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Home Forum | La Fantascienza e gli altri generi... | Urania Mondadori | Discussione: I libri di Maxpullo 2008 «prec succ»
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  Autore  Discussione: I libri di Maxpullo 2008  (letto 22461 volte)
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Re:I Libri di Maxpullo
« Rispondi #135 data: 24 Ottobre 2008, 14:49:16 »
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Ballard non piace a nessuno , ci vuole per forza il razzetto per avere buona SF??
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Re:I Libri di Maxpullo
« Rispondi #136 data: 24 Ottobre 2008, 15:00:56 »
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Certo tutto il mondo è paese
Dopo la doverosa apertura con UM, io normalmente proseguo col Corriere della FS seguito dal Blog di Urania,
e su entrambi cosa vi trovo ?

http://www.fantascienza.com/forum/viewtopic.php?t=11291

Che coincidenza ....da fantascienza
« Ultima modifica: 24 Ottobre 2008, 15:01:41 di bibliotecario » Loggato
Anagramma di BIBLIOTECARIO: beato coi libri

Appena letto: In lettura: Prossima lettura:
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L'edificio dell'astroporto era colossale....
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Re:I Libri di Maxpullo
« Rispondi #137 data: 24 Ottobre 2008, 16:05:46 »
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Non è una coincidenza è che tutti (o molti) quelli che leggono fantascienza non sono più contenti di quello che leggono; o credo meglio non ritrovano più in essa quelle sensazioni che li hanno indotti ad amarla. La fantascienza una volta ci induceva, il più delle volte, a sperare in un futuro migliore, in qualcosa o qualcuno che avrebbe cambiato in meglio la nostra realtà giornaliera, insomma ci prometteva il Futuro. C'era si un futuro al contrario ma anche in questo c'erano i Ribelli i sognatori
i facinorosi che non stavano al loro posto e poi vincevano.Oggi si sono arresi (gli scrittori e gli editori) nessuno vuole più sognare. Ma noi lettori rivogliamo i sogni. E non ci vergogniamo di continuare a chiederlo.
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Fatti non fummo per viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza.
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Re:I Libri di Maxpullo
« Rispondi #138 data: 27 Ottobre 2008, 13:02:07 »
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... bene!
Esaurita la discussione sullo scontento generale rispetto al panorama fantascientifico proposto da Urania nelle ultime uscite, recuperata la salute fisica (per quella mentale nessuno nutre più alcuna speranza), mi accingo a riportare la rubrica "in carreggiata" (o se volete potete sostituire le due "r" con due "z") e riprendere così la presentazione dei libri da me letti... lo faccio con un libro che mi ha tenuto impegnato per una settimana (peggio del virus) e che annovero senza dubbio tra i migliori letti nel 2008, se non di sempre: "Mater Terribilis" di Valerio Evangelisti.
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Re:I Libri di Maxpullo
« Rispondi #139 data: 27 Ottobre 2008, 13:18:42 »
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Il dogma della "Quaternità"

Tutti i libri di Valerio Evanglisti che ho letto sino ad oggi hanno dimostrato sempre un enorme pregio: non sono mai stati banali o scontati. La scelta stessa di proporre un protagonista "antieroico" come l'inquisitore Nicolas Eymerich rappresenta di fatto uno sconvolgimento rispetto ai canoni abituali in cui, in genere, il lettore è spinto ad immedesimarsi nel protagonista ed a condividere i suoi valori.
"Mater Terribilis", Urania 1472, dopo "Cerudek", è la storia più interessante, sconvolgente ed intrigante del ciclo dell'inquisitore che mi sia capitato sinora di leggere. Le atmosfere, le descrizioni, il ritmo incalzante, ne fanno un capolavoro, in grado di conquistare il lettore, non già attraverso l'operato o il carisma del protagonista, quanto piuttosto dalla capacità di riuscire a dare una lettura diversa e sconvolgente di fatti storici e di verità affermate.

