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Home Forum | La Fantascienza e gli altri generi... | Urania Mondadori | Discussione: Le uscite di Luglio ... «prec succ»
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  Autore  Discussione: Le uscite di Luglio ...  (letto 17775 volte)
ciccio

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Re:Le uscite di Luglio ...
« Rispondi #105 data: 28 Giugno 2016, 11:07:49 »
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Beh dai qualche sostenitore ce.
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Re:Le uscite di Luglio ...
« Rispondi #106 data: 28 Giugno 2016, 11:08:46 »
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Citazione da: Arne Saknussemm il 27 Giugno 2016, 11:58:08



.visto che sono stato più volte citato ma mai è stato quotato il mio intervento... e visto che nello stesso post dove mi si cita a volte appare "odio", "premio Urania" eccetera... vorrei chiarire che io non ho mai parlto di odio, ne di premi uraniane di urania serie.




Anch'io Arne vorrei chiarire che il termine 'odio' non era certo riferito al tuo discorso.
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Re:Le uscite di Luglio ...
« Rispondi #107 data: 30 Giugno 2016, 12:27:01 »
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Citazione da: galions il 28 Giugno 2016, 11:08:46


Citazione:

Citazione da: Arne Saknussemm il 27 Giugno 2016, 11:58:08



.visto che sono stato più volte citato ma mai è stato quotato il mio intervento... e visto che nello stesso post dove mi si cita a volte appare "odio", "premio Urania" eccetera... vorrei chiarire che io non ho mai parlto di odio, ne di premi uraniane di urania serie.




Anch'io Arne vorrei chiarire che il termine 'odio' non era certo riferito al tuo discorso.


Certo Galions, io non mi reiferivo a nessuno di voi (che avete commentato in queste pagine).
Volevo solo specificare che, chi mi cita trovandosi d'accordo con me, si riferisce ad una mia esternazione relativa ad UCZ e all'ultima uscita di Urania COLLEZIONE. Non ho fatto nessun commento ne su Urania serie madre, ne sui premi italia, tantomeno sugli autori italiani....
...e mi sarebbe dispiaciuto se Dario Tonani (o altri) avesse capito il contrario.
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Re:Le uscite di Luglio ...
« Rispondi #108 data: 06 Luglio 2016, 13:05:51 »
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Non ho ancora trovato un jumbo qui a Roma , voi ??
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J.J.Adams


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Re:Le uscite di Luglio ...
« Rispondi #109 data: 07 Luglio 2016, 15:19:01 »
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Il Millemondi 'Tutti i mondi possibili - Parte 1', uscito questa mattina, si compone di circa 370 pagine ...
Se (e, come direbbe Mina, sottolineo se) si dovesse considerare una foliazione analoga per le due parti successive ... si arriverebbe intorno alle 1100/1120 pagine complessive ... che porterebbero a due volumi di circa 560 pagine ciascuno ... guarda caso più o meno lo stesso numero di pagine del precedente MM 'Le stelle dei giganti' ...

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Re:Le uscite di Luglio ...
« Rispondi #110 data: 07 Luglio 2016, 17:16:12 »
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Citazione da: J.J.Adams il 07 Luglio 2016, 15:19:01

Il Millemondi 'Tutti i mondi possibili - Parte 1', uscito questa mattina, si compone di circa 370 pagine ...
Se (e, come direbbe Mina, sottolineo se) si dovesse considerare una foliazione analoga per le due parti successive ... si arriverebbe intorno alle 1100/1120 pagine complessive ... che porterebbero a due volumi di circa 560 pagine ciascuno ... guarda caso più o meno lo stesso numero di pagine del precedente MM 'Le stelle dei giganti' ...




Vero ma le spese di acquisizione dei diritti sono, senza se, decisamente diverse
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Re:Le uscite di Luglio ...
« Rispondi #111 data: 09 Luglio 2016, 00:58:59 »
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Citazione da: Cletus il 14 Giugno 2016, 10:58:19


Citazione da: Impossibili il 13 Giugno 2016, 22:52:52


Citazione da: ciccio il 13 Giugno 2016, 10:37:13


Citazione da: Impossibili il 09 Giugno 2016, 20:09:34

Condivido quanto scritto da Arne e gli altri ma non mi sento più di scandalizzarmi per le scelte che vengono fatte perché da tempo le cose andavano in questa direzione.

Ad esempio:

1) Cicli pubblicati non in ordine logico
2) Cicli pubblicati e rimasti incompiuti
3) Cicli pubblicati con uscite a distanza di mesi quando non di anni

Naturalmente queste evenienze occorrono contemporaneamente per la gioia dell'appassionato...

4) Italiani francamente illeggibili pubblicati senza quasi editing e dall'altra parte un bel Vinge rimaneggiato.
5) Ristampe, ristampe, ristampe (mi viene in mente una canzone degli Squallor che non cito).

Il tutto apparecchiato con sussiegosità e un po' di schifiltosità nei confronti dei lettori che ne chiedono sacrosantamente ragione.

Così è da tempo, molto tempo.

L'altro giorno ho cominciato a fare la pulizia periodica degli scaffali dove tengo gli Urania e la cosa strana è vedere che Lippi ha pubblicato cose ottime.

Non capisco.


Perché odi cosi tanto gli autori italiani? tra l'altro sei un po' assolutista nelle tue affermazioni, dai quasi per scontato che se una cosa non piace a te non debba piacere a nessuno.


Se per te una critica significa odiare credo che non stiamo usando la stessa lingua.
L'odio (non è che lo dico io) nasce dalla stessa radice dell'amore.
Personalmente non amo gli autori italiani e quindi nemmeno li odio.

