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Home Forum | La Fantascienza e gli altri generi... | Urania Mondadori | Discussione: I libri di Maxpullo 2008 «prec succ»
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  Autore  Discussione: I libri di Maxpullo 2008  (letto 22465 volte)
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Re:I Libri di Maxpullo
« Rispondi #105 data: 26 Settembre 2008, 18:28:15 »
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Delusione "mostruosa"

Quando ero un collezionista piccolo piccolo, che ancora credeva impossibile poter completare la collezione (anche perchè mia mamma spingeva molto perchè ciò non avvenisse), mi capitava di scegliere degli urania in base alla copertina oppure al titolo, leggendo l'elenco degli ultimi volumi pubblicati... uno dei romanzi che più mi attraeva e che è da sempre stato presente nelle mie macoliste era "I giorni dei mostri" di John E. Muller, Urania 266. Nonostante tutta la mia perseveranza, sono entrato in possesso del volume solo a Gennaio 2008 (preso su eBay) e naturalmente mi sono subito precipitato a leggerlo... è stata la più grossa delusione che ricordi dopo "Vento dal nulla". Per questo motivo mi limito a riportare qui il commento inserito di getto dopo la lettura.

        Se si parla di mostri uno si aspetta di trovarne tanti e ben descritti, invece qui non solo manca la tensione propria dei romanzi di "invasione", ma anche la "trovata" scelta per neutralizzare l'invasione lascia un po' perplessi... va bene l'ingenuità propria della fantascienza passata, ma nello stesso periodo sono nati capolavori come "la collina di Hawotack" e "la porta sull'estate" che condividono il tema dei viaggi nel tempo e qui più che ingenuità mi sembra ci sia una trama che fa acqua...

Non mi sento di consigliarlo come lettura, ma tenete presente che le circostanze di lettura, dopo una attesa di quasi 20 anni non sono state le più favorevoli per il povero libro.
« Ultima modifica: 26 Settembre 2008, 18:29:04 di maxpullo » Loggato
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Re:I Libri di Maxpullo
« Rispondi #106 data: 27 Settembre 2008, 12:01:34 »
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Sorprese marziane

Ci sono alcuni libri che ho acquistato più per il loro valore collezionistico che per il reale interesse che mi ispiravano... ma tra questi una lieta sorpresa è stata rappresentata da "Il clandestino dell'astronave", di Lester del Rey, Urania 2. Ricordo che è stato il primo "urania antico" con cui sono entrato in contatto: dei nostri amici collezionisti avevano appena trovato degli urania antichi "di occasione" ma in casa non avevano posto per tutti così ci proposero di prenderne un po' a 2000£ l'uno... fruga fruga presi 6/7 libri in base alle copertine, e tra questi mi capitò il mitico numero 2. Sperai fino all'ultimo che non se ne accorgessero, ma fui deluso: ricordo l'espressione del mio amico che lo prendeva dal mucchio e diceva "beh, naturalmente questo no, ce lo teniamo, sai è il numero 2 della collana..."... sigh...
L'ho ritrovato su eBay e l'ho pagato pochissimo grazie ad un colpo di fortuna (inserzione sbagliata dal venditore) e, sorpresa delle sorprese, è pure un bel libro!

    Questi il commento inserito nella scheda del libro.

Difficile che un libro scritto nel '52 conservi ancora oggi un suo fascino così forte e si lasci leggere tutto d'un fiato, ma questo libro fa davvero eccezione.
Alcune descrizioni sono un po' ingenue ed alcune trovate fanno tenerezza, ma il romanzo non perde mai d'interesse e si arriva all'ultima pagina quasi senza accorgersene.
Davvero buono

Molte emozioni, molta avventura, molti colpi di scena alla "Clarke" e una prosa scorrevolissima per non annoiare mai. Dopo un capolavoro come "Le sabbie di Marte", la degna prosecuzione per una collana in fase di "decollo". Qualche ingenuità dovuta al tempo si scorge qua e là, ma non inficia il fascino della lettura.
Consigliato a tutti.
« Ultima modifica: 27 Settembre 2008, 12:02:31 di maxpullo » Loggato
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Re:I Libri di Maxpullo
« Rispondi #107 data: 28 Settembre 2008, 19:29:16 »
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La vera fantascienza

Da qualche giorno su UM si discute, sul database, sulla sua organizzazione e sulle regole di gestione delle collane. Di straforo ci scappa ogni tanto anche una discussione sui generi. Ebbene, alla complicata domanda su cosa sia la fantascienza, oggi saprei rispondere in modo semplice semplice, con un esempio.
La fantascienza è il genere letterario rappresentato dai racconti di Fredric Brown. Punto. Possiamo arrampicarci sugli specchi, parlare di astronavi, di viaggi nel tempo, di mutazioni, di guerre stellari, di romanzi di invasione, del rapporto tra l'uomo ed il cosmo, oppure complicarci la vita con complesse interpretazioni semantiche della parola stessa come connubio di scienza e fantastico, ma la cosa migliore che possiamo rispondere a chi ci chiede cosa sia la fantascienza è consigliargli la lettura dell'antologia "Cosmolinea B-1", introvabile Urania Biblioteca 11.

