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Home Forum | La Fantascienza e gli altri generi... | Urania Mondadori | Discussione: I libri di Maxpullo 2008 «prec succ»
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  Autore  Discussione: I libri di Maxpullo 2008  (letto 22466 volte)
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Re:I Libri di Maxpullo
« Rispondi #90 data: 11 Settembre 2008, 11:54:07 »
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Il peccato originale

I confini tra fantascienza e horror sono sempre stati molto labili. Se da una parte abbiamo dei grandi autori che scrivono "fantascienza pura", come Asimov, Clarke ed il recentissimo Sawyer, dall'altra troviamo alcuni grandi, come ad esempio Simak, Anderson e Matheson, che a volte hanno "rivisitato" alcuni clichè del genere horror riproponendoli in chiave fantascientifica.
I "puristi" del genere fantascientifico non potranno negare che il numero 4, il bellissimo "Il figlio della notte" di Jack Williamson, rappresenti di fatto il "peccato originale" della collana urania e cioè la prima storia nella quale fanno la loro comparsa svariati elementi propri del genere horror.

      Devo confessare che la prima lettura del romanzo, avvenuta diversi anni fa (Urania 342), mi aveva lasciato abbastanza freddino; lo lessi affascinato dal tema della licantropia e dalle atmosfere "noir" dell'incipit del romanzo, ma rimasi abbastanza deluso dal finale della storia.
Ad una seconda lettura posso dire, invece, contraddicendo le mie passate impressioni, che è proprio nel suo sorprendente e drammatico finale che il romanzo mantiene intatte tutte le sue premesse iniziali e consente alla storia di mantenere una sua orrenda verosimiglianza ed attinenza con la realtà.
La storia comincia in modo assolutamente fantastico: una spedizione archeologica di ritorno dalla Mongolia è pronta a fare sorprendenti e terribili rivelazioni sulla preistoria dell'umanità, rivelazioni che potrebbero portare alla luce misteri che l'uomo ha dimenticato e testimonianze di una lotta che l'homo sapiens ha condotto sin dalla sua nascita contro l'homo lycantropus, una razza apparentemente estinta, ma i cui geni non sono andati del tutto perduti.
L'atmosfera di orrore e di sospensione che accompagna le prime pagine e l'agghiacciante epilogo del tentativo della spedizione di rivelare i segreti scoperti, introducono il lettore in una delle storie più buie, terrificanti, ma anche sublimi che la collana abbia mai pubblicato.
Di orrore in orrore, attraverso inconcepibili sogni, sconvolgenti trasformazioni e morti inaudite, il protagonista del romanzo viene condotto sino all'allucinante rivelazione finale ed il lettore, assieme a lui, arriva a comprendere quale sia l'orrendo segreto che la spedizione aveva scoperto nel deserto mongolo.

Assolutamente geniale il tema della licantropia come eredità genetica di una razza scomparsa, eredità che è anche (piuttosto comodamente, direi) responsabile di tutte le pulsioni umane più negative e dell'innato istinto ferino riscontrabile anche nell'uomo moderno.
Un vero capolavoro a se è poi la copertina dell'edizione originale, opera del maestro Cesar, che, per una volta, nemmeno quella del grande Thole dell'edizione successiva è riuscita ad eguagliare per bellezza e potere evocativo.
A mio avviso, nonostante la data di pubblicazione, questo romanzo rimane una delle cose migliori pubblicate nella collana e ne consiglio la lettura a tutti, anche ai non amanti del genere horror.
« Ultima modifica: 16 Settembre 2008, 19:27:26 di maxpullo » Loggato
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Re:I Libri di Maxpullo
« Rispondi #91 data: 11 Settembre 2008, 13:43:07 »
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La fine dei falsi dei

Nicolas Eymerich e le sue avventure, più che uno svago sono diventati ormai quasi una droga: dopo il fantastico Cherudek, la voglia di leggere le altre storie del ciclo si è fatta fortissima e, pur non avendo ancora trovato una storia all'altezza di quella, devo dire che i romanzi letti sono tutti di ottima fattura.
L'ultimo letto, finito proprio ieri sera, è il romanzo di apertura della saga "Nicolas Eymerich, inquisitore", naturalmente di Valerio Evangelisti, Urania 1241. Riporto qui integralmente il commento inserito nella scheda del libro.

