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Home Forum | La Fantascienza e gli altri generi... | Urania Mondadori | Discussione: I libri di Maxpullo 2008 «prec succ»
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  Autore  Discussione: I libri di Maxpullo 2008  (letto 22457 volte)
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Re:I Libri di Maxpullo
« Rispondi #75 data: 22 Agosto 2008, 15:43:48 »
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Il destino dell'uomo

Come già sottolineato, moltissimi autori di fantascienza dipingono il futuro dell'umanità a tinte davvero fosche, ma ben pochi hanno immaginato un futuro come quello descritto da Clifford Donald Simak in "Anni senza fine", urania 333bis (ristampa di Urania 18).

    La grande trovata del libro è quella di immaginare un'epoca lontanissima, in cui l'uomo non solo non esiste più come creatura vivente, ma il suo stesso ricordo è assurto a mito, leggenda, che i cani, unici eredi della terra assieme agli automi, si tramandano oralmente di generazione in generazione.
Le leggende, una sorta di poema epico, narrano di come l'uomo, questa creatura leggendaria, abbia letteralmente rinunciato alla sua evoluzione, per scegliere un destino fatto di illusioni, di oblio o addirittura di rinnegamento della propria umanità.
La storia della famiglia Webster e dell'automa Jenkins, fanno da sfondo a questa straordinaria raccolta di racconti e rappresentano il collante vero e proprio delle leggende tramandate dai cani.

Di episodio in episodio ci accorgiamo come il buon Simak, da sempre capace di sorprenderci con favole e utopie, abbia questa volta rinunciato ad ogni "buonismo" nei confronti dell'umanità: l'uomo ha esaurito il suo compito, sembra volerci dire, ed è quindi giusto che altre creature ne prendano il posto ed abbiano la loro possibilità di farsi strada nell'universo. Ma se è vero che l'uomo deve farsi da parte, allora altrettanto deve accadere anche per la sua cultura, il suo pensiero ed i suoi metodi. L'effetto di questa "scomparsa" è un mondo nuovo, in cui alle conquiste tecnolgiche si sostituiscono quelle spirituali ed alla conquista delle stelle si sostituisce quella degli universi paralleli.
Il libro di Simak è da un lato molto semplice e poetico, da un altro molto complesso per la ricchezza di temi trattati. Nel corso dei racconti, infatti, attraverso gli occhi dei membri della famiglia Webster, dei primi cani "parlanti" e dell'automa Jenkins, assistiamo da spettatori all'abbandono delle città, alla nascita di una nuova filosofia in grado di sovvertire definitivamente il modo di vivere e pensare dell'uomo, alla sua "fuga" verso nuovi pianeti e nuovi modi di vivere, alla nascita dei mutanti, alla modifica genetica dei cani, alla scoperta degli universi paralleli, sino addirittura a scorgere, nel bellissimo finale, quello che accadrà dopo tutto questo.
Un libro entusiasmante, che, assieme a l'ospite del senatore Horton e "La strada dell'eternità" ha fatto di Simak, per lungo tempo uno dei miei autori preferiti.
Un libro da leggere, vivere e conservare, perchè, in fondo, il mondo in esso descritto, pur con il suo pessimismo sul destino dell'uomo, non è poi così brutto.
« Ultima modifica: 22 Agosto 2008, 15:45:10 di maxpullo » Loggato
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Re:I Libri di Maxpullo
« Rispondi #76 data: 24 Agosto 2008, 23:26:54 »
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Il fine giustifica i mezzi?

La fantascienza è piena di computer che improvvisamente si "risvegliano" ed iniziano a prendere decisioni per conto dell'uomo: dal lunatico "Hal 9000" di 2001 odissea nello spazio, al "colossus" di D.F. Jones, passando se vogliamo anche per il Tik Tok di John Sladek; il computer (o il robot) che si ribella al suo creatore è comunque da sempre uno degli incubi più ricorrenti dei narratori.
Ma, nonostante gli illustri predecessori, il computer di bordo Jason, anima dell'astronave in "Apocalisse su Argo" di Robert J. Sawyer, urania 1369, merita sicuramente una posizione di tutto rispetto.

