Citazione da: npano il 22 Maggio 2013, 00:46:50 Ho un dubbio Ma che l'escatologia sia fondamento stesso della fantascienza non è esagerato? Al limite è uno dei 100 e passa temi della fantascienza. Ma di cosa sia la fantascienza credo si sia discusso molto in passato.
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Ciao npano,
non so se sia esagerato, e non so se ci siano 100 e passa temi. A mio modo di vedere quello è il tema di fondo delle storie più significative, le grandi saghe, le ipotesi sugli universi possibili. Riporto un interessante articolo apparso in una rivista connessa con il meeting di Rimini di comunione e liberazione. Merita la lettura, secondo me. (e se ve lo dice un ateo convinto ...)
Bye.
Sagan
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Quel che la fantascienza illumina
Al di là dell´immaginabile
di Enrico Leonardi
Accompagnata da un corteo di personaggi inquietanti e misteriosi, la Fantascienza approda al Meeting di Rimini.
Qualche anno fa, il fatto sarebbe stato accolto dai più con sorpresa, e forse con una certa diffidenza. Oggi la situazione si è rovesciata: grazie soprattutto a film come Guerre stellari, Alien, Incontri ravvicinati del terzo tipo, E.T., la Fantascienza (Science-Fiction, o, più brevemente, SF o FS) ha conosciuto un "boom" spettacolare, entrando a far parte del bagaglio culturale collettivo. (Il terzo film della serie Guerre stellari ha polverizzato, nella prima settimana di proiezioni negli Usa, il già ragguardevole primato di E.T., facendo incassare ben 45 milioni di dollari).
Il pregiudizio e il malcelato disprezzo
Al di là di questi episodi tuttavia, la FS - soprattutto nella sua forma letteraria - rimane per molti un "buco nero", un vasto campo inesplorato e sconosciuto. Nata in America negli Anni Venti come letteratura popolare, sulla carta grossolana delle "pulp magazines", la FS è stata etichettata per decenni come "paraletteratura", ossia come forma letteraria di second'ordine, indegna di figurare nell'Olimpo dell'arte. Pur avendo cercato di nobilitarsi ascrivendosi illustri antenati (da Platone a Luciano, da Tommaso Moro a Bacone e a Keplero); pur avendo conosciuto, negli Anni Quaranta e Cinquanta, una schiera d'autori di prim'ordine, da I. Asimov a R.Heinlein a R. Bradbury, il pregiudizio e il malcelato disprezzo l'hanno accompagnata per lungo tempo (in Italia il ritardo è stato ancora maggiore).
Solo da poco la critica si è accorta di questo mondo così ricco di problematiche e di suggestioni; nel contempo però il genere si è ampliato a dismisura, inglobando infinite variazioni: Fantascienza ortodossa, sociologica, speculativa, umanistica; Space-opera (melodramma spaziale); Science-Fantasy e Fantasy; "Spada e magia" ecc. (Recentemente un gruppo di critici ed autori italiani, sorto per iniziativa di Inìsero Cremaschi e Gilda Musa, ha proposto il termine "Neofantastico", per abbracciare tutti questi rami del grande albero della moderna "Fiction"). Questo allargarsi a macchia d'olio del genere fantastico (nel quale poi ogni autore ha la sua specificità), mette in evidenza una prima importante sottolineatura: non è possibile parlare di fantascienza come di qualcosa di omogeneo e di compatto; bisogna muoversi in questa galassia di opere e di autori con prudenza, senza voler a tutti i costi fare affermazioni perentorie.
È un dato di fatto, tuttavia, che oggi la fantascienza suscita in molte persone fascino ed interesse, tanto che è legittimo porsi la domanda sul motivo di tale attrattiva. Col critico L. Russo si può rispondere che "... la fantascienza è universo ricchissimo ed affascinante di esperienze culturali; in quanto tale può divenire campo frizzante di ricerche e fonte molto fervida di non banali meditazioni"1. Anche il grande C.S. Lewis, che fu, oltre che ammiratore, autore di romanzi di fantascienza (di lui si ricorda soprattutto la Trilogia spaziale), sosteneva, in una conversazione alla buona con altri due scrittori del ramo, K. Amis e B. Aldiss, che "... buona parte della fantascienza tratta realmente di argomenti molto più seri di quelli trattati dalla narrativa realistica: problemi reali sul destino umano e cose del genere"2. Per comprendere come sia possibile che la fantascienza sia diventata spazio privilegiato per le domande "Da dove veniamo, chi siamo, dove andiamo", occorre riflettere sulle tematiche che la costituiscono.
I quattro grandi temi della fantascienza
"Sono quattro i grandi temi della fantascienza", afferma Pierre Versins in un'intervista a L'umana avventura, "i temi predominanti dai quali discendono praticamente tutti gli altri: il tempo, lo spazio, la macchina e l'uomo... il tema più interessante mi sembra essere quello dell'uomo". Se teniamo ben fermo in primo piano il problema dell'uomo "(La favola parla di te", dicevano gli antichi) e portiamo all'estremo i primi due termini ("tempo" e "spazio"), abbiamo una serie di parole come: "origine, destino, infinito, eterno, immortale ... "; chi scorra i titoli di una collana di fantascienza s'accorge della ricorrenza di questi ed analoghi concetti. In un contesto del genere, più facilmente possono sgorgare le domande assolute sulla vita dell'uomo e del cosmo (non dice il Salmo 18: "Narrano i cieli la gloria di Dio/l'opere sue proclama il firmamento"?).