Per me il criterio di valutazione degli italiani su Urania è scadente, li si spinge per motivi puramente commerciali (costano meno di un americano o inglese).
Se ti interessa possiamo discuterne in modo più dettagliato il che sarebbe interessante.


Sì, forse sarebbe auspicabile discuterne in modo più dettagliato, così che non appaiano solo come giudizi tranchant, monchi di qualsiasi argomentazione. Mi piacerebbe capire che cosa vuol dire "valutazione scadente" (il "pessimo" è suo, mi pare). E' il Premio Urania che reputa non all'altezza? O gli autori che entrano nella programmazione a prescindere? Qualche differenziazione aiuterebbe a capire, mi scusi. E' davvero sicuro che costino meno di uno scrittore straniero e che la scelta di pubblicare italiani sia improntata a questi supposti "motivi commerciali"? Nella sua logica il risparmio equivarrebbe ad autolesionismo...


Chiedo venia per il ritardo nella mia risposta, ho avuto un mezzo trasloco e pure problemi con la cella TIM.
Per rispondere adeguatamente bisogna fare qualche premessa e ne elencherò alcune tra le più rilevanti per me.

1) Quando muovo una critica parto dal mio "non mi piace" che è una sintesi estrema ma questo è solo un punto di partenza per un'analisi (della sintesi) per andare ad individuare e dipanare i punti che non mi piacciono e che si sono raccolti nel "nodo" del "non mi piace". Questo processo è forse più utile a me che altro perché mi permette di capire che tipo di lettore sono (o sono diventato).

2) Ho un grande rispetto per chi affronta la fatica dello scrivere (ma non di tutti quelli che scrivono perché in giro ci sono entusiasti o presuntuosi "raffazzonieri" che non nobilitano l'arte della scrittura e per quante torte di fango mettano a cuocere non diventeranno cuochi) e non è ovviamente comparabile il "dire" al "fare".

3) Non ho strumenti semiotici o letterari tali da poter delineare la mia critica come sarebbe appropriato quindi uso quello che ho.

4) Partirò da Tonani per due semplici motivi: il primo è che lei (uso il lei per corretta reciprocità) è mio interlocutore diretto, il secondo è che di molti autori italiani di Urania non sono riuscito ad andare oltre le 40/50 pagine al massimo.

In ultimo le dico che la mia critica è basata solo sulla lettura di Infect@, di Cardanica e dell'inizio di Toxic@ e Ascesa al sole di Bart e devo basarmi sui ricordi non avendo sotto mano gli Urania e non avendo sinceramente l'intenzione (e il tempo!) di andare a rileggerli per cercarvi dentro quei passaggi necessari all'esemplificazione puntuale.
Inoltre se le mie critiche le sembreranno ingenerose me ne scuso ma le assicuro che sono del tutto sincere e non motivate da alcun sentimento che mi sono accorto viene attribuito superficialmente quando si tocca quello che capisco essere diventato per molti una forma di totem.
In pratica rispondo alla sua domanda nel modo più onesto che, per la conoscenza che ho di me stesso come lettore e della sf e altra letteratura, mi è possibile, in uno spirito costruttivo anche se sarò "spietato"...

Quando ho cominciato a leggere Infect@ ho avuto la sensazione di una forma di nuovo approccio sia per lo stile che per i temi strettamente connessi allo stile. Il libro mi ha intrigato e mi ha lasciato alla fine un gusto particolare sicuramente inconfondibile. Ho letto poi Cardanica e non mi è piaciuto per lo stesso motivo per cui Toxica mi era piaciuto.
Perché?
Perché quel che era un unicum per stile e temi veniva in sostanza riutilizzato sotto forme diverse per Cardanica. In sintesi mi è sembrato che Tonani imitasse Tonani.
Ho cominciato poi Toxic@ e L'algoritmo bianco e mi sono fermato dopo poche pagine con la sensazione che lei stesse applicando un "pattern" collaudato (e mi rendo conto che come punto d'arrivo deve essere costato lavoro su lavoro perché una forma simile si raggiunge solo in questo modo) ma che a me non convinceva più.
Il continuo insistere sul dipingere mondi di degrado, con ricorso a descrizioni che a me sono parse mutuate da un misto di scenari da videogame e linguaggio ipercinetico di genere fumettistico, il ricorso ad una colorazione "sgargiante" (in senso lato) degli scenari e delle azioni fortemente influenzate (e non poteva essere diversamente) dagli scenari, l'iperbole utilizzata (anche qui necessariamente perché il "tono" generale del quadro lo richiedeva) eccessivamente per un mondo "eccessivo" mi ha dato la sensazione che lei si appoggi troppo su effetti speciali e rende i suoi libri comparabili (per me, ovviamente) a certi film che si reggono sia sugli stessi effetti speciali, sia su un uso "forte" della fotografia (un esempio che mi viene alla mente è "Sin City") e della scenografia, insomma effetti visuali per ottenere una forma di attenzione e di fascinazione ben precisa (con questo non intendo dire che lei persegua necessariamente questo fine ma che io ho ritrovato queste caratteristiche che portano per associazione mentale agli esempi che ho detto).

Spesso questi film sono sostanzialmente intercambiabili e sono anche indistinguibili anche se i temi apparemente sono diversi.

Una volta finita la fascinazione del primo romanzo ho avuto la sensazione che lei applicasse una forma di restyling ad uno stesso modello di prodotto e quando è scattato questo è anche scattata la "sindrome di Spitz" (vedi "L'occhio del Purgatorio"). Cioé ho visto quello che scriveva come se ne vedessi lo scheletro, come se il romanzo o il racconto fosse già finito, vedevo lo schema e quello che succede in uno schema riconosciuto e riconoscibile diventa per forza di cose un deja vù letterario, è come un cruciverba, non c'è niente di nuovo o di interessante da andare a cercarci dentro, almeno per me.