     
  
Il romanzo si apre con un omicidio ed il colpevole, come peraltro già annunciato dalla quarta di copertina, è Jason, computer della decima generazione che ha il compito di governare l'astronave e di condurla a destinazione.
La morte della dottoressa Chandler, camuffata da suicidio, da un lato getta nella costernazione parte dell'equipaggio, ma dall'altra innesca i sospetti di Aaron Chandler, ex marito della vittima ed unica persona a bordo a non credere alla versione ufficiale di Jason.
E' proprio il duello a distanza tra Jason e Aaron, peraltro magistralmente narrato in prima persona attraverso gli "occhi" del computer stesso, a costituire la vera trovata di Sawyer ed a fare di questo romanzo una perla da "divorare" in meno di un giorno.
Di rivelazione in rivelazione, con i ripetuti flashback e colpi di scena tipici della narrativa di Sawyer, veniamo introdotti nel mondo dell'astronave, arriviamo a conoscere lo scopo ufficiale della sua missione ed infine, proprio nelle ultimissime pagine, arriviamo a conoscere le motivazioni del computer, che, al pari di quelle del suo "predecessore" Hal 9000 sono apparentemente buone.

Come tutti i romanzi di Sawyer, il racconto è ricco di introspezione, suspense e colpi di scena. Su tutte spicca la trovata della rete neurale simulata attraverso cui Jason "riproduce" il cervello di Aaron per riuscire a prevederne le mosse.
Unico punto debole il prologo del romanzo, necessario per concludere l'unica vicenda rimasta aperta nel racconto, che risulta un poco banale, ma è possibile ipotizzare che probabilmente Sawyer abbia voluto lasciare la porta aperta per un eventuale seguito.
Un libro elettrizzante consigliato a tutti.
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Re:I Libri di Maxpullo
« Rispondi #77 data: 24 Agosto 2008, 23:34:29 »
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La maschera della morte rossa

Di solito quando esprimo un parere su un libro nella mia mente ho subito chiaro se sarà positivo o negativo. Ma, dopo aver letto "Il corpo e il sangue di Eymerich" di Valerio Evangelisti, urania 1281, ho alcune perplessità.

    Davvero ben scritto, il romanzo denota la singolare bravura di Evangelisti nel riuscire a proseguire due narrazioni apparentemente parallele e distinte, destinate ad intrecciarsi in maniera davvero imprevedibile. E così, l'indagine dell'inquisitore sui sanguinari MASC è destinata a preludere alle fosche vicende di un nostro eventuale "futuro", per fortuna ancora non realizzatosi e la loro rivoltante dottrina eretica che scaturisce dal frutto di una relazione incestuosa è destinata a dare i suoi frutti proprio nella nostra epoca.
Ma al di là degli espedienti narrativi e della storia a tratti affascinante, devo dire che il romanzo mi non mi ha convinto del tutto: da un lato non si può rimanere indifferenti di fronte alla figura dell'implacabile inquisitore, antieroe per eccellenza, spietato, arrogante, inflessibile, a tratti quasi disumano, che, con ogni mezzo lecito o illecito, santo o abominevole, è impegnato in una lotta a tutto campo contro l'eresia dei Catari e dei Naasseni, ma dall'altro si rimane sconcertati nel vedere come dalle premesse tanto lusinghiere delle prime pagine e dall'intreccio quasi machiavellico di poteri politici e forze in gioco, ci si trovi infine di fronte ad una soluzione abbastanza semplicistica. Soprattutto si rimane di stucco quando proprio il finale del libro viene rovinato da un clamoroso "quasi plagio" ai danni del grande Edgar Allan Poe, le ultime pagine infatti parafrasano quasi letteralmente il celebre racconto "La maschera della morte rossa", cambiando solo ambientazione storica e personaggi.