      E' difficile trovare una raccolta tanto completa, in grado di rappresentare in 34 racconti, uno meglio dell'altro, tutti i temi e gli argomenti propri del genere fantascientifico.
Racconti di una volta potremmo dire, visto che tutti sono stati scritti negli anni '40, ma racconti ancora attuali, leggibilissimi ed in grado, non solo di intrattenere, ma anche di far volare la fantasia e stimolare la mente, mettendola a confronto con situazioni spesso del tutto assurde o al limite dell'incredibile.
Fredric Brown, infatti, è un vero maestro nell'arte di creare situazioni allucinanti e paradossali ed anche, al contempo, nel riuscire a scioglierle proprio nell'ultima riga, con un finale che può essere sconvolgente, divertente, ironico, commovente, ma assolutamente mai banale.
I racconti sono tutti splendidi, ma su tutti mi è piaciuto "Paradosso perduto", perchè affronta il tema dei viaggi nel tempo e perchè è l'esempio migliore della capacità di Brown di tessere trame eccezionali dal finale assolutamente imprevedibile, come a dire "il meglio del meglio".

L'antologia è poi impreziosita dall'introduzione di un altro grande maestro, Robert Bloch, che ci dimostra come Brown godesse della stima e dell'amicizia dei suoi contemporanei in quella che è stata definita l'epoca d'oro della fantascienza.
Ritornando alla domanda su cosa sia la fantascienza, comunque, non dimenticatevi, nella risposta, anche di arrampicarvi sugli specchi, parlando di astronavi, di viaggi nel tempo, di mutazioni, di guerre stellari, di romanzi di invasione, del rapporto tra l'uomo ed il cosmo oppure di complicarvi la vita con complesse interpretazioni semantiche della parola stessa come connubio di scienza e fantastico, perchè l'antologia in questione compare in giro con la stessa frequenza della cometa di Halley e riuscire a trovarla, purtroppo, è vera fantascienza.
« Ultima modifica: 28 Settembre 2008, 22:32:41 di maxpullo » Loggato
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Re:I Libri di Maxpullo
« Rispondi #108 data: 30 Settembre 2008, 12:36:34 »
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Anche i grandi sbagliano?

Tre grandi nomi della fantascienza sono anche autori di altrettanti libri che, se non mi hanno proprio deluso, non mi hanno neanche però entusiasmato; questa coincidenza, mi suggerisce l'idea per una nuova scheda di questa rubrica.
Sto parlando nientemeno che di Isaac Asimov, Arthur Charles Clarke e Fredric Brown, che, nonostante annoverino una elevatissima percentuale di capolavori nella loro produzione, al pari di altri grandi (come Simak e Ballard ad esempio) sono a volte incappati in storie "minori", che il sottoscritto ha letto inizialmente con entusiasmo per poi doversi ricredere. Presento i tre romanzi assieme proprio come spunto di riflessione e per raccogliere altre impressioni.

           Non si può ragionevolmente essere detrattori di Arthur Charles Clarke, autore eccelso le cui opere ancora oggi sono in grado di meravigliare e colpire la fantasia dei lettori. Come ho già avuto modo di osservare, Clarke è un maestro della fantascienza "scientifica" e, al pari di Asimov, ama rendere le sue trame plausibili e basate su "concrete" premesse scientifiche.
L'affannosa ricerca del suo libro "Le guide del tramonto", Urania 467, seconda solo a quella per Vento dal nulla, ha però forse creato troppe aspettative, visto che nella valutazione data al romanzo ho tenuto conto più del nome in copertina che non del reale entusiasmo di lettura.
Questo quanto inserito nello stringato commento: "Un racconto originale e scritto bene, ma paga l'eccessiva lunghezza e qualche incertezza nel finale. Da Clarke ci si aspetta davvero di meglio". Ancora oggi non riesco a trovare un motivo per farmelo piacere.
Da notare poi la scritta "i capolavori" (e più in basso "ristampa") erroneamente attribuita a questo urania nonostante non fosse mai stato pubblicato in precedenza nella collana.
Altro libro faticosamente reperito solo dopo lunghe e multiennali ricerche è stato "La fine dell'eternità" di Isaac Asimov, Urania 572. Quando ancora scrivevo commenti stringati mi limitai a dire: "Nulla di speciale: Asimov ci ha senza dubbio abituati a trame migliori, l'idea di fondo è buona ma è sviluppata male ed il libro stenta davvero a decollare...". Ancora oggi non riesco a trovare nulla di buono da aggiungere.
Forse è un'opera giovanile, ma vi assicuro che ho faticato non poco a terminare la lettura e la firma del grande Asimov proprio non si riconosce.
Per il diletto Fredric Brown, invece, la "sbavatura" non è molto grave ed è rappresentata dal pluri-ristampato romanzo "Il vagabondo dello spazio", Urania 170.
Ecco il giudizio riportato nella sezione commenti che, una volta tanto, è autosufficiente.

La grande pecca di questo romanzo è quella di portare in copertina un nome come quello di Fredric Brown. Lo avesse scritto qualcun altro sarebbe stato un capolavoro, ma così com'è non è affatto adeguato alle aspettative.

Ha il pregio di una trama leggera e ben scritta che agevola la lettura e ti fa passare piacevolmente il tempo, ma quando il libro è terminato si rimane con un profondo sconcerto circa il messaggio che questo ha trasmesso: tutto sembra un po' troppo scontato e privo di un qualche significato ed anche l'idea originale dell'asteroide "cosciente" si perde in una serie di eventi banali. Probabilmente è quello che succede quando si ha lo spunto per un buon racconto breve e si tenta di sfruttarlo per un romanzo.
Poichè però la fantascienza è effettivamente un genere di svago, non posso che esprimere una buona valutazione e consigliarne la lettura pur con tutte le considerazioni di cui sopra.