Potrei e dovrei aggiungere altre considerazioni ma mi sembra di aver detto in sostanza quello che penso, quindi per il momento mi fermo qui, non senza aver risposto brevemente alle altre sue domande che richiederebbero anch'esse una trattazione:

1) Valutazione scadente: qui dovrei parlare dei singoli autori ma in generale dirò che la scelta degli italiani per Urania non mira particolarmente alla loro valorizzazione ma alla creazione di un "parco" autori ai quali attingere e quindi si pubblica quel che c'è senza andare troppo per il sottile, forse si mira ad un pubblico giovanile , si seleziona quelli che corrispondono più al tipo di scrittura e di temi che va in direzione di quel target ma non li si fa crescere come si dovrebbe per migliorarli.
Questa è l'idea che mi sono fatto, in tutta verità.
Purtroppo la cosa non riguarda solo Urania ma il discorso è lungo...

2) Il Premio Urania andrebbe abolito perché da un romanzo che ha vinto un premio ci si aspetta un valore che a mio avviso non c'è.
Il Premio Urania è un marchio di qualità che mi sembra abbia perso questa prerogativa, per inerzia, forse.

3) Degli autori ho già detto, più o meno.

4) A meno che non mi sbagli, un autore italiano costa meno di un collega straniero perché non ci sono costi di traduzione.
Per quanto riguarda l'autolesionismo le faccio un esempio e le chiedo una risposta sincera: mi spiega per quale motivo (ma questo è solo l'ultimo esempio tra tanti) si è pubblicato il terzo romanzo della trilogia di Shaw in una collana che per ammissione stessa di Lippi non contempla la pubblicazione di cicli?
Con le centinaia di romanzi autoconclusivi a disposizione?
Guardi che non lo dico per polemica: sono davvero curioso di capire quale sia stata la logica dietro questa scelta, perché una logica ci deve pur essere.
Sarà la mia ignoranza in materia ma io non l'ho capita.
Poi puo' vedere quanto ho scritto riguardo ai cicli pubblicati come sono pubblicati.
Non è autolesionismo?
Si vada a leggere i commenti di chi ha acquistato il Trono di Spade su Amazon per come è stato spezzettato.
Non è autolesionismo?
Forse porterà un margine maggiore di utile ma io come lettore non più bulimico come tempo fa rinuncio ad acquistare qualcosa mirato esclusivamente a spremere tutto quel che è possibile spremere da chi acquista.
Sulla lunga distanza questa politica editoriale puo' pagare?
The ultimate question is: Mondadori ha per Urania una politica editoriale o una politica solo commerciale?  
« Ultima modifica: 09 Luglio 2016, 11:34:02 di Impossibili » Loggato
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Re:Le uscite di Luglio ...
« Rispondi #112 data: 11 Luglio 2016, 13:31:22 »
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'Le guide del tramonto' è in edicola da questa mattina ...
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Re:Le uscite di Luglio ...
« Rispondi #113 data: 11 Luglio 2016, 13:45:00 »
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Citazione da: Impossibili il 09 Luglio 2016, 00:58:59


Citazione da: Cletus il 14 Giugno 2016, 10:58:19


Citazione da: Impossibili il 13 Giugno 2016, 22:52:52


Citazione da: ciccio il 13 Giugno 2016, 10:37:13


Citazione da: Impossibili il 09 Giugno 2016, 20:09:34

Condivido quanto scritto da Arne e gli altri ma non mi sento più di scandalizzarmi per le scelte che vengono fatte perché da tempo le cose andavano in questa direzione.

Ad esempio:

1) Cicli pubblicati non in ordine logico
2) Cicli pubblicati e rimasti incompiuti
3) Cicli pubblicati con uscite a distanza di mesi quando non di anni

Naturalmente queste evenienze occorrono contemporaneamente per la gioia dell'appassionato...

4) Italiani francamente illeggibili pubblicati senza quasi editing e dall'altra parte un bel Vinge rimaneggiato.
5) Ristampe, ristampe, ristampe (mi viene in mente una canzone degli Squallor che non cito).

Il tutto apparecchiato con sussiegosità e un po' di schifiltosità nei confronti dei lettori che ne chiedono sacrosantamente ragione.

Così è da tempo, molto tempo.

L'altro giorno ho cominciato a fare la pulizia periodica degli scaffali dove tengo gli Urania e la cosa strana è vedere che Lippi ha pubblicato cose ottime.

Non capisco.


Perché odi cosi tanto gli autori italiani? tra l'altro sei un po' assolutista nelle tue affermazioni, dai quasi per scontato che se una cosa non piace a te non debba piacere a nessuno.


Se per te una critica significa odiare credo che non stiamo usando la stessa lingua.
L'odio (non è che lo dico io) nasce dalla stessa radice dell'amore.
Personalmente non amo gli autori italiani e quindi nemmeno li odio.

Per me il criterio di valutazione degli italiani su Urania è scadente, li si spinge per motivi puramente commerciali (costano meno di un americano o inglese).
Se ti interessa possiamo discuterne in modo più dettagliato il che sarebbe interessante.


Sì, forse sarebbe auspicabile discuterne in modo più dettagliato, così che non appaiano solo come giudizi tranchant, monchi di qualsiasi argomentazione. Mi piacerebbe capire che cosa vuol dire "valutazione scadente" (il "pessimo" è suo, mi pare). E' il Premio Urania che reputa non all'altezza? O gli autori che entrano nella programmazione a prescindere? Qualche differenziazione aiuterebbe a capire, mi scusi. E' davvero sicuro che costino meno di uno scrittore straniero e che la scelta di pubblicare italiani sia improntata a questi supposti "motivi commerciali"? Nella sua logica il risparmio equivarrebbe ad autolesionismo...


