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Home Forum | UraniaMania Forum... | Collabora con UraniaMania | Discussione: Una Fiaba per Natale «prec succ»
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  Autore  Discussione: Una Fiaba per Natale  (letto 884 volte)
doralys


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Una Fiaba per Natale
« data: 24 Novembre 2006, 18:11:32 »
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Il nostro infaticabile Gundam70 ha risposto al mio appello ed ha scritto una fiaba di fantascienza per noi.
L'ha testata sulla sua bimba di tre anni la quale dopo essersi regolarmente spaventata ha voluto sentirla di nuovo, quindi pare proprio che il nostro amico ci abbia azzeccato!
eccola qui di seguito:

Il viaggio di Clara nella realtà alternativa

Di Gundam70


C’era una volta in una galassia lontana lontana, un teletrasporto molto particolare che scambiava i bambini buoni per il solo giorno della vigilia di Natale, da una realtà ad un'altra realtà.
Questa è la storia di Clara, una bimba buona ma un po’ monella, come tutti i bambini di 7 anni possono essere.
Faceva tribolare la mamma perché non voleva mai finire di mangiare il suo pasto.
Non voleva fare i compiti perché preferiva vedere i cartoni animati alla TV.
E quando doveva uscire, non era mai pronta ma diceva: ”…un attimo!”

Un giorno, la vigilia di Natale, mamma e papà spiegarono alla piccola Clara che aveva la possibilità di usare questo teletrasporto magico che da questo mondo l’avrebbe scambiata con una Clara di un’altra realtà possibile.
Le spiegarono che nell’altro mondo avrebbe trovato le stesse cose, gli stessi genitori e gli stessi posti, ma che funzionavano in modo diverso.
A lei l’ebbrezza di scoprire in cosa erano diversi.
Il tutto sarebbe durato solamente 24 ore e poi magicamente sarebbe ritornata a casa nella sua realtà.
Nel frattempo mamma e papà avrebbero ricevuto la Clara dell’altro mondo reale.

Agli inizi non era molto convinta della cosa,  ma aveva sentito dalle sue compagne di scuola di questi viaggi e ognuna di loro aveva raccontato storie così fantastiche che la spinsero ad accettare di fare questo scambio.

Mamma e papà la portarono quindi in questo negozio di teletrasporto solitamente usato per spostarsi in località di villeggiatura. Ma questa volta andarono in una sezione diversa dalle altre. Era la sezione di teletrasporto nei vari mondi di realtà alternative.
Le diedero un bacione di saluto e la misero sulla pedana.
Usciti dalla stanza del teletrasporto, Clara si guardò attorno e aspettò che succedesse qualcosa.
Sentì un fischio fortissimo e la luce divenne bianchissima e poi….. tutto tornò normale.
Non era successo nulla?
La porta si aprì ed ecco mamma e papà entrarono.
Solo che erano verdi!
Per intenderci erano vestiti esattamente come prima ed erano proprio loro, ma le mani e la faccia erano di colore verde e…. profumavano di strano. Profumavano di mandorle.
I nuovi mamma e papà la salutarono con affetto esattamente come i suoi genitori.
Le spiegarono che anche loro avevano mandato una piccola Clara tutta verde dai suoi genitori nel mondo reale, e che fra un giorno sarebbero rientrati ognuno alle loro rispettive famiglie.

A casa tornarono a piedi, e le strade i palazzi e le auto erano tutti uguali. Ma  in giro non c’era nessuno.
La città era deserta.
Clara chiese come mai di ciò e mamma e papà spiegarono che li ogni famiglia aveva i turni di libera uscita da rispettare, fissati in modo tale che nessuno si potesse incontrare arrecandosi reciproco fastidio.
La spiegazione non è che la convinse più di tanto, ma la sua mamma le aveva detto che avrebbe trovato delle cose strane in questa realtà, e quindi l’accettò per buona.