Premesso che non condivido affatto le "stroncature" che molti hanno fatto di questo racconto, non posso però certo annoverarlo tra le cose migliori di uno dei miei autori preferiti.

Tutti e tre questi libri hanno deluso in parte o totalmente le mie aspettative di lettura, ma come fece proprio Asimov nel suo stupendo "Neanche gli Dei", poichè non mi considero un critico infallibile, mi limito a mettere un punto interrogativo nel titolo della scheda ed invito i lettori dei tre tomi a portare argomenti a loro favore.
« Ultima modifica: 30 Settembre 2008, 12:39:10 di maxpullo » Loggato
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Re:I Libri di Maxpullo
« Rispondi #109 data: 01 Ottobre 2008, 19:32:49 »
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Il principio della vita

Provate ad immaginare uno scienziato che, operando secondo principi diversi da quelli universalmente accettati, riesca a scoprire il principio della vita, inteso come una sorta di energia che pervade ogni cosa ed in grado a sua volta di creare altra vita, contrapponendosi ad un principio disgregativo che rappresenta invece la morte. Verrebbe osannato? O verrebbe forse considerato un pazzo e condannato dai suoi contemporanei? La risposta prova a darla Valerio Evangelisti nell'intricatissimo romanzo "Il mistero dell'Inquisitore Eymerich", Urania 1316, appena finito di leggere.

        In questa avventura, mentre Nicolas Eymerich si trova a fronteggiare un antichissimo culto pagano praticato nella nostra Sardegna, lo scienziato Wilhelm Reich getta da un lato le basi per una nuova scienza e dall'altro illumina di una luce scientifica ciò che Eymerich vede come opera del demonio.
Le due vicende sono destinate ad intrecciarsi in modo bizzarro e onirico ed è molto avvincente assistere al contrasto tra la mente prammatica dello scienziato e la lucida inammovibile dottrina dell'inquisitore che però, una volta tanto, sembra quasi colpito dalle argomentazioni dell'altro.
La terza vicenda, che corre in parallelo, è quella destinata a rivelare gli effetti a lungo termine della battaglia vinta da Eymerich durante la sua missione, attraverso gli occhi di quelli che vengono presentati come "i bambini del futuro".
Nell'eterna lotta tra il bene ed il male, il ruolo di Eymerich in questa vicenda appare come al solito ambiguo: da un lato egli, personaggio del suo tempo, si erge a baluardo della Chiesa contro l'eresia di un culto volto ad idolatrare falsi dei, dall'altro invece egli ci appare come un oppressore implacabile, che, convinto di colpire Satana, non esita a distruggere ciò che non comprende.

Convincente e assolutamente fantastica la teoria che fa da sfondo alla vicenda: le spiegazioni "scientifiche" di Wilhelm Reich e le manifestazioni dei due principi di vita e morte imprigionati in una eterna competizione nelle grotte della Sardegna sono la vera linfa di questo libro in cui Nicolas Eymerich, nonostante la "vittoria", non solo non sembra stare dalla parte giusta, ma molto spesso ci da l'impressione di non essere lui il vero protagonista.
Un libro avvincente ed emozionante come nello stile di questo eccellente autore.
« Ultima modifica: 01 Ottobre 2008, 19:51:06 di maxpullo » Loggato
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Re:I Libri di Maxpullo
« Rispondi #110 data: 01 Ottobre 2008, 20:25:24 »
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Un vero mostro

Nello stesso giorno in cui mi veniva negato il possesso del numero 2 della collana, riuscii a prendere un libro che ancora oggi rimane tra i miei preferiti. Sto parlando di "A 30 milioni di Km dalla Terra" di Henry Slesar, Urania 164.
Ciò che colpì la mia fantasia di ragazzo fu il gigantesco mostro in copertina e la curiosità di leggere la sua storia fu ripagata in pieno da un romanzo avvincente e, cosa inusuale, ambientato nel nostro bel paese, tra la Sicilia e le strade di Roma.

     Il punto di forza di questo romanzo è il suo ritmo serrato: dal ritorno dell'astronave da Venere, fino al drammatico epilogo della vicenda per le strade di Roma, il lettore non ha un attimo di tregua.
Nonostantele molte ovvie ingenuità dovute alla "datazione", lo considero sempre un classico della fantascienza, leggibile, avvincente e godibile ancora al giorno d'oggi.
Difficile non fare l'accostamento tra il titanico e sfortunato mostro Venusiano e l'altro grande sconfitto per eccellenza: King Kong. Entrambi si trovano improvvisamente liberi in un ambiente ostile ed entrambi cercano scampo arrampicandosi, uno sull'Empire State Building, l'altro sul Colosseo, ma mente il gorilla, figlio dalla Terra, viene ad essere in qualche modo "umanizzato", lo spaventoso "invasore" importato da Venere, che si scatena per le strade della capitale è interamente alieno e la sua fine non è pianta da nessuno.

