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  Autore  Discussione: I Saggetti del Duca  (letto 2150 volte)
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I Saggetti del Duca
« data: 05 Gennaio 2009, 12:07:22 »
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Cristalli Sognanti di Theodore Sturgeon


Stupendo... semplicemente stupendo... sembra quasi incredibile che Urania al suo n. 11 abbia offerto ai lettore un romanzo poetico e struggente come questo!
Qui non vi sono alieni, navi spaziali, tecnologia stravagante, guerre spaziali o altri temi tipici... vi è la poesia assoluta di un romanzo che prende il lettore sin dalla prima pagina per accompagnarlo all’ultima sua poetica pagina.

Forse i cristalli sono alieni, forse Horty è un mutante, ma a noi questo interessa relativamente, affascinati dalla mano sapiente del grande Theodore Sturgeon che con pochissimi elementi crea un romanzo irripetibile che resterà dentro noi per sempre.

Lessi per la prima volta questo capolavoro (e in che altro modo può definirsi?) che avevo poco più di dieci anni e rimassi perplesso... era fantascienza? Ma che cos’era? Dove erano gli alieni sanguinari e le navi spaziali rombanti? Che significava quella strana storia di un bambino che non voleva crescere? Nani, freaks, cristalli? Insomma rimasi perplesso e dopo averlo letto lo accantonai per dedicarmi alla space-opera che assai più mi intrigava nella mia giovane età.

Lo rilessi dopo quasi trent’anni, in un periodo in cui il lavoro quasi da schiavo mi aveva quasi abbrutito, e questa volta subii in pieno il fascino di questo capolavoro, che pur vagamente si era saldamente radicato nella mia memoria.

L’ho riletto ora e... sono rimasto senza fiato! Oggi dopo quasi mezzo secolo dalla prima lettura ho captato in pieno tutto il messaggio profondo di Sturgeon e solo ora ho percepito la bellezza dell’anima di Zena, creata dal sogno di un cristallo, ma col desiderio struggente di essere umana, una nana piena di dolcezza e grandezza d’animo che alla fine sarà dai cristalli restituita al protagonista con un atto di vero amore.

Tutti i personaggi sono essenziali, nessuno di loro è superfluo, ognuno gioca un ruolo indispensabile in questo mosaico di poesia e sogno, ma sopra tutti incombono loro, i cristalli, distanti, quasi apatici, alieni nel senso più squisito del termine, loro non si curano dell’uomo, sognano ed i loro sogni prendono corpo e sostanza in mostri ed in esseri di straordinaria bellezza interiore.

Rileggendolo mi sono reso conto di quanto, questo romanzo, fosse lontano dal pubblico dei primi Urania e non mi stupisce che ancor oggi vi sia chi non lo comprende e non lo apprezza nella sua pienezza: infatti non è fantascienza, non può essere accostato ad un genere di letteratura popolare, Cristalli Sognanti è letteratura di alto livello che non sfigura accanto ai grandi libri del 900.

Sembra quasi incredibile che Monicelli lo abbia scelto, vista la mediocre qualità dei primi Urania, sembra quasi incredibile che questo romanzo sia stato edito fra due romanzetti di Van Vogt, così lontani per qualità letteraria da questo capolavoro. Di sicuro la sconcia traduzione di Urania ha nociuto a queste pagine quasi immortali, ma non lo ha condannato all’oblio, basta vedere quante volte è stato riedito: due volte da Urania e ancora dai Classici, da Urania Collezione, dalla Libra, dalla Nord e addirittura dalla elitaria Adelphi!

E’ raro infatti che la Adelphi pubblichi un vecchio romanzo di fantascienza e questo conferma la mia asserzione, Cristalli Sognanti non è fantascienza, è letteratura, degno di esser pubblicato da una casa editrice come Adelphi.

Da giovane, ripeto, mi colpì, non mi emozionò, eppure si scavò un cantuccio nella mia memoria, un sentore di qualcosa prezioso che doveva dormire dentro di me prima di risvegliarsi compiutamente. Quando infatti lo rilessi nell’edizione Cosmo Oro rimasi ancor più perplesso: come avevo potuto leggerlo e non capire il suo messaggio? Eppure anche allora vi era qualcosa di incompleto che ancora doveva maturare prima di rivelare il suo messaggio nascosto. Solo ora credo di aver percepito interamente la bellezza di una storia che ho gustato e centellinato riga per riga e solo questa volta ho compreso perché Horty alla fine sceglie Zena invece dell’amica d’infanzia.