Arrivata a casa, contenta di trovare tutto esattamente come prima, subito corse nella sua stanza per vedere cosa avrebbe trovato. C’era la televisione!
“Bene” disse Clara. “Vediamo cosa trasmettono qui”. Ma accesa la tele, vide solamente dei pesci che nuotavano in un acquario elettronico. Anche cambiando canale, non succedeva nulla, o meglio, cambiavano i colori dei pesci nell’acquario, ma non l’immagine.
“Mamma?? – disse Clara – la televisione non funziona.
-   Cos’è un televisore? -  chiese la mamma verde.
Clara spiegò cosa era il televisore nel suo mondo e la mamma disse che da loro non esisteva nulla del genere da loro.
-   Che strano! -  Pensò Clara.

Nel frattempo aveva iniziato ad avere fame, allora Clara si portò in cucina ma anche qui le sorprese l’aspettavano. Nella dispensa trovò solo contenitori trasparenti con pillole e tavolette.
Aprì il frigorifero, o meglio quello che a casa sua era il frigorifero. Ma trovò invece libri e riviste.
“Mamma?” – disse Clara – “Ho fame! Non c’è niente da mangiare in questa casa?”
“Ma certo cara – disse la mamma.  - Trovi le tavolette energia Uno in quel barattolo. Se invece hai più fame ci sono le pillole di energia Due e per la cena e pranzo le barrette di Energia Tre. Scegli in base a quanta fame hai, mandi giù ed il gioco è fatto! –
-   Cos’è questa roba? – disse la bimba. – Io voglio qualcosa da sgranocchiare tipo cioccolatini o merendine, focacce o biscotti. –
Ma la mamma non sapeva a non capiva di cosa parlava. Nella loro realtà tutti gli apporti di energia avvenivano tramite pillole o tavolette. Nulla di quanto spiegato da Clara avveniva da loro.
Stufa, prese due pastigliette di Energia Uno, ma mandatole giù non sentì nessun beneficio.

-   Voglio giocare - disse Clara.
Mamma la portò in sala e le accese una console mettendole un gioco da maschietti tutti verdi che dovevano colpire una palla e fare canestro con i piedi.
Che gioco stupido – pensò la bimba. Passato un po’ di tempo però si stufò e lasciò stare.
-   Non ci sono i miei giocattoli? Nella mia realtà li tenevo in uno scatolone vicino al letto. –
-   Non so di cosa parli – disse la mamma. Qui si gioca solo così senza usare oggetti veri o reali.

Diciamo la verità: la nostra Clara iniziava a stufarsi di questa realtà alternativa.
A lei non era andata così bene come altri avevano raccontato e cosi’ non vedeva l’ora di rientrare nella sua realtà. Guardò l’orologio appeso in cucina e per fortuna vide che erano già passate 10 ore dalla sua partenza.
Ma aspetta un attimo! L’orologio aveva tre lancette. Una per le ore, una per i minuti e una ferma sulla parola “mattina”. Negli altri 3 quadranti compariva la scritta Pomeriggio, Sera, Notte.
-Mamma? – disse Clara – Che strano orologio è quello?-
- Cosa intendi per strano? – La mamma le spiegò che da loro una giornata era composta da quarantotto ore. Più precisamente di dodici ore per ognuna delle quattro parti del giorno.
- Aiuto! – Disse Clara -  Vuoi dire che devo stare qui ancora altre trentasei ore? –
- Beh! Tutto sommato trentasei ore passano in un attimo – Disse la mamma.
- Nooo - Iniziò a piangere la piccola Clara. – Voglio tornare a casa dalla mia mamma!
- Perché? – Chiese la mamma verde -  Non ti trovi bene qui con me?
Ma la bambina piangeva e piangeva. Anche la mamma verde iniziava a pensare che da tutte le realtà possibili a lei era arrivata una Clara troppo strana.
Così la mamma mossa anche da compassione decise di portarla con parecchie ore di anticipo al negozio del teletrasporto per rimandarla a casa sua nella sua realtà.

