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  Autore  Discussione: Aspettando Il Trifide - Ripresentazione di Slan Parte 1  (letto 655 volte)
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Aspettando Il Trifide - Ripresentazione di Slan Parte 1
« data: 16 Maggio 2008, 20:51:15 »
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Aspettando Il Trifide (Parte 1)
ovvero come marlow attese a lungo il verbo di kurtz

da bambino erano solo le copertine ad attrarmi: impersctrutabili, sinistre, misteriose. vi campeggiavano titoli astrusi che suscitavano nella mente un confuso coagulo di sensazioni inarginabili: sgomento, angoscia, paura ed anche una strana eccitazione. a placare quel coacervo di emozioni contrapposte c'erano i fumetti di b.c., contenuti al termine delle storie incorniciate da quei dipinti sinistri, che per qualche istante mi rilassavano rendendomi meno difficile affrontare i mistici affreschi incapsulati in rombi e cerchi che simboleggiavano esoterici varchi per l'infinito. pur non comprendendo a pieno l'ironia delle nuvolette parlanti che mi procuravano tanto sollievo mi divertivo a leggere le avventure degli "omini preistorici" intenti e indaffarati in curiose attività che suscitavano in me la tipica infantile ilarità di un bambino curioso e facilmente affascinabile da tutto quello che non conosce. nei lunghi pomeriggi estivi che trascorrevo in garage, il baule che conteneva quei volumi era il fulcro di tutto un mondo di giochi meravigliosi: non era solo un vecchio baule ma un oggetto impregnato di significanze che andavano al di là del normale sentire. accanto ad esso potevo immaginare di essere un pirata, coraggioso e terribile come long john silver, che avesse dissotterrato un tesoro sull'isola misteriosa di verne e ne esplorasse il contenuto o calarmi nelle vesti di un esploratore giunto nella cripta principale della piramide di cheope e avesse di fronte a sè i resti di un faraone oppure ancora fingermi un novello indiana jones che avesse trovato il sacro graal. il contenuto del baule si prestava agli usi più disparati poichè oltre ai libri misteriosi vi era celato un mobiletto di legno a diversi scomparti, che si poteva aprire e chiudere come un vecchio scrittoio, contenente monete e banconote in valuta straniera, sigari e accendini e altri cimeli da scrivania. era, lo seppi molto tempo dopo, la "cassa" che mio padre usava per il suo lavoro in banca, e che, fino a qualche tempo prima lui doveva portarsi a casa la sera e di nuovo al lavoro la mattina. oramai dismessa e contenente oggetti considerati superflui in casa e valute fuori corso era ai miei occhi parte di un sarcofago di tesori dal valore pressochè inestimabile. essendo fin da piccolissimo cresciuto in una famiglia di "lettori" mi ero sentito narrare le più avvincenti avventure di tutti i tempi: da ventimila leghe sotto i mari al libro della giungla, da il signore delle mosche alle gesta di sandokan e yanez. pur sapendo leggere correttamente consideravo la lettura una questione noiosa e oltretutto i testi misteriosi del baule mi risultavano comunque troppo difficili, al punto che dicevo a me stesso: perchè dovrei perdere tempo a leggerli quando solo dalle immagini e dai titoli posso costruire un'infinità di avventure fantastiche? così viaggiavo sulle navi di pavlov tenendo stretti nella mano i cristalli sognanti, possedevo le armi di isher che usavo per distruggere i trasfigurati, ero un figlio dell'invasione che conosceva il segreto degli slan. non coinvolgevo nessuno nei miei giochi ed ero molto geloso di quel tesoro che avevo dissepolto da solo. a volte venivo sopreso da lui, il deus ex machina, il mio capitano nemo, mio padre, a rovistare nel "suo" scrigno e allora subivo pesanti rimproveri specialmente derivanti dal fatto che "quei libri non erano per me, non erano adatti alla mia età". pur non avendo niente da eccepire in proposito dato che ho sempre nutrito fiducia negli insegnamenti paterni e che comunque quelle figure mi avevano costretto a volte a chiedere asilo, la notte, nel letto dei miei genitori, non protestavo, ma dentro di me mi ripetevo: "che questi libri non siano per me è solo una tua idea! un giorno o l'altro saranno miei! così come il baule!" e prima di addormentarmi studiavo piani e progetti per nascondere il baule e portarlo lontano dove io solo avrei potuto gustarne le delizie.

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