Una lettura avvincente senza dubbio, ma che non convince sino in fondo. Sicuramente da leggere ma non è tra i migliori di Evangelisti.
« Ultima modifica: 24 Agosto 2008, 23:35:47 di maxpullo » Loggato
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Re:I Libri di Maxpullo
« Rispondi #78 data: 25 Agosto 2008, 15:05:17 »
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Un libro pericoloso - episodio 2

Ci sono libri che non si dimenticano, libri che ti entrano nel sangue e che ti costringono a leggerli, pagina dopo pagina, "divorarli" è il termine esatto, perchè ti mettono voglia di leggere e di scoprire quale sia la spiegazione dei misteri e degli orrori narrati e soprattutto di sapere come vanno a finire. E se il finale è all'altezza di questa febbrile lettura, allora questi libri meritano di essere annoverati tra i capolavori di sempre.
Se per una settimana non ho fatto che pensare a San Malvasio, alla spaventosa città di cui è patrono ed ai suoi orrendi ed inconcepibili abitanti, il merito è tutto di Valerio Evangelisti che con il suo "Cherudek", urania 1342 è stato in grado di scalare tutte le mie personali classifiche di gradimento e di regalarmi, proprio alla fine delle mie ferie e cioè quando ne avevo più bisogno, una bellissima sorpresa ed un libro che difficilmente potrò dimenticare.

    E' possibile che la lettura sia stata favorita dalla bufera di vento che si è abbattuta su Torvaianica proprio il giorno che ho iniziato a leggerlo (15 Agosto), ma posso assicurarvi che già dalle prima pagine, l'atmosfera di tenebra del Cherudek inizia ad avvolgere il lettore e di orrore in orrore, di mistero in mistero, lo conduce in un viaggio indimenticabile.
Come è tipico dei racconti di Evangelisti, anche qui abbiamo più storie che corrono in parallelo per ricongiungersi nel finale, ma, differentemente dagli altri libri, l'effetto qui è assolutamente eccezionale e degno di elogio: la scelta dell'inconcepibile e misterioso narratore, la cui identità sarà rivelata solo alla penultima pagina, l'atmosfera cupa della città immersa nella nebbia, il mistero degli insetti che sanguinano e dei personaggi che se li guardi con la coda dell'occhio appaiono orribili, gli eserciti di "morti resuscitati", le profezie, i misteriosi "segni", l'intrigo politico/religioso che Eymerich è chiamato a contrastare e soprattutto la "nuova" lettura che Evangelisti ci da dello stesso suo personaggio, rendono questo romanzo davvero unico.
Per la prima volta, infatti, nell'implacabile soldato della Chiesa vediamo affiorare un lampo di umanità: è un momento subito sedato quasi con rabbia, ma è sufficiente a farci scorgere per un attimo un Eymerich del tutto diverso da quello che siamo abituati a vedere ed è anche uno dei momenti più belli e poetici del libro, come se in quell'attimo vedessimo per la prima volta l'anima del personaggio e capissimo in un lampo il tremendo contrasto interiore che è costretto a vivere.

E' fantastico poi osservare come le tre storie parallele: la missione dei monaci nella città di San Malvasio, la missione di Eymerich e la vicenda del narratore "imprigionato" "da secoli, forse da millenni" nelle "pareti di bronzo", apparentemente slegate arrivino a ricongiungersi senza alcuno sforzo proprio nelle ultimissime pagine, dove tutti i misteri vengono sciolti, assistiamo alla conclusione delle due missioni ed arriviamo a comprendere quale tremendo mistero si celi dietro il tenebroso mondo del Cherudek.
Ci sono libri che meritano l'appellativo di capolavori e che dovrebbero essere letti da tutti prima o poi, Cherudek è uno di questi e se avete la fortuna di possederne una copia vi consiglio di leggerlo quanto prima.
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Re:I Libri di Maxpullo
« Rispondi #79 data: 26 Agosto 2008, 13:34:45 »
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Quando il fantasma non compare

L'argomento "casa infestata" e, più in generale, quello "fantasmi" sono da sempre temi che colpiscono profondamente la mia fantasia e non manco mai di leggere libri che ne trattano. E' per questo motivo che questa estate mi sono accostato con grande entusiasmo alla lettura de "La casa degli invasati" di Shirley Jackson, urania 1333.

