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Discussione: Sentinella - racconto (letto 577 volte) |
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Sentinella - racconto « data: 04 Giugno 2009, 09:15:33 » |
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SENTINELLA
di Marco Di Giaimo
Erano arrivati da lontano, da una calda foresta dei territori del sud, ed ora tentavano di conquistarsi un lembo di territorio in questa landa prospera e ricca di vita animale. Qut venne assegnato come sentinella nella parte più bassa di un monte rossiccio e squadrato dalle falde in leggera pendenza, mentre Roq si pose nel punto più alto. In questo modo potevano tenere d’occhio i dintorni e dare l’allarme, sia in caso di attacco dal cielo, sia nel caso i predatori arrivassero dal terreno sottostante. Con le due sentinelle appostate la loro tribù poteva soggiornare con relativa tranquillità per qualche tempo, ogni coppia avrebbe potuto cercare posto per appartarsi e pensare a mettere al mondo la prole. Il cielo era nuvoloso e stava iniziando ad alzarsi un vento deciso da est che mosse le cime degli alberi, molto più rari e meno imponenti di quelli che avevano lasciato nei territori meridionali. La sua compagna, Tut, si avvicinò per portargli del cibo e gli disse, in tono preoccupato: “Caro, sei sicuro che qui staremo tranquilli? Ho sentito da alcuni viaggiatori che a volte, di notte, gli esseri giganti escono dalle loro tane, e passano a fare strage nelle tribù, senza nessuna pietà.” “Non preoccuparti, dolce compagna. Io e Cuc ci daremo il cambio molto spesso, ed è impossibile che uno o più di quegli esseri immondi possano avvicinarsi tanto da fare danno.” Per dare più fiducia a Tut, le accarezzò dolcemente un fianco. “Sarà, mio fidato e coraggioso consorte, ma le voci che ho sentito erano veramente spaventose…” Tut ora tremava percettibilmente, e appoggiò la testa sul petto di Qut per cercare conforto nel suo calore corporeo; proseguì: “Ho addirittura sentito una leggenda, ma non so se raccontartela… potresti non credermi.” “Avanti, coraggio. Potrebbe servirmi in qualche modo a conoscere delle caratteristiche di questi nemici che tu ritieni così spaventosi.” “Un anziano, poco tempo fa, mi raccontò di un posto dove era stato. Era diretto a sud, molto lontano e si era fermato presso la nostra tribù per scambiare qualche informazione. Io mi trovavo vicino quando udii distintamente che parlava di quei giganti mostruosi, e di come un giorno attaccarono in due la loro tribù e fecero una strage. Diceva addirittura che erano in grado di uccidere in perfetto silenzio e addirittura… stando distanti e senza toccare nessuno.” “Ciò che dici è veramente incredibile! – Esclamai – Come può un predatore uccidere senza toccare? E come potrebbe cibarsi? Sicuramente il vecchio avrà raccontato una delle solite frottole per impressionare noi giovani, quando invece non si fanno nessun riguardo quando ci sbattono fuori di casa allo sbaraglio, intimandoci di cavarcela da soli.” Detto questo Qut, stizzito, allontanò in malo modo Tut, la quale tornò a mettersi con il resto della tribù a metà strada della falda del monte, tra le due sentinelle. Il sole era ormai tramontato, ed il torpore scese sulla tribù che, sazia ed affaticata dalla dura giornata in cerca di cibo, si assopì tranquilla. Qut cercava di rimanere sveglio, ma la tensione della giornata ed il lavoro lo avevano sovraffaticato, perciò manco poco che non si avvide del movimento nel terreno sottostante. Un’ombra si stava avvicinando furtivamente. La sua massa era davvero enorme, circa centocinquanta volte quella di Qut, ma la sua agilità era comunque notevole. Si muoveva in modo strano, fluido, e l’enorme e ributtante testa rimaneva fissa come se fosse stata di pietra. Non possedeva né ali, né zampe, ma quattro arti che sembravano tronchi d’albero. La distanza a cui si trovava non fece ancora scattare in Qut l’istinto di dare l’allarme, ma ad un certo punto successe qualcosa. L’essere si fermò e ruotò un arto verso l’alto. Una luce fortissima lo accecò, al punto di farlo impazzire dalla paura, dopodiché senti un lieve schiocco e un dolore atroce al petto. Aveva fatto appena in tempo ad intravedere nel crepuscolo quel mostro orribile, con quella pelle così schifosamente liscia e bianca, senza quelle meravigliose penne grigie che caratterizzavano la sua tribù, e con quei tremendi arti snodati ricoperti di uno strato ruvido di colore blu. Ma più di tutto rimase impressa, negli ultimi istanti di vita che gli restavano, l’immagine della testa abnorme del gigante con i due grandi occhi affiancati, il becco carnoso e soprattutto quella mostruosa ferita orizzontale dalla quale uscì un suono che non poté comprendere: “Colpito. Domani piccione novello allo spiedo!”
Fine
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Sto leggendo "Salvation - La rovina dei mondi" di P. F. Hamilton - U. Jumbo n. 30
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Re:Sentinella - racconto « Rispondi #3 data: 05 Giugno 2009, 21:09:15 » |
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Bello. Mi era venuto in mente il racconto di Brown ma il piccione è stata una sorpresa. Adesso sò che mettono le sentinelle, furbi i piccioni . Attendo altri racconti.
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Non sto invecchiando, sto diventando vintage. |
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