     La guerra dei cento anni e le vicende storiche di Nicolas Eymerich, inquisitore della Chiesa romana, di Gilles de Rais e di Giovanna D'Arco, fanno da sfondo a quella che, a mio avviso, è la vicenda più oscura, morbosa ed intricata mai nata dalla fantasia di Valerio Evangelisti.
Sebbene alcuni passi siano di difficile lettura, il libro non perde mai di interesse ed il nome di Evangelisti in copertina è una garanzia che, per quanto l'intreccio possa risultare complesso, alla fine la spiegazione ci sarà e sarà convincente.
La storia è come al solito suddivisa in tre narrazioni parallele. La prima è la missione di Eymerich, che, incaricato di indagare sulla misterio samorte di due confratelli dell'inquisizione, si troverà a dover debellare una eresia tanto pericolosa quanto sconosciuta, quella dei luciferiani; la seconda vicenda è quella che vede protagonista Giovanna D'Arco, da un lato valorosa "pulzella" chiamata a risollevare le sorti della Francia contro l'invasore inglese, dall'altro personaggio molto controverso e discusso per la sua presunta dote di "sentire voci". La terza vicenda, infine, è quella ambientata nel nostro futuro che vede lo scontro delle due superpotenze mondiali, la RACHE e l'Euroforce, che il lettore ha già imparato a conoscere nelle precedenti storie del ciclo, impegnate ad acquisire la supremazia sfruttando la capacità di azione su alcuni centri del cervello al fine di produrre "visioni" mostruose e tali da causare la follia negli avversari.

Come al solito le azioni, le motivazioni ed i pensieri di Eymerich, lasciano perplessi: l'eresia con cui è chiamato a confrontarsi da un lato sconvolge, ma dall'altro seduce perchè, pur minando uno dei dogmi fondamentali della chiesa cattolica, quello della Trinità, introduce due elementi importanti. Il primo elemento è quello del perdono: secondo i luciferiani, infatti, Satana è stato perdonato da Dio e siede alla sua destra; l'altro elemento è quello del "femminile", da sempre bandito dalla chiesa ufficiale e che, attraverso l'eresia luciferiana, riacquisterebbe il posto che gli spetta nelle gerarchie celesti. Alla Trinità composta da Padre, Figlio e Spirito Santo, i luciferiani contrappongono una"quaternità" composta da Dio, Satana, "Sapientia" e Spirito Santo, dove la Sapientia, congiunzione del principio fecondante/creativo femminile (Mater Bona) e di quello distruttivo maschile (Mater Terribilis) prenderebbe il posto del Cristo, o meglio ne sarebbe un completamento.
La vittoria di Eymerich, la condanna dell'eresia e la micidiale trappola da lui escogitata per colpire i suoi frutti futuri, assumono una luce che da un lato è interpretabile come la vittoria del bene sul male, ma da un altro ci fanno riflettere su aspetti non proprio sempre comprensibili o apparentemente contraddittori della religione cattolica come noi la conosciamo.
E' una letture inquietante, misteriosa e coinvolgente che consiglio non solo ai fan di Evangelisti, ma a tutti.
« Ultima modifica: 27 Ottobre 2008, 13:22:06 di maxpullo » Loggato
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Re:I Libri di Maxpullo
« Rispondi #140 data: 27 Ottobre 2008, 20:11:04 »
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Fantascienza o Horror?

Uno dei miei libri preferiti di sempre è "It", il capolavoro di Stephen King. Il libro, universalmente riconosciuto e classificato come horror, costituisce, invece, a mio modesto avviso, un lampante esempio di quanto labili possano essere i confini tra l'horror e la fantascienza, presentando elementi sia dell'uno che dell'altro genere.
Nonostante non sia un "urania", mi sento di includerlo comunque in questa rubrica, sia perchè non mettendolo avrei sempre la sensazione di aver perduto qualcosa strada facendo e sia perchè, a partire da esso, ho l'occasione di creare un "precedente" per poter inserire, in futuro, altri titoli pubblicati al di fuori dalla amata collana della Mondadori.