Chiedo venia per il ritardo nella mia risposta, ho avuto un mezzo trasloco e pure problemi con la cella TIM.
Per rispondere adeguatamente bisogna fare qualche premessa e ne elencherò alcune tra le più rilevanti per me.

1) Quando muovo una critica parto dal mio "non mi piace" che è una sintesi estrema ma questo è solo un punto di partenza per un'analisi (della sintesi) per andare ad individuare e dipanare i punti che non mi piacciono e che si sono raccolti nel "nodo" del "non mi piace". Questo processo è forse più utile a me che altro perché mi permette di capire che tipo di lettore sono (o sono diventato).

2) Ho un grande rispetto per chi affronta la fatica dello scrivere (ma non di tutti quelli che scrivono perché in giro ci sono entusiasti o presuntuosi "raffazzonieri" che non nobilitano l'arte della scrittura e per quante torte di fango mettano a cuocere non diventeranno cuochi) e non è ovviamente comparabile il "dire" al "fare".

3) Non ho strumenti semiotici o letterari tali da poter delineare la mia critica come sarebbe appropriato quindi uso quello che ho.

4) Partirò da Tonani per due semplici motivi: il primo è che lei (uso il lei per corretta reciprocità) è mio interlocutore diretto, il secondo è che di molti autori italiani di Urania non sono riuscito ad andare oltre le 40/50 pagine al massimo.

In ultimo le dico che la mia critica è basata solo sulla lettura di Infect@, di Cardanica e dell'inizio di Toxic@ e Ascesa al sole di Bart e devo basarmi sui ricordi non avendo sotto mano gli Urania e non avendo sinceramente l'intenzione (e il tempo!) di andare a rileggerli per cercarvi dentro quei passaggi necessari all'esemplificazione puntuale.
Inoltre se le mie critiche le sembreranno ingenerose me ne scuso ma le assicuro che sono del tutto sincere e non motivate da alcun sentimento che mi sono accorto viene attribuito superficialmente quando si tocca quello che capisco essere diventato per molti una forma di totem.
In pratica rispondo alla sua domanda nel modo più onesto che, per la conoscenza che ho di me stesso come lettore e della sf e altra letteratura, mi è possibile, in uno spirito costruttivo anche se sarò "spietato"...

Quando ho cominciato a leggere Infect@ ho avuto la sensazione di una forma di nuovo approccio sia per lo stile che per i temi strettamente connessi allo stile. Il libro mi ha intrigato e mi ha lasciato alla fine un gusto particolare sicuramente inconfondibile. Ho letto poi Cardanica e non mi è piaciuto per lo stesso motivo per cui Toxica mi era piaciuto.
Perché?
Perché quel che era un unicum per stile e temi veniva in sostanza riutilizzato sotto forme diverse per Cardanica. In sintesi mi è sembrato che Tonani imitasse Tonani.
Ho cominciato poi Toxic@ e L'algoritmo bianco e mi sono fermato dopo poche pagine con la sensazione che lei stesse applicando un "pattern" collaudato (e mi rendo conto che come punto d'arrivo deve essere costato lavoro su lavoro perché una forma simile si raggiunge solo in questo modo) ma che a me non convinceva più.
Il continuo insistere sul dipingere mondi di degrado, con ricorso a descrizioni che a me sono parse mutuate da un misto di scenari da videogame e linguaggio ipercinetico di genere fumettistico, il ricorso ad una colorazione "sgargiante" (in senso lato) degli scenari e delle azioni fortemente influenzate (e non poteva essere diversamente) dagli scenari, l'iperbole utilizzata (anche qui necessariamente perché il "tono" generale del quadro lo richiedeva) eccessivamente per un mondo "eccessivo" mi ha dato la sensazione che lei si appoggi troppo su effetti speciali e rende i suoi libri comparabili (per me, ovviamente) a certi film che si reggono sia sugli stessi effetti speciali, sia su un uso "forte" della fotografia (un esempio che mi viene alla mente è "Sin City") e della scenografia, insomma effetti visuali per ottenere una forma di attenzione e di fascinazione ben precisa (con questo non intendo dire che lei persegua necessariamente questo fine ma che io ho ritrovato queste caratteristiche che portano per associazione mentale agli esempi che ho detto).

Spesso questi film sono sostanzialmente intercambiabili e sono anche indistinguibili anche se i temi apparemente sono diversi.

Una volta finita la fascinazione del primo romanzo ho avuto la sensazione che lei applicasse una forma di restyling ad uno stesso modello di prodotto e quando è scattato questo è anche scattata la "sindrome di Spitz" (vedi "L'occhio del Purgatorio"). Cioé ho visto quello che scriveva come se ne vedessi lo scheletro, come se il romanzo o il racconto fosse già finito, vedevo lo schema e quello che succede in uno schema riconosciuto e riconoscibile diventa per forza di cose un deja vù letterario, è come un cruciverba, non c'è niente di nuovo o di interessante da andare a cercarci dentro, almeno per me.

Potrei e dovrei aggiungere altre considerazioni ma mi sembra di aver detto in sostanza quello che penso, quindi per il momento mi fermo qui, non senza aver risposto brevemente alle altre sue domande che richiederebbero anch'esse una trattazione:

1) Valutazione scadente: qui dovrei parlare dei singoli autori ma in generale dirò che la scelta degli italiani per Urania non mira particolarmente alla loro valorizzazione ma alla creazione di un "parco" autori ai quali attingere e quindi si pubblica quel che c'è senza andare troppo per il sottile, forse si mira ad un pubblico giovanile , si seleziona quelli che corrispondono più al tipo di scrittura e di temi che va in direzione di quel target ma non li si fa crescere come si dovrebbe per migliorarli.
Questa è l'idea che mi sono fatto, in tutta verità.
Purtroppo la cosa non riguarda solo Urania ma il discorso è lungo...