Avrei tanto, tantissimo da dire su queste pagine stupende e mentre leggevo tutte queste cose si affollavano nella mia mente come spunti di riflessione, ma ora posso solo accennare vagamente a queste sensazioni: non si possono condensare in poche righe, non è possibile e sarebbe ingiusto verso il lettore che non ha mai aperto questo libro o che lo ha letto distrattamente e senza capirne il significato.

Cristalli Sognanti deve essere un’esperienza individuale, ognuno deve accostarsi ad esso senza quasi conoscerne la trama per meglio approdare all’anima di Sturgeon ed al suo ricchissimo mondo interiore.

Dopo Cristalli Sognanti è difficile accostarsi di nuovo a robetta come la space-opera, solo le poetiche visioni di Simak, Bradbury, Brackett possono competere su un piano di quasi parità.

Non tutta l’opera di Sturgeon è paragonabile a questo romanzo, anche se è tutta d’alto livello, ma, io credo, solo in questo caso ha raggiunto il massimo livello di poesia e magia della parola, offrendoci in queste pagine un varco verso la sua stessa anima.

                                                                                                              Duca Lucifero
« Ultima modifica: 05 Gennaio 2009, 12:10:28 di Duca Lucifero » Loggato
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Re:I Saggetti del Duca
« Rispondi #1 data: 05 Gennaio 2009, 13:06:17 »
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Intanto, bravo Duca per la descrizione personale e coinvolgente...

Poi, abbiamo una seconda rubrica? OTTIMO!

I libri di Maxpullo, i Saggetti del Duca... (ci mettiamo anche i 100 e + libri del gundam?)

Aspettiamo per questo 2009 altre piacevoli sorprese...

Dai ragazzi...
Magari se potessimo farne versioni scaricabili, come le guide alla lettura...

Vabbè, posso solo dirvi "Dateci sotto!!"

A presto!!!

Andrea / Eremita
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Re:I Saggetti del Duca
« Rispondi #2 data: 05 Gennaio 2009, 13:38:45 »
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Il mio problema è che non ho capito quanti kb reggono i post in forum, ho infatti un altro saggetto che volevo mettere subito ma sono 25 kb contro i 5 di Cristalli Sognanti, che faccio? lo taglio a fette? O Max espande lo spazio per i messaggi in forum?
Infatti non capisco perchè se in un messaggio posso allegare un'immagine anche di centinaia di kb mi si penalizza il testo nelle dimensioni.

(I saggetti fanno parte di una Guida ad urania che sto scrivendo)

Da aggiungere al saggetto il mio commento alla copertina di Urania n. 11

Un’immagine insolita per l’epoca, una bella donna col busto nudo e un diamante in primo piano: ovvero un modo come un altro per attirare lo sguardo dei compratori proponendo un’immagine che per gli anni 50 era decisamente osè, ma che nulla ha a che vedere col poetico e castigatissimo testo di Sturgeon. Anche il diamante è fuori luogo dato che qui si parla di cristalli e non di diamanti, quindi decisamente una copertina del tutto fuori dei binari.

Al contrario è bellissima l’immagine scelta da Cosmo Oro della Nord: una stupenda creazione dell’artista americana Rowena Morrill con il piccolo Horty che tiene in mano il suo Junky e guarda verso di noi con malcelato timore.

Le illustrazioni interne di Belt sono invece come al solito bruttissime, sgradevoli e del tutto prive di fascino, insomma una grafica, sia di copertina che interna, decisamente sotto tono ed inadeguata al bellissimo romanzo di Sturgeon.

