Trovo incommentabili le parole di Bonelli: lasciano trasparire una superficialità di giudizio notevole, proveniente per altro da uno troppo preso a copiare storie da decine di anni, abusare di clichè superati da tempo, vendere fumetti spesso insufficienti graficamente o a livello di sceneggiature...
Diamo pure qualche merito a una scuola che ha radici poste centinaia di anni fa, che crea fenomeni di costume praticamente ogni anno, che sa ricrearsi continuamente un nuovo seguito di appassionati...
Non scambiamo la difficoltà di conoscenza del mezzo (perchè si legge "al contrario" per esempio) con una sua pochezza visiva tutta da dimostrare: ancora bisogna sdoganare del tutto i "giornaletti" e ci mettiamo a fare la guerra tra poveri...
Il manga va preso per quello che è: un calderone più che immenso dove finisce tantissima spazzatura, ma anche opere monumentali e fondamentali per i generi di riferimento (uno su tutti Akira per la fs).
Il sorpasso sugli americani è dato principalmente dal fatto che i manga coprono ogni genere e ogni tipo di pubblico, così come scritto nell'articolo, ma anche dall'effetto traino di anime, gadget e quant'altro, in un modo (questo si) americano di mercificazione del prodotto artistico.
Inoltre penso abbia rilevanza anche l'aspetto che li distingue dalle altre scuole del fumetto: i manga FINISCONO! Per quanto siano amati i personaggi, per quanto alcune storie (Dragonball su tutti) vengano tirate avanti il più possibile, prima o poi le vicende dell'eroe di turno si concludono,lasciando si un pò d'amaro in bocca ai fans, ma se non altro evitando quello che sto brevettando come "effetto Bonelli" (cioè l'effetto di chi compra, detesta leggere sempre la stessa storia, ma continua a comprare solo per "affetto").
F.