Dal libro, l'ottimo regista Nathan Juran, nel 1957 ha tratto un fedelissimo film del quale è uscita da poco la versione in DVD. Magnifici, ancorchè datati, gli effetti speciali del grande Ray Harryhausen, davvero eccellenti per l'epoca.
Un libro che non scorderò mai.
« Ultima modifica: 01 Ottobre 2008, 22:12:10 di maxpullo » Loggato
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Re:I Libri di Maxpullo
« Rispondi #111 data: 05 Ottobre 2008, 18:23:35 »
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Un buon consiglio

Assai raramente tengo conto dei consigli di lettura: non lo faccio per spocchia o per mancata considerazione verso i giudizi altrui, ma mi succede perchè ho una "coda di lettura" piuttosto lunga e, salvo eccezioni, di regola so già quali libri mi aspettano da leggere (o da ri-leggere). In questo momento, ad esempio, la lista di titoli è piuttosto lunghetta e i romanzi di Evengelisti, Simak e Sawyer la fanno da padroni. Ma se il consiglio mi viene da un amico UMino, il libro consigliato è di Robert Bloch e questo UMino è anche colui che mi ha fornito la copia de "Le escrescenze della luna", sempre di Bloch, che formalmente ha inaugurato questa rubrica, non posso che variare l'ordine di precedenza. Ed è così che quando winston, proprio in questo thread mi ha consigliato di leggere "Allarme sulla Terra", urania 1143, l'ho messo subito, mentalmente, in coda. Per colpa di Robert Sawyer e Valerio Evangelisti c'è voluta tutta l'estate ed un pezzetto di autunno perchè arrivasse tra le mie mani, ma alla fine l'ho recuperato dagli scaffali del sito B ed ho potuto leggerlo ed apprezzarlo. Riporto qui il mio commento appena terminata la lettura.

          Due visioni del futuro dell'umanità targate Robert Bloch. Pur non essendo questo il mio genere fantascientifico preferito, mi sono trovato di fronte a due racconti assolutamente realistici che mi hanno tenuto incollato fino all'ultima pagina.
La prima di queste visioni immagina un mondo che deve fare i conti con l'attualissimo problema della sovrappopolazione: in un mondo utopico in cui sono state sconfitte guerre, carestie, malattie e povertà, il più grande nemico dell'uomo è rappresentato dalla sua fertilità. La soluzione al problema, destinata a svilupparsi nell'arco di circa trent'anni è tanto originale quanto crudele e disumana all'apparenza, ma sarà comunque destinata a portare i suoi benefici anche nel lungo termine.
Nella seconda visione, attraverso gli occhi del protagonista, scopriamo i vantaggi egli svantaggi di una società civile in cui i ruoli di uomini e donne sono invertiti. Per un uomo nato nel XX secolo, potrà sembrare un vero incubo, ma lo è davvero? La risposta, fornita dallo stesso Bloch, è tanto straordinariamente semplice quanto assolutamente convincente.

Due romanzi brevi (o racconti lunghi) imperdibili tanto per gli amanti di Robert Bloch quanto per gli appassionati della fantascienza "di previsione".
Dei due racconti ho apprezzato soprattutto il primo perchè Bloch è stato un vero maestro nel riuscire a rendere il senso di frustazione e nevrosi che si prova quando i tempi di attesa per qualcosa si dilatano all'infinito (ad esempio in una coda) e tutto il senso di fastidio che istintivamente si prova nei confronti di una "folla" impersonale con cui si devono condividere lunghi momenti dell'esistenza.
Ringraziando winston per il buon consiglio mi appresto a dare il via al prossimo libro.
« Ultima modifica: 06 Ottobre 2008, 10:56:27 di maxpullo » Loggato
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Re:I Libri di Maxpullo
« Rispondi #112 data: 12 Ottobre 2008, 18:45:53 »
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I libri di Maxpullo

La lettura di "Cristo Marziano" di Philip Josè Farmer, da pochissimo ultimata, mi ha dato lo spunto per una idea che già da tempo mi frullava in testa per cambiare qualcosa in questa rubrica.
Se essa nelle intenzioni rimane sempre un mio "diario" in cui mettere le impressioni e le riflessioni derivanti dalla lettura dei libri, mi piacerebbe anche arricchirla con qualche spunto di riflessione in più, magari andando ad "esplorare" dei temi più o meno ricorrenti e che caratterizzano gruppi di libri.
Già in passato ho accumunato dei romanzi, ma il criterio è stato vario: per autore (Lovecraft e Simak), per impressione generale di lettura (Venere sulla conchiglia e Robot fuorilegge), per qualche bizzarra coincidenza (Le quattro ore di Satana e Missione su Jaimec), per "genere" (Phantoms! e Psychlone) oppure ancora per "ambientazione" (Inferi on net e Operazione Caos)... ebbene, nel prosieguo della rubrica, mi piacerebbe rinnovare la concezione di queste schede "multiple", presentando anche diversi romanzi che siano tra di loro accumunati per "argomento" (ad es. catastrofi, mostri, invasioni, mutazioni, etc...).
Resta inteso il fatto che questo non sarà uno sconvolgimento radicale della rubrica che potrà continuare ad essere letta allo stesso modo di come viene letta adesso: le schede e le recensioni di questo nuovo tipo, infatti, rimarranno singole (anche per motivi di spazio), ma avranno un cappello introduttivo generale sull'argomento e saranno in qualche modo collegate dal loro titolo, in questa maniera potrò "conciliare" tra di loro romanzi che vengono letti e recensiti anche a distanza di tempo.
E' ovvio comunque che se già mettersi d'accordo sui generi è difficile (ad es. "Phantoms!" è un horror oppure fantascienza?), ancora di più lo è farlo sull'argomento di un romanzo ed i criteri che potrò proporre per accostare libri tra di loro potranno magari apparire laschi oppure un po' forzati, ma, sino a prova contraria questa è una rubrica di pubblico accesso e, ripeto, ben vengano critiche ed appunti anche sugli accostamenti oltre che sulle recensioni.
Spero che lo sforzo sia apprezzato e che le nuove schede siano accolte con lo stesso entusiasmo delle precedenti.
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Re:I Libri di Maxpullo
« Rispondi #113 data: 12 Ottobre 2008, 19:25:56 »
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Fantascienza e Religione: introduzione

