Il primo autore italiano a scrivere una saga celtica di "spada e stregoneria", tra guerrieri indomabili, belle principesse, tragedie truculente, giuramenti eroici, maledizioni incombenti, ghiacci, maghi, ninfe, draghi, Wothan, Thor... fu Torquato Tasso

Nel 1587 il poeta scrisse la tragedia Il re Torrismondo, un'idea a cui lavorava da ben quindici anni. La scena, pur in modo abbastanza impreciso, è ambientata nel VI secolo d.C., oscura epoca di passaggio dopo il crollo dell'Impero romano. La sede è la Penisola scandinava tra Norvegesi e/o Vikinghi, Svedesi, Goti (gli attuali finlandesi), con accenni a Unni e quant'altro. Guerre, tornei, alleanze, assalti dei pirati tra i fiordi.

Un'opera oggi sconosciuta, eppure - dal punto di vista teatrale - importantissima perché è stato l'unico grande dramma "shakespeariano" scritto in Italia. Pealtro, le fonti storiche a cui attingeva Tasso erano sostanzialmente le stesse su cui si basava l'Amleto.
Sul piano uraniofilo, la sua importanza sta appunto nel ruolo di "precursore" di un genere destinato a fare fortuna solo molto tempo dopo. Oltre al tema, ci sono dialoghi di una potenza e di una bellezza straordinaria (a parte la "barriera" che per molti può rappresentare il linguaggio cinquecentesco).

Unica pecca, è che secondo me a "rovinare" questo dramma è il titolo. Con tutta la buona volontà, Torrismondo suona proprio poco eroico. Robert Howard aveva un talento mooolto più spiccato per i nomi: Kull, Bran Mak Morn, Conan il Cimmerio...
Ma - come insegna Il re Torrismondo - l'importante è OSARE.