Personamente mi chiedo con che criterio si accettassero lavori grafici così brutti quando vi era a disposizione un’artista come Jacono che di sicuro avrebbe realizzato immagini piene di pathos.
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Re:I Saggetti del Duca
« Rispondi #3 data: 05 Gennaio 2009, 15:28:45 »
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Magnifica, Sublime Indescrivibile Rubrica mancava proprio " Dacci dentro Duke"
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Re:I Saggetti del Duca
« Rispondi #4 data: 05 Gennaio 2009, 15:56:53 »
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Bravo duca, mi piace l'idea dei saggetti....dacci dentro!!!



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I Saggetti del Duca: Paria dei Cieli 1
« Rispondi #5 data: 05 Gennaio 2009, 16:36:22 »
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Visto che l'idea piace... vado col secondo:

Paria dei Cieli di Isaac Asimov (Urania n. 20)

E’ un romanzo del 1950, precedente a molti di Van Vogt, eppure... che differenza! Una trama affascinante, personaggi credibili, un attento studio della società del futuro descritta nella vicenda, una notevole suspence, ma soprattutto un tocco sicuro da parte dello scrittore che riesce persino a render accettabile l’inaccettabile!
Infatti il romanzo ha un grosso handicap: si basa sull’abitabilità di una terra radioattiva e questo particolare (inaccettabile) è il fulcro dell’intera vicenda: se togliamo questo fatto il romanzo non si regge più in piedi ed è lo stesso Asimov oltre trent’anni dopo a dircelo nella Postilla.
Si rende conto dell’errore, scusabile del resto all’epoca in cui scriveva, e ci chiede di sospendere la nostra incredulità ed accettare l’abitabilità della terra radioattiva e di goderci il romanzo, nonostante questo neo.
Nessun problema, in effetti, con Van Vogt abbiamo dovuto accettare interminabili elenchi di sciocchezze, quindi si può perdonare ad un buon narratore un errore quasi plausibile negli anni 50: due città nipponiche erano state atomizzate pochi anni prima, eppure la vita continuava nei centri limitrofi, quindi nulla di strano se anche Asimov finisse per credere che, a parte nei luoghi dove la radioattività era più intensa, la vita potesse continuare e, del resto, ci parla chiaramente di aree tabù, di popolazione mondiale ridotta a poche decine di milioni di abitanti, della febbre radioattiva... insomma è conscio dei pericoli della radioattività ma non fino al punto da immaginare la terra total-mente inabitabile.
Per il resto il romanzo è assai affascinante: il contrasto culturale tra i terrestri, considerati la feccia della galassia, e gli imperiali, snob, schizzinosi e razzisti è ben delineato e credibile soprattutto nei conflitti interiori del siriano Arvardan, l’archeologo, che si innamora di una “squinzia terrestre” e che, per accettare il fatto, deve superare, non senza fatica, i millenari pregiudizi della xenofoba società di Sirio. Per contraltare è altrettanto ben delineato lo snobismo opposto dei terrestri, che pur paria si ritengono eletti, progenitori dell’uomo e destinati al dominio della galassia, e che per vendicarsi di millenni di torti e sconfiggere gli odiati imperiali non esitano a progettare un piano infame di sterminio, fortunatamente sventato dal “sassolino nell’ingranaggio”, ovvero Schwartz!
Chi sia Schwartz, noi lo apprendiamo subito: un onesto sarto in pensione con una famiglia che adora, questi, proiettato nel lontano futuro, sradicato dal suo mondo e dalla sua realtà quotidiana, dapprima è disperato e rassegnato, successivamente, grazie anche al potenziamento del suo cervello con il sinapsi amplificatore, diventa quel sassolino che fa inceppare definitivamente il folle sogno di dominio del segretario Balkis.
Non ci sono inutili alieni o altri penosi espedienti della space opera, ma noi uomini, con i nostri difetti, con il nostro razzismo di fondo, con le nostre smanie di potere e il quadro della società futura che ne risulta è non solo affascinante ma plausibilissimo.