             Primo romanzo del ciclo, il libro introduce la figura dell'abilissimo e spietato inquisitore della Chiesa di Roma, qui alle prese da un lato con la necessità di rendere ufficiale la propria investitura destreggiandosi nel difficile ed intricato contesto politico e dall'altro dall'esigenza di far luce su una serie di orribili eventi apparentemente attribuibili alla stregoneria, ma per i quali, vedremo, c'è una spiegazione, se non scientifica, almeno"fantascientifica".
Già in questo primo romanzo, che è valso ad Evangelisti il premio urania, va delineandosi in modo chiarissimo quella che sarà la struttura principale delle altre opere: i fatti su cui Eymerich è portato ad indagare nel suo presente, ancorchè interpretabili come stregoneria ed opera del maligno e quindi contrastabili da lui con la sua fede ed i suoi mezzi, sono in realtà espressione di leggi fisiche o di realtà scientifiche ancora inesplorate e gli eventi "soprannaturali"che Eymerich coraggiosamente affronta nel suo presente sono comunque destinati ad avere ripercussioni anche nel nostro presente, se non addirittura negli eventi futuri.

Oltre al fascino magnetico ispirato dal suo carismatico protagonista, ciò che colpisce nei romanzi di Evangelisti è il sapiente montaggio, quasi "cinematografico" con cui le due (a volte tre) vicende procedono parallelamente su piani temporali differenti, per ricongiungersi nel finale del romanzo. Al di là di questo, l'intreccio narrativo e la tecnica di chiudere ogni paragrafo con un evento sorprendente proprio al raggiungimento del massimo della climax è spesso tale che il lettore è costretto letteralmente a divorare il libro per la curiosità di conoscere come andrà a finire.
In questo primo romanzo, Eymerich si trova di fronte al redivivo culto di Diana, ultimo degli dei dell'olimpo pagano a sopravvivere alla religione cattolica. Le seguaci del culto, inoltre, grazie ad una sorta di incantesimo, le cui basi sono però assolutamente fantascientifiche, sono in grado di evocare l'immagine della dea e di darle vita. L'inquisitore troverà genialmente l'unica spettacolare via non solo di sconfiggere la terribile creatura evocata, ma anche di convertire in modo repentino gran parte delle sue seguaci, volgendo contro di esse il loro stesso "incantesimo".
Solo la trovata finale del romanzo merita la vittoria del premio.
Assolutamente da leggere.
« Ultima modifica: 11 Settembre 2008, 13:46:03 di maxpullo » Loggato
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Re:I Libri di Maxpullo
« Rispondi #92 data: 15 Settembre 2008, 12:46:37 »
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Delirante invasione

Nello scorso weekend ho avuto come fedele compagno di viaggio nelle lunghe ore che mi hanno portato da Roma a Modena e viceversa l'inclassificabilmente demenziale libro di John Sladek intitolato "Il sistema riproduttivo", Classici 164.

      Dai commenti letti (molti non troppo lusinghieri) nonchè dal clamoroso "flop" rappresentato dalla lettura di "Bugs" dello stesso autore, non mi ero creato troppe aspettative prima della lettura ed è forse per questo motivo che ho potuto apprezzare il libro per la "verve" di alcune sequenze, piuttosto che soffermarmi troppo ad analizzarne trama e contenuti.
Se vogliamo è la classica storia dello scenziato pazzo che vuole conquistare il mondo attraverso una sua invenzione/creatura, ma l'atmosfera surreale che accompagna la storia e l'estrema demenzialità di personaggi e situazioni rendono quasi impossibile ogni classificazione e confronto con storie precedenti. Il romanzo contiene molti degli aspetti che Sladek ha ripreso nell'esilarante Robot fuorilegge, ma qui, a mio avviso, le trovate sono assai meno efficaci e più che ridere si sorride.
Colpisce tuttavia il montaggio "cinematografico" della storia, con le vicende degli improbabili protagonisti destinate ad intrecciarsi nei modi più imprevedibili e deliranti, fino alla rivelazione finale ed allo sconvolgente epilogo. Al proposito va sottoineato che la vicenda, ancorchè surreale e quasi evanescente in certe sequenze "psichedeliche" (come già osservato da altri utenti di UM), non compromette mai la folle logica che la pervade e, soprattutto, ancorchè in un contesto infinitamente demenziale, nessuna delle storie parallele viene lasciata indietro e tutte le sottotrame sono abilmente dirette alla loro conclusione senza che nulla rimanga irrisolto o affidato al caso.
Su tutto il libro, poi, una menzione speciale, merita la vicenda "spionistica" che vede coinvolti gli psicotici 007 Russi ed Americani che lottano per impossessarsi della nave spaziale francese destinata a raggiungere la Luna.