Arrivati al teletrasporto, la bimba ancora piangendo Salì sulla pedana e una volta fuori tutti, sentì di nuovo il fischio acuto e la luce divenire intensissima.

Si aprirono le porte ed ecco entrare la sua mamma. Ed era rosa. Era la sua mamma vera.
La piccola Clara le corse in contro piangendo e ridendo e tenendola stretta stretta le disse che le voleva bene e che si sarebbe comportata bene per sempre.

Tornati a casa trovò tutte le sue cose al loro posto. Il cibo nel frigorifero, i giocattoli nei suoi contenitori, la televisione che funzionava correttamente.
Era una benedizione.
Il giorno dopo a Natale, le regalarono nuovi giocattoli ed un libro che parlava di luoghi in realtà alternative. Aspettò di non essere vista e quindi cestinò il libro e si tenne i giocattoli.
Ma mantenne le sue promesse, si comportò da brava bambina, mangiando tutti i suoi saporitissimi pasti e ubbidendo ai suoi genitori.

Gundam70.

appena ripristinata la libreria virtuale la troverete in PDF, anzi se qualcuno vuole illustrarla con disegni si faccia avanti!
Scommetto che ci sono un sacco di artisti della matita tra di noi.

Dory
« Ultima modifica: 26 Novembre 2006, 12:06:31 di doralys » Loggato
doralys


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Re:Una Fiaba per Natale
« Rispondi #1 data: 25 Novembre 2006, 08:53:54 »
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ed ecco il contributo di Den Heb!