   Vista la data di pubblicazione del romanzo e l'influenza della Jackson su molti scrittori successivi è possibile ipotizzare che l'idea del team di "medium" convocati da un esperto al fine di descrivere e documentare i fenomeni che si manifestano in una casa infestata faccia qui la sua comparsa per la prima volta. L'autrice però non si sofferma a sviluppare efficacemente questo spunto originale, perdendosi piuttosto durante la narrazione in una sorta di "sogno solipsistico" in cui tutta la vicenda rimane incentrata sulle sensazioni e sull'esperienza cognitiva del solo vero protagonista: Eleanor.
Le manifestazioni psichiche all'interno della casa si riducono a pochi e sporadici episodi, e, a parte qualche breve cenno storico sui suoi abitanti e la loro esperienza di vita nella casa, non ne viene data alcuna spiegazione, nè vengono formulate ipotesi su ciò che accade o sul perchè dei rumori o delle zone fredde. Gran parte dei brividi provocati dalla lettura derivano dalla grande capacità di saper descrivere momenti, incubi ed emozioni, ma più ci si avvicina alla fine e più ci si rende conto che manca qualcosa. Forse è scontato e banale pretendere che vi siano delle manifestazioni psichiche evidenti, e che vi siano gli "effetti speciali" cui il cinema ci ha abituato ed è forse altrettanto scontato pretendere che alla fine sia data una spiegazione, con tanto di fantasma che deve risolvere un problema e medium che lo aiuta, ma arrivare all'ultima pagina senza che di tutto ciò non vi sia stato che qualche accenno delude un po'.

Rimane comunque un romanzo da leggere, anche perchè, ripeto, magistralmente scritto: i sogni di Eleanor prendono corpo e ci sono dei pezzi da vera antologia del terrore, oltre a moltissimi spunti che saranno poi "saccheggiati" da epigoni della Jackson tra i quali lo stesso Stephen King. A proposito, va notato che l'incipit del romanzo è citato nella pagina iniziale de "Le notti di Salem", ed è altresì evidente che molti degli spunti sono poi stati sviluppati in diversi romanzi dello stesso King, principalmente in "Rose Red" e qualcosa in "Mucchio d'Ossa".
Dal romanzo è stato tratto il film "Gli invasati" di Robert Wise (1963).
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Re:I Libri di Maxpullo
« Rispondi #80 data: 26 Agosto 2008, 14:47:38 »
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Leggo sempre con piacere questa serie di recensioni di maxpullo.
Però non rieco proprio a capire perché non coincidono con i commenti alle schede degli stessi libri: sono anni che me la prendo con gli amici di UM che mettono commenti troppo sintetici o del tutto inuitli e finalmente c'è qualcuno che ha voglia di scrivere di più e soprattutto in maniera così interessante; e allora perché sintetizzare la recensione?

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Re:I Libri di Maxpullo
« Rispondi #81 data: 26 Agosto 2008, 15:35:54 »
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Citazione da: Free Will il 26 Agosto 2008, 14:47:38

Leggo sempre con piacere questa serie di recensioni di maxpullo.
Però non rieco proprio a capire perché non coincidono con i commenti alle schede degli stessi libri: sono anni che me la prendo con gli amici di UM che mettono commenti troppo sintetici o del tutto inuitli e finalmente c'è qualcuno che ha voglia di scrivere di più e soprattutto in maniera così interessante; e allora perché sintetizzare la recensione?