     La vera forza di questo libro non è tanto nel potere evocativo degli incubi qui materializzati dal grande King, che, tra l'altro, sono diventati archetipi dell'horror moderno, ma sta piuttosto nella capacità che ha avuto l'autore di riuscire a narrare magistralmente una storia sempre in perfetto equilibrio tra horror e fantascienza, tra presente e passato, senza mai annoiare il lettore, conducendo la narrazione su due diversi piani temporali che convergono verso un'unica conclusione.
Nonostante il tremendo alieno in grado di celare la sua identità dietro i peggiori incubi di chi lo guarda, il libro colpisce più per la sua "poesia" che per i brividi che riesce a suscitare: la terribile prova che dovranno affrontare i ragazzini di Derry, il fantastico, meraviglioso viaggio che li traghetterà dall'infanzia al mondo degli adulti sono i veri protagonisti della storia e costituiscono il vero sale di tutta la vicenda. King è stato davvero un maestro nel raccontare le ansie, le angosce e le paure dei ragazzi di fronte al mistero di It e molte scene sono davvero commoventi.

Alcune sequenze e immagini poi sono da antologia: il clown con i denti aguzzi in agguato nell'ombra, le fotografie che si animano, la seduta che rivela la vera essenza del nemico, la discesa nelle fogne alla caccia del mostro... brani e sequenze di una potenza evocativa fantastica che il film è riuscito a rendere solo in parte. La riduzione per la TV del libro, infatti, pur non essendo proprio del tutto da buttare via, ha il difetto di stravolgere quasi completamente il finale della storia e di omettere del tutto alcuni passi importanti come ad esempio la stupenda scena dell'avvento di It sulla Terra in epoca preistorica, scena che da sola rivela la natura aliena di It e riesce a spiegare la "genesi" di questa creatura inconcepibile.
Un capolavoro che, in bilico tra due generi, è riuscito sempre a darmi emozioni indimenticabili e che nella mia libreria figura senza alcun problema accanto ai libri del grande Lovecraft.
« Ultima modifica: 27 Ottobre 2008, 20:13:32 di maxpullo » Loggato
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Re:I Libri di Maxpullo
« Rispondi #141 data: 03 Novembre 2008, 09:45:20 »
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I cugini di Cthulhu

Prima ancora di conoscere Lovecraft, nella "piccola libreria dei capolavori" a casa di mia nonna trovai "Abominazione Atlantica", di John Brunner, Urania 564. Ricordo che all'epoca la lettura mi piacque, ma non ne conservai un ricordo preciso, se non il fatto che la lettura successiva de "Le montagne della follia" e "Il richiamo di Chtulhu" richiamò alla mente immagini e sensazioni già provate con questo libro. Riporto qui il commento già inserito.

      Romanzo letto in gioventù, ne avevo sempre conservato un ottimo ricordo. Rapido come una fucilata non fa in tempo ad iniziare che è già finito, ma in pochissime pagine ti tiene con il fiato sospeso e ti incolla alla lettura come pochissimi romanzi sanno fare.
Da un lato è una originalissima rivisitazione delle tematiche lovecraftiane dei "grandi anziani" o dei miti di Chtulhu, di cui il titanico mostro che emerge dalle profondità dell'Atlantico sembra essere un parente assai stretto, da un altro, invece, è una storia perfettamente plausibile, molto ben inserita nei miti di perdute civiltà preistoriche e di immani catastrofi di cui la memoria razziale conserva solo sbiaditi ricordi. Il merito dell'autore è tuttavia quello di lasciare questi temi sullo sfondo della vicenda, senza azzardare ipotesi o teorie, anche perchè non c'è tempo di farlo: il nemico risvegliato è subito all'opera per riprendersi quanto gli spetta dopo milioni di anni di attesa e la lotta per contrastare la sua ascesa lascia davvero poco tempo per le speculazioni.