Qualcuno un giorno disse che la religione è l'oppio dei popoli, intendendo che essa è spesso utilizzata da pochi, detentori del potere, come strumento per "istupidire" le masse e mantenere lo "status quo". Questo perchè in genere la religione presenta verità che non si discutono, che vanno accettate per fede e nel cui credere è riposta la salvezza, salvezza che in ogni caso prescinde dalla condizione umana e sociale della vita terrena.
Se ciò per certi versi può essere considerato veritiero da un punto di vista politico e sociale, è altresì innegabile che ogni uomo è dotato di raziocinio ed è per questo che egli, dalla notte dei tempi, ha cercato di dare, attraverso la logica ed il metodo scientifico, risposte ed interpretazioni a fenomeni naturali e soprannaturali.  E se è vero che ciò non sempre è stato possibile, è anche vero che è insito nell'uomo cercare queste risposte, non già per negare la fede, ma bensì per produrre prove dell'esistenza del soprannaturale e del divino.
Scienza e religione da sempre appaiono come due estremi opposti e difficilmente conciliabili: mentre la scienza, in mancanza di riproducibilità di un fenomeno, ha il dovere di metterlo in discussione ed il suo fine è quello di trovare spiegazioni e prove concrete ad ogni cosa, la religione, invece, dice all'uomo di accettare per fede anche tutto ciò che non può essere provato scientificamente o del tutto compreso.
Tra questi due poli opposti, a mio avviso, riesce a collocarsi perfettamente la fantascienza: essa, libera tanto dalle costrizioni empiriche del metodo scientifico quanto dai dogmi della dottrina religiosa, può spaziare liberamente nell'immaginario umano, regalandoci storie che contengono elementi dell'una e dell'altra materia e creando trame in grado di fondere temi (fanta)scientifici con credenze religiose e mitologiche, utilizzando i primi per agevolare la comprensione o fornire fantastiche risposte alle seconde.
Molti autori hanno tentato questo difficile accostamento, utilizzando a volte elementi della fantascienza per "ridisegnare" eventi descritti nelle sacre scritture o che coinvolgono personaggi religiosi, oppure, più semplicemente, inserendo elementi propri della religione all'interno di storie di pura fantascienza. Un esempio su tutti è quello di Valerio Evangelisti che, utilizzando elementi assolutamente fantastici è riuscito a "dare nuova vita" ed un nuova lettura alle gesta di Nicolas Eymerich, inquisitore della Chiesa di Roma e personaggio storico realmente esistito.
In questa scheda intendo recensire una serie di romanzi che, oltre al già citato ciclo di Eymerich, possono essere considerati ottimi esempi di accostamento tra fantascienza e temi propri della religione.
« Ultima modifica: 12 Ottobre 2008, 19:27:23 di maxpullo » Loggato
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« Rispondi #114 data: 12 Ottobre 2008, 19:41:11 »
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Fantascienza e Religione: il pianeta del "demonio"

Tra gli esempi più classici di inserimento di temi religiosi in storie di pura fantascienza è rappresentato senza dubbio da "Guerra al grande nulla" di James Blish, Urania 474, di cui riporto il commento già inserito nella scheda.

     Romanzo assai curioso questo, che, sfruttando il clichè fantascientifico della commissione incaricata di giudicare se un pianeta sia colonizzabile o meno e di valutare il grado di intelligenza dei suoi indigeni, introduce diversi elementi religiosi e teologici.
Apparentemente il pianeta Lithia, oggetto del giudizio, è un vero e proprio "eden": isuoi abitanti, rettili altissimi che hanno acquisito la postura eretta ed il pollice opponibile, vivono tra loro in piena armonia e, pur non credendo in Dio e non avendo comandamenti, sembrano non conoscere il peccato. In questa perfezione di vita, priva dell'illuminante fede religiosa, uno dei membri della commissione, il gesuita padre Ramon, vede l'opera del demonio e convince la commissione a segregare il pianeta in una sorta di esilio. Prima della partenza dal pianeta, tuttavia, egli riceve in dono da uno degli indigeni un embrione di Lithiano, un dono destinato a portare scompiglio nel mondo degli uomini. La creatura allevata in cattività, infatti, avendo acquisito l'aggressività propria dei terrestri e conservato l'ateismo di fondo proprio della sua razza riesce a sollevare contro l'ordine costituito milioni di poveri, prima bloccati da quella religione che il Marx definiva "oppio dei popoli".
L'ascesa del Lithiano Egtverchi (questo il nome della creatura) è destinata a concludersi in modo drammatico proprio sul suo pianeta, diventato nel frattempo fabbrica di armi atomiche per motivazioni di carattere economico.