FW


Hai ragione: in effetti in origine la "distinzione" aveva valore per i libri già "commentati" (avrai notato che di molti ho ripreso il commento e l'ho inserito qui nella rubrica), e devo ammettere che pensavo che, una volta arrivato al momento X in cui avrei riportato in rubrica tutti i commenti già inseriti, avrei poi continuato inserendo commenti identici nelle due sezioni....

Poi però ho pensato la seguente cosa: i destinatari della recensione possono essere diversi e diverse possono essere le loro esigenze.
Quelli che arrivano al commento dalla scheda del libro nel database, infatti, possono essere persone che non leggono affatto il forum e che arrivano lì semplicemente incuriosite dal titolo ed allora, visto che non c'è solo il mio di commento, apprezzeranno la sinteticità e la valutazione complessiva espressa da tutti (alcuni potrebbero addirittura non leggere affatto i commenti ma guardare solo i voti); i lettori del forum, invece, conoscono la mia rubrica e magari possono leggere scheda per scheda per prendere spunto per le prossime letture, nel qual caso potrebbero apprezzare un commento un po' più lungo.
In effetti tendo a considerare questa rubrica come una cosa "mia" in cui magari scrivere anche impressioni soggettive e ricordi (ma senza esagerare), mentre considero la sezione "commenti" come un qualcosa "di tutti", in cui cercare comunque di mantenere un certo "tono" ed inserire più che altro riflessioni e considerazioni oggettive su trama, contenuti ecc...

Oltre a ciò va aggiunto il fatto che sono un casinaro mascherato da persona ordinata e che non avevo alcuna voglia di fare tanti "copia e incolla" per allineare le due cose
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Re:I Libri di Maxpullo
« Rispondi #82 data: 26 Agosto 2008, 15:52:06 »
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Citazione:
Dal romanzo è stato tratto il film "Gli invasati" di Robert Wise (1963).


Da cui a sua volta è tratto anche l'ignobile (rispetto allo stupendo "Gli Invasati") Hauting: Presenze, con Cathrine Zeta Jones
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Re:I Libri di Maxpullo
« Rispondi #83 data: 26 Agosto 2008, 15:56:51 »
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Citazione da: maxpullo il 26 Agosto 2008, 15:35:54

In effetti tendo a considerare questa rubrica come una cosa "mia" in cui magari scrivere anche impressioni soggettive e ricordi (ma senza esagerare), mentre considero la sezione "commenti" come un qualcosa "di tutti", in cui cercare comunque di mantenere un certo "tono" ed inserire più che altro riflessioni e considerazioni oggettive su trama, contenuti ecc...


Condivido la tua impostazione e comprendo il vago riferimento al disordine ed alla pigrizia.

Ma soprattutto sono perplesso e forse persin invidioso... mi capita di leggere delle tue schede su libri che ho letto e che assolutamente non ricordo... e mi fai venire voglia di rileggerli. Poi leggo tue schede su libri che ho letto e che ricordo in modo differente... e mi viene voglia di rileggerli per confrontare.. poi ci sono i libri che devo ancora leggere e vien da se... insomma... non mi stai aiutando

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Re:I Libri di Maxpullo
« Rispondi #84 data: 27 Agosto 2008, 14:36:33 »
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La supermente

Leggere un libro di Robert J. Sawyer è come fare un bel viaggio di cui si conosce l'inizio ma non la fine. Non bisogna lasciarsi sorprendere dalla "ricchezza" degli argomenti e dei temi, nè bisogna irritarsi se alcuni passaggi o scoperte appaiono troppo "facili": basta ricordarsi che in un libro di Sawyer ogni elemento concorre in armonia con gli altri a comporre il quadro complessivo e che ogni episodio è funzionale alla realizzazione di un capolavoro.
Dopo quattro romanzi letti ritengo di poter dire che l'accostamento con Clarke non sia affatto esagerato: la lettura de "I Transumani", urania 1379, conferma in pieno la capacità di Sawyer di riuscire a descrivere una storia straordinariamente ricca di elementi fantastici, di colpi di scena e di buoni sentimenti senza mai annoiare e mantenendo sempre alto l'interesse del lettore.

