Il favoloso mondo di Amelie"? Avete presente la scena in cui la protagonista scopre l'identità del misterioso personaggio che compariva ricorrentemente nelle fototessere di tutte le macchinette della stazione? E' una scena stupenda in cui l'improvvisa rivelazione, accompagnata da un sapiente effetto di dissolvenza, da l'impressione che tutti i pezzi del puzzle vadano al loro posto e che l'universo intero riacquisti il suo determinismo... Ebbene, all'ultima recente trifidata a me è successo qualcosa di analogo: ho avuto la folgorante rivelazione di un qualcosa che avevo sempre avuto davanti agli occhi ma che in realtà non vedevo... E' stato il grande Padre Vegerrin, l'esorcista amico di Padre Custodas, a farmi notare che non esistevano solo "I romanzi di Urania", "I capolavori di Urania" e "Le antologie di Urania", ma che, per un breve periodo sono esistiti anche "I racconti di Urania".
L'informazione è riportata nel riquadro colorato in basso sulla copertina di un qualsiasi urania della serie rombetto con l'immagine nel cerchio (dal 336 al 457), l'iniziativa, finalizzata a portare Urania in edicola settimanalmente, è, tra l'altro, pubblicizzata alla pagina 164 dell'urania 335...
Rivelato il mistero della dicitura "e altri racconti", non mi resta che ringraziare Padre Vegerrin per l'informazione e chiudere questa scheda con bell'effetto dissolvenza che lascio alla vostra immaginazione...
« Ultima modifica: 09 Settembre 2009, 16:05:52 di maxpullo » Loggato
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Re:I libri di Maxpullo 2009
« Rispondi #192 data: 09 Settembre 2009, 16:20:41 »
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beh, allora se guardiamo quanto scritto nei vari rombetti e riquadri per titolare la nostra collana esistono anche

Urania 2 romanzi

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« Ultima modifica: 09 Settembre 2009, 16:22:43 di maxnaldo » Loggato
E quando ci domanderanno cosa stiamo facendo, tu potrai rispondere loro: "Noi ricordiamo".
(Ray Bradbury, gli Uomini-Libro in Fahrenheit 451)
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Re:I libri di Maxpullo 2009
« Rispondi #193 data: 09 Settembre 2009, 16:28:19 »
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Citazione da: maxnaldo il 09 Settembre 2009, 16:20:41

beh, allora se guardiamo quanto scritto nei vari rombetti e riquadri per titolare la nostra collana esistono anche

Urania 2 romanzi

Urania Natale

Urania Numero Speciale




Gli è che i "rombetti" sono sempre stati troppo in alto nelle varie librerie per cui, nonostante sia alto, non ci ho mai familiarizzato troppo... ecco
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Re:I libri di Maxpullo 2009
« Rispondi #194 data: 12 Settembre 2009, 09:12:30 »
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Nulla da fare

A volte capita di incontrare un libro che proprio non si capisce, un libro "difficile" e spigoloso che, da un lato ti affascina per l'argomento trattato, ma dall'altro ti respinge perchè non riesci a leggerlo o a seguirlo.
Dopo ben tre letture a distanza di anni, il mio giudizio su "Paradosso cosmico" di Charles Leonard Harness, Urania 900, non si è spostato di una virgola e, nonostante il miglior impegno ancora non sono riuscito a comprenderlo del tutto.

    Più di un anno fa, scrivevo a proposito del libro le seguenti parole.

Difficile riuscire a valutare in modo corretto un libro che mi ha"annoiato" per la maggior parte della lettura al punto che mi ero quasi dimenticato di averlo letto!!!!
Lo spunto è buono, ma il tema dei viaggi nel tempo e dei paradossi che da esso possono scaturire non basta a risollevare le sorti di un racconto affatto entusiasmante.
Non so se provare a rileggerlo in futuro potrà farmi cambiare idea

Ora, dopo la terza rilettura, sono arrivato alla definitiva conclusione che questo libro non faccia proprio per me: proprio ieri, infatti, approfittando di un bellissimo Sole caldo ma non troppo, mi sono recato alla spiaggia di Torvaianica e, dopo un bel bagno in un'acqua cristallina, che non esito un attimo a paragonare a quella in cui sguazza spesso il commissario Montalbano, cullato da una brezza appena percettibile, ho ripreso il romanzo nelle migliori condizioni di lettura che riesca ad immaginare, ma, nonostante qualche spunto interessante qua e là, ho provato le stesse difficoltà di sempre.

Innanzitutto quello che mi sconforta è la tremenda confusione nella trama: o Fruttero e Lucentini hanno tagliato via delle parti importanti della storia, tipo tagliando via una frase a caso ogni quattro, oppure le regole stilistiche sono andate a farsi una bella passeggiata lasciando che le idee fluissero liberamente.
Non lo so. So soltanto che a leggerlo mi è girata la testa e che più di una volta sono dovuto tornare indietro di pagina perchè avevo la sensazione di aver saltato qualcosa e quando l'ho richiuso è stata quasi una liberazione.
L'unica parte che ho potuto apprezzare, "paradossalmente" (se mi passate il gioco di parole), è quella della descrizione dell'universo finito con la spiegazione delle matite e dei cerchi che si intersecano, davvero bella e profonda, segno distintivo di una grande mente scientifica e matematica, ma per il resto preferisco dimenticare perchè è tutto molto confuso, dai personaggi che appaiono quando servono, alle spiegazioni non date, al contesto storico/politico descritto in modo approssimativo, agli inspiegabili e repentini salti narrativi che danno l'impressione che la storia si imbizzarrisca improvvisamente sotto le redini dell'autore stesso.
Ed è un peccato perchè ho sempre l'impressione che sotto questo caos si celi un capolavoro assoluto che non riesce a venire fuori. Del resto, se non l'avessi avuta e se non continuassi ad averla ancora non l'avrei riletto per ben tre volte.
« Ultima modifica: 12 Settembre 2009, 10:10:49 di maxpullo » Loggato
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