Paria dei Cieli fa parte del trittico dell’Impero, ovvero quel periodo collocato tra il ciclo dei ro-bot e quello di Fondazione. Nel ciclo dei robot (Abissi d’acciaio, Il Sole Nudo, I robot dell’Alba, I robot e l’impero) assistiamo ad una prima fase futura in cui vi è già stata una prima fase di colonizzazione dello spazio, 50 mondi spaziali, ognuno con una società ben differenziata, e la Terra, sovrappopolata, ghettizzata, snobbata e agorafobica, chiusa nelle sue immense città sotterranee che odia gli Spaziali e che non accetta il ghetto in cui è stata confinata, ma non sa evaderne; questa prima fase si chiuderà con una seconda fase di colonizzazione e, mentre gli Spaziali si chiuderanno nei loro 50 mondi condannandosi all’estinzione, i terrestri si spanderanno nell’intera galassia colonizzandola e creando l’impero. E’ in questa fase che la crosta terrestre verrà resa radioattiva.
Nella seconda fase, l’Impero (Il Tiranno dei Mondi, Le Correnti dello Spazio e Paria dei Cieli), la nuova colonizzazione si è già trasformata nell’impero galattico, i 50 mondi degli spaziali sono stati dimenticati, la Terra, contaminata, è nuovamente ghettizzata dagli Imperiali e i robot sono scomparsi dalla scena. Questo periodo avrebbe meritato un più ampio esame, ma purtroppo sono solo tre i romanzi che lo trattano.
Nella terza fase abbiamo invece la decadenza dell’Impero stesso, la sua dissoluzione ed il sorgere delle Fondazioni che mirano a limitare l’interregno. In questa fase la Terra è dimenticata, è divenuta un mito, una leggenda e solo alla fine riscopriremo che sorte hanno avuto i mondi degli Spaziali (di cui sopravvive il solo Solaria) e la stessa Terra che, ancora radioattiva, ospita i robot che credevamo estinti da millenni.
Quindi un ciclo di ampio respiro che avrebbe potuto essere ancora esaminato e sviluppato in molteplici aspetti, soprattutto nel periodo dell’Impero ed anche in quello della prima colonizzazione degli Spaziali. In questo vasto affresco Paria dei Cieli conclude la seconda fase e prelude a quella più vasta ed emozionante delle due Fondazioni.
Tutti i personaggi sono ben caratterizzati, ma soprattutto è ben tratteggiato l’ambiente sociale in cui si svolge la vicenda, con il suo razzismo di fondo e le sue comprensibili psicosi, molto interessante ad esempio la psicologia alla base del Sessagesimo: la Terra contaminata può ospitare solo venti milioni di abitanti, quindi a 60 anni i vecchi devono esser eliminati con l’eutanasia per far posto ai giovani e il Sessagesimo diventa un rito di rinnovamento accettato e subito dalle sue vittime come male necessario per la sopravvivenza della scarsa popolazione.
(segue)
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I Saggetti del Duca: Paria dei Cieli 2
« Rispondi #6 data: 05 Gennaio 2009, 16:37:58 »
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(seguito)
Schwartz, il nostro sassolino, ha già 62 anni quando si trova proiettato in questo folle futuro, non conosce la lingua, non riesce a farsi capire, non capisce cosa gli sia accaduto e dove si trovi, intuisce però che è ancora sulla terra, i nomi dei luoghi Chica, Washenn, Senlù sono alieni e al tempo stesso familiari, ma quando? La Terra ha perso memoria del suo passato, ma soprattutto ha perso memoria di quel passato da cui Schwartz, vero fossile vivente, proviene. Come reagirebbe uno qualsiasi di noi posto in questa assurda e folle situazione, sapendo tra l’altro di esser condannato all’eutanasia per via della sua età? Schwartz ne è sconvolto, non riesce ad accettare di aver perso il suo mondo, di non potervi tornare e di essere in un certo senso destinato a morte certa, quindi si lascia andare, ma dopo il trattamento con il sinapsi amplificatore, rinasce e decide di combattere non tanto per avere un futuro lui stesso, ma soprattutto per conservare la sua identità di uomo del passa-to e, come tale, si schiera contro il suo stesso mondo, un mondo futuro di cui non accetta le regole impietose, fa fallire il folle piano di sterminio e con il suo intervento salva i mondi dell’impero dal piano diabolico di Balkis.