Alle Stelle e ritorno

      C'era una volta un bambino molto curioso. Voleva sapere il come e il perché di ogni cosa e teneva gli occhi rivolti al cielo tutte le volte che poteva. Guardava le stelle e non si accontentava mai delle risposte che gli davano papà e mamma. "Si, ma cosa sono le stelle? Come le hanno fatte? Come sono state messe lì? Come fanno a non cadere?". Chiedeva sempre tutte queste cose ed altre ancora e le spiegazioni non gli bastavano mai. Il suo più grande desiderio era quello di stare sul balcone di casa, in braccio alla mamma, a contemplare le sue amate stelle. Non sempre ciò era possibile e in alternativa si accontentava di scrutare il cielo attraverso i vetri della finestra della sua cameretta.
      Una bellissima sera d'estate mentre era intento a guardare l'incomparabile spettacolo della via lattea, in modo spontaneo quanto veloce, puntò il suo piccolo dito indice della mano destra in direzione di una stella e disse forte: "Voglio andare lì vicino a guardare cosa c'è ma se non mi piace voglio tornare subito qui". Immediatamente scomparvero tutte le stelle che guardava, non c'era più la sua finestra e niente di tutto ciò che conosceva. Si trovava in uno strano posto tutto sabbia, c'era sabbia dappertutto. Cercava il mare ma non c'era che sabbia e fin dove il suo sguardo arrivava. C'era inoltre poca luce. Ebbe tanta paura e cominciò a piangere ma quasi immediatamente la sua innata curiosità ebbe il sopravvento. Alzò gli occhi al cielo e la paura tornò improvvisa: alti nel cielo c'erano due oggetti quasi simili al sole, uno che emanava una fioca luce arancione e l'altro più piccolo e quasi nero. Quel posto non gli piaceva e subito disse gridando: "Voglio tornare a casa". Immediatamente si ritrovò nella sua cameretta e con tutte le cose che conosceva.
      Subito la curiosità tornò in lui improvvisa e di nuovo puntò il suo piccolo dito in una direzione diversa dalla prima e disse: "Voglio andare lì vicino a guardare cosa c'è ma se non mi piace voglio tornare subito qui". Si ritrovò in un posto completamente diverso dal primo. C'era una strada davanti a lui e c'erano delle case basse molto piccole e delle cose che spuntavano dai lati della strada e che sembravano alberi ma non potevano essere alberi perché erano gialli, gialli come le case, come le strade e come tutto ciò che vedeva. Alzò gli occhi al cielo e vide, attraverso le nuvole, il sole che era enorme, molto più grande di quello che conosceva. Fu costretto ad abbassare lo sguardo perché gli occhi gli facevano troppo male e si mise a gridare e si affrettò a dire: "Voglio tornare a casa". La sua finestra era come l'aveva lasciata; le stelle erano sempre sopra la sua testa e la mamma era sempre in cucina a preparare la cena.
      La paura gli passò e come sempre la curiosità di vedere cose nuove ebbe la meglio. Puntò il dito verso una stella piccolissima, appena visibile, proprio davanti a lui, molto bassa nel cielo: "Voglio andare lì vicino a guardare cosa c'è ma se non mi piace voglio tornare subito qui". Questa volta ebbe l'impressione che il gioco non avesse funzionato perché ciò che lo circondava era molto simile al parco dove il padre spesso lo portava. C'erano alberi verdi e stradine, tantissimi viottoli e sentieri tortuosi da tutte le parti. Ma non c'era nessuno. Ma no... là in fondo c'era qualcosa... C'era un... orsacchiotto. Gli venne in mente un orsacchiotto perché somigliava vagamente a quello che lui aveva nella sua cameretta ma questo si muoveva ed era più piccolo e... veniva verso di lui... Si fece forza, decise che questa volta sarebbe stato più tempo in quel luogo. L'orsacchiotto oramai era vicino a lui e faceva degli strani versi. Ogni tanto si fermava, piegava la testa da un lato e stava zitto. Era come se volesse chiedergli qualcosa. Si fermò vicinissimo a lui e il bambino non resistette alla voglia di toccarlo con la sua piccola mano. La pelle era morbida e il pelo liscio e piacevole al tatto. Ci giocò un poco. Il bambino intravide altri movimenti dietro quel suo amico e si accorse che pian piano altri di quegli esseri si avvicinavano a loro. Erano tantissimi, arrivavano molto lentamente ma da tutte le parti. L'orsacchiotto smise di giocare con lui e cominciò a litigare con alcuni dei suoi simili e non smetteva di emettere quegli strani suoni diventati striduli. Sembrava volesse difenderlo. Altri orsacchiotti l'aiutavano, erano una decina che si erano messi tra lui e la marea degli altri che si avvicinavano minacciosi. Le unghie di un assalitore riuscirono a filtrare attraverso i difensori e gli sfiorarono una gamba. Il primo orsacchiotto non si muoveva più e il bambino si convinse che fosse morto. La paura ebbe il sopravvento sulla curiosità e urlò: "Voglio tornare a casa". La sua casa e le stelle sopra la testa lo accolsero.
      La mamma lo chiamava per la cena. Ancora spaventato si toccò la gamba: i suoi pantaloni erano strappati all'altezza del colpo ricevuto di striscio dall'orsacchiotto cattivo e sotto si vedevano i segni dei graffi delle unghie. Decise di non dire niente alla mamma: non l'avrebbe creduto; nessuno l'avrebbe creduto. Promise a sé stesso di studiare ed essere un bravo scolaro e di trovare il modo, da grande, di tornare in quei luoghi tanto strani che aveva visto per così poco tempo.
            Den Heb
« Ultima modifica: 26 Novembre 2006, 12:07:44 di doralys » Loggato
pugna

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Re:Una Fiaba per Natale
« Rispondi #2 data: 26 Novembre 2006, 01:45:48 »
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Ruggine!