Il tema di fondo del romanzo è, a mio avviso, rappresentato dalla pesante critica che l'autore sembra muovere tanto nei confronti della Chiesa Cattolica, lacerata da assurde contraddizioni, quanto nei confronti del mondo occidentale, per scuotere le cui fondamenta sembra bastare davvero molto poco.
L'intento di ridicolizzare l'ambiguità ecclesiastica è lampante nella palese contraddizione che porta il papa dapprima a scomunicare padre Ramon per aver ceduto all'eresia manichea, credendo che Satana avesse potuto creare Lithia (solo Dio può creare dal nulla), e, successivamente, ad affidare proprio a lui la missione di "esorcizzare" il pianeta stesso.
Nonostante l'originalità e gli ottimi spunti di riflessione il romanzo risulta essere per lunghi tratti assai noioso e diverse sequenze, come ad esempio quella della festa, avrebbero potuto essere molto più brevi.
Non lo considero un capolavoro ma, pur con molta fatica, può essere letto.
« Ultima modifica: 12 Ottobre 2008, 19:44:38 di maxpullo » Loggato
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« Rispondi #115 data: 13 Ottobre 2008, 20:59:47 »
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Fantascienza e Religione: la natività secondo P.K.Dick

Uno dei libri più "ostici" con cui un autore abbia mai tentato di conciliare elementi della fantascienza con quelli delle sacre scritture è rappresentato da "Divina Invasione", di Philip Kendred Dick, Urania 1031.

    Il tema (l'eterna lotta tra il bene ed il male) è affascinante e sviluppato in maniera originale, ma la prolissità ed il continuo rimando ad oscuri temi e miti della religione ebraica giocano un brutto scherzo a questo racconto la cui lettura si fa via via più faticosa ed, a volte, addirittura irritante.
Lo spunto iniziale di riscrivere la storia della natività in chiave fantascientifica, con la divinità che mette suo figlio nel ventre di una astronauta allo scopo di portarlo di nascosto sulla Terra per combattere il male, è ottimo, ma si perde strada facendo in una serie di eventi oscuri e di difficile lettura/interpretazione.
Pare che il romanzo, pur potendosi leggere come un libro a se stante, costituisca il secondo volume di una trilogia nota come "Trilogia di Valis" di cui Urania non ha mai pubblicato il primo (Valis) ed il terzo (La trasmigrazione di Timothy Archer) e che sia stato comunque tra le ultime opere di Dick.                             

Probabilmente leggendo le altre due storie della trilogia di cui questo romanzo fa parte, gli eventi potrebbero essere visti in una luce diversa ed acquisire maggiore significato, ma la difficoltà di lettura, almeno per quanto mi riguarda, è stata innegabile e non mi sento di consigliarlo se non per approfondire la conoscenza di uno dei maggiori autori della fantascienza di sempre.
« Ultima modifica: 13 Ottobre 2008, 21:01:46 di maxpullo » Loggato
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Re:I Libri di Maxpullo
« Rispondi #116 data: 14 Ottobre 2008, 16:13:56 »
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Fantascienza e Religione: il vangelo secondo Farmer

Uno dei libri più intelligenti e straordinari nell'accostamento tra temi della fantascienza e temi religiosi è, a mio avviso, rappresentato da "Cristo marziano" di Philip Josè Farmer, Classici Urania 175.

    Leggendo la quarta di copertina mi aspettavo una sorta di seguito di "Venere sulla conchiglia" o comunque un libro spassoso e pieno di trovate divertenti: mi sono trovato invece a leggere un libro serio, assai intelligente e pieno di numerosi spunti di riflessione.
La vicenda narra di una spedizione inviata su Marte per esplorare un relitto di una enorme nave spaziale extraterrestre che affiora in superficie; al suo interno i membri della spedizione troveranno una sorpresa inimmaginabile e destinata a mutare in modo radicale le sorti della Terra.
Nelle viscere del gigantesco relitto, infatti, attraverso una serie di gallerie scavate nella roccia, si giunge ad un vasto mondo sotterraneo che ospita i superstiti di una razza extraterrestre che convivono con alcuni discendenti del popolo ebraico da loro imbarcati durante una ricognizione sulla Terra in tempi remoti. Ma la vera sorpresa è che assieme a queste due razze, che condividono il credo della religione ebraica, vive ancora Gesù, il Messia redivivo!
E' molto divertente osservare come le certezze di un cristiano, di un aeteo convinto, di un ebreo e di un musulmano vengano messe a dura prova di fronte ad una verità che da un lato si rivela come incontestabile e dall'altro sconvolge alle radici le fondamenta di tutte le religioni terrestri, incluso il Cristianesimo ed i vangeli.

Bisogna dire che l'autore è molto bravo nel descrivere la figura del "suo" Cristo, senza rivelare mai quale sia la verità; il romanzo termina, infatti, senza che la natura di Gesù sia rivelata: i dubbi di chi lo incontra e lo conosce sono destinati a perdurare e le sue stesse parole risultano interpretabili in modi differenti. Ma che egli sia un uomo posseduto da una entità aliena, che sia il figlio "adottivo" di Dio oppure che sia l'Anticristo, non importa: quello che conta è che ciascun uomo con la sua intelligenza, la sua fede ed il suo libero arbitrio è posto di fronte ad una scelta fondamentale, con lui o controdi lui. Ed il suo secondo avvento sulla Terra, almeno per come lo immagina Farmer, non sarà esattamente come lo attendono i cristiani.
Un libro molto interessante che, nonostante una notevole lunghezza, si riesce a leggere in poco tempo e che consiglio a tutti.
« Ultima modifica: 14 Ottobre 2008, 16:16:31 di maxpullo » Loggato
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Re:I Libri di Maxpullo
« Rispondi #117 data: 15 Ottobre 2008, 15:43:30 »
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Fantascienza e Religione: il giudizio universale

A volte è molto difficile stabilire il "genere" di un romanzo; la pubblicazione nella collana Urania non sempre è garanzia che si tratti di pura fantascienza, e se poi il libro si rivela denso di riferimenti alla bibbia ed alle scritture sacre e contiene molte caratteristiche dell'horror soprannaturale la collocazione è quasi impossibile. Quale che sia il genere da attribuire a "Gli emarginati" di Jerry Neal Williamson, Urania 949, tuttavia, esso rimane uno dei miei preferiti di sempre.