Grazie a lui Balkis verrà smascherato e sconfitto, la Terra non sarà macchiata da un crimine odioso ed anzi si tenterà di ripagarla rendendola di nuovo abitabile eliminando il terreno radioattivo (il fatto che in Fondazione e Terra il pianeta sia ancora radioattivo ci fa capire che il piano non funzionerà e col tempo la Terra verrà definitivamente abbandonata e dimenticata, diventando solo una vaga leggenda a cui solo pochi studiosi credono).
Dopo quasi sessant’anni questo romanzo è ancora una piacevolissima lettura e si perdona di buon grado sia l’errore dell’abitabilità del pianeta radioattivo sia la chiara ispirazione al periodo della dominazione romana della Giudea, cui sono ispirati i personaggi stessi del romanzo (il procuratore Ennius ad esempio adombra chiaramente Ponzio Pilato).
Asimov non è il mio autore preferito, personalmente preferisco una fantascienza con il respiro della saga poetica (come Cordwainer Smith. Leigh Brackett, Clifford Simak...) pur tuttavia non posso negare che di Asimov ho letto tutto innumerevoli volte e sempre con un certo piacere, insomma è un tipo di narrativa che non stanca, non è tediosa, non è zeppa di infiorettamenti pseudo scientifici da Reader’s Digest (come in Van Vogt), non si disperde in contorcimenti narrativi degni di un nastro di Moebius impazzito ma segue una trama lineare, comprensibile e ricca di veri colpi di scena e di credibili ambientazioni culturali e sociali. Asimov non ha bisogno di ragni filosofi o alieni mostruosi per costruire le sue trame, gli basta l’uomo, con i suoi difetti, le sue strutture sociali, politiche e religiose, specula su queste e con esse costruisce il suo universo tanto più credibile, quanto più è umano e rispondente quindi ad una speculazione di tipo socio-culturale. Non vi sono supe-ruomini o immortali in Asimov, ma uomini, con i loro limiti ed i loro sogni, con le loro fobie ed i loro piccoli eroismi e per questo riusciamo meglio ad immedesimarci nel sarto Schwartz piuttosto che in Hedrock, a lasciarci coinvolgere dall’Impero di Trantor piuttosto che dall’Impero Isher e a lasciarci intrigare dai suoi robot piuttosto che dai negozi d’armi, ma soprattutto dalle sue trame che letterariamente sono anche di buona qualità e non richiedono sforzi penosi di memorizzazione.
Van Vogt e Asimov sono due fasi di evoluzione della fantascienza moderna, Van Vogt chiude il periodo d’oro, con i suoi inutili orpelli e vagheggiamenti che mirano solo a stupire e non sono minimamente credibili, Asimov invece parte da quello stesso periodo d’oro e, sia pur rimanendovi legato per motivi affettivi, lo supera contribuendo a sdoganare la fantascienza da letteratura popolare di nessun valore a letteratura in evoluzione, ma basata sull’uomo e non più su improponibili ed inaccettabili alieni.
Insomma un romanzo questo da conoscere, da leggere con piacere ed accettare persino nel suo gap di ambientazione, dato che in realtà è un tassello indispensabile per un ciclo di più ampio respiro che resta tutt’oggi il più noto ed amato della fantascienza moderna, assieme al ciclo di Dune di Herbert, al ciclo del Fiume di Farmer, della Strumentalità di Cordwainer Smith e della Storia Futura di Heinlein.
Significativo il fatto, infine, che Asimov abbia cercato di collegare in un unico ensemble la sua narrativa, non più vista come romanzi indipendenti e a se stanti, come nel periodo d’oro, bensì come una saga che dai racconti di I Robot si snoda sino a Fondazione, non escludendo nemmeno ro-manzi atipici come La Fine dell’Eternità che, nel suo finale, presuppone il ciclo stesso dell’universo futuro asimoviano integrandosi in esso come alternativa rifiutata del divenire.
Paria dei Cieli è quindi il primo vero tassello in questa armoniosa costruzione e, oltre ad essere di piacevole lettura, racchiude in se tutti quegli spunti che saranno poi ampliati e sviluppati nelle opere successive trasformandosi in un ciclo ampio ed articolato.
                                                                                                          Duca Lucifero
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I Saggetti del Duca: Paria dei Cieli 3
« Rispondi #7 data: 05 Gennaio 2009, 16:41:17 »
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Note sulla copertina del n. 20