   Se è vero che l'idea di fondo dei messaggi alieni e della loro decodifica è sicuramente non originale ed abbastanza abusata dalla fantascienza di tutti i tempi, è altrettanto vero che gli sviluppi immaginati nel romanzo sono stavolta assolutamente sorprendenti e la successione di scoperte seguenti la decodifica ha davvero dell'incredibile. Al fascino del romanzo contribuisce poi la capacità dell'autore di riuscire a descrivere argomenti complessi come la geometria quadridimensionale e l'elaborazione quantica in maniera semplice e comprensibile, attraverso metafore ed esempi pratici (come lo sviluppo tridimensionale dell'ipercubo), in un modo che sinora pensavo fosse una caratteristica peculiare del solo Asimov.
La decodifica dei messaggi alieni, l'onnipresente "rasoio di occam", la breve digressione sull'intelligenza artificiale, le affascinanti teorie sull'elaborazione quantica, la scoperta della supermente che rappresenta l'inconscio collettivo, le escursioni nello "psicospazio" e persino l'umanissima vicenda familiare che fa da sfondo alla storia, tutto contribuisce ad un romanzo grandioso in cui la stessa umanità viene ad acquisire un significato diverso da quello solitamente attribuito ed il termine stesso di "uomo" viene completamente stravolto.

Non è la prima volta che mi capita di leggere un romanzo così ricco di interesse, nè è la prima volta che mi capita di leggere un romanzo "ottimistico" sul futuro dell'umanità, ma è la prima volta che mi sento davvero conquistato dalla tesi dell'autore e che penso che un futuro così non sarebbe affatto male.
Un libro eccellente da leggere assolutamente.
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Re:I Libri di Maxpullo
« Rispondi #85 data: 28 Agosto 2008, 11:53:09 »
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Mutazioni

Tra i tanti capolavori presi dalla libreria di mia nonna ce ne è da sempre stato uno la cui copertina mi ha colpito in modo particolare; mi riferisco a "Loro i terrestri" di Poul Andreson, Urania 590.

   Della prima lettura avvenuta un gioventù quasi una ventina di anni fa, ricordavo molto poco, solo il fatto che fosse una storia molto triste, ma anche piena di ottimismo.
Se vogliamo è la solita storia post-guerra atomica, ambientata in un periodo successivo alla catastrofe, che narra l'epopea di pochi che tentano di riorganizzare una sorta di società civile in un mondo semi-distutto e sconvolto dalla le piaga del banditismo e dal crescente, raccapricciante fenomeno delle mutazioni genetiche. Se tuttavia teniamo presente che si tratta di un libro scritto ben 46 anni fa, ci è facile comprendere perchè Poul Anderson sia considerato uno dei grandi della fantascienza di tutti i tempi.
Il libro è suddiviso in tre parti, tutte accumunate dalla volontà dei protagonisti di riuscire a ricostruire la civiltà il prima possibile, concentrandosi sui problemi del presente per salvaguardare il futuro della razza umana.

Quello che colpisce di questo libro, tuttavia, è che esso non è incentrato solo sul senso di orrore provocato dalle mutazioni, ma piuttosto sul tentativo di costruire una società in cui le diversità non siano più fonte di emarginazione ed in cui il termine "umanità" sia inteso nel suo senso più ampio. Al voujerismo verso le stranezze provocate dalle mutazioni ed alla pietà suscitata dalla condizione dei mutanti, si sostituisce cioè un senso di sfida verso l'ignoto, una volontà di far causa comune contro l'orrore della guerra, considerando che ogni contributo è un elemento prezioso per raggiungere lo scopo.
Curiosamente, infine, c'è da osservare alcuni punti del romanzo offrono spunti di accostamento con i personaggi Marvel della serie X-Men.
Non lo considero un capolavoro imperdibile, ma certamente è un ottimo romanzo ancora leggibile e godibile dopo quasi 50 anni.
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« Rispondi #86 data: 01 Settembre 2008, 10:45:02 »
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Citazione da: Fucktotum il 26 Agosto 2008, 15:52:06