Ritengo infine che l'idea di entità artificiali in grado di apprendere e di riprodursi sia interessante: in questo caso Sladek, l'ha utilizzata come base per una storia demenziale con evidenti scopi "satirici" sul sistema globale e sulla capacità dell'uomo di fronteggiare o di controllare le sue creature, ma non dobbiamo dimenticare che quello della macchina che prende il sopravvento e soppianta l'uomo è anche uno dei grandi incubi ricorrenti dell'umanità, che non si riscontra solo nella letteratura fantascientifica.
In conclusione, ritengo che questo libro pur non potendo essere definito un capolavoro (per trama e comicità è certamente inferiore a Robot fuorilegge), sia comunque un buon libro, davvero attuale e senza dubbio, per tema, originalità ed inventiva, da annoverare tra i "classici". La lettura scorre piacevole e senza intoppi e se lo si legge con la giusta disposizione d'animo può essere davvero un ottimo "compagno di viaggio".
« Ultima modifica: 15 Settembre 2008, 12:47:04 di maxpullo » Loggato
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Re:I Libri di Maxpullo
« Rispondi #93 data: 16 Settembre 2008, 13:56:44 »
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Cartoni drogati

Uno dei libri più "strani" che mi è capitato di leggere durante le mie ferie estive è stato "Infect@" di Dario Tonani, Urania 1521.

     Il romanzo, un poliziesco ambientato in una Milano del futuro, ci presenta una città in cui umani e cartoni animati convivono quasi pacificamente.
E' quasi impossibile non fare il paragone con l'allegra cartoonia di "Chi ha incastrato Roger Rabbit?" o il sordido Mondo Furbo di "Fuga dal Mondo dei Sogni", ma, a differenza dei due films, la Milano immaginata da Dario Tonani è una città vera nella quale i cartoni, lungi dall'essere i divertenti archetipi dell'immaginario collettivo, sono piuttosto la materializzazione delle allucinazioni indotte da nuovi e micidiali tipi di droga.
Per effetto di ciò, a fianco dei classicissimi beniamini della Walt Disney, dei buffi Looney Toons e dei personaggi a fumetti di tutte le epoche, troviamo anche cartoni "amorfi" o personaggi del tutto nuovi e sconosciuti, materializzazioni incomplete tratte dal "plasma" che anima le allucinazioni.

Quello che salta subito agli occhi nel romanzo è lo squallore della situazione: i cartoni, anzichè essere gli allegri e colorati compagni di divertimento, sono personaggi spesso incolore, incapaci di parlare se non attraverso delle "cialde" che materializzano i loro fumetti, e che anelano a prolungare la propria esistenza inducendo i loro creatori ad assumere nuove sostanze stupefacenti.
I cartoni di "Infect@", quindi, più che divertire rattristano e si rendono complici di crimini o, peggio, vittime di abusi inconcepibili e irriferibili (vedere ad esempio l'episodio del "giovane" Mickey Mouse); non hanno più nulla della loro originale allegra caratterizzazione, ma vivono dello squallore stesso dei bassifondi in cui sono stati concepiti, intrappolati in un mondo nel quale non hanno motivo di esistere, come figli spesso indesiderati e malvisti.
La graziosa Betty Boop diviene allora un grottesco pupazzo grande quanto un palazzo, oggetto di scherno da parte di chi, più che alle sue simpatiche fattezze, è interessato a scoprire se sia o meno disegnata sotto i vestiti, mentre diversi Wile Coyote gareggiano per chi commette il peggior crimine ed il valoroso Popeye si abbassa a fare il netturbino.
Penso che il maggior pregio di questo romanzo sia proprio quello di essere riuscito "rompere" gli schemi classici dell'interazione tra uomini e cartoni animati: come a suo tempo l'immaginazione di pochi ha saputo creare dei personaggi "tipo", degli stereotipi dell'umanità, quali sono appunto i cartoni, ora, attraverso i "trip" di tossicodipendenti questi stereotipi presenti nel nostro immaginario collettivo prendono vita, ma risultano contaminati nell'atto stesso della loro genesi dai cromosomi bacati dei loro genitori e risultano personaggi che più che simpatia suscitano pietà.
Nonostante l'originalità, il romanzo presenta a mio avviso alcuni difetti: oltre ad un finale un po' troppo confuso ed una eccesiva lunghezza, personalmente non ho apprezzato la mancanza di una spiegazione "tecnica" circa la genesi dei cartoni. Si da, infatti, per scontato che essi siano la materializzazione dei sogni dei tossici, ma sono certo che qualche riga di spiegazione "fantascientifica" in più circa il processo di genesi, non avrebbe guastato ed avrebbe reso questo romanzo degno dei migliori capolavori.
Sicuramente da leggere
« Ultima modifica: 16 Settembre 2008, 13:58:04 di maxpullo » Loggato
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Re:I Libri di Maxpullo
« Rispondi #94 data: 20 Settembre 2008, 13:13:34 »
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Se il libro si sceglie da se