In molta fantascienza vibra sicuramente quello che si può definire il "senso religioso naturale": nello stupore per l'immensità del creato; nell'istanza di felicità che, soprattutto agli inizi, viene affidata ingenuamente al progresso scientifico; nell'attesa di una salvezza che l'uomo non si può dare (e che di solito viene quindi dalle stelle, come negli Incontri ravvicinati di terzo tipo di S. Spielberg, o ne La casa dalle finestre nere di C. Simak); nella tematica dell'Altro che spesso è metafora del "Totalmente Altro", del Mistero (si vedano Solaris di S. Lem o Incontro con Rama di A. Clarke); nella percezione di qualcosa che è nascosto dentro e sotto la realtà quotidiana, e che apre orizzonti inattesi (una "Presenza misteriosa", come in 2001: Odissea nello spazio di A. Clarke).
A un occhio attento sono tuttavia evidenti sia i limiti che le ambiguità con cui, in molti casi, tali tematiche sono trattate. Lo spunto d'interesse tuttavia è l'apertura della domanda: la risposta può essere banalmente deludente (come nei Costruttori di Universi di P.J. Farmer), o addirittura orgogliosamente prometeica (come ne L'ultima domanda di I. Asimov, dove un gigantesco calcolatore scopre il modo di "creare di nuovo" l'Universo ormai paralizzato dall'entropia).
Domande sullo scenario cosmico
Anche qui le generalizzazioni sono pericolose; d'altra parte la fantascienza è un genere eminentemente "storico", che rispecchia le caratteristiche dell'epoca che la produce. Così l'agnosticismo e lo scientismo moderni portano il "senso religioso naturale" a degenerare in gnosi, o in manicheismo, o in idolatria, o in ribellione contro Dio. Rimane il fatto che, sullo scenario cosmico, le domande affiorano con insistenza. Un esempio di questo rapporto privilegiato della fantascienza con le domande fondamentali dell'uomo è il tema del destino.
La parola "futuro" è uno dei nuclei attorno a cui si polarizzano gran parte delle storie fantascientifiche, e dire "futuro" è dire "destino dell'uomo". La cosiddetta "fantascienza escatologica" è una specie estremamente ricca e complessa; ecco come Ursula K. Le Guin ha descritto le variazioni sul tema: "L'umanità invecchia, si autodistrugge, si riscatta, si rimpiazza, trascende se stessa, ritorna alla bestialità, diventa Dio"3.
In generale, la visione che la fantascienza ha del futuro dell'uomo è piuttosto cupa ed inquietante: se si eccettuano utopie tecnologiche o sogni di immortalità e di onnipotenza (che giungono, come in "Evensong" di L. Del Rey, ad immaginare una usurpazione del potere di Dio da parte dell'uomo), le parole che definiscono il Futuro possono essere queste:
- de-evoluzione (come il City di C. Simak, in cui dapprima i cani, e poi le forrniche prendono il posto della razza umana);
- distopia (o utopia negativa: si vedano i famosissimi Il mondo nuovo di A. Huxley o 1984 di G. Orwell: descrizioni di società crudelmente totalitarie, angosciosamente onnipervasive);
- meccanizzazione (un mondo dominato dai robot, dove anche l'uomo diventa una macchina, come in Distruggete le macchine di K. Vonnegut);
- apocalisse (dove si consumano le paure per l'olocausto nucleare; questo tema è trattato con ricche implicazioni religiose, ad es. da R. Benson ne Il padrone del mondo e da W. Miller in Un cantico per Leibowitz).
I superstiti del fungo orribile
Non possono sorprendere queste terribili profezie: lo sguardo sul futuro porta alle estreme conseguenze i germi del presente, e gli scrittori di fantascienza si assumono l'ingrato compito di Cassandre sul futuro umano, denunciando il fallimento delle pretese di autosufficienza.
La speranza non abbandona mai del tutto questi panorami di desolazione e di morte; così in Fahrenheit 451 di R. Bradbury una nuova società di uomini liberi è pronta a rinascere sulle rovine atomiche.
In Un cantico per Leibowitz il cielo accoglie i superstiti del fungo orribile, "volto di Lucifero":
L'ultimo monaco, nell'entrare, si fermò nella camera stagna. Rimase ritto sul portello aperto e si tolse i sandali.
"Sic transit mundus", mormorò, guardando verso il bagliore. Sbattè le suole dei sandali una contro l'altra, per toglierne la polvere. Il bagliore inabissava un terzo del cielo. Si grattò la barba, gettò un ultimo sguardo all'oceano, poi indietreggiò e chiuse il portello.
Vi fu un lampo, un riflesso di luce, un gemito alto e sottile che vinceva il suono, e l'astronave si lanciò verso il cielo4.
Il profeta smentito
Ma la vera risorsa per mantenere aperta la strada dell'uomo è non spegnere la domanda: nel racconto Crepuscolo di J. Campbell si narra dello straziante tramonto della razza umana, di qui a sette milioni di anni, per la morte della "curiosità di conoscere".
Finché l'uomo resterà aperto al significato di sé e di ciò che lo circonda - sembra dire Campbell - il crepuscolo non lo avvolgerà nelle sue brume, ed egli potrà dedicarsi, come diceva G.K. Chesterton, a "smentire il profeta" (di sventure), costruendo la verità di sé.
NOTE
1 LUIGI RUSSO, Introduzione a La fantascienza e la critica, Feltrinelli, Milano 1980, p. 12.
2 CLIVE S.LEWIS, Altri mondi, Ed. Paoline, Alba 1969, p. 145.
3 URSULA K. LE GUIN, La fantascienza e la signora Brown, in "La Collina" n. 3, Editrice Nord, Milano 1982, p.17.
4 WALTER MILLER JR., Un Cantico per Leibowitz (A Canticle for Leibowitz, 1959), SFBC, Piacenza 1964, p.425.