Copertina:

Indubbiamente assai appropriato il grosso edificio sulle pendici della montagna, con chiario riferimento all’Everest e all’Himalaya dove a sede il palazzo dell’amministrazione imperiale, ma proprio non ci siamo invece con il ridicolo veicolo spaziale assai poco futurista e chiaramente ripreso da quello identico di Preludio allo Spazio. Pur se appropriato il grosso edificio è però assai poco avveniristico, sembra più ispirato da caseggiati popolari e non ci suggerisce minimamente la fastosa residenza dell’amministrazione imperiale descritta nel romanzo. Duole dirlo ma stranamente è assai più pertinente la copertina realizzata 13 anni più tardi dal mediocre Karel Thole che, al contrario, raffigura il momento chiave del romanzo in cui Schwartz viene proiettato nel lontano futuro passando da una Terra tranquilla e serena al pianeta in agonia con il suolo brullo e radioattivo.

La copertina di Caesar, quindi, è abbastanza anonima, più di genere che realmente aderente alla trama: non basta infatti mettere una montagna ed un casermone per richiamare alla mente il romanzo di Asimov e, pur se gradevole, resta inefficace sul piano descrittivo.

Assai belle invece le numerose illustrazioni interne di Jacono che, come di consueto, illustra con tocco sapiente i momenti più significativi della vicenda.


D.L.
« Ultima modifica: 05 Gennaio 2009, 16:42:16 di Duca Lucifero » Loggato
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Re:I Saggetti del Duca
« Rispondi #8 data: 05 Gennaio 2009, 18:51:28 »
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Ciao Duca!
I miei personali complimenti per l'iniziativa e l'eccellente scelta del titolo, davvero simpatico e appropriato: da oggi io e Gundam ci sentiamo meno soli
Condivido in pieno l'esigenza di più spazio per i post, ma credo che l'errore purtroppo sia nostro: un forum non è lo strumento più adatto per lunghe recensioni; io l'ho risolto con schede multiple a puntate o per argomento, ma comunque quando inizio a scrivere devo mantenermi entro certi limiti, pena anche la leggibilità... non ti dico l'1nc@77@7ur4 quando dopo aver scritto per più di un'ora il post su Lovecraft l'ho inviato per vedermi rispondere che era troppo lungo e senza avere la possibilità di recuperare quanto avevo scritto E' stato un momento di infinito pathos che non amo ricordare ed è anche stato quello in cui la mia rubrica è andata più vicino alla sua fine... da allora prima del post copio tutto su un foglio word che poi conservo per... ma questa è un'altra storia
Venendo ai libri posso dirti che "Pària dei cieli" non l'ho mai letto, "Cristalli sognanti" invece si e, come ho avuto modo di dire in un altro recente post, non ne conservo un ottimo ricordo, ma è una vecchia lettura che ho in canna ed entro il 2009 verrà riletto con la dovuta attenzione e poi "sparato"...
Intanto tu continua così che vai forte!
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Re:I Saggetti del Duca
« Rispondi #9 data: 05 Gennaio 2009, 19:19:40 »
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Grazie Maxpullo in effetti ho voluto evitare di fare un clone della tua rubrica ed ho invece tentato la strada del saggetto che tutto sommato tanto etto non è dato che uno dei prossimi dovrò dividerlo in sei parti!!!

Non sono d'accordo sul fatto che un forum non sia il luogo più adeguato per lunghi testi: il concetto stesso di forum richiama immediatamente saggi, lunghe prolusioni dissertazioni e testi di corposa entità quindi anche un forum internet dovrebbe adeguarsi a questa funzione dato che, tra l'altro, il nostro non è solo un sito di collezionisti, ma anche di lettori e critici.
Ci vorrebbe più spazio quindi e se il forum accetta un'immagine di 500 kb dovrebbe poter reggere un testo di 25kb o poco più.

Metterò i saggetti a puntate, dato che da quel che ho capito il limite si aggira sui 5 kb scarsi e mentre tu esplori le novità, io mi dedicherò prevalentemente ai primi urania, attingendo all'ebook che sto scrivendo sul periodo pre-Fruttero&Lucentini.