Da cui a sua volta è tratto anche l'ignobile (rispetto allo stupendo "Gli Invasati") Hauting: Presenze, con Cathrine Zeta Jones


Devo ringraziare Fucktotum per la precisazione. Ho visto il film ieri sera e devo dire che effettivamente Haunting - presenze non è affatto un capolavoro per cinefili, ma paradossalmente si apprezza molto più del libro da cui è "liberamente tratto".
Rispetto al libro della Jackson, infatti, nel film abbiamo molteplici apparizioni, assistiamo ad un profluvio di effetti speciali (che alla lunga può risultare un poco fastidioso), viene "inventata" una storia (plausibile) su Hill House e soprattutto viene dato un finale della vicenda... tutti aspetti che nel libro erano mancanti oppure carenti.
Si potrà dire che la storia ne risulta stravolta, che rispetto al libro siano stati rispettati solo i nomi dei personaggi, l'ambientazione e poco altro, e che il finale sia banale o possa non convincere, ma almeno qui si narra una storia con capo e coda e... non è poco!
Appena posso vedo anche il film originale di Wise.
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Re:I Libri di Maxpullo
« Rispondi #87 data: 01 Settembre 2008, 17:09:31 »
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Citazione:
Appena posso vedo anche il film originale di Wise.


tutta un altra cosa, molto migliore dell'abominio di cui sopra: avvincente, ottimamente girato e senza effetti speciali...insomma, un film dei bei tempi, tutto regia,sceneggiatura e buoni attori!!!!



Citazione:
Devo ringraziare Fucktotum per la precisazione


è sempre un piacere precisare


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« Rispondi #88 data: 08 Settembre 2008, 12:57:11 »
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Fughe nel tempo

Trovato quando ero adolescente tra gli urania del mercatino di Ciampino, "Fuga dal futuro" di Clifford Donald Simak, urania 656, fu subito acquistato proprio per l'illustre nome in copertina. Di Simak avevo, infatti, già letto ed apprezzato sia l'ospite del senatore Horton che Anni senza fine, ma, differentemente dai precedenti, il libro non mi rimase particolarmente impresso. L'ho riletto di recente e mi limito a riportare il commento già inserito nell'apposita sezione.

   Il tema dei viaggi nel tempo, tanto caro a Simak, fa da sfondo ad una storia interessante e assai originale. Già dalla prima pagina la realtà come la conosciamo si incrina di colpo e da un varco aperto nel più sfuggente degli elementi (il tempo) inizia ad uscire gente. Si tratta, sembra, dei nostri futuri eredi, degli uomini che verranno dopo di noi 500 anni avanti nel futuro che, pacificamente ed ordinatamente, fuggono nel passato per chiedere il nostro aiuto. La storia che raccontano è incredibile e, alla loro descrizione sull'utopico mondo futuro gli uomini del presente rispondono con diffidenza e scetticismo, dubbiosi e chiusi nel loro piccolo mondo quotidiano il cui equilibrio rischia di essere compromesso dalla presenza degli scomodi "ospiti".
Simak, benchè il tono delromanzo si mantenga sempre leggero, è un maestro nello sviscerare le nevrosi dell'uomo moderno e le "miopie" del mondo capitalistico, apparentemente incapace di conciliare i propri interessi con le esigenze concrete che vengono poste dal dramma in atto.
Ma ciò da cui gli uomini del futuro sfuggono non è qualcosa di umano, è un nemico ben più terribile dell'utopia comunista o della rinuncia alla religione: si tratta di orrendi mostri micidiali, feroci all'inverosimile e apparentemente invincibili. Ed è proprio grazie alla loro comparsa attraverso uno dei varchi che finalmente si rompono gli indugi e viene dato credito ai profughi del futuro.