FAVOLE  FS

C’era una volta una bella famiglia:  tutti erano buoni e tutti si volevano tanto bene. Erano in dieci : padre, madre ed otto figli che si chiamavano semplicemente con i numeri da uno ad otto. Il padre di nome Amotua era cieco dalla nascita mentre la madre Anitobor, era ceca seppure ci vedesse benissimo. Tutti lavoravano sempre ventiquattr’ore al giorno. Tutti i sette giorni della settimana, tutte le cinquantadue settimane e tutti i dodici mesi dell’anno: solo nell’anno bisestile si fermavano tutti per la visita di controllo per evitare guai con la legge fatta apposta per loro per evitare malattie pericolose. Ma un giorno, improvvisamente, venne un temporale d’immani proporzioni: piovve tanto che allagò in ogni dove. Però, per fortuna, durò solo un giorno e tutti poterono ritornare alle proprie abitazioni per passarvi la notte. Anche la bella e buona e tanto laboriosa famiglia fu colpita dalla calamità di breve durata ma sopravvisse e come tutti andarano a riposare nella propria abitazione. Erano stanchissimi e si addormentarono di colpo senza neppure accorgersi dei panni ancora umidi che indossavano. E non si svegliarono più: li trovarono tutti arrugginiti ed immobili come automi robotizzati! Alcuni pensarono che il troppo lavoro può sicuramente anche mietere vittime, mentre altri dissero che è letale, specie per i bambini, addormentarsi con gli abiti umidi di pioggia: fattostà che in seguito fu promulgata una legge che metteva al bando la ruggine da tutto il paese e tutti vissero felici e contenti per tanti e tanti anni! Ma un giorno la rug…..però questa è un’altra favola e solo per UManiaci di UraniaMania!    Cordialità  da un’Anonimo..
« Ultima modifica: 26 Novembre 2006, 18:23:21 di doralys » Loggato
MA SI, SPINGO L'UMANO!
doralys


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Re:Una Fiaba per Natale
« Rispondi #3 data: 26 Novembre 2006, 09:19:24 »
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grazie Pugna per la tua favola, ma siamo in attesa del  
Il Ritorno della Ruggine, visto che è una favola per noi UManiaci!
:-*
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doralys


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Re:Una Fiaba per Natale
« Rispondi #4 data: 01 Dicembre 2006, 08:06:22 »
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La Terra del Sogno

C’era una volta, tanto tanto tempo fa una Strega cattivissima e pasticciona che viveva in un regno dove nessuno si voleva bene. Gli uomini litigavano per una sciocchezza le signore si accapigliavano per un niente, persino i bambini erano disubbidienti e discoli  e tutti erano scontenti e tristi.  Un bel giorno, mentre camminava per strada,  irritata perché la sua scopa-jet aveva deciso di far sciopero, la strega, si chiamava Silya, si scontrò con un ometto dai capelli lanuginosi e dallo strano e inquietante sorriso. Scartò l'idea di trasformarlo subito in rospo perché prima aveva voglia di prendersi gioco di lui, quindi, con un falso sorriso, si scusò e si mise a chiacchierare con lui.

L'omino era uno scienziato che dopo lunghi anni di studi aveva inventato una macchina che lui chiamava “macchina del nonsò” perché neanche lui aveva avuto il coraggio di provarla e non sapeva cosa facesse. La strega che era anche molto curiosa volle vederla quindi con mille moine si fece accompagnare nel laboratorio del professore.  La “macchina del nonosò” assomigliava ad una bicicletta senza ruote con tanti fili e lucine dappertutto e Sylia pensò che una bicicletta con qualche piccola modifica magica avrebbe potuto sostituire la sua scopa in sciopero quindi pensò di rubarla.  Lanciò un sortilegio di morte sul povero inventore, ma si sbagliò e invece di dire  - abbaracradà disse abbracadà col risultato che lo scienziato cadde in un sonno profondissimo e lei,  ne approfittò per salire sul sellino e pigiare il grande bottone rosso con su scritto VIA.

Immediatamente Silya si trovò in mezzo ad una nebbiona rosa che però si diradò in pochi istanti e quando si guardò intorno vide che era arrivata in un posto bellissimo!

Mentre nel suo mondo il cielo era sempre grigio e la gente triste qui splendeva il sole, i prati erano fioriti di mille margheritine bianche e profumate e c’era un via vai di persone vestite con lunghe tuniche bianche che passeggiavano nei prati sollevati di venti centimetri da terra leggendo libri o conversando amabilmente tra loro.