E' quasi scontato fare un parallelo tra questo "risveglio" e quello che avviene nel tremendo avvento di Chtulhu immaginato da Lovecraft ed è quasi impossibile non riandare con la memoria alla celebre frase "Nella perduta R'lyeh il morto Chtulhu attende sognando"... come è facile che la vicenda ci faccia ricordare con un brivido un'altra esplorazione destinata a scoprire vestigia di abominevoli civiltà  preumane, quella de "Le montagne della follia". Ma mentre Lovecraft, attraverso i suoi "esploratori" si affanna a "nascondere" quanto scoperto ed a sperare che quanto dimenticato rimanga davvero tale, Brunner non nasconde proprio niente e dall'ascesa del suo Titano fino alla sua distruzione nulla ci viene risparmiato. Mentre i mostri di Lovecraft sono immortali ed indistruttibili, quasi delle divinità, la creatura di Brunner un punto debole ce l'ha e sta all'uomo sfruttarlo coraggiosamente, anzichè rabbrividire di fronte all'inevitabile.
L'incipit del romanzo, con il prologo preistorico e con l'esplorazione dei fondali marini, è da premio oscar, il finale forse è un po' affrettato, ma la vicenda non scende mai di tono e, grazie anche ad un montaggio quasi cinematografico, la lettura scorre via quasi senza accorgersene.
Davvero un bel libro che consiglio a tutti.
« Ultima modifica: 03 Novembre 2008, 09:47:46 di maxpullo » Loggato
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Re:I Libri di Maxpullo
« Rispondi #142 data: 03 Novembre 2008, 15:25:47 »
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Licantropi: introduzione

Quella del lupo mannaro, da sempre presente nell'immaginario collettivo umano, è una figura che, al pari di quella del vampiro, ha il potere di affascinare e di colpire il lettore non soltanto per gli aspetti orribili e per il mistero che l'avvolge, ma anche e soprattutto per il dramma umano che spesso si accompagna ad essa.
Ogni licantropo, infatti, in origine, era un uomo che, in determinate circostanze o per effetto di determinati fattori, si trasforma in una creatura da incubo, una belva metà uomo e metà lupo, predatore e nemico dei suoi simili.
Da sempre protagonista di romanzi di genere horror, la figura del licantropo, si presta, tuttavia, efficacemente anche ad essere inserita in riuscitissimi racconti di fantascienza. Il confine tra horror e fantascienza, infatti, è spesso così labile e sottile che il mostro riesce ad attraversarlo senza apparente difficoltà, a mio modesto parere semplicemente sulla base della maggiore o minore attenzione che l'autore pone ad alcuni particolari aspetti della vicenda. Nelle storie horror, infatti, trovo che il focus sia spostato verso le descrizioni, l'ambientazione ed il profilo psicologico del mostro e delle sue vittime, in quelle "fantascientifiche", invece mi sembra che l'attenzione sia spostata più sull'azione e sull'interazione del lupo mannaro (o dei lupi mannari) con l'ambiente e la società circostante.
Nel primo caso la causa della licantropia è quasi sempre da ascrivere ad un evento soprannaturale (maledizione di una strega, patto con il diavolo, etc...) che genera un mostro isolato e da distruggere, nel secondo caso, invece, il licantropo assume le connotazioni di una vera e propria "razza" a se stante con caratteristiche genetiche ben precise e che pone problematiche di "integrazione" non indifferenti.
Ribadisco che questa è solo una mia analisi e che, in realtà, non si può correttamente e definitivamente classificare e schedare un romanzo semplicemente sulla base di queste osservazioni; a mio modesto avviso, tentare di etichettare come horror o come fantascienza un romanzo in cui compaia un lupo mannaro, non solo è un esercizio sterile, ma nulla aggiungerà al sapore della vicenda.
Con questa nuova scheda "multipla" mi ripropongo di presentare alcuni romanzi in cui è stato affrontato il tema della licantropia, rammaricandomi per due schede già partite prima che avessi questa idea: mi riferisco al bellissimo "Figlio della notte" di Jack Williamson, che inaugurò la contaminazione horror della collana Urania, ed al meraviglioso "Ospite del senatore Horton" di Clifford Donald Simak; entrambi costituiscono, a mio parere, i migliori esempi di "licantropo fantascientifico" da contrapporre al classico "licantropo horror".
Per rimediare, allego a questa scheda introduttiva la copertina del bellissimo Millemondi 24 che li ha visti pubblicati assieme.