Il romanzo risulta piacevole e scorrevole, con una buona dose di velata ironia "alla Simak" contro il mondo contemporaneo: anche qui come in altri romanzi (Mastodonia, ad es.), la preistoria della Terra viene vista come la meta ideale per "ricominciare" a ricostruire.
Molto interessante, al proposito, la spiegazione che viene data della tecnica dei viaggi nel tempo che, grazie all'introduzione del concetto di "diverso piano temporale", elimina il "fastidioso" problema filosofico dei paradossi, che spesso si accompagna al tema dei viaggi temporali.
Unica pecca del libro è la trovata finale, plausibile ma assai banale, che consente agli uomini di "liberarsi" dei mostri e di poter affrontare con rinnovato vigore il problema dei profughi.
Non è un capolavoro, ma si può leggere.
« Ultima modifica: 08 Settembre 2008, 13:02:27 di maxpullo » Loggato
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Re:I Libri di Maxpullo
« Rispondi #89 data: 08 Settembre 2008, 14:32:53 »
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Quando Eymerich non basta

Proprio la scorsa settimana ho terminato la lettura de "Le catene di Eymerich" di Valerio Evangelisti, urania 1262. Dopo la lettura del capolavoro "Cherudek", dell'avvincente "Picatrix" e dello sconcertante "Il corpo e il sangue di Eymerich", cercavo di immergermi sempre più a fondo in questo ciclo avvincente e soprattutto di tirare le fila cronologiche delle avventure dell'inquisitore. Riprendo qui in parte il commento già inserito nell'apposita sezione.

    Se è vero che ogni storia del ciclo si legge come una storia a se stante, è altrettanto vero che "Le catene di Eymerich" può lasciare il lettore alquanto perplesso per via di alcune incongruenze dovute al fatto che il romanzo, pur presentato come secondo nella collana, in realtà narra una vicenda che appartiene alle fasi conclusive del ciclo stesso.
Durante la lettura, infatti, da un lato si ha la sensazione di aver davanti un Eymerich "diverso dal solito", più titubante, più umano, meno sicuro di se e soprattutto meno "vincente" rispetto al personaggio già visto in altri romanzi, dall'altro si va delineando una vicenda dalle fosche tinte, come al solito destinata a ripercuotersi fino ai nostri giorni e capace, in questo caso, di andare ben oltre le capacità e le forze di Eymerich stesso.
A mio avviso, il primo aspetto può far pensare ad un Evangelisti ancora alla ricerca del vero carattere del suo personaggio, mentre il secondo colloca inesorabilmente i fatti narrati quasi alla conclusione delle avventure dell'inquisitore, creando quasi una sorta contraddizione tra maturità del personaggio e anzianità della storia nella vicenda globale.

Nel profilo dell'autore in appendice si legge, addirittura, che questa doveva essere la storia conclusiva del ciclo e ciò, pur spiegando in parte l'inverosimile "escamotage" (davvero degno del miglior/peggior James Bond) con cui Eymerich salva la pelle nel finale, non può evitare che il romanzo in parte ne risenta.
Al di là di questo sono davvero da brivido le atmosfere della vicenda e l'inquietante mistero che ne fa da sfondo, capace di accumunare il regime di Hitler, con quello della Romania di Ceaucescu e di avanzare ipotesi plausibili ed affascinanti sulle proprietà di alcune "fonti miracolose" come Lourdes o Bethesda.
In ogni caso, quindi, nonostante le perplessità sulla collocazione all'interno del ciclo ed all'assenza del "vero" Eymerich conosciuto in altre storie, questo rimane senza dubbio un romanzo avvincente che merita una lettura.
« Ultima modifica: 08 Settembre 2008, 14:34:05 di maxpullo » Loggato
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