Oggi voglio parlarvi di un libro che ha fatto di tutto per imporsi alla mia attenzione. Da mesi ormai sono impegnato in una complessa operazione la cui logica può sfuggire ai più: trasferire tutti gli urania inferiori al numero 1000 a casa mia e trasportare gli altri a casa dei miei (il "sito B"). L'operazione procede a rilento anche perchè se movimento troppi libri assieme mia mamma si inquieta e mia moglie potrebbe notare l'eccessiva mole di quanto trasporto nella libreria di casa... durante una di queste operazioni ho notato la "scomparsa" del numero 955, "Intervento da Typhon" di Douglas R. Mason.

       Dopo affannose ricerche negli scatoloni del "sito A" ho scoperto che il volume si era sdoganato clandestinamente assieme ad un folto gruppo di urania rombetto; rimesso a posto tra i suoi "coetanei" mi sono dimenticato presto della sua esistenza. Poi, l'altro giorno, dopo l'ennesimo trasferimento, mentre mettevo a posto i nuovi arrivi, il volume ribelle è cascato fuori dalla libreria e mi è finito sul piede... era troppo! L'ho preso e messo sul comodino per esorcizzarlo subito con una lettura...
Dalla copertina mi aspettavo una storia surreale e comica alla Goulart, mi sono ritrovato, invece, a leggere un libro fin troppo "serio", ricco di trovate e molto molto dinamico.
E' proprio l'eccessivo dinamismo a costituire, a mio avviso, una delle pecche principali del romanzo: i ritmi serrati da poliziesco fanno scorrere la lettura a ritmo sostenuto, ma sembra che all'autore sia mancato il tempo per arricchire la trama di qualche episodio in più e l'impressione finale (avvalorata proprio dalle ultime righe) è che la storia dovesse esser proseguita in libri successivi.

Questi terribili rettili Typhoniani che tramano nell'ombra per invadere la terra sfruttando "ospiti" umani sono tutt'altro che originali, ma se non altro la storia scorre ed ha una sua logica; discreta la caratterizzazione dei personaggi, sicuramente adeguata al ritmo con cui si sviluppa la vicenda.
Se non si hanno troppe aspettative, può costituire una lettura facile e scorrevole.
Rimetto il volume ribelle in libreria, sperando che stavolta ci rimanga.
« Ultima modifica: 20 Settembre 2008, 16:53:02 di maxpullo » Loggato
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Re:I Libri di Maxpullo
« Rispondi #95 data: 20 Settembre 2008, 13:15:58 »
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Se il libro si sceglie da se

Oggi voglio parlarvi di un libro che ha fatto di tutto per imporsi alla mia attenzione. Da mesi ormai sono impegnato in una complessa operazione la cui logica può sfuggire ai più: trasferire tutti gli urania inferiori al numero 1000 a casa mia e trasportare gli altri a casa dei miei (il "sito B"). L'operazione procede a rilento anche perchè se movimento troppi libri assieme mia mamma si inquieta e mia moglie potrebbe notare l'eccessiva mole di quanto trasporto nella libreria di casa... durante una di queste operazioni ho notato la "scomparsa" del numero 955, "Intervento da Typhon" di Douglas R. Mason.