          Romanzo inquietante questo, che, in un crescendo di mistero ed orrore, ripropone il tema del giudizio universale e dell'eterno conflitto tra il bene ed il male.
Una forza misteriosa è all'opera nella città di Minneapolis e persegue il suo incomprensibile scopo facendo scomparire nel nulla persone che apparentemente non hanno nulla in comune se non il fatto di essere "emarginate", costrette cioè ad un "esilio" forzato a causa delle convenzioni e dagli usi della cosidetta società civile.
15 ragazzi handicappati, 24 ragazze madri e 33 anziani vengono "rapiti" dagli istituti che li ospitano, portati via da un misterioso globo di luce circolare ed i testimoni dell'evento sono incapaci di fornire spiegazioni logiche o plausibili per quanto accade. Una giovane insegnante di scuola in bolletta ed uno scrittore la cui vita sta andando letteralmente in pezzi riescono a ritrovare una ragione di vita gettandosi ad indagare sull'accaduto.
I pochi indizi sembrano dapprima assolutamente inutili per comporre un quadro complessivo, poi, all'improvviso, uno dei "rapiti" ritorna, misteriosamente trasformato, e la vicenda assume una nuova connotazione, le cui implicazioni sono molto più gravi ed inquietanti di quanto non apparisse inizialmente ed il mondo che conosciamo sta per sparire. E non è la prima volta.

Onestamente ho avuto l'impressione che il finale sia stato un po' affrettato nelle conclusioni, condensando in poche righe la spiegazione non solo di ciò che sta accadendo, ma anche di una serie di eventi descritti nelle sacre scritture o appartenenti da sempre alla memoria razziale umana come il giudizio divino, la lotta tra bene e male o il diluvio universale. La mia opinione, tuttavia, è che il finale non comprometta affatto l'ottima fattura del libro e sinceramente considero questo come uno dei romanzi di Urania più belli ed inquietanti che abbia mai letto.
« Ultima modifica: 15 Ottobre 2008, 18:12:01 di maxpullo » Loggato
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Re:I Libri di Maxpullo
« Rispondi #118 data: 18 Ottobre 2008, 12:28:10 »
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I libri di Simak - Seconda Parte

Clifford Donald Simak è, probabilmente, tra i "grandi vecchi" della fantascienza di tutti i tempi, quello dotato di maggiore immaginazione e senso del fantastico. Non a caso, due delle sue opere, pubblicate sia nella collana Urania che in quella Millemondi, "sconfinano" nel variopinto mondo del fantasy e, non fosse stato che per il finale o per qualche elemento qua e là, non avrebbe stupito la scelta editoriale di farle apparire direttamente nella collana de "I giorni del Cervo". Riporto qui i commenti ai due libri in questione.

      L'immaginazione al Potere, Urania 559.

Modesta favoletta targata Simak che inizia in modo misterioso e avvincente per perdersi in una sorta di delirante e grottesca farsa: nonostante lo avessi già letto in passato non mi aveva lasciato alcun ricordo di sorta e forse era meglio se le cose fossero rimaste così.
L'idea di fondo è buona: l'immaginazione umana ha contribuito con il trascorrere delle epoche a creare un mondo della fantasia che essa ha popolato con tutte le creature buone e cattive che è riuscita a concepire, dai demoni alle streghe, dai folletti agli dei dell'olimpo, dai personaggi dei film e dei romanzi sino a quelli dei fumetti. Questo regno della fanatasia, assimilabile all'immaginario collettivo è anche il mondo che molti altri autori hanno spesso "sfruttato" per le loro storie, immaginando ipotetici e fantastici punti di contatto come porte in grado di materializzare le fantasie umane (mi vengono in mente "L'ultimo arrivato" di Fredric Brown, oppure "Infect@" di DarioTonani). Simak fa proprio questo, ipotizzando che le creature scaturite dal nostro immaginario collettivo rappresentino il successivo stadio dell'evoluzione umana.
Purtroppo, anzichè sviluppare questa ottima idea e creare un romanzo a fosche tinte, egli si limita a "giocarci", proponendo una storia burlesca e discutibile in cui le creature della fantasia si limitano ad essere delle semplici comparse ed il loro portavoce, un non meglio identificato "Diavolo", risulta davvero poco credibile.
Il tutto si perde in un finale assurdo il cui scopo, almeno nelle intenzioni, era probabilmente quello di rivendicare l'autenticità dei miti del passato nei confronti dei moderni personaggi, più semplici, ma con minor spessore, ma il tono del finale è davvero deprimente e l'intento si intuisce appena.
Molto buona è la narrazione scorrevole che ha il pregio di agevolare la lettura e di far scivolare via l'impressione di una buona idea sciupata, mentre davvero ottime sono alcune sequenze come l'aggressione da parte del serpente di mare e la "citazione" da Lovecraft.
Consigliato ai soli amanti di Simak.

      Pellegrinaggio vietato, Urania 685.