« Ultima modifica: 03 Novembre 2008, 15:27:45 di maxpullo » Loggato
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Re:I Libri di Maxpullo
« Rispondi #143 data: 03 Novembre 2008, 19:01:54 »
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L'horror più spaventoso

Vi è mai capitato di svegliarvi nel cuore della notte senza sapere cosa vi abbia destato? Avete mai provato la paura irrazionale di guardare fuori dalla finestra la notte per timore di vedere qualcosa che vi fissa al di là del vetro? Credete nelle case "possedute" e nell'esistenza di entità malvage? Se anche per una sola di queste domande la risposta è si, allora evitate di leggere "Amityville horror" di Jay Anson. E' in assoluto l'horror più terrificante che mi sia mai capitato di leggere durante la mia vita, in grado di sconvolgere e di dare corpo ai più tremendi incubi che essere umano riesca ad immaginare.

    La decisione di metterlo nella rubrica è stata sofferta ed ancora adesso, mentre sto scrivendo, ho paura anche solo a ricordare le sensazioni che hanno accompagnato la lettura.
La storia è quella classica della famiglia che, in cerca di una nuova abitazione, trova l'occasione e decide di stabilirsi in una casa inspiegabilmente a buon prezzo e, neanche la notizia che quella stessa casa è stata teatro di una strage efferrata, riesce ad intaccare la decisione di acquistarla.
Rumori inspiegabili nel cuore della notte, la sveglia inspiegabile sempre alla stessa ora, le folate di aria fredda, i fenomeni di poltergeist con oggetti che spariscono e riappaiono, orrende allucinazioni ed apparizioni improvvise, la sensazione continua di essere osservati, l'umore della famiglia sempre più tetro e soprattutto l'oscura presenza di Jodie, misterioso amico immaginario della figlia più piccola, fanno però lentamente comprendere ai protagonisti che la convenienza economica della casa celi ben di peggio che l'istintiva repulsione degli acquirenti per una strage accaduta in passato e ci conducono in una dimensione di puro terrore.
Le indagini, condotte dal capofamiglia, rivelano orribili retroscena non solo dell'episodio di inaudita violenza di cui la casa è stata teatro, ma anche del passato della casa stessa, la cui storia affonda le radici in un passato remoto contrassegnato da eventi atroci sin dalla sua costruzione su un antico cimitero indiano.
La decisione di fuggire via dalla casa è, a questo punto, quasi scontata, ma di fronte alle entità che popolano la terribile maison, anche una decisione così semplice diviene assai difficile da attuare.

E' un libro questo che mette davvero paura e crea disagio, principalmente perchè riesce, con pochissimi "effetti speciali", a toccare delle corde dell'animo umano che non siamo abituati a sentir toccate ed a sconvolgere quello strato di "normalità" che accompagna il nostro vivere quotidiano. La nota in quarta di copertina che avvisa che si tratta di una storia vera, poi, non contribuisce davvero a far "amare" questo libro, latore di orrendi messaggi da una dimensione tenebrosa e sconosciuta, capolavoro horror da far venire i brividi e poi nascondere nel ripiano più lontano della libreria perchè il solo pensiero di toccarlo di nuovo mette paura.
Fortunatamente in nostro aiuto viene il cinema, da sempre incapace di riprodurre efficacemente l'horror degno di questo nome, che riesce a smorzare l'atmosfera cupa del romanzo ed a regalarci una serie infinita di filmetti, liberamente ispirati alla storia e sensibilmente meno orribili. Per completezza metto qui l'elenco di questa produzione degenere per coloro i quali, terminata una coraggiosa lettura, volessero rilassarsi un poco.
  • Amityville Horror, Rosembrerg, 1979. Il più vecchio ma anche il migliore della serie; pochi brividi ma la storia almeno è rispettata.
  • Amityville Possession, Damiani, 1982. "Sapiente" mix tra il libro di Anson e l'esorcista ma senza i brividi dell'uno e dell'altro.
  • Amityville Horror 3D, Fleisher, 1983. Ennesima rivisitazione della storia con scarso successo.
  • Amityville, il ritorno, Tom Berry, 1990. La riprova che al peggio non c'è mai fine.
  • Amityville Dollhouse, Steve White, 1996. Inimmaginabile farsa in cui la terribile casa rivive i suoi fasti come modellino giocattolo che è anche una porta per la dimensione infernale.
Concludo la rassegna con la riedizione di Amityville Horror, di Andrew Douglas del 2005 e con Amityville - La fuga del diavolo, di Sandor Stern del 1989, che (sinora) mi sono risparmiato di vedere.
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Re:I Libri di Maxpullo
« Rispondi #144 data: 04 Novembre 2008, 14:37:08 »
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Licantropi: un lupo mannaro americano a Londra...

A breve distanza dalla pubblicazione del terribile "psychlone" di Greg Bear, Urania pubblicò una nuova storia horror che, ancora oggi, considero uno dei migliori romanzi mai apparsi nella collana. Mi riferisco a "Una creatura della notte" di Thomas Tessier, Urania 881. L'ho riletto di recente e, nonostante la rubrica ultimamente si stia spostando un po' troppo sull'horror, inserisco qui il suo commento.

     Questo non è un romanzo, è un incubo.
E' la cronaca degli ultimi allucinanti giorni di un ragazzo americano trasferitosi a Londa, condannato a trasformarsi inesorabilmente e spesso inconsapevolmente in un animale feroce. Il lucido, spietato diario è condotto spesso in prima persona dal protagonista stesso ed assume le connotazioni oniriche del sogno. Le visioni, le allucinazioni, i dolori improvvisi, la lucida consapevolezza della trasformazione e l'illusione di poterla dominare, le corse in Hyde Park, i feroci delitti, le inutili sedute mediche ed il vano ricorso all'occultismo, tutto conduce al finale inevitabile in cui il mostro viene finalmente e giustamente ucciso secondo i clichè standard dell'horror e delle storie di lupi mannari. Ma questa volta, questo modo di narrare la vicenda, ha l'effetto di umanizzare oltremodo il protagonista e portare il lettore a sperare che in qualche misterioso modo egli possa salvarsi.
L'atmosfera sospesa tra orrore e allucinazione è davvero ottima e le rievocazioni dei sogni e delle visioni del protagonista, come ad esempio l'episodio della sua "vita precedente" in Guadalupa, fanno avvertire un brivido lungo la schiena, non soltanto per le descrizioni, ma anche è soprattutto per la loro cruda semplicità e per la capacità del narratore di rendere tangibile l'incubo della situazione.

Alcune descrizioni sono un po' crude, ma è un pregio non da poco che ci vengano evitati i sanguinacci e i brandelli che, in genere, vengono regalati da storie di questo tipo. Non c'è una spiegazione per il tremendo morbo che affligge il protagonista, non c'è una cura per il suo male, ma la narrazione serrata e l'atmosfera compensano questa mancanza e rendono questo libro una perla unica del suo genere.
Una storia di orrore puro (di fantascienza non ce n'è affatto) in grado di tenervi incollati alle pagine del libro istante per istante e di suscitare emozioni anche a distanza di anni.
Per me, lo ribadisco, è uno dei migliori urania di sempre, anche per i non amanti del genere.
« Ultima modifica: 04 Novembre 2008, 14:40:13 di maxpullo » Loggato
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Re:I Libri di Maxpullo
« Rispondi #145 data: 04 Novembre 2008, 18:15:03 »
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Straniero ma non troppo

Per ristabilire il giusto equilibrio tra i generi in questa mia rubrica scelgo stavolta di presentare un libro che, al pari di Dentelungo, mi ha accompagnato sin dall'infanzia, un caro amico che ricordo da sempre accanto a me sin da quando ho aperto gli occhi sulla piccola raccolta del mio papà. Mi riferisco a "Trist lo straniero" di Michael Elder, Urania 597.

      Questo lo stringato ma entusiastico commento inserito a suo tempo.

Venuto alla luce 3 giorni dopo di me (!) questo libro è tra i primi che ho letto e che ricordo con più piacere. La prima e la seconda parte sono più avvincenti della terza, ma il colpo di scena finale ridà al romanzo la giusta prospettiva e ne fa un libro buono, consigliato a tutti.
Oltre alla splendida copertina di Thole, ho trovato molto bella la trama riportata sul retro: come un racconto di Buzzati dice quello che deve dire e si interrompe al punto giusto, mettendoti voglia di aprire subito il libro e leggerlo.

E' la storia di un naufrago extraterrestre che, impossibilitato a ripartire con la sua navetta a causa dei gravi danni subiti, cerca l'aiuto degli uomini e, epoca dopo epoca, si accorge che essi non solo non hanno la tecnologia a lui necessaria, ma neanche posseggono la maturità morale per concepire di poterlo aiutare.
Ogni suo tentativo si conclude con l'amara decisione di "dormire" un lungo sonno, sperando che l'epoca successiva porti un cambiamento radicale nei costumi del pianeta, finchè non accade qualcosa che non poteva in nessun modo essere previsto.

E' la storia di un extraterrestre che alla fine si rivela più umano degli uomini stessi e molto più portato all'amore e alla comprensione di quanto non lo siano i veri terrestri.
Nonostante il lieto fine è un libro triste per certi versi, ma al contempo bello e pieno di poesia che ricordo sempre con affetto per le emozioni che mi ha saputo dare.
« Ultima modifica: 04 Novembre 2008, 18:18:12 di maxpullo » Loggato
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« Rispondi #146 data: 07 Novembre 2008, 10:17:29 »
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I libri di Simak - terza parte

Nei suoi scritti Simak ha sempre tentato di dare delle "indicazioni" di massima sui comportamenti umani: a volte ottimisticamente ha espresso il concetto che l'umanità, nonostante i suoi errori riuscirà un giorno a risalire la china ed a porsi sulla retta via (Oltre l'invisibile, Anni senza fine, La strada dell'eternità), affiancandosi alle razze aliene più sagge ed antiche dell'universo; altre volte, invece, ha presentato romanzi in un certo senso ironici e polemici nei confronti di una umanità i cui valori sono palesemente sbagliati e condannabili (Fuga dal futuro, Camminavano come noi). Gli ultimi due libri di questa scheda multipla li annovero senza problemi nella seconda categoria.

     Mastodonia, Urania 762.

Come tanti altri romanzi di questo simpatico autore, non serbavo alcun ricordo del racconto, se non l'inquietante presenza del misterioso "Testadigatto" ma, dopo una rilettura, mi sento di dire che è una storia che non ha davvero nulla di speciale e solo pochissime briciole della magia che Simak ha saputo infondere in altri suoi scritti.
Dall'inizio sino alla fine è tutto troppo facile: l'alieno nel giardino di casa, la possibilità di viaggi nel tempo, i devastanti safari nel Cretaceo in barba a tutte le possibilità di paradossi e danni vari, gli stessi personaggi, dal flemmatico Asa Steele, al sempliciotto Hiram sino alla romantica affarista Rila, tutto sembra troppo "caricato" e messo lì apposta per portare avanti una tesi: quella di dimostrare l'inadeguatezza degli uomini di fronte al grande mistero del tempo.
Come già in altri romanzi, l'intento dissacrante e polemico nei confronti degli atteggiamenti umani è molto forte ed è il vero leitmotiv di tutta la vicenda: di fronte alla meravigliosa possibilità di poter compiere viaggi nel tempo, il primo pensiero non è quello di studiare o di conoscere, ma di guadagare e di saccheggiare. C'è anche chi vuole impedire che alcuni periodi vengano studiati o analizzati per timore delle conseguenze che questo potrebbe avere sui suoi attuali privilegi (le organizzazioni religiose che non vogliono si vada all'epoca di Cristo per esplorarne la realtà storica) e c'è chi velatamente accenna ai vantaggi per la "prevenzione" di crimini o disordini (la CIA), ma nessuno che si ponga i problemi logici derivanti dal massiccio afflusso di uomini nelle epoche passate; da questo punto di vista, il pur brevissimo e semplicistico "Fuga dal futuro" risulta assai più credibile e godibile.
Nonostante il bel finale, non mi sento di considerarlo tra le cose migliori di Simak.

     I visitatori, Urania 887.

Dopo la rilettura di un romanzo che mi aveva appassionato ben poco in gioventù, sono pronto a ricredermi quasi completamente del mio precedente giudizio.
Un romanzo molto lungo davvero, forse un pochino troppo per quella che è la sua conclusione un po' affrettata e che lascia adito a domande e speculazioni su quello che sarà il futuro della Terra dopo l'arrivo dei visitatori, ma il montaggio "cinematografico" con rapidi flash sui diversi protagonisti, rende la lettura assai godibile e tiene incollato il lettore pagina dopo pagina.
La storia, per certi versi, riecheggia le vicende e le tematiche già viste in "Camminavano come noi " e "Fuga dal Futuro", esplorando le debolezze della civiltà umana rispetto a problematiche urgenti poste dall'arrivo di razze aliene sul nostro pianeta, ma questa volta l'intento di ironizzare sulla società civile, schiava dei principi economici e delle convenzioni che la rendono sempre meno "a misura d'uomo", è più velato e l'attenzione è posta con maggior enfasi nei riguardi dei rapporti tra l'uomo e la più aliena ed inesplicabile delle razze che la fantascienza abbia mai concepito.
Questi giganteschi, pacifici, misteriosi esseri, semplicisticamente denominati "visitatori", in grado di spazzar via in quattro e quattr'otto, con la loro semplice presenza, l'industria automobilistica, quella edile ed i cardini stessi di una civiltà umana basata sull'avere, meritano una piazza d'onore tra tutte le creature che Urania abbia mai proposto ai suoi lettori.
La mancanza di un finale vero e proprio da un lato costituisce una pecca, perchè non conclude la storia e lascia dei punti interrogativi in sospeso, ma dall'altro contribuisce, forse paradossalmente, ad alimentare il clima di mistero e suspense della vicenda, rendendo la lettura del libro ancora più intrigante e lasciando all'immaginazione del lettore le conclusioni.
Per me questo è un bel libro "ritrovato" che consiglio a tutti, non un capolavoro, ma una senza dubbio una piacevole sorpresa.

Ed ora che i romanzi di Simak sono tutti presenti e commentati, lascio a voi la scelta di quali siano i migliori; io personalmente non ho dubbi: "La strada dell'eternità", "Anni senza fine", "L'ospite del senatore Horton", "Mondi senza fine" e "I visitatori", ma è solo la mia modestissima opinione di lettore e grande estimatore di questo simpatico caro "pioniere" della fantascienza.
« Ultima modifica: 07 Novembre 2008, 10:21:27 di maxpullo » Loggato
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Re:I Libri di Maxpullo
« Rispondi #147 data: 07 Novembre 2008, 12:34:28 »
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Amityville. L'unico libro della mia vita che avevo il terrore di tenere in casa....l'ho abbandonato davanti al negozio di libri usati dove l'avevo comperato. Spero sia morto.
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Re:I Libri di Maxpullo
« Rispondi #148 data: 07 Novembre 2008, 13:47:08 »
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Amityville Horror è il primo horror che ho letto in vita mia.
Mi era piaciuto tantissimo.
E non ho mai voluto rileggerlo.
Ora è defunto, insieme a tanti altri libri della mia infanzia.
Beh, ripensandoci... anch'io sono contenta di non averlo più in casa.
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Re:I Libri di Maxpullo
« Rispondi #149 data: 11 Novembre 2008, 08:15:47 »
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Eureka!
Le ossa del povero Lovecraft possono trovare finalmente un po' di pace!
... ieri sera, con molta molta diffidenza, mi sono accostato a "La casa delle streghe", seconda puntata della serie TV americana "Master of Horror" per la regia di Stuart Gordon, tratta dall'omonimo racconto di HPL... e finalmente sono riuscito a guardare in TV una storia del maestro senza provare quei fastidiosi conati che avevano accompagnato le precedenti esperienze!!!!
E' del 2005... non è certamente un capolavoro, ma almeno la storia, a parte qualche trascurabile dettaglio, è rispettata e i sanguinacci sono ridotti all'essenziale, limitandosi a quelli che il povero Howard Phillips proprio non aveva potuto fare a meno di inserire nella trama... forse che finalmente si comincia a render giustizia al grande maestro di Providence?
« Ultima modifica: 11 Novembre 2008, 08:17:21 di maxpullo » Loggato
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