       Dopo affannose ricerche negli scatoloni del "sito A" ho scoperto che il volume si era sdoganato clandestinamente assieme ad un folto gruppo di urania rombetto; rimesso a posto tra i suoi "coetanei" mi sono dimenticato presto della sua esistenza. Poi, l'altro giorno, dopo l'ennesimo trasferimento, mentre mettevo a posto i nuovi arrivi, il volume ribelle è cascato fuori dalla libreria e mi è finito sul piede... era troppo! L'ho preso e messo sul comodino per esorcizzarlo subito con una lettura...
Dalla copertina mi aspettavo una storia surreale e comica alla Goulart, mi sono ritrovato, invece, a leggere un libro fin troppo "serio", ricco di trovate e molto molto dinamico.
E' proprio l'eccessivo dinamismo a costituire, a mio avviso, una delle pecce principali del romanzo: i ritmi serrati da poliziesco fanno scorrere la lettura a ritmo sostenuto, ma sembra che all'autore sia mancato il tempo per arricchire la trama di qualche episodio in più e l'impressione finale (avvalorata proprio dalle ultime righe) è che la storia dovesse esser proseguita in libri successivi.

Questi terribili rettili Typhoniani che tramano nell'ombra per invadere la terra sfruttando "ospiti" umani sono tutt'altro che originali, ma se non altro la storia scorre ed ha una sua logica; discreta la caratterizzazione dei personaggi, sicuramente adeguata al ritmo con cui si sviluppa la vicenda.
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« Rispondi #96 data: 20 Settembre 2008, 13:17:30 »
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E' proprio l'eccessivo dinamismo a costituire, a mio avviso, una delle pecce principali del romanzo: i ritmi serrati da poliziesco fanno scorrere la lettura a ritmo sostenuto, ma sembra che all'autore sia mancato il tempo per arricchire la trama di qualche episodio in più e l'impressione finale (avvalorata proprio dalle ultime righe) è che la storia dovesse esser proseguita in libri successivi.

Questi terribili rettili Typhoniani che tramano nell'ombra per invadere la terra sfruttando "ospiti" umani sono tutt'altro che originali, ma se non altro la storia scorre ed ha una sua logica; discreta la caratterizzazione dei personaggi, sicuramente adeguata al ritmo con cui si sviluppa la vicenda.
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« Rispondi #97 data: 20 Settembre 2008, 15:02:13 »
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Ok si è scelto da se', ma bastava dirlo una volta non tre...
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Hai mai danzato col diavolo nel pallido plenilunio?
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« Rispondi #98 data: 20 Settembre 2008, 16:01:46 »
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Citazione da: Duca Lucifero il 20 Settembre 2008, 15:02:13

Ok si è scelto da se', ma bastava dirlo una volta non tre...

Sicuro che sia stata colpa mia?
Probabilmente è stato il libro che non ha gradito il mio commento

Addirittura all'inzio ho pensato che fosse colpa dei continui black-out del server (ho fatto post 3 volte e mi dava time-out sulla connessione)... avevo quasi deciso di utilizzare le due schede postate in più per i prossimi commenti, ma poi mi sono detto: e se poi il libro non ci sta e fa qualcosa di peggio???
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Re:I Libri di Maxpullo
« Rispondi #99 data: 22 Settembre 2008, 20:07:17 »
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Capolavori

Leggendo leggendo capita a volte di imbattersi in libri che non si esita a definire "capolavori": quest'anno, ad esempio, mi sono particolarmente esaltato per "Cherudek" di Evangelisti, per l'antologia di Bloch "Le escrescenze della Luna" e per i romanzi di Sawyer... ma è vero anche che ci sono libri scolpiti per sempre nella mia memoria e che, dopo la prima lettura hanno lasciato un ricordo indelebile, entrando di diritto nella mia "top ten" perenne.
Per festeggiare la scheda numero 50 della mia rubrica, traguardo raggiunto anche grazie alla vostra infinita "sopportazione", voglio qui proporvi l'ultimo dei 10 capolavori rimasti in questa top ten. Parlo di quello che, a mio avviso, è il più bel libro scritto da Clifford Donald Simak: "La strada dell'eternità", urania 1043.