2) Il Premio Urania andrebbe abolito perché da un romanzo che ha vinto un premio ci si aspetta un valore che a mio avviso non c'è.
Il Premio Urania è un marchio di qualità che mi sembra abbia perso questa prerogativa, per inerzia, forse.

3) Degli autori ho già detto, più o meno.

4) A meno che non mi sbagli, un autore italiano costa meno di un collega straniero perché non ci sono costi di traduzione.
Per quanto riguarda l'autolesionismo le faccio un esempio e le chiedo una risposta sincera: mi spiega per quale motivo (ma questo è solo l'ultimo esempio tra tanti) si è pubblicato il terzo romanzo della trilogia di Shaw in una collana che per ammissione stessa di Lippi non contempla la pubblicazione di cicli?
Con le centinaia di romanzi autoconclusivi a disposizione?
Guardi che non lo dico per polemica: sono davvero curioso di capire quale sia stata la logica dietro questa scelta, perché una logica ci deve pur essere.
Sarà la mia ignoranza in materia ma io non l'ho capita.
Poi puo' vedere quanto ho scritto riguardo ai cicli pubblicati come sono pubblicati.
Non è autolesionismo?
Si vada a leggere i commenti di chi ha acquistato il Trono di Spade su Amazon per come è stato spezzettato.
Non è autolesionismo?
Forse porterà un margine maggiore di utile ma io come lettore non più bulimico come tempo fa rinuncio ad acquistare qualcosa mirato esclusivamente a spremere tutto quel che è possibile spremere da chi acquista.
Sulla lunga distanza questa politica editoriale puo' pagare?
The ultimate question is: Mondadori ha per Urania una politica editoriale o una politica solo commerciale?  


Impossibili ciao,

forse sarebbe il caso di darci del tu. Ho letto con molta attenzione il tuo post, e la mia prima reazione è stata quella di ribadire quello che penso sempre davanti a qualsiasi riscontro dei lettori, bello e cattivo che sia: una volta pubblicato, un libro non appartiene più all'autore ma a chi lo legge, che - nel rispetto del lavoro e della buona fede altrui - è libero di dirne e di farne ciò che vuole.

Ovviamente dissento da diverse tue affermazioni: dal "Mi è sembrato che Tonani imitasse Tonani" giù fino al presunto "legame" tossico con i film pieni di effetti speciali e i vedeogame. Se la fantascienza non ha ricambio generazionale soprattutto nei lettori si deve in parte proprio alla disamina che ne hai fatto tu: in soldoni, rimanere ancorati alla SF che noi tutti leggevamo (o guardavamo al cinema) da ragazzini. Splendida, ma forse incapace di affascinare le nuove leve. Concorderai che la SF ha un tasso di abbandoni che nessun genere registra. A dimostrazione del fatto che va verso lidi che i lettori forti - che sono anche i meno giovani (e questo non credo sia contestabile) - trovano lontani dalle loro corde.

Ovviamente a un autore di oggi ciò dispiace molto più che incontrare una critica tranchant e feroce su un proprio titolo.

Non amo nascondermi dietro un dito e ti ho risposto con partecipazione e onestà, dato il fatto che hai citato soltanto il mio nome. Sotto sotto, lo prendo come un'attestazione di stima, anche se avrei preferito che la tua critica partendo da me trovasse argomenti in altre casistiche.

Quanto al Premio Urania, che dire? Sono convinto che sia un piccolo patrimonio non solo per noi autori, ma anche per tanti, tantissimi lettori. Sentirsi sotto attacco (tuo, in questo caso) non è mai bello. Ma, come dico, fa parte del gioco e io non mi tiro certo indietro. Scrivere è mettersi in gioco, leggere è fruire del gioco. Qualche volta divertendosi, qualche altra no.

So che non mi leggerai più, ma so anche che sotto sotto ritieni che non mi sia sottratto alle critiche.

Ciao.
Cletus aka Dario

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Re:Le uscite di Luglio ...
« Rispondi #114 data: 14 Luglio 2016, 13:39:02 »
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Ciao Cletus e grazie della disponibilità a discutere.
Comprendo benissimo la necessità di vendere un prodotto ma mi sarei aspettato queste parole da un editore e non da uno scrittore.
Ho pensato che meglio di me possa rispondere Italo Calvino:

"...Alle volte mi sembra che un'epidemia pestilenziale abbia colpito l'umanità nella facoltà che più la caratterizza, cioè l'uso della parola, una peste del linguaggio che si manifesta come perdita di forza conoscitiva e immediatezza, come automatismo che tende a livellare l'espressione sulle formule più generiche, anonime, astratte, a diluire i significati, a smussare le punte espressive, a spegnere scintilla che sprizzi dallo scontro delle parole con nuove circostanze.
Non m'interessa qui chiedermi se le origini di quest'epidemia siano da ricercare nella politica, nell'ideologia,, nell'uniformità burocratica, nell'omogeneizzazione dei mass-media,nella diffusione scolastica della media cultura. Quel che mi interessa sono le possibilità di salute. La letteratura può creare degli anticorpi che contrastino l'espandersi della peste del linguaggio.
Vorrei aggiungere che non è soltanto il linguaggio a essere colpito da questa peste. Anche le immagini, per esempio. Viviamo sotto una pioggia ininterrotta di immagini, i pù potenti mass-media non fanno che trasformare il mondo in immagini e moltiplicarlo attraverso una fantasmagoria di giochi di di specchi: immagini che in gran parte sono prive della necessità interna che dovrebbe caratterizzare ogni immagine, come forma e come significato, come forza d'imporsi all'attenzione, come ricchezza di significati possibili. Gran parte di questa nuvola di immagini si dissolve immediatamente come i sogni che non lasciano traccia nella memoria; ma non si dissolve una sensazione d'estraneità e di disagio.
Ma forse l'inconsistenza non è nelle immagini o nel linguaggio soltanto: è nel mondo. La peste colpisce anche la vita delle persone e la storia delle nazioni, rende tutte le storie informi, casuali,confuse, senza principio nè fine. Il mio disagio è per la perdita di forma che constato nella vita e a cui cerco d'opporre l'unica difesa che riesco a concepire: un'idea della letteratura...."