Silya si avvicinò curiosa e tutti quelli che la videro si affrettarono ad avvicinarsi salutandola  con calore e dandole il benvenuto nella Terra del Sogno.

In quel posto tutti erano cortesi, si salutavano ogni volta che si incontravano, conversavano di tanti argomenti ed era uno spreco di - per favore - si figuri -  grazie –  prego, non c’è di che. Silya venne a sapere che la Terra del Sogno era governata da un buon Re che esaudiva tutti i desideri dei suoi sudditi e che aveva un figlio, bellissimo e coraggioso che ogni tanto partiva per combattere draghi e tornava con i tesori che i draghi, come si sa, custodiscono.

Beh, la strega come ho detto era cattivissima e tutto questo miele non le andava giù, stava quasi per strozzarsi! Allora pensò di lanciare un’ incantesimo sul regno felice. Detto fatto cominciò a ripassare tutti quelli che aveva studiato quando era apprendista dell’Arcimago Perfidius ne trovò uno che faceva al caso suo... un sortilegio di litigiosità che avrebbe fatto accapigliare tutti quei melensi abitanti della Terra del Sogno. Si mise all’opera e con ali di farfalle, code di lucertola e polvere di mummia (tutte cose che aveva nella sua bisaccia) distillò una pozione ambrata alla quale aggiunse un alito di vento e qualche goccia di pioggia del Regno di Sogno; poi recitando una antica formula lanciò nell’aria tutta la pozione che ricadde come pioggia su tutti quanti.

Naturalmente da una strega pasticciona non ci si può aspettare la perfezione, quindi nel recitare la formula che attivava l’incantesimo invece di dire bibidibobidibù aveva detto bidibidobidibù col risultato di rallentare il  tempo che ci voleva a far diventare tutti gli abitanti litigiosi e cattivi.
Ma prima o poi il sortilegio avrebbe funzionato.



Mentre Silya passeggiava nei prati vide arrivare un ragazzo alto, dalla fluente chioma bionda, vestito di seta azzurra e con un sorriso da far innamorare... e si innamorò a prima vista. Il principe, perché lui era davvero il figlio del Re la guardò e immediatamente si innamorò anche  lui. Non ci furono molte parole tra loro, passeggiarono fino a sera nei prati fioriti e la sera si addormentarono sull’erba profumata guardando le stelle, mano nella mano.

La mattina Silya si svegliò per prima e aprendo gli occhi vide prima Lui, il suo bel principe e poi si guardò intorno e con orrore vide che l’erba dei prati era avvizzita, gli alberi perdevano le foglie diventate d’improvviso gialle, il cielo era scuro scuro e si sentiva odore di marcio nell’aria.

Ed il peggio era che la gente si stava picchiando di santa ragione, ognuno strillava forte che lui era il più bravo, il più intelligente di tutti e che meritava di essere nominato re, tutti erano diventati litigiosi e sordi alle ragioni degli altri. Anche il suo principe ora era sveglio, ma chissà forse per aver passato tanto tempo vicino alla strega non sentiva gli effetti dell’incantesimo, o forse lui era veramente troppo buono per cambiare come avevano fatto tutti gli altri.
Si mise a correre per dividere due litiganti, ma appena divisi quelli se la prendevano con altri due e lui correva da uno all’altro cercano di appianare le contese, di far ragionare quegli scalmanati e appena finiva un litigio subito ne iniziavano altri dieci.
Alla fine sconsolato tornò da Silya e messe le mani nei capelli cominciò a piangere disperato perché il suo Regno del Sogno stava pian piano morendo e diventava come tutti gli altri posti.
Allora Silya che forse per aver passato tanto tempo accanto a lui aveva perso la sua cattiveria si rese conto di cosa aveva fatto, lo strinse in un abbraccio e pianse insieme a lui.
Si sa che le streghe non sanno piangere, ma quando raramente accade in un attimo le lacrime trasformano la strega in essere umano, senza più poteri di sorta e annullano tutti gli incantesimi lanciati da essa e... quando le prime due lacrime toccarono il suolo tutto immediatamente si calmò, gli uomini stettero fermi, attoniti,  per un pezzo chiedendosi cosa fosse successo, le nubi si diradarono il sole splendette di nuovo e gli uccellini ricominciarono a cantare.
Allora il principe alzò il capo stupito si guardò intorno e con un filo di voce chiese:
È stato un sogno, vero? Solo un sogno!
E lei rispose – si è solo un sogno, solo un sogno... - salendo sulla "macchina del nonsò"  e schiacciando il grande bottone rosso.