           Non c'è che un aggettivo per definire questo libro: "meraviglioso". Dalla prima pagina sino alla conclusione della storia siamo rapiti nel fantastico universo immaginato da Simak, il quale, con grande maestria e con una narrazione molto lineare, ci conduce per mano in questa stupenda favola, narrandoci, come già fatto in altri romanzi, l'epopea futura della razza umana e di quello che è il suo destino nell'universo.
Il romanzo riprende alcuni dei temi già affrontati in precedenza in altri scritti di Simak: il senso di fratellanza universale ("La casa dalle finestre nere"), la folle irrefrenabile ambizione umana alla felicità che porta alla scomparsa ed alla trasformazione dell'uomo stesso in quanto razza ("Anni senza fine"), la coppia di individui "speciali" destinata ad indagare nel mistero dell'universo ("L'ospite del senatore Horton") e poi viaggi nel tempo, mutazioni, automi il cui unico scopo è servire l'uomo e soprattutto razze aliene, che, nel bene e nel male interagiscono con le scelte ed il destino dell'uomo stesso.
Ma questa ripresa, lungi dall'essere una mera riproposta dei clichè cari all'autore, conduce ad una avventura straordinaria che affresca la storia dell'umanità dalla preistoria sino al più remoto futuro in un modo del tutto nuovo, affascinante e convincente.

Attraverso le vicende del "mutante" Boone, del suo amico Corcoran e della famiglia di "rifugiati" che si nasconde nel tempo per sfuggire agli Infiniti, una razza aliena che vuole convincere gli uomini a rinunciare al loro corpo fisico per divenire immortali, il buon Simak ci illustra una epopea bellissima in cui passato, "presente" e futuro si intrecciano per analizzare il cammino dell'uomo e per chiarire il suo destino nell'universo.
Il grande merito dell'autore è quello di non annoiare mai: ogni personaggio vive la sua vicenda e noi con lui attraverso i suoi occhi, ma alla fine scopriamo che dietro tutte le disavventure c'è la sapiente mano di un "regista" davvero molto particolare, nell'aspetto e nelle intenzioni, i cui scopi verranno rivelati solo nelle ultimissime pagine. E' questa scoperta che da un valore particolare a tutto il libro, perchè in un colpo solo riesce a legare tutto quanto accaduto ed a svelare ogni più piccolo episodio.
Tutto il libro è godibilissimo, ma alcuni brani sono pura poesia: meritano a mio avviso un elogio particolare l'avventura di Boone nel pleistocene e l'incontro con Lupo e la vicenda del povero "mostro", destinato, suo malgrado, a sconvolgere la sorte dell'intera razza umana.
Libri come questo li leggi una volta e non li dimentichi più, ma la cosa bella è che, anche rileggendoli a distanza di anni, conservano intatto il loro fascino.
Perchè, anche se non c'è scritto in copertina, sono capolavori.
« Ultima modifica: 22 Settembre 2008, 20:10:34 di maxpullo » Loggato
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« Rispondi #100 data: 23 Settembre 2008, 08:31:07 »
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Mah... io ci ho provato, ma l'ho trovato illeggibile....
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« Rispondi #101 data: 23 Settembre 2008, 11:19:02 »
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Citazione da: attiliosfunel il 23 Settembre 2008, 08:31:07

Mah... io ci ho provato, ma l'ho trovato illeggibile....


Urca!
Addirittura illeggibile mi sembra troppo  

Comunque sei la seconda persona che sento cui non è piaciuto, ma l'altra è mia moglie... e pensa che lei non ha gradito nemmeno "La porta sull'estate"

In effetti la vicenda è un po' frammentata e ammetto che si possa faticare a seguire le vicende dei personaggi, ma anche nei libri di Eymerich del ciclo di Evangelisti ci sono continui "salti" e, devo dirti che la cosa più che infastidirmi mi piace ...

In ogni caso il mio giudizio è assolutamente personale: se qualcuno dopo aver visto la mia scheda volesse leggerlo e poi non lo trova di suo gradimento può liberamente dirlo, mica mi offendo   ... ovviamente la stessa cosa vale al contrario: pensa ho addirittura trovato convinti estimatori di "Vento dal nulla"... anzi, appena trovo quelli de "La donna che bruciò nel vento" ti faccio sapere
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Re:I Libri di Maxpullo
« Rispondi #102 data: 24 Settembre 2008, 11:00:36 »
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Citazione da: maxpullo il 22 Settembre 2008, 20:07:17

Capolavori

[...]
Per festeggiare la scheda numero 50 della mia rubrica, traguardo raggiunto anche grazie alla vostra infinita "sopportazione", voglio qui proporvi l'ultimo dei 10 capolavori rimasti in questa top ten. Parlo di quello che, a mio avviso, è il più bel libro scritto da Clifford Donald Simak: "La strada dell'eternità", urania 1043.