Aggiungo una chiosa: se il denominatore della fantascienza sembra dovere essere, come affermi tu, l'intercettare il gusto delle nuove generazioni (con tutte le considerazioni sulla qualità dell'immaginario veicolato dall'industria dello spettacolo) per poter vendere di più allora il significato dello scrivere si riduce massimamente alla costruzione di un prodotto, il packaging e il marketing conseguenti e questo credo porterà come sta già portando, a mio avviso, ad un impoverimento della sf.

Io però sono ottimista e vedo nuovi scrittori portare anche idee nuove, nuovi modi di trattarle e una capacità speculativa che nei tempi passati forse non c'è stata.

Un in bocca al lupo per i tuoi progetti.
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Re:Le uscite di Luglio ...
« Rispondi #115 data: 15 Luglio 2016, 05:24:35 »
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Citazione da: bibliotecario il 07 Luglio 2016, 17:16:12


Citazione da: J.J.Adams il 07 Luglio 2016, 15:19:01

Il Millemondi 'Tutti i mondi possibili - Parte 1', uscito questa mattina, si compone di circa 370 pagine ...
Se (e, come direbbe Mina, sottolineo se) si dovesse considerare una foliazione analoga per le due parti successive ... si arriverebbe intorno alle 1100/1120 pagine complessive ... che porterebbero a due volumi di circa 560 pagine ciascuno ... guarda caso più o meno lo stesso numero di pagine del precedente MM 'Le stelle dei giganti' ...




Vero ma le spese di acquisizione dei diritti sono, senza se, decisamente diverse

Non giustifica secondo me lo spezzatino. I costi aggiuntivi di alcuni volumi rispetto ad altri dovrebbero essere assorbiti apounto dalla pubblicazione di scarti come i romanzi di Hogan, per i quali la Mondadori non ha pagato una lira nel 2016. Io la vedo così: se la casa editrice originale ha fatto entrare tutto in un volume solo, la più potente equivalente italiana dovrebbe fare lo stesso.
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Re:Le uscite di Luglio ...
« Rispondi #116 data: 15 Luglio 2016, 09:46:15 »
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Citazione da: Edmeo Piras il 15 Luglio 2016, 05:24:35


Citazione da: bibliotecario il 07 Luglio 2016, 17:16:12


Citazione da: J.J.Adams il 07 Luglio 2016, 15:19:01
Il Millemondi 'Tutti i mondi possibili - Parte 1', uscito questa mattina, si compone di circa 370 pagine ...
Se (e, come direbbe Mina, sottolineo se) si dovesse considerare una foliazione analoga per le due parti successive ... si arriverebbe intorno alle 1100/1120 pagine complessive ... che porterebbero a due volumi di circa 560 pagine ciascuno ... guarda caso più o meno lo stesso numero di pagine del precedente MM 'Le stelle dei giganti' ...



Vero ma le spese di acquisizione dei diritti sono, senza se, decisamente diverse
Non giustifica secondo me lo spezzatino.
I costi aggiuntivi di alcuni volumi rispetto ad altri dovrebbero essere assorbiti appunto dalla pubblicazione di scarti come i romanzi di Hogan, per i quali la Mondadori non ha pagato una lira nel 2016.
Io la vedo così: se la casa editrice originale ha fatto entrare tutto in un volume solo, la più potente equivalente italiana dovrebbe fare lo stesso.

Questo in teoria ... ma, ahimè, la pratica dimostra il contrario ...   
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Re:Le uscite di Luglio ...
« Rispondi #117 data: 18 Luglio 2016, 12:06:54 »
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Citazione da: Impossibili il 14 Luglio 2016, 13:39:02

Ciao Cletus e grazie della disponibilità a discutere.
Comprendo benissimo la necessità di vendere un prodotto ma mi sarei aspettato queste parole da un editore e non da uno scrittore.
Ho pensato che meglio di me possa rispondere Italo Calvino:

"...Alle volte mi sembra che un'epidemia pestilenziale abbia colpito l'umanità nella facoltà che più la caratterizza, cioè l'uso della parola, una peste del linguaggio che si manifesta come perdita di forza conoscitiva e immediatezza, come automatismo che tende a livellare l'espressione sulle formule più generiche, anonime, astratte, a diluire i significati, a smussare le punte espressive, a spegnere scintilla che sprizzi dallo scontro delle parole con nuove circostanze.
Non m'interessa qui chiedermi se le origini di quest'epidemia siano da ricercare nella politica, nell'ideologia,, nell'uniformità burocratica, nell'omogeneizzazione dei mass-media,nella diffusione scolastica della media cultura. Quel che mi interessa sono le possibilità di salute. La letteratura può creare degli anticorpi che contrastino l'espandersi della peste del linguaggio.
Vorrei aggiungere che non è soltanto il linguaggio a essere colpito da questa peste. Anche le immagini, per esempio. Viviamo sotto una pioggia ininterrotta di immagini, i pù potenti mass-media non fanno che trasformare il mondo in immagini e moltiplicarlo attraverso una fantasmagoria di giochi di di specchi: immagini che in gran parte sono prive della necessità interna che dovrebbe caratterizzare ogni immagine, come forma e come significato, come forza d'imporsi all'attenzione, come ricchezza di significati possibili. Gran parte di questa nuvola di immagini si dissolve immediatamente come i sogni che non lasciano traccia nella memoria; ma non si dissolve una sensazione d'estraneità e di disagio.
Ma forse l'inconsistenza non è nelle immagini o nel linguaggio soltanto: è nel mondo. La peste colpisce anche la vita delle persone e la storia delle nazioni, rende tutte le storie informi, casuali,confuse, senza principio nè fine. Il mio disagio è per la perdita di forma che constato nella vita e a cui cerco d'opporre l'unica difesa che riesco a concepire: un'idea della letteratura...."

Aggiungo una chiosa: se il denominatore della fantascienza sembra dovere essere, come affermi tu, l'intercettare il gusto delle nuove generazioni (con tutte le considerazioni sulla qualità dell'immaginario veicolato dall'industria dello spettacolo) per poter vendere di più allora il significato dello scrivere si riduce massimamente alla costruzione di un prodotto, il packaging e il marketing conseguenti e questo credo porterà come sta già portando, a mio avviso, ad un impoverimento della sf.

Io però sono ottimista e vedo nuovi scrittori portare anche idee nuove, nuovi modi di trattarle e una capacità speculativa che nei tempi passati forse non c'è stata.

Un in bocca al lupo per i tuoi progetti.


Ho letto con interesse commenti e risposte, non condivido le opinioni (ma questo è un altro discorso ), però le argomentazioni sono chiare e ben esposte, però a questo punto vorrei chiederti cosa ne pensi di autori come Dan Simmons o Reynolds.
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Re:Le uscite di Luglio ...
« Rispondi #118 data: 18 Luglio 2016, 21:04:11 »
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Ciao e scusa il ritardo (avevo in sospeso una risposta con te sugli italiani da prima).
Per rispondere devo prima fare una premessa doverosa: credo che quando si hanno dai 18 ai, diciamo, 30 anni sei un lettore famelico, avido di impressioni e ogni singola idea in un romanzo ti colpisce, hai pochi filtri e trovi cose fertili praticamente in ogni libro.
Rileggendo alcuni autori letti in gioventù ho scoperto, ad esempio, che Van Vogt è diventato illeggibile e che in Van Vogt all'epoca ho aggiunto io quello che in realtà non c'era: inoltre la sua scrittura è piuttosto infantile e approssimativa (con tutta la riconoscenza che gli devo per avermi fatto sognare).

Quando ho fatto la mia critica l'ho fatta da un'altra condizione che è quella di chi ha letto moltissima sf e quindi ho un gusto ora (fisiologicamente) ben definito con tutti i pro e i contro della situazione.
Per questo non mi piacciono gli ultimi autori italiani che si rivolgono a lettori più adolescenti (e per altri motivi ancora che sarebbe lungo affrontare ma che in parte ho già esposto).

In breve:

Simmons è uno dei migliori autori, non solo ricco di idee ma che ha la capacità di scrivere in modo lineare e mai banale; ha "spessore", per così dire, è un piacere leggerlo perché non è scontato, riesce a darti punti di vista inediti e sorprendenti all'interno di uno stesso romanzo, la sua scrittura è ben dosata ma non hai (quasi) mai la sensazione che la cosa sia artificiosa, dote rara da trovare.
Ad esempio ne "Il canto di Kali" parla dell'India inserendola con misura nel testo mentre, di contro, uno come McDonald ne "Il fiume degli dei" forza continuamente l'esoticismo, parla di cose che non gli appartengono, esegue un esercizio di stile e soprattutto il libro è sbilanciato e prolisso, ridondante.
E mi fermo qui ma potrei aggiungerne...

Di Reynolds ho letto il ciclo di Revelation ma non mi è piaciuto per i motivi opposti a quelli che ho citato prima.
Soprattutto trovo che tratti una materia trascendente senza esserne all'altezza, mi sembra piuttosto "meccanico", "asfittico", sostanzialmente banalizza quello di cui scrive.

Comunque è difficile trovare i termini giusti quando devi dire bene o male di uno scrittore, forse la cosa migliore che si puo' dire è che uno scrittore ti piace perché fa "risuonare" certe corde al tuo interno (e dipende quindi da come e quanto "accordato" sei tu), mentre uno scrittore scadente "suona" falso, artiificiale e spesso contingente alla moda del tempo (e quindi irrimediabilmente "datato" anche appena pubblicato) come succedeva con i pantaloni a zampa di elefante.

Se posso consigliarti ti segnalo R.L. Stevenson (che non a caso Calvino ha pubblicato nei Centopagine Einaudi): è uno scrittore estremamente raffinato e scorrevole allo stesso tempo e ha affrontato con una capacità evocativa temi diversissimi. L'ho letto ne I Meridiani e sono rimasto stupefatto dalla discrepanza di come viene normalmente considerato (uno scrittore per ragazzi) e di come sia in realtà ricco di suggestioni e profondità.

Dal "Club dei suicidi", "Le nuove Mille e Una Notte", il cupo e bellissimo "Master di Ballantrae", i racconti "Olalla", "Il padiglione sulle dune" ecc...