Duke

Per Maxnaldo: se non puoi ampliare lo spazio per i post potresti mettere un contatore di caratteri consentiti? E' irritante perdere un lungo post perchè è troppo lungo...
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Re:I Saggetti del Duca
« Rispondi #10 data: 05 Gennaio 2009, 20:45:56 »
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Uellaaaaa!
Il 2009 su UM parte con un pernacchio alla crisi, và che bella rubrica che ci regala il nostro diavoletto
Son davvero contento dei Saggetti, scritti benissimo e con la schiettezza colorita del satanasso rosso.

Mi auguro che il forum regga il peso dei milioni di caratteri che tra il Maxpullo e il Duke si accumuleranno come i debiti degli italiani...

Ma il prode Maxnaldo vigila di sicuro e magari si inventa una qualche diavoleria

A me personalmente piacerebbe vedere un pulsantino da qualche parte delle schede libro che insieme alla trama ti teletrasporti dento un Saggetto del Duke o un Libro di Maxpullo, sarebbe una idea simpatica.

Ancora congratulazioni al Duke!

TRIF

PS: anche io in gioventù sono stato tradito su UM dal maledetto "invio" di un messaggio troppo lungo che il sistema ha disintegrato senza ritorno..., ho distrutto un mouse wireless che non aveva colpe dalla rabbia.
Da quel giorno le cose che scrivo oltre le 5 righe vengono benedette da un salvifico CLTR C con ricetta ripetibile  , prevenire è meglio che curare...
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Re:I Saggetti del Duca
« Rispondi #11 data: 05 Gennaio 2009, 23:31:27 »
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Grazie Duca.
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Re:I Saggetti del Duca
« Rispondi #12 data: 06 Gennaio 2009, 11:08:55 »
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Duca mio, che bello il saggio su Cristalli Sognanti. Mi ha fatto tornare indietro di troppi più anni di quanti vorrei ricordare. Condivido con il trif il sogno di connettere Il Pullo e il Duca con gli Urania interessati alle loro recensioni (non so se è il termine esatto, se è sbagliato chiedo il loro perdono) sarebbe veramente interessante sia per i neofiti che non li hanno letti sia per chi non li ricorda del tutto. Che bello il 2009 comincia veramente bene.
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Re:I Saggetti del Duca
« Rispondi #13 data: 06 Gennaio 2009, 14:12:31 »
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E bravo il nostro Duke.
Ben fatto, ben scritto, leggibile e godibile.
Quasi quasi bello come i racconti della VIta del Trifide.
w.
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Traduttore di: 'Fratello della Nave' di Aliette De Bodard; 'Veritas' di Robert Reed; 'La Stanza delle Anime Perdute' della Rusch. Co-traduttore di 'Santiago' di Resnick; di 'Oggi sono Paul' di Shoemaker pubblicato su Quasar, e di 'Base di Settore: Venice' della Rusch. Nel 2020 di M.D.Rivera 'Nel Buio tra le stelle' e 'Il velo delle stelle'.
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I Saggetti del Duca: Guerra nella Galassia 1
« Rispondi #14 data: 06 Gennaio 2009, 14:20:55 »
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Guerra nella Galassia di Edmond Hamilton (Urania n. 14)