Citazione da: attiliosfunel il 23 Settembre 2008, 08:31:07

Mah... io ci ho provato, ma l'ho trovato illeggibile....


Questo romanzo è stato l'ultimo scritto da Clifford Simak, ormai stanco e malato.
Purtroppo per i lettori non è altro che l'ennesima riproposizione (nelle tematiche nelle situazioni e nei personaggi) dei romanzi precedenti.
D'altra parte la sua produzione a partire dalla metà degli anni 70 non ha certo brillato ( a parte qualche eccezione ) per originalità.
Definirlo illeggibile forse è un pò eccessivo, ma definirlo capolavoro lo è certamente.
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Re:I Libri di Maxpullo
« Rispondi #103 data: 24 Settembre 2008, 12:27:51 »
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Citazione da: ansible il 24 Settembre 2008, 11:00:36


Questo romanzo è stato l'ultimo scritto da Clifford Simak, ormai stanco e malato.
Purtroppo per i lettori non è altro che l'ennesima riproposizione (nelle tematiche nelle situazioni e nei personaggi) dei romanzi precedenti.
D'altra parte la sua produzione a partire dalla metà degli anni 70 non ha certo brillato ( a parte qualche eccezione ) per originalità.
Definirlo illeggibile forse è un pò eccessivo, ma definirlo capolavoro lo è certamente.
ansible


Pur non considerandomi un estimatore di Simak, ho letto tutti i suoi romanzi e devo dire che il senso di fantastico e di meraviglioso che emerge da questo suo ultimo scritto io non l'ho trovato in nessun altro.
Ho apprezzato tantissimo l' "ospite del senatore Horton" e "Anni senza fine" (sono tra i miei preferiti), ma questo suo romanzo l'ho trovato spettacolare.
Viceversa mi hanno lasciato piuttosto freddino lavori considerati universalmente suoi "capolavori" come "Oltre l'invisibile" e "La casa dalle finestre nere"; quelle, a mio avviso, sono opere cui manca qualcosa ed anche rileggendole non riesco a farmele piacere nemmeno un po'...
Probabilmente per i più potrà non essere un capolavoro, ma per me lo è e tra le opere di Simak è anche quella che secondo me gli è riuscita meglio... è vero che ripropone temi già visti in altri libri, ma per la prima volta lo fa in una storia coerente che ha un capo ed una coda e che, soprattutto, ha un messaggio: quello di dire che per quanto lunga potrà essere la strada, per quante insidie ci potranno essere, per quante volte dovesse cadere e rialzarsi, la razza umana è quella che ha le "armi" migliori per andare avanti nell'universo.
Personalmente non condivido questo ottimismo, ma mi piace come questo libro porta avanti la sua tesi e continuerò a considerarlo tra i miei preferiti di sempre, senza nulla togliere agli altri "capolavori"
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Re:I Libri di Maxpullo
« Rispondi #104 data: 26 Settembre 2008, 12:33:47 »
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I libri di Simak - Prima parte

La recente discussione sul numero 1043, ha stimolato la mia fantasia ed allora, come già fatto per il grande maestro Lovecraft, voglio iniziare la seconda cinquantina della mia rubrica, sempre con Simak. Di Clifford Donald Simak, mio autore preferito durante la mia infanzia, ho letto praticamente tutto, apprezzando in modo particolare i tre romanzi che ho inserito nella mia "top ten"; inizio allora a scrivere una nuova maxi scheda in due (o più parti) parlando subito dei libri di cui mi ricordo meglio, gli altri li metterò quando avrò tempo di rileggerli.
Riprendo qui i commenti inseriti già nell'apposita sezione, integrandoli laddove troppo stringati.

      Camminavano come noi, Urania 315.