Stevenson è arrivato ai suoi risultati con un lavoro incessante su di sé, provando ad imitare i passi degli scrittori che ammirava fino ad ottenere un risultato affine, tagliando e ricucendo con grande umiltà e un grande rispetto dell'importanza di dare il meglio di se stesso, applicando poi quello che riteneva appropriato ai suoi fini letterari.  
« Ultima modifica: 18 Luglio 2016, 22:01:12 di Impossibili » Loggato
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Re:Le uscite di Luglio ...
« Rispondi #119 data: 19 Luglio 2016, 09:50:37 »
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Citazione da: Impossibili il 18 Luglio 2016, 21:04:11

Ciao e scusa il ritardo (avevo in sospeso una risposta con te sugli italiani da prima).
Per rispondere devo prima fare una premessa doverosa: credo che quando si hanno dai 18 ai, diciamo, 30 anni sei un lettore famelico, avido di impressioni e ogni singola idea in un romanzo ti colpisce, hai pochi filtri e trovi cose fertili praticamente in ogni libro.
Rileggendo alcuni autori letti in gioventù ho scoperto, ad esempio, che Van Vogt è diventato illeggibile e che in Van Vogt all'epoca ho aggiunto io quello che in realtà non c'era: inoltre la sua scrittura è piuttosto infantile e approssimativa (con tutta la riconoscenza che gli devo per avermi fatto sognare).

Quando ho fatto la mia critica l'ho fatta da un'altra condizione che è quella di chi ha letto moltissima sf e quindi ho un gusto ora (fisiologicamente) ben definito con tutti i pro e i contro della situazione.
Per questo non mi piacciono gli ultimi autori italiani che si rivolgono a lettori più adolescenti (e per altri motivi ancora che sarebbe lungo affrontare ma che in parte ho già esposto).

In breve:

Simmons è uno dei migliori autori, non solo ricco di idee ma che ha la capacità di scrivere in modo lineare e mai banale; ha "spessore", per così dire, è un piacere leggerlo perché non è scontato, riesce a darti punti di vista inediti e sorprendenti all'interno di uno stesso romanzo, la sua scrittura è ben dosata ma non hai (quasi) mai la sensazione che la cosa sia artificiosa, dote rara da trovare.
Ad esempio ne "Il canto di Kali" parla dell'India inserendola con misura nel testo mentre, di contro, uno come McDonald ne "Il fiume degli dei" forza continuamente l'esoticismo, parla di cose che non gli appartengono, esegue un esercizio di stile e soprattutto il libro è sbilanciato e prolisso, ridondante.
E mi fermo qui ma potrei aggiungerne...

Di Reynolds ho letto il ciclo di Revelation ma non mi è piaciuto per i motivi opposti a quelli che ho citato prima.
Soprattutto trovo che tratti una materia trascendente senza esserne all'altezza, mi sembra piuttosto "meccanico", "asfittico", sostanzialmente banalizza quello di cui scrive.

Comunque è difficile trovare i termini giusti quando devi dire bene o male di uno scrittore, forse la cosa migliore che si puo' dire è che uno scrittore ti piace perché fa "risuonare" certe corde al tuo interno (e dipende quindi da come e quanto "accordato" sei tu), mentre uno scrittore scadente "suona" falso, artiificiale e spesso contingente alla moda del tempo (e quindi irrimediabilmente "datato" anche appena pubblicato) come succedeva con i pantaloni a zampa di elefante.

Se posso consigliarti ti segnalo R.L. Stevenson (che non a caso Calvino ha pubblicato nei Centopagine Einaudi): è uno scrittore estremamente raffinato e scorrevole allo stesso tempo e ha affrontato con una capacità evocativa temi diversissimi. L'ho letto ne I Meridiani e sono rimasto stupefatto dalla discrepanza di come viene normalmente considerato (uno scrittore per ragazzi) e di come sia in realtà ricco di suggestioni e profondità.

Dal "Club dei suicidi", "Le nuove Mille e Una Notte", il cupo e bellissimo "Master di Ballantrae", i racconti "Olalla", "Il padiglione sulle dune" ecc...

Stevenson è arrivato ai suoi risultati con un lavoro incessante su di sé, provando ad imitare i passi degli scrittori che ammirava fino ad ottenere un risultato affine, tagliando e ricucendo con grande umiltà e un grande rispetto dell'importanza di dare il meglio di se stesso, applicando poi quello che riteneva appropriato ai suoi fini letterari.  

Faccio anch'io una premessa  io leggo avidamente da ormai più di 40 anni e pur affinando col tempo i gusti e la capacita critica, ogni nuovo libro e un avventura, non sempre finisce bene qualche volta si finisce in una palude, ma si trovano anche posti meravigliosi se si affrontano le pagine senza preconcetti, poi devo ammettere che la mia domanda era provocatoria in quanto trovo Simmons e Reynolds  piuttosto autoreferenziali, Certo Hyperion e la Caduta sono capolavori , già Endymion e il Risveglio sono leggibili ma molto meno originali e coerenti e anche abbastanza ripetitivi, con  il Canto di Kali mi sono fermato dopo 20 pagine, Ilium parte bene ma poi finisce in un miscuglio incoerente. Reynolds tende anche lui a ripetersi ed a arrangiare situazioni, mantenendosi comunque ad un livello di sufficienza, Conosco Stevenson e non lo considero certo uno scrittore solo per ragazzi, ma del resto sono convinto che uno "scrittore serio" che scriva per i ragazzi  meriti di essere letto anche dai cosiddetti adulti, e visto che siamo in tema di consigli potrei suggerirti: Buzzati, Eco, Fruttero e Lucentini,  Benni o se preferisci rimanere sugli stranieri: Bulgakov, Gogol, Swift, Milton, Hugo o Pennac.
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