1. Siamo tutti John Gordon...

Siamo tutti John Gordon... non è solo un titolo ad effetto ma è una riflessione molto meditata, ognuno di noi infatti e non soltanto chi ha letto il romanzo di Hamilton, è un John Gordon: tutti abbiamo sognato l’avventura, specie quando la nostra vita era grigia e senza sbocchi, tutti abbiamo sognato una Principessa dallo sguardo ammaliante, anche se poi la vita non ci ha mai permesso di incontrarla nella realtà, tutti abbiamo sognato di essere qualcuno e questo desiderio di potenza nascondeva a fatica la nostra realtà quotidiana fatta di tante umiliazioni e rarissime gratificazioni, specie sul lavoro, tutti, infine, abbiamo sognato di annientare in modo spettacolare le persone ostili che rendevano la nostra vita un inferno...
Insomma Guerra nella Galassia recapitolava simbolicamente tutte le nostre aspirazioni e sogni inconfessati, anche quando eravamo ancora troppo giovani per scontare sulla nostra pelle le amarezze future, in John Gordon vedevamo il nostro alter ego, ciò che avremmo voluto essere, ciò che avremmo voluto fare, ciò che avremmo voluto vivere e, la magia del personaggio è proprio nel fatto di essere uno come tutti noi, un modesto impiegato senza grandi prospettive di carriera, un uomo solo ma con grandi sogni e grandi capacità inespresse, uno insomma onesto ma sfortunato che improvvisamente riceve una misteriosa chiamata e vive una vita cui non avrebbe mai pensato.
E questa nuova vita si snoda in mondi di sogno ed orrore, tra palazzi di fiaba e tremendi pericoli, ma sempre accompagnato, anche nei momenti più tragici da una donna intelligente, bellissima ed innamorata e da un amico sincero pronto anche al sacrificio pur di non tradire la fiducia riposta in lui.
Per questo ci identifichiamo nel protagonista, è simile a noi ma, a diffenza di noi, ha avuto una possibilità di dimostrare il suo valore, la sua lealtà, il suo coraggio, quel coraggio che noi non abbiamo avuto nell’affrontare una vita grigia e che dispiegava le sue ali solo nei nostri sogni ad occhi aperti.
Anche per questo non eravamo gelosi della sua fortuna ed anzi ogni suo trionfo ci riempiva di gioia, come se fossimo noi al suo posto e, al termine del romanzo, la delusione per la sua rinuncia, orgogliosa e leale ci rattristava ma al tempo stesso ci gratificava per aver puntato su un personaggio ricco di qualità e di onestà.
Ma soprattutto in quel finale in cui Lianna stessa lo chiamava per comunicargli che presto sarebbe stato accanto a lei nel suo corpo per vivere con lei nell’universo futuro, noi avvertivamo il fascino di quell’attesa che avrebbe cambiato la sua e la nostra vita.
Il finale era quindi la speranza di un nuovo inizio e nei nostri sogni ad occhi aperti immaginavamo mille nuove esperienze e una vita diversa, non solo per lui, ma per noi stessi.
Ecco perché l’empatia con il personaggio era totale ed un romanzo di fantascienza diventava per noi una parabola esistenziale che nemmeno le amarezze della vita adulta potevano scalfire, in quella magica attesa, in quella sospensione vi erano tutte le nostre speranze e i nostri sogni inespressi.
E poi lei, Lianna di Fomalhaut, orgogliosa, altera, ma innamorata e bella oltre ogni sogno, la donna da noi idealizzata e cercata per condividere un futuro incerto e nebbioso, di lei ci siamo innamorati, giovani lettori e l’abbiamo realmente cercata, pur senza grandi speranze, nel mondo reale in cui entravamo con passo esitante, ritrovandola reale e passionale solo nei nostri sogni notturni o nelle nostre fantasticherie ad occhi aperti.
Ma, pur se questo può sembrar strano, un posto importante spettava anche al nostro nemico, Shorr Kan, un nemico con una sua strana onestà, che rispettavamo e da cui eravamo rispettati, un abile ed intrigante avventuriero che nonostante tutto ci riusciva persino simpatico, nonostante i pericoli in cui finivamo per trovarci a causa sua. La cosa curiosa infatti è che Shorr Kan lo odiavamo meno dell’ambiguo ed infame Chan Corbulo, l’ammiraglio traditore, Shorr Kan in fondo era l’altra faccia della medaglia, eguale a John Gordon ma opposto a lui come il giorno e la notte, essendo entrambi parte della stessa natura, entrambi si compenetravano e comprendevano, pur nella loro contrapposizione, in un unum dialettico. La scena di Shorr Kan morente, infatti, se pur da un lato soddisfaceva la nostra aspirazione di giustizia, da un lato oscuramente ci amareggiava e Hamilton, non a caso, scrivendo dopo ben vent’anni il seguito di questo romanzo fece risorgere il cinico e beffardo avventuriero dandogli un aspetto ben più adatto di simpatica canaglia, in possesso di uno strano senso di onestà.
(segue)
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