E' la storia di una originalissima "invasione" ad opera di extraterrestri, che, invece di irrompere sul pianeta con astronavi da guerra, insidiano la razza umana sfruttando l'umana debolezza verso il denaro e qualche piccolissimo "bug" del sistema capitalistico. Il finale è un po' rocambolesco ed affrettato, ma si sorride. Ecco il commento inserito.

Mi ricordavo che ad una prima lettura questo racconto non mi aveva appassionato più di tanto ed ora posso confermare: la storia è molto originale, gli elementi di fantasia, propri del miglior Simak, ci sono tutti e la vicenda scorre piacevolmente, molto ben narrata, ma, a differenza di altre storie, si avverte la mancanza di qualche spiegazione in più e molte trovate mi sono apparse piuttosto banali o irreali.
Posso solo immaginare che l'intenzione di Simak fosse quella di ironizzare sul sistema capitalistico perchè in alcuni punti mi è sembrato di scorgere una sorta di satira contro la fragilità del sistema economico basato sui capitali, ma l'idea è appena abbozzata.
Intendiamoci:il romanzo è carino e divertente e merita una lettura, ma, con il nome di Simak in copertina, è lecito aspettarsi qualcosa di migliore ;-)

Si può leggere.
La casa dalle finestre nere, Urania 351.

Da molti considerato come uno dei capolavori di Simak, mi ha lasciato perplesso per la sua ingenuità e per l'inconsistenza della trama. E' la storia di un uomo che viene incaricato dagli alieni di sorvegliare una stazione di transito intergalattica. Molti buoni sentimenti, molto "umanitarismo", ma andando a stringere mi pare che salvo qualche momento poetico non ci sia nulla di speciale. Questo il commento inserito.

Storia suggestiva e piena di buoni sentimenti e ottimismo, ma alquanto ingenua per molti aspetti e situazioni.
Lo avevo già letto diversi anni fa e mi aveva lasciato indifferente, devo dire che la rilettura non ha aggiunto nulla di più a quello che era il mio giudizio passato.
Sicuramente un buon libro piacevole,scorrevole e per certi versi affascinante, ma assolutamente non all'altezza dei migliori lavori di Simak quali Anni senza fine, Mondi senza fine, L'ospite del senatore Horton e La strada dell'eternità.

Buono ma non da ricordare tra i capolavori.
Oltre l'invisibile, Urania 414 (pubblicato a puntate dal n.1 al n. 12).

Intricatissima storia in cui fanno la comparsa per la prima volta due elementi che ritorneranno in seguito nella narrativa di Simak: il tema dei viaggi nel tempo e dei paradossi temporali, la "scoperta filosofica" destinata a sconvolgere il destino della razza umana. Io l'ho trovato molto confuso e poco godibile, nonostante l'ottimo inizio; questo il mio commento.

Letto già diversi anni fa, non mi aveva lasciato ricordi particolari, ora confermo in pieno la prima impressione: sicuramente un buon libro, ma un po' confuso ed ingarbugliato nonostante le premesse per il capolavoro ci fossero tutte.
Di certo non annoverabile tra le cose migliori di Simak.
Mondi senza fine, Urania 719 (pubblicato a puntate dal n. 86 al n. 105).

Simak si cimenta con l'affascinante (ed a me caro) tema degli universi paralleli. C'è molta poesia e molta magia in questa storia, ma anche molta ingenuità. Ritorna il tema dell'uomo sintetico presente anche nell'ospite del senatore Horton ed il tema della "fuga" dalla realtà come anelito alla felicità; molto bella e commovente l'immagine del "mondo delle fate". Il tema dei ricordi di infanzia come epoca dell'oro di ciascun uomo è il vero pregio di questa storia davvero incantevole. Anche qui ritorna il tema dell'ironia contro il sistema consumistico, qui messo in crisi dall'introduzione di generi di consumo "eterni".
Nonostante alcune ingenuità e la melensaggine di fondo, lo considero una delle opere più belle dell'autore e ne consiglio la lettura.

Senza dubbio non li considero capolavori, anche se devo dire che "Mondi senza fine" ci sia avvicina molto, ma sono comunque libri "classici" della fantascienza di tutti i tempi ed io ci sono affezionato anche perchè Simak, pur con tutte le sue ingenuità ed il suo "buonismo", è stato uno degli scrittori a me più graditi dell'infanzia.
(... continua ...)
« Ultima modifica: 18 Ottobre 2008, 12:27:18 di maxpullo » Loggato
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