:mix/STREGA:
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doralys


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Re:Una Fiaba per Natale
« Rispondi #5 data: 06 Dicembre 2006, 11:33:55 »
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E questo è il contributo, veramente natalizio di Topaziobluit!
Grazie Top! Ci voleva una fiaba scritta da una donna!

Una Fiaba per Federico

Federico era nel suo letto, il papà disteso a fianco a lui, sulla soffice coperta, che la mamma aveva ricamata l’inverno precedente, quando era stata costretta a letto, per un lungo tempo.
“Papà, raccontami una storia diversa, una nuova...” chiese Federico
Il papà sfilandosi gli occhiali e chiudendo il libro colorato delle favole, guardò Federico sorridendo e cominciò a raccontare...

Nella  galassia c’era una stella diversa dalle altre, aveva un bagliore speciale che la rendeva splendente e luminosa. Questa sua caratteristica attirava la curiosità  di molti studiosi, erano affascinati da quella luce che a guardarla bene, sfumava continuamente nei colori dell’arcobaleno. Era un piacere per gli occhi e per il cuore, vedere quel caleidoscopio continuo di colori, dava un senso di calore e di pace lasciarsi coinvolgere da quelle fantastiche luci che incrociandosi permettevano di intravedere seppur sfumate, imagini così fantastiche. Il dottor Manuel Giosef, era uno tra i più grandi scienziati del momento. La stella, lo aveva incuriosito molto, per le sue caratteristiche così speciali. Tant’è che alla fine delle sue ricerche, ogni giorno si fermava per ore a guardare incuriosito ciò che avrebbe visto, quella sera, nel “caleidoscopio di colori”.
- Ti chiamerò Lucente - stava pensando, una sera, mentre la guardava. - Accidenti! Ma?!- Esclamò tra sé e sé. Scostò lo sguardo dalla lente attraverso la quale guardava,  si sfregò gli occhi e pulì anche i suoi occhiali. Ritornò a guardare. Su uno sfondo celeste chiaro, in mezzo a quei colori cangianti,  Giosef vedeva una figura evanescente  che gli sembrava quella di  un piccolo robot; guardò con attenzione, era perplesso! I suoi occhi seguivano i movimenti di quella figura metallica che per le luci intorno appariva argentea. Robot si muoveva lento, i gesti erano  gentili e metodici, stranamente fluidi, aveva quacosa nelle mani, che cercava di mettere su...
- Mio dio- esclamò Giosef.  Non aveva visto male, di fronte a Robot si ergeva una sagoma metallica dai contorni frastagliati, che ricordava un Albero di Natale. Robot stava preparando un albero di natale, come tutti i bambini del mondo! Giosef era commosso,  provava una grande gioia, perché, se come scienziato poteva supporre e studiare altre vite in altri mondi, aveva capito, che  ogni vita  ha dentro di sé una sorta di cuore, anche se metallico o verde o rosso...


Federico  ormai aveva gli occhi chiusi dal sonno, il papà rinforcando gli occhiali e baciandolo sulla fronte volse lo sguardo fuori dalla finestra, nel cielo le stelle erano splendenti ma una... più di tutte!
   Buon Natale!

Topaziobluit


« Ultima modifica: 06 Dicembre 2006, 11:45:45 di doralys » Loggato
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