Questo è uno dei tanti libri di Simak che lessi da ragazzo sulla scia dell'entusiasmo per la lettura dell'ospite del sentore Horton e che non mi lasciarono nessuna impressione e nessun ricordo particolare. Dopo averlo riletto posso dire che non è affatto un brutto romanzo, anzi, ma che, parimenti, non posso annoverarlo tra le cose migliori di quello che è stato il mio autore giovanile preferito.
Gli elementi del fantasy ci sono tutti: innanzitutto l'ambientazione in quella che, inizialmente, appare una terra assolutamente fantastica, popolata tanto da esseri umani, quanto da creature dell'immaginario collettivo quali folletti, nani, orchi, fate, streghe e demoni. In secondo luogo c'è la missione: per scopi e motivazioni diverse una compagnia composita da creature con abitudini e caratteristiche differenti, che ricorda vagamente quella proposta da Tolkien nel Signore degli Anelli (ma che probabilmente è un clichè proprio del fantasy), dovrà intraprendere un viaggio fantastico in questa terra, affrontando pericoli ed inimmaginabili insidie.
Alla fine tuttavia verrà rivelata, anche se in termini ambigui e poco chiari, la genesi di questa terra fantastica e tutta la vicenda viene ad essere letta in una luce fantascientifica vera e propria.
Quello che non mi convince di questo libro è la sua"involutezza": nonostante sia un romanzo lunghissimo (quasi 200 pagine), molti episodi sono affrettati o poco sviluppati e molte "creature" rimangono appena accennate (ad esempio la strega o la bestia del caos) e diversi "misteri" rimangono tali o si perdono strada facendo (ad esempio: cosa rappresenta il robot liberato dalla bestia del caos?). La cosa che mi ha irritato di più è che alcuni personaggi, ancorchè misteriosi, inquietanti e ben congegnati, rimangono sullo sfondo e sembrano apparentemente dimenticati, come ad esempio il "Pifferaio Triste", messagero di sventure e destinato a scomparire senza spiegazioni nel corso del libro.
Altra ambiguità è rappresentata dal "target" del romanzo: nonostante l'ambientazione di fantasia e l'atmosfera da favola, alcune situazioni macabre vengono descritte con eccessivo realismo, rendendo questo libro"adatto solo ad un pubblico adulto".
Non fosse per queste pecche, il romanzo risulterebbe molto buono e forse anche qualcosa in più.
Si può leggere.

Qualcuno potrà non essere d'accordo con me, ma, dopo aver riletto questi due racconti, io continuo a preferire il Simak "fantascientifico" di Anni senza fine a quello "fantasy".
(... continua...)
« Ultima modifica: 18 Ottobre 2008, 12:53:54 di maxpullo » Loggato
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Re:I Libri di Maxpullo
« Rispondi #119 data: 21 Ottobre 2008, 20:07:22 »
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Creature raccapriccianti

Il "raccapriccio", si legge sul dizionario, è un profondo senso di orrore o di ribrezzo; quello che però non si trova certamente in nessun dizionario è il vero e proprio brivido lungo la schiena che solo la lettura di alcuni libri riesce a dare. Perchè le immonde creature che vi sono descritte, nella loro deformità, nella loro perfidia e nella loro totale repellenza ci rendono felici di appartenere al mondo reale, nel quale basta chiudere il libro perchè esse scompaiano. Voglio dedicare questa scheda a due racconti davvero indimenticabili che, ancora oggi, a distanza di anni, considero tra i migliori esempi di "raccapriccio" mai comparsi sulle pagine di Urania.

       L'orrenda Tana, James Herbert, Urania 854.

Secondo solo al vento dal nulla nelle mie giovanili mancoliste, questo libro ebbe però ben altra collocazione nella mia personale stima libraria. Già dalle prime pagine l'atmosfera di orrore coinvolge il lettore e lo trascina in un allucinante vortice di paura in cui la cosa peggiore è la comprensione che in fondo ciò che si sta leggendo potrebbe davvero accadere. La spaventosa mutazione in grado di risollevare le sorti di una creatura da sempre annoverata tra i nemici naturali dell'uomo, di un flagello mai definitivamente debellato, è infatti dovuta a cause del tutto "normali" e, come sempre, è compito della fantascienza dare l'allarme ed avvisare gli incauti prima che sia troppo tardi. Se poi a condurre il gioco è il grande maestro dell'horror James Herbert, il risultato non può che essere davvero "raccapricciante".
Nonostante sia da sempre avverso agli "splatter" ed alle trame con descrizioni troppo cruente, per questo libro, come per altri dello stesso maestro, non posso che fare una doverosa eccezione e consigliarlo come lettura per non dormire.
   La miniera di Hatcher, Charles E. Sellier Jr & Robert Weverka, Urania 951.

Da sempre uno dei miei preferiti, non è rientrato nella mia top ten davvero per un soffio, ma dal mio entusiastico commento, inserito all'epoca, si intuisce come la pensi su questo "orrido" romanzo.
"Non c'è tempo di capire, non c'è tempo di spiegare: tutto il raccapricciante orrore che pervade la miniera abbandonata si intuisce di colpo nel finale. Da leggere tutto d'un fiato!".
Anche qui la minaccia che si annida nella miniera abbandonata è frutto, forse, di una mutazione, ma, pur non essendo data una spiegazione "accertata" circa la genesi dei micidiali e raccapriccianti "boogens", il libro non perde per questo il suo fascino ed il triste destino dei protagonisti non è per questo meno atroce.

Due grandi romanzi che rendono letteralmente esplicito il termine "raccapriccio" e che a distanza di anni non si dimenticano.
« Ultima modifica: 22 Ottobre 2008, 08:50:33 di